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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: X
Titolo Fanfic: LINEA DI CONFINE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: celebrian galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 12/04/2006 11:06:23

prova letteraria...
 
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CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -

X-1999

"E' notte su Tokyo...che silenzio.
Mi stringo nelle spalle per scacciare questo freddo pungente, ma non vuole saperne di andar via.
E' così strana questa notte senza stelle...l'aria è tesa, elettrica, come se uno degli Angeli stesse tessendo una fitta rete malvagia, pronta a disintegrare queste barriere che ci affanniamo a proteggere.
Proteggere.
Proteggere da chi o da cosa?
Ho ancora nella testa le parole di Kakyou...quale fine sarebbe più allettante? salvare questa gente che vive, pensa, sogna, ama e muore ogni giorno, milioni...miliardi di volte e condannare la Terra al suo inevitabile collasso...o lasciarle l'occasione di vivere, di prosperare nella selvaggia e magnifica natura, privando di ogni possibile scelta il genere umano?
Ma la Terra, per come la vedo io, è il posto in cui vivono le persone cui voglio bene...che voglio proteggere. Infine, ecco il mio compito, perchè anch'io ho ancora qualcuno da proteggere. Ho Fuuma e devo riportarlo indietro, perchè è ciò che mi resta di quella vita che mi sono lasciato alle spalle. Così sia, dunque. Io sono Kamui, il Drago del Cielo e il mio compito è salvare questa Terra, così come oggi la conosciamo. Ecco la scelta che è stata fatta...la scelta che non ha salvato Kotori dalla sua orrenda fine e ha lasciato a Fuuma solo una tenue, morente speranza. Io lotto per una speranza che muore. E tutto questo perchè il nostro destino era già deciso."

Kamui sedeva in cima ad un grattacielo, le cui rovine svettavano nella notte senza stelle. Un vento gelido gli scompigliava i capelli corvini, mentre tutto intorno i rumori della città erano svaniti. La città era deserta. Nessuno per le vie, nessuno nelle case...solo qualche sparuto individuo che furtivo correva a perdifiato sfuggendo a quell'opprimente atmosfera. Nessuno nel raggio di chilometri dal luogo in cui sedeva Kamui, incurante di quel gelo che gli attanagliava le mani nude ed il viso, immerso nei suoi dubbi e nei suoi pensieri.
Ad un tratto, un fruscio lo fece sussultare, mentre qualcosa di caldo gli scivolava sulle spalle.
"Prenderai freddo, così..."
Si voltò e alzò lo sguardo, scorgendo dopo interminabili attese e timori, il volto pallido e delicato di Subaru.
"Subaru" mormorò, alzandosi in piedi e facendo cadere la giacca dell'amico, con la quale era stato coperto premurosamente.
"Ciao Kamui" mormorò in risposta lo sciamano, sorridendo. Il suo volto era pallido e consumato da chissà quale turbamento interno, le sue mani pallidissime contro il nero della notte strette l'una nell'altra, per proteggersi dal freddo, e la sua fronte levigata sotto i capelli che danzavano con il vento. Ma qualcosa nel suo viso fece mancare un battito a Kamui...l'occhio destro di Subaru...sfavillava di una luce remota, di nuovo al suo posto. Ma...com'era possibile?
"Subaru...il tuo occhio..." fece per sfiorare le palpebre semichiuse ma Subaru si scostò leggermente, coprendosi l'occhio ricomparso con una mano.
"Tu...tu avevi perso quell'occhio..." proseguì il ragazzo, sorpreso e turbato. Lo guardò voltare lo sguardo altrove, pensieroso. Com'era triste Subaru in quel momento...gli sembrava un'aquila cui avessero spezzato le ali. Ma era naturale...ora quel falco dalle piume lucenti non aveva più niente e nessuno da proteggere.
"...volevo venire a cercarti, ma non avevo idea di dove fossi..."
"Sono stato in giro...questa città sembra un deserto. Hai notato che silenzio?" chiese lo sciamano fissando un punto imprecisato oltre l'orizzonte. L'occhio nuovo sfavillava, imperterrito, nel buio "Sembra un cimitero, non è così? ma è ciò che diventerà. E non possiamo farci nulla"
"Perchè dici così? cos'hai fatto in tutto questo tempo?"
Di nuovo, Subaru non rispose. Si limitò a prendere nelle proprie le mani di Kamui e ad accarezzarle lievemente.
"Le tue mani sono gelate" disse e raccolse da terra la giacca per posarla sul ragazzo infreddolito, che vi si strinse, rassicurato "Ecco. Non è bene che ti ammali"
Kamui approfittò di quel momento per accarezzargli il viso di alabastro. Lo sguardo di Subaru era così distante...così freddo...cosa gli era accaduto, in fondo al cuore, perchè ora fosse così distante?
"Cosa è successo nel tuo cuore perchè ora io non posso guarirti, come hai fatto tu con me?" gli chiese.
Ma sembrava che lo sciamano fosse perso in qualche oscuro anfratto della sua mente, solo e triste mentre stringeva con avidità il calore delle piccole mani di Kamui. La portò davanti agli occhi e le sfiorò brevemente con le labbra, fredde come il ghiaccio.
"E' curioso come delle mani tanto minute possano sopportare tutto il destino di questa Terra, Kamui...come degli occhi così belli possano versare tante lacrime" gli accarezzò il viso, con dita gelide e belle, delicatamente come fosse un sottile filo di seta. Com'era bello, Subaru in quel momento...bello e triste, come un manto di neve fresca insozzato di sangue. Macabre sembravano le sue labbra, gelide e spente, ormai, mentre la luce di un sorriso tardava al indugiarvi.
"Possiamo ancora cambiare quel futuro, Subaru...torna con noi...fermiamo gli Angeli!" esclamò Kamui, stringendo convulsamente la mani dello sciamano, che voltò il capo dall'altra parte, chiudendo gli occhi stanchi. "Senti, il Sakurazukamori è morto, questo lo so...e so che ora ti senti vuoto e solo, ma non perdere la speranza. Hai ancora tutti noi..." cercò lo sguardo dell'altro, ma non trovandolo, proseguì "Hai ancora qualcuno da proteggere, non è forse così?"
"Non ho più nulla da fare per il bene della Terra. Il mio compito è finito"
"Nessuno di noi potrà dire di aver finito finché il destino non sarà deciso!"
"Quel futuro...quello in cui i Draghi del Cielo trionferanno...non esiste"
"Possiamo ancora realizzarlo...Subaru, Kotori è morta a causa di questa guerra, di questo destino che ci affanniamo a realizzare. So che anche se il mio fosse stato differente, il suo non sarebbe cambiato. Sarebbe morta davanti ai miei occhi e non l'avrei più rivista. Ma quando credevo che non ci fosse più nulla per me qui, tu mi hai fatto tornare. Mi hai preso per mano e mi hai...mi hai detto che c'è ancora speranza...che coloro che muoiono per questo, non sprecano la loro esistenza. Tutt'altro...persino dalla loro morte può nascere altra vita." afferrò il suo viso, scrutandolo e i suoi occhi di ametista erano ardenti. Ma Subaru era sempre freddo, continuava a non vedere luce in quegli occhi colmi di tristezza.
Scosse il capo "Non ho ai detto queste cose. Me lo ricorderei"
"Invece le hai dette. Erano i tuoi occhi a dirle. Ed io ci ho creduto e sono tornato indietro perchè la guerra avesse un inizio, a avesse anche..."
"...una fine..." concluse per lui lo sciamano dagli occhi tristi.
Kamui sorrise. "Esatto...io credo ancora in quello che hai detto...e se anche la fine che tanto attendiano non fosse quella per cui combattiamo, lo stesso sarei felice di potervi avere parte. Proteggi tutto questo, Subaru...forse credi di non potercela fare, ma non è così. Hai ancora dentro di te il ragazzo che eri prima della morte del Sakurazuka..." si staccò da lui e osservò il cielo senza stelle. Come se anche quelle stessero chiudendo gli occhi dinanzi all'inevitabile concludersi di tutto. "Per me il mondo è dove vivono le persone care. Se non ti importa più del destino di questa Terra, pensa allora a coloro che perderai lasciando che gli angeli vincano. Noi difendiamo questa umanità, nel bene e nel male. Solo ora comincio a capire tutto questo...grazie a Sorata, che è pieno di voglia di vivere...a Yuzuriha, che ha compreso perchè è sbagliato uccidere gli esseri umani...a Karen, a Seiichiro...ad Arashi...a Keiichi, che ha perso la sua famiglia per colpa degli angeli...tutte queste persone vivono per proteggere qualcuno...come Daisuke che è morto per proteggere Hinoto... unicamente per proteggere qualcuno...in loro, il desiderio di vivere scaturisce dal profondo amore che provano per un altro essere umano o semplicemente perchè credono fermamente nella verità del loro destino. Se non combattono per qualcuno in particolare, lo fanno perchè in loro è forte la convinzione che...è giusto così...e pian piano siamo diventati l'uno per l'altro importanti ed essenziale, amici stretti ed uniti da una lotta impari contro l'inesorabile fine che ci attende. Perciò...combatti per te stesso...combatti per noi, che ti vogliamo bene..combatti per me" si voltò a guardarlo e i suoi occhi erano colmi di lacrime che a stento tratteneva, ma la sua voce era ferma e decisa. E ancora una volta Subaru si stupì di quanto fosse forte e deciso quel ragazzino che reggeva sulle spalle le sorti dell'umanità. Ma non c'era più nulla che potesse fare per lui, ormai...perchè insieme all'occhio di Seishiro, aveva ereditato il suo posto fra gli Angeli...il destino è qualcosa di imperscutabile...è una scatola cinese che ogni volta sconvolge le nostre menti con la sua infallibilità.
"L'occhio che avevo perso mi è stato restituito" disse "Quello che porto è l'occhio sinistro di Seishiro ed è la sua eredità per me. Insieme ad esso, ora nelle mie vene scorre la sua forza e i nostri destini si solo mescolati fino a raggiungere l'essere che vedi dinanzi ai tuoi occhi. Io sono Subaru Sumeragi ma sono anche Seishiro Sakurazuka...ora il mio destino è di essere un esule Drago della Terra che però non ha nulla da fare in questa guerra che, ormai, non mi riguarda più. Non ti attaccherò, non mi porrò contro di te. Ma non potrò neppure combattere al tuo fianco perchè ricevendo questa eredità, ho rinunciato per sempre al potere di proteggerti. E così facendo, ho accettato il mio destino, dopo averlo cercato a lungo. Sono e sarò sempre un egoista e per i miei desideri ho lasciato che tutto questo mi travolgesse. Spero capirai il perchè della mia scelta. Non posso combatterti perchè in me sento urlare il desiderio di risparmiarti altre sofferenze. Ma non posso porre fine alla mia vita, perchè è tutto ciò che mi resta di Seishiro. Era lui la cosa più importante per me. E non posso fare altro che vivere...almeno per lui." Tacque e guardò Kamui immobile eppure alleggerito da un fardello che ormai era parte del suo stesso corpo. Avrebbe voluto che Kamui non fosse rimasto immobile ad osservarlo con gli occhi colmi di sofferenza e lacrime velenose. Avrebbe voluto stringerlo fra le braccia e mentirgli, dicendo che tutto sarebbe andato per il giusto verso. Ma una bugia, anche se detta per fare del bene, resta sempre una bugia. Ed era quello che in quello momento poteva offrirgli...solo questo. Kamui non meritava di essere tradito così.
"Dunque hai fatto la tua scelta" mormorò Kamui, chiudendo gli occhi. Una calda lacrima scivolò sul suo viso, presto spazzata via da un'esile sospiro del vento. "Ancora una volta il destino è contro di me. Ma questa è una questione fra Sakurazuka e te. Non ti imporrò i miei desideri, sebbene vorresti che lo facessi. E sebbene senta il bisogno di urlare ai quattro venti che non è giusto...che questo destino è infame...ora dovrei solamente andarmene e dimenticare questa conversazione, perchè fa troppo male. Ma non lo farò. Domani mattina potrai essere Subaru, il Drago della Terra, ma non adesso, ti prego. Come io non sono Kamui Drago del Cielo. Penso ancora che tu sia mio amico e nonostante il mio proposito di riportare indietro Fuuma costituisca la priorità assoluta, combatterò anche per te. Perchè se, come Kotori sperava, il destino non è ancora stato deciso, c'è ancora una tenue speranza che questa guerra ci salvi tutti e dia inizio ad un'era in cui non saremo sulle rive opposte di un fiume in piena. Ma se ciò non dovesse avverarsi, lasciami stare un po' con te, adesso..." si avvicinò allo sciamano e si strinse sul suo petto, cingendolo alla vita e sentendo le braccia di Subaru accarezzargli la schiena. Non era altro che un barlume di speranza, un frammento di un domani che forse non sarebbe mai giunto. Ma andava bene così. Per entrambi. Kamui avrebbe avuto il suo momento di libertà da un destino opprimente. E Subaru avrebbe accolto nel cuore l'illusione di non essere più, per amore, schiavo di un'eredità.

L'alba li colse così...Subaru sedeva con i piedi contro il vuoto di una Tokyo coperta da una coltre di silenzio e Kamui...Kamui con il capo sulle sue ginocchia, mentre le mani dello sciamano gli accarezzavano la fronte ed i capelli, cullando il suo capo stanco e addormentato. I timidi raggi di un sole freddo accarezzarono i loro volti stanchi, gli occhi di Subaru, lucenti nella bruma dorata dell'alba, disuguali eppure perfetti, meravigliosamente plasmati come da materie affini....magnificamente discordanti. E su quelli di Kamui, celati da palpebre d'infante, che guardano in faccia il buio immaginando che sia luce.
Subaru guardò quel ragazzino presto divenuto uomo e posò un bacio sulla sua fronte chiara. "Sei al sicuro fra le mie braccia" mormorò. Ma era una bugia e lo sapeva. Non c'era luogo in cui quel bocciolo di un fiore ormai estinto potesse essere al sicuro. Non c'era alba che non facesse nascere in lui il timore di non farcela. Non c'era notte che non ridestasse in lui l'antica e mai superata paura del buio, ferita avvelenata in una notte senza fine. Era l'alba prima del crepuscolo di un mondo che stava contando le ore che lo separavano dall'inevitabile e lo sapevano entrambi, Subaru e Kamui, ultimi scogli ancora in piedi dopo tormentate parole.
"Sei al sicuro fra le mie braccia" una bugia che sapeva d'eterno. Ma ora come ora, voleva concedergli almeno quel soffio di pace...e luce.
Fino al separarsi, dopo il sorgere del sole.

"Mi chiedevo dove fossi finito"
Subaru, seduto da solo su tetto del grattacielo dove era rimasto dopo che Kamui se n'era andato, si voltò e vide dinanzi ai propri occhi Arashi, la sacerdotessa di Ise, in piedi sul cornicione della terrazza dove sedeva lui, avvolta dalla luce del giorno. Sembrava triste e provata.
"Ciao Arashi" le disse e tornò a guardare il vuoto sotto di sè. Sentì i passi della ragazza raggiungerlo e con la coda dell'occhio la vide in piedi al suo fianco.
"Bella vista" mormorò.
"Ne ho viste di migliori" rispose Arashi.
Tacquero entrambi. Dal basso giungeva un acre odore di plastica bruciata al sole, dal cantiere in cui i lavori erano stati lasciati a metà dalla minaccia di distruzione.
"Io e te non siamo mai stati molto...intimi" mormorò Subaru, sorridendo lievemente. La ragazza alla sua sinistra si esibì in un sorriso molto tirato, senza distogliere lo sguardo.
"Non dovresti essere a scuola?"
"Oggi non avevamo lezione e avevo voglia di fare due passi" rispose evasiva.
"Strano...mi ero fatto di te un'idea molto differente...pensavo fossi un modello di virtù assoluta e invece eccoti a bigiare, lasciando indietro tutti i tuoi doveri."
"Io...non ho bigiato!" esclamò lei arrossendo.
"Non c'è nulla di cui vergognarsi. Essere un Drago del Cielo non comporta doveri di questo tipo."
La sacerdotessa rilassò il volto ma non rispose. Si limitò a voltare il capo verso lo sciamano facendo ondeggiare la folta chioma scura e ad osservarlo in silenzio. Scutava il suo profilo perfettamente delineato e si chiedeva a cosa mai stesse pensando. Se a Sakurazuka o a qualcosa di totalmente estraneo. Non riusciva a leggere sul suo volto alcuna emozione. Sorata era quello bravo a leggere i sentimenti sul volto degli altri, non lei. Lei sembrava totalmente incapace di farlo. Sospirò ricordando il volto di Sorata, come un fulmine a ciel sereno e sentì stringerlesi il cuore in una morsa. Portò una mano al petto, all'altezza del cuore, gesto che non sfuggì a Subaru, che ora si voltò a guardarla intensamente. E a quel punto, la sacerdotessa lo vide...vide l'occhio di un colore diverso da quello...da quello dell'occhio sinistro. E solo dopo qualche istante la colpì il fatto che egli avesse perso quell'occhio nel primo scontro con il Kamui Drago della Terra.
"...il tuo occhio..?!"
Subaru si limitò a sorridere e a guardarla dolcemente. Fragile ragazzina, timido giglio appena sorto a nuova vita dopo la crudele gelata. Vide nei suoi occhi gli anni di sofferenza, quando si domandava che senso avesse vivere...vide nel suo cuore la forza di una Miko e la debolezza di una fanciulla che scopriva l'amore e a causa di esso perdeva la sua identità. E tutto ciò non fece che rendere più dolce il suo sorriso. Tanta forza e tanta debolezza...la meravigliosa bellezza di questo contrasto la rendeva una creatura ultraterrena eppure molto più umana di altri che aveva conosciuto. Proprio come Kamui.
Si alzò in piedi e fece per andarsene ma la ragazza lo bloccò afferrandolo per un braccio senza scomporsi più del dovuto. "Così ora hai preso il suo posto" disse. Era una semplice constatazione.
Subaru si voltò e si allontanò da lei, lasciandola con il braccio ancora sollevato a mezz'aria.
"Non sono io a fuggire, Subaru...o forse entrambi lo stiamo facendo." Subaru si fermò e si irrigidì "Io fuggo da una vita nuova, priva della mia stessa identità che mi ha fatto rinascere, chiedendomi se sia stato giusto averla tradita per amore. Ma tu...tu da cosa stai scappando? dal senso di colpa per aver ucciso lo sciamano o dal desiderio di essere per lui l'unico modo di esistere ancora?" tacque.
Subaru non si voltò a guardarla. Rimase freddo e immobile, mentre la sacerdotessa parlava con voce severa. Eppure non gli sfuggì una sottile nota di tristezza.
"Quando soffriamo, non vogliamo sentirci meglio...perchè stare meglio significa uscire fuori dal guscio che ci protegge. Per questo io non posso più proteggere Sorata e tu non vuoi proteggere Kamui. Se lui morisse, la tua vita perderebbe significato...e tu potresti sentirti più vicino all'uomo che hai ucciso. Non hai il coraggio di ucciderti perchè così anche il suo ricordo morirebbe, ma nel contempo speri di morire...ecco perchè ora sei un Drago della Terra...non perchè devi prendere il posto del Sakurazukamori...ma perchè se il mondo finisse, non dovresti più lottare fra il desiderio di sacrificare la tua vita e quello di creartene una nuova. Perchè se il mondo finisse, non ci sarebbe più nulla da rimpiangere. Perchè assecondi i tuoi desideri, convinto che costituiscano l'unica strada verso la salvezza. Non è forse così?"
"Mi hai capito molto più di altri, Arashi."
"Semplicemente, ho capito che l'unica differenza fra noi è che io ho trovato una nuova ragione di vita per cui questo mondo deve esistere. Io vivo per donarle un mondo. Tu non vuoi che questo mondo esista perchè non vuoi più proteggere nessuno. Amare significa donare se stessi. E tu ti punisci annullando te stesso. Kamui ha bisogno di te" Subaru si voltò di scatto, ma vide soltando la schiena della sacerdotessa che parlava guardando il vuoto "Lui non è destinato a morire per mano tua, non è per morire fra le tue braccia che ora sta combattendo. E' per Kamui che ora devi vivere. Se è la morte che desideri, non rischiare di distruggere anche il suo mondo. Perchè lui vuole che tu viva" e, detto questo, saltò giù dal palazzo, dirigendosi verso l'istituto Clamp, lasciandolo solo a riflettere, perchè anche lei aveva una questione da risolvere, prima che fosse troppo tardi.

Saltava da un tetto all'altro della città deserta, assaporando il vento fra i capelli e la luce della falce di luna sospesa nel cielo nero inchiostro. Il suo sguardo vagava incontrollato sulle rovine di palazzi e case, mentre il silenzio inghiottiva persino le stelle su in cielo. Subaru non ricordava di essere mai stato tanto leggero come quando si muoveva agilmente nella notte. I suoi occhi disuguali spaziavano oltre l'orizzonte, oltre la Tokyo Tower, oltre il mare sconfinato, oltre ogni oggetto inanimato in quella città morta ma, inconsciamente cercava soltanto una cosa...cercava una finestra aperta e cercava anche delle leggere tende bianche che fluttuavano insieme al dolce vento. Cercava la finestra di Kamui. E quando la trovò, si sentì terribilmente stanco. Terribilmente triste nel vedere quel viso così pallido illuminato dai tenui raggi di una luna spenta, le labbra dolcemente dischiuse, il suo petto alzarsi e abbassarsi di nuovo, seguendo i passi di un respiro regolare, le palpebre abbassate, per donargli un po' di quiete. Com'era indifeso Kamui in quel momento...forse, mentre combatteva e non poteva erigere una barriera spirituale, era in pericolo, rischiava la vita, era un facile bersaglio per il Kamui Drago della Terra. Ma ora, immerso in un dolce sonno che mostrava la sua più pallida e innocente luce, era come un fiore appena sorto dalle nevi, facile preda per un piede maldestro. Era come un sottile velo di seta...persino le dita di una donna potevano stracciarlo. Tutta la sua forza era una prerogativa della veglia.
Ed ora i suoi passi attraversavano la distanza che separava la finestra dal suo volto pallido e delicato, osando turbare la quiete della notte. Ora il suo respiro si fermava, sentendo di non voler privare di un solo fiato quel ragazzo così fragile. Ora le sue dita scostavano una ciocca di capelli corvini dalla fronte rilassata e levigata.
"Kamui..." chiamò senza avere in realtà l'intento di svegliarlo. Oh, quanto desiderava stringerlo a sé, proteggere i suoi occhi color dell'ametista, i suoi pensieri, le sue mani, le ferite sulla sua pelle diafana, le sue labbra così belle in quei sorrisi timidi e silenziosi. Kamui...Kamui...mi stai ardendo dentro come una fiamma...come un morbo che brucia le mie carni e la mia anima, del tremendo desiderio di toccarti, di sfiorarti...da dove nasce tutto questo? tu lo sai, forse, ma io no...io non so perchè la tua pelle mi sembra così fredda nella febbre che mi assale. Io non so perchè in me urla e si dimena un diavolo, che mi dice che per una notte soltanto, per un'altra notte soltanto voglio averti con me...io non so da dove venga tutto questo...ma so che nel profondo del mio cuore, sotto strati e strati di freddezza e calma, io ho paura che il mondo finisca domani. Ho paura che l'umanità che passivamente contribuisco a cancellare si estingua domani, privandomi del piacere di guardarti dormire, di ascoltare i tonfi affannosi del tuo cuore. Kamui...cosa sogni? cosa vedi nel tuo sonno quieto?
Sai cosa vedo io? vedo tanto buio...vedo il tuo volto, ma vengo accecato dal tuo sguardo che sa farmi dubitare di me stesso. Vedo la mano di Seishiro portarmi via da te, con parole che ho sempre aspettato di sentire e che tuttavia ora sono uno scomodo fardello da portare sulle spalle. Io volevo solo essere al centro della sua esistenza e ora che lo sono, perdo te, che sei come questa pallida luna che sorge oltre mari lontani. Kamui...ti chiedo una notte soltanto...una sola notte, prima che torni nella prigione che io stesso ho voluto.
Subaru sfiorò la palpebre di Kamui prima di voltarsi, distogliendo lo sguardo sofferente dal Drago del Cielo quietamente addormentato. Ma una mano lo afferrò al polso e lo trattenne e voltandosi nuovamente verso di lui, vide gli occhi color dell'ametista di Kamui ardere nell'oscurità di quella pallida notte.
"Subaru..."
"Non volevo svegliarti...volevo soltanto..." volevo soltanto guardarti dormire. "Devo andare"
"No" esclamò Kamui rafforzando la stretta e mettendosi a sedere "No, non andare...resta con me, stanotte"
"Non posso, Kamui"
"Ti prego, Subaru...resta con me.." si alzò in piedi lentamente e gli accarezzò il viso con la mano libera, senza lasciare la presa sul suo braccio con l'altra "Resta con me..."
Perchè? perchè questa febbre mi divora? Kamui, non sono che carne e pensieri su quest'arida terra.
Kamui, non sono che un niente senza luce perchè non ho più uno scopo in questa vita. Non c'è nulla per me qui.
Kamui, sono solo un uomo privato della speranza che ora ti stringe a sé, chiedendo un po' di coraggio. Donami la tua forza. Baciami...baciami e se ho ancora un po' d'amore in questo morto mio cuore, sentirò la tua vita scorrere in me.
Kamui sentì le fredde labbra dello sciamano posarsi sulle sue, calde di infanzia e lacrime già versate. Le sentiva accarezzarlo, come cercando una frase, un pensiero che fosse a lui destinato. Chiuse gli occhi, inghiottito da quel bacio che era solo un addio, come una carezza nella notte, prima che il giorno dissolva ogni speranza. In quel momento, non desiderava che questo...non desiderava che sentirsi non più solo, ma un'unica essenza, nel cuore e nel corpo di Subaru. E quando riaprì gli occhi, la luce negli occhi dello sciamano non era che una lacrima.
Che m'importa del domani? che m'importa del futuro? io ho te, ora, in questo istante, fra le mie braccia e la morte non mi spaventa più. Se la morte mi cogliesse, non lotterei per sottrarmi ad essa, perchè ora ho il tuo calore, non ho bisogno di altro. Kamui, stringimi...stringimi...

Piccolo cammeo di tre dei miei personaggi preferiti...se volete, proseguite la lettura...
Helly^^

"Vedo Draghi del Cielo e Draghi della Terra scontrarsi...ognuno di loro desidera un futuro...ma mentre i Sette Angeli lo desiderano per il pianeta, noncuranti di ciò che concerne il genere umano, i Sette Sigilli desiderano un domani per sè e per coloro che amano. Eppure, nonostante tutte le notti ed i giorni di sangue che ho visto nei miei sogni e in quelli di Hinoto, una luce, questa notte, ha squarciato le tenebre delle mie visioni. Ho visto il cielo e la terra unirsi. Kotori...forse il tuo desiderio non è solo un'ombra lontana di un futuro impossibile..."
Kakyou guardò l'acqua cristallina oltre il cielo di una azzurro pallido. Sentiva i bianchi gabbiano invocare il suo nome da lontano e all'orizzonte vedeva la luce del sole, in una mattina d'estate, trasformare ogni cosa in vetro argentato. Era buffo come potesse sentirsi tanto libero e sereno in un luogo che non aveva mai visto, se non nei sogni di qualcun altro. Come ci si potesse sentire felici attendendo la morte, seduti in un angolo di paradiso celato alla luce del sole, del giorno reale. Nell'aria carica di profumi salmastri e pungenti, volavano dolcemente petali di pallido ciliegio e la brezza del mattino accarezzava il suo viso sorridente. Chiuse gli occhi e assaporò quelle sensazioni a lungo dimenticate. Il fruscio del vento fra le foglie, il sapore dell'acqua, la luce del giorno. Ormai tutta quella realtà non era che un pallido sogno, sbiadito e consumato da quei lampi di futuro che il fato gli concedeva. Il suo era il regno della notte, anche sotto i teneri raggi del sole che non scaldavano che la sua pelle candida, non raggiungevano il cuore perchè lui viveva nei propri sogni. E come una maledizione, la voce leggera ed acerba di Hokuto Sumeragi accarezzò l'etere e i petali di ciliegio che vorticavano in aria. Kakyou non aprì neppure gli occhi. Non ne aveva bisogno fintantoché avesse potuto rivivere quei sogni fino alla fine dei suoi giorni.
"Ti chiami Kakyou hai detto? io sono Hokuto. Hokuto Sumeragi"
Non potè trattenersi ed aprì gli occhi. Era come sempre. I suoi capelli scuri, i suoi occhi brillanti (Sinceramente non so di che colore siano, diciamoci la verità...^^_NdHelly), il suo sorriso compiaciuto, il suo sguardo incuriosito sullo strano interlocutore che aveva di fronte.
"Questo non sembra un mio sogno. Questo significa che...è un tuo sogno?!" la sua risata gioviale, la sua sicurezza nel far brillare la luce dei suoi occhi. Guardarla voltarsi e sorridergli, come fossero amici. Mentre amici, lui, non ne aveva mai avuti.
"Come ho fatto a entrare nel tuo sogno? qualcuno, dici? cioè chiunque? non sei contento di aver incontrato proprio me?"
"Sì, Hokuto...sono contento" mormorò Kakyou cercando il suo viso e sfiorando solo aria. Solo un ricordo. Solo l'ennesimo ricordo e provò una fitta al cuore nel vedere la sua mano protesa in un luminoso invito "Su...andiamo al mare..." cercò di raggiungere la mano amica che lo chiamava, ma era sempre e solo un ricordo che constante e maledetto tormentava il suo cuore ferito.
Chiuse ancora gli occhi, inspirando e assaporando quegli odori, quei suoni di un mare che non aveva mai visto. Chinando il capo sotto le carezze insistenti del caldo sole d'estate. Faceva male al cuore ricordare un sorriso che era svanito per sempre.
"Aspettami Hokuto...presto ti raggiungerò...". Hokuto era morta...e lui attendeva la stessa sorte, cieco ai richiami del futuro che lo voleva in quella guerra.
Sentì una lacrima salata scivolare giù da una guancia, ma la scacciò. Hokuto non avrebbe voluto vederlo piangere. Neppure per lei. Ma non poter piangere per chi si ama...è come morire due volte.
"Perchè si diventa Draghi del Cielo?" chiese una voce alle sue spalle.
Kakyou si voltò e vide Hinoto dietro uno shoji, ferita al centro del petto, ansante e provata, mentre lacrime copiose le solcavano il viso. Il suoi occhi non vedevano, le sue labbra non emettevano suono, le sue orecchie non udivano ed il suo spirito era prigioniero della parte oscura di se stessa. Adagiò il capo contro la porta scorrevole e lo guardò intensamente, come solo in sogno le era concesso.
"Perchè si diventa Draghi del Cielo?" chiese. Si ferì volontariamente ad una mano e rispose alla sua stessa domanda "Perchè solo chi possiede il potere di erigere barriere spirituali può salvare questo mondo dalla fine imminente. E puoi erigere una barriera spirituale solo se hai qualcuno da proteggere...solo se hai qualcosa da proteggere. Solo se la tua vita non ha altro scopo che questo." sospirò e tacque.
Kakyou sospirò a sua volta e la raggiunse, sedendosi contro la parete dello shoji opposta alla sua.
"Questa guerra non mi riguarda...desidero solo morire per raggiungere la persona che più mi è cara. Questa Terra non è che Terra senza di lei"
Hinoto guardò con aria triste il sangue che imbrattava i suoi vestiti candidi "E' un destino crudele quello dei veggenti. Guardare il futuro di coloro che vogliamo proteggere e non poter fare nulla per impedire che esso si realizzi. In verità, è come se entrambi fossimo dei sigilli. Perchè tu volevi proteggere Hokuto dal fato crudele...mentre io voglio proteggere questa umanità ma non posso fare altro che pregare...pregare perchè la visione che vedeva i sigilli trionfare, non fosse solo una mera illusione"
"Tu credi a ciò che disse Kotori? 'il futuro non è ancora deciso'...pensi che avesse visto più lontano di noi?" chiese Kakyou, ricordando vagamente il volto di quella delicata ragazzina e pensando che le poche persone che mai aveva amato nella vita avevano lasciato quella Terra che ora contribuiva a distruggere e rinnovare.
"Kotori era un'indovina, come noi. Eppure, forse il suo desiderio di vedere un futuro sicuro e felice per Kamui e il suo astro gemello la indusse a rivolgere le proprie speranze verso un'illusione. Nonostante questo, anche i miei desideri non possono andare oltre quel futuro che mi ostino a voler cambiare, senza tuttavia poter intervenire. Neppure indirettamente, ormai. Forse nella morte ci viene mostrata un'alternativa che la vita cela. E forse, ad entrambi questo futuro è celato perchè ci rifiutiamo di guardare oltre. Per paura, forse" tacque un istante e poi riprese, titubante "Perchè non chiedi ai tuoi sogni se il Kamui Drago della Terra manterrà la sua promessa?"
Ora fu Kakyou ad esitare. Guardò la spiaggia lontana, i gabbiani candidi in lontananza sotto il caldo sole e la figura di Hokuto immobile ad osservarlo con quegli occhi scuri che tanto rimpiangeva. Rammentò a se stesso ciò che aveva annunciato allo stesso Kamui Drago del Cielo...se avesse combattuto soltanto accecato da un desiderio che non era in realtà la volontà di prevalere, avrebbe perso la vita e la Terra stessa. "Perchè ho paura di scoprire che sto sbagliando tutto accecato dai miei desideri"
"Ti chiami Kakyou hai detto? io sono Hokuto. Hokuto Sumeragi"


"Signore del cielo, forse il mondo che hai creato prima che fosse luce, sta per finire. Forse le creature che tanto ami, cui hai donato la scelta di disporre della vita e della natura, domani non saranno che un ricordo nel cuore dei tuoi angeli che, magari, li rimpiangeranno almeno un po'.
C'è tanto male e tanto dolore in questa Terra che ci hai donato o che hai creato per diletto. Ci sono tante lacrime che dobbiamo ancora versare. C'è tanto male...ma guardando quest'albero coperto da tenere foglie e raggi del sole che illumina il nostro cammino, so che la tua mano ha riposto un'immensa luce nelle persone più inaspettate che hanno incontrato la mia via per condurmi fino a quel destino che è già stato scritto. Io non ho mai avuto un figlio...non ho potuto ricevere il dono di essere madre...eppure hai permesso che nella mia vita comparisse, almeno per un attimo, una tua creatura che ho amato intensamente, prima che fosse tardi, prima che la richiamassi a te. Il figlio che non ho mai avuto mi è morto fra le braccia, donandomi una scelta, una strada che ora devo seguire. E ora il suo corpo giace sotto i rami di un albero che tu hai creato. Io non so cosa mi riservi il domani. Non so se questa umanità possa ancora vivere, sognare, amare e camminare sotto questo bel sole, un domani. Io non lo so. Ma so che il mio cuore si spezzerebbe una seconda volta sapendo Kazuki solo e spaventato, mentre i suoi piedi percorrono la strada che separa questo mondo dall'altro. So che non posso tenerlo per mano come lui ha guidato me verso un nuovo giorno, salvando la mia vita e pagando questo amore con la sua, ma che posso rivolgerti questa preghiera perchè sia al sicuro finché non ci rincontreremo. Kotori, se sei un angelo, lassù in cielo, prendilo per mano e dormi accanto a lui, come ora i vostro corpi senza vita giacciono vicini. Sii per lui una compagna in questo viaggio, perchè io sono troppo lontana.
Kazuki, non aver paura per me...farò tesoro del tuo dono.
Non so se mi aspetta l'Inferno o il Paradiso, dopo questo travaglio sulla Terra...ma farò di tutto per meritarmi un posto nella luce, dove finalmente potremo incontrarci e potrò essere per te la madre che hai visto in me prima di morire.
Ecco...ora non ho più paura.
Karen Kasumi" Tokyo 1999


Allora...questo era uno sclero che ho scritto appena ho letto tutto d'un fiato l'intera serie di X...non che questa ficcy sia un granché, ma la storia mi piaceva tanto che dovevo sfogarmi...dovevo incanalare in una fanfiction tutta la mia ammirazione nei confronti delle magiche Clamp(Il cui sadico spirito aleggia come un miasma demoniaco sul povero Subaru che mi piace tanto tanto e sulla povera Karen, un'altra mia preferita).
Perciò, alla fine mi sono decisa a pubblicarla per sapere se è un totale fallimento...le idee mi piacciono, forse è la forma ad essere inadatta...
Va be', commentate...
Baci baci baci
Helly^^

 
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