CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -
Chiedimi una bugia
Io sono fragile. Sono debole. Ma questo, tu lo hai sempre saputo. Hai desiderato che così non fosse. Ma sapevamo entrambi come sarebbe finita.
Perché io sono un uomo debole.
E dopotutto, chi è veramente forte?
L’essere umano è debole, per natura. È nato debole.
Allora, chi è l’eroe?
Forse l’eroe ha capito prima degli altri di essere debole. E fa della propria fragilità la propria vera forza. Perché chi non prova paura, può facilmente essere sconfitto. Chi non ha paura di perdere niente, può essere battuto.
Io sono debole.
E non sono un eroe.
A ben pensarci, non ho niente da offrirti se non il mio cuore malato, la mia anima spezzata. Non ho niente fra le mani che possa esserti di conforto.
Niente.
Eppure eccolo, il presente che ho davanti, che mi mette alla prova, che mette a nudo la mia fragilità. La mia umanità.
Qui, ad osservarsi in questo devastante silenzio che ha l’odore della morte e dell’abbandono.
Della desolazione.
Sapevo che saresti arrivato.
Ti stavo aspettando.
Non mi hai cercato e non ho fatto niente per sfuggirti.
Ma mi hai trovato.
Com’è immobile il mio presente. In piedi davanti ai tuoi occhi…ai tuoi occhi che sanno straziarmi.
Sono crudeli i tuoi occhi.
Li ho visto colmi di pianto, lucidi di emozione, vacui e straziati, sconvolti, infuocati. Li ho visti celati dal sonno. E, ora, li vedo crudeli.
E mi ami. E mi fa male questo tuo amore.
Perché tu non hai mai chiesto nulla.
Ed è questo che mi strazia, non riesci a capirlo?
È questo tuo amarmi in silenzio, senza chiedere niente in cambio, senza pretendere nulla, senza urlare, senza costringermi ad essere migliore, ad essere degno.
I tuoi occhi…
…per questo…
…sono crudeli.
Per me.
Perché vedono in me una luce, una ragione. Perché sono occhi che amano, i tuoi. Ma è doloroso sapere che amano me.
Vorrei che vedessi in me l’abominio che sono, che ora ti voltassi e te ne andassi.
Ma ora sei qui.
Guardami.
Sono un uomo debole.
E non sono un eroe.
Guarda le mie mani.
Sono vuote.
E sono inermi.
Io non posso proteggerti.
E nonostante tutto, mi ami.
Mi distruggi, mi annienti, mi laceri e mi ami.
E so che hai sofferto.
Se potessi guardare nel tuo cuore, vedrei le ferite che porti e che sono colpa mia.
E non ha fine il tuo dolore.
Anche domattina, anche fra un secondo, anche ora sarò io a ferire il tuo fragile cuore.
Sarò a dirti quelle parole che ora, in cambio di tanta devozione, mi chiedi.
La conosci già, la verità.
Ma vuoi sentirla da me.
Perché vuoi che almeno in questo, io abbia abbastanza dignità da dirla tutta, la verità.
Senza remore.
Se tu avessi un po’ più di rispetto per te stesso, te ne andresti. Mi volteresti le spalle per non sentire, per non soffrire come ho fatto io con te.
E se io avessi più coraggio, se il mio cuore non fosse così malato, ti afferrerei per le spalle e la direi, la verità, per non illuderti che domani sorga il sole e ci colga insieme, uniti, con un sorriso su labbra stanche di parole inutili, su occhi che hanno pianto troppo o non hanno avuto il coraggio di farlo, su mani che portano i segni di un dolore troppo grande
troppo grande
perché lo si possa dimenticare insieme alla notte, con l’alba, sotto il sole.
Non ci sarà quell’alba, Kamui. Non ci saranno le mie labbra sulle tue, le mie mani sul tuo corpo ed il mio cuore redivivo fra le tue dita calde e silenziose. Non ci sarà quello che tu speri, Kamui. Ci sarà la notte e ci sarà il dolore. Ci saranno le tue lacrime di sangue e il mio niente, al mattino, svegliandomi solo.
Ci sarà la delusione di questo tuo piccolo e così forte amore che mi dai senza chiedere niente in cambio, sostenendo il mio corpo che cede senza rimostranze, senza recriminazioni che potrebbero portarmi via da te. Ci sarà il rimorso per la tua paura, Kamui: per paura di perdermi, non mi hai domandato amore. E il rimorso per la mia paura, per il mio non poterti amare, per il mio non poterti proteggere, per il mio non poterti dare quello che se solo avessi più amore per te stesso mi chiederesti.
Ma non mi hai chiesto amore.
E io non te ne ho dato.
Per vigliaccheria.
Perché io sono debole e non voglio un'altra ragione per cui vivere, non voglio il sole domattina, non voglio il sapore dei tuoi pensieri nella testa. Non voglio un motivo per non essere infelice.
E vuoi che sia la mia voce a dirlo. Vuoi che sia abbastanza coraggioso da dirtelo e spezzare in te quel barlume d’illusione in cui domani sorge il sole. Vuoi un motivo per andartene da me, finalmente, per voltarmi le spalle come ho fatto io con te, per non desiderare il mio ritorno, per non vivere per me.
Farà male, Kamui, non te ne accorgi?
Ti spezzerà il cuore e sarà la fine. La tua forza ed il tuo cuore, devo essere io a spezzarli?
Sì, tu vuoi che sia io.
Se tanto il tuo cuore deve spezzarsi, vuoi che sia per mano mia e non di altri.
Sei crudele. Perché sai che non ne ho il coraggio, non ne ho la forza, non è ho la voglia.
Ma vuoi che sia io.
Che sia io con le mie parole crudeli.
È tutto ciò che mi chiedi per avermi amato tanto.
E se io fossi un uomo forte, la direi tutta, la verità. Perché è ciò che desideri.
Perché posso offrirti solo questo. La verità.
Se fossi un uomo forte, lo farei.
Se fossi un uomo forte la direi.
Se fossi un uomo forte, ti renderei più facile l’addio.
Ma solo un uomo debole.
È ad un uomo troppo debole che chiedi di spezzarti.
A cui chiedi la verità.
Perciò ancora una volta, abbi pietà di me.
Chiedimi una bugia.
“Ti chiedo la verità. Non ci sarebbe altro capace di staccarmi da te. E lo sai perché, Subaru? Perché anch’io sono debole.
E il tuo volto…
…il tuo volto non vuol lasciare il mio cuore”.
Hellionor
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