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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Gundam
Titolo Fanfic: IL MAGO DI OZ
Genere: Comico
Rating: Per Tutte le età
Autore: oni-link galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 21/03/2002 21:34:48 (ultimo inserimento: 25/05/02)

^_________________________^ (non ci sono parole)
 
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CAPITOLO 1
- Capitolo 1° -

***Nota dell'Autrice***
Questa fanfic nasce come parodia dell'omonima fiaba (ma dai? che genio...) su ispirazione di quelle deliziose cassette di storie per bambini... quindi va letta come tale... e... niente, non ci sono giustificazioni per quello che ho scritto... perdono!!!
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Era una giornata qualunque nel Kansas. O quasi.
Heero si voltò verso il suo cagnolino Quatre. "...Non arriva ancora. Ehi Quatre, ti ha colpito? Ha provato a colpirti vero? Forza, vieni, andiamo a raccontarlo allo Zio J e allo Zio H!"
Heero incominciò a correre lungo il sentiero che portava alla fattoria degli zii.
Lo zio J e lo zio H si stavano prendendo cura dei polli. Heero, seguito da Quatre, irruppe nella quiete che avvolgeva la fattoria e gridò "Zio J! Zio J! Senti cos’ha fatto la signorina Une a Quatre! Lei.."
"Heero, per favore, un po’ di silenzio, sto cercando di contare" lo zittì lo zio, riprendendo il suo lavoro "cinquantasette... cinquantotto..."
"Ma zio lei ha colpito..."
"Per favore non ora Heero o mi vedrò costretto ad ucciderti. Questa dannata incubatrice si è rotta e quest’ anno rischiamo di perdere un sacco di pulcini"
"Oh povere creature...Ma zio J" continuò Heero "la signorina Une ha colpito Quatre sulla schiena con il rastrello solo perché dice che lui continua a correre nel suo giardino dando la caccia a quel suo vecchio gattaccio malandato tutti i giorni!"
"..Settanta... Heero per favore!"
"Ma Quatre non lo fa tutti i giorni e comunque non riesce a prendere quel gatto! Ma ora lei dice che chiamerà la fondazione romefeller e..."
"Heero! Heero, siamo impegnati!" lo rimproverò lo zio.
"Ora vai a cercare un posto dove giocare e specialmente dove tu non possa metterti nei guai!"
Heero lentamente si allontanò insieme a Quatre, dirigendosi verso i verdi campi che circondavano la fattoria.
"Povero orfanello" sospirò lo zio H "lui e i suoi problemi con quella signorina Une... lo sai, cerca solo qualcuno con cui giocare"
"Sì, lo so... ma abbiamo anche noi i nostri problemi da risolvere" disse lo zio J, dispiaciuto per Heero ma allo stesso tempo preoccupato per i poveri pulcini.

"Un posto dove non mi possa mettere nei guai... un posto senza problemi..." pensò Heero appoggiandosi alla staccionata che segnava il confine del campo "Credi davvero che esista un posto del genere, Quatre? Deve esistere per forza... ma non si può certo raggiungere con una barca, o col treno! E’ sicuramente lontano, molto lontano... al di là della luna... al di là dell’ arcobaleno..."

Nel frattempo, l’ arcigna signorina Une percorreva con la sua vecchia bicicletta in gundanio la strada che dalla sua casetta portava alla fattoria degli zii di Heero. Lo zio H, vedendola arrivare, le corse incontro.
"Signorina Une!" esclamò
"Signor H..." disse lei scendendo dalla bicicletta, "vorrei poter discutere con lei e con il signor J riguardo ad una certa cosa..."
"Una... certa cosa?" chiese lo zio H perplesso
"Sì, riguardo al vostro Heero..."
"Riguardo a Heero?" domandò di nuovo lo zio, sempre più confuso "E cos’ avrebbe fatto?"
"Cos’avrebbe fatto??? Sono ancora tutta sconvolta a causa di quel suo morso!" rispose indignata la signorina Une.
"Dunque... vuol dire che Heero l’ ha morsa???"
"No, il suo cane, signor H!"
"Heero ha morso Quatre?"
"No!!!" esclamò la signorina Une, diventando tutta rossa come un peperone.

Heero e Quatre guardarono il tramonto sui verdi prati del Kansas e infine decisero che era proprio il momento di tornare alla fattoria. Giunti davanti alla porta di casa, Heero si pulì i piedi sullo zerbino, poi si chinò e prese tra le braccia Quatre. Spinse la maniglia ed entrò. Quasi non riuscì a soffocare un grido di paura, quando vide, seduta al tavolo del salotto insieme agli zii, l’ arcigna signorina Une che teneva tra le mani un cestino. La signorina si alzò e cercò di prendere Quatre dalle mani di Heero per metterlo nel cestino.
"Questo cane è una minaccia per l’ intera comunità! Lo porterò io stessa dal generale Tubarov e mi assicurerò che venga ucciso!"
"No!" pianse Heero "Zio J, Zio H non permetterete che faccia del male a Quatre, vero?"
"Certo che no" asserì lo zio H.
"Zii Quatre non ha fatto nulla di male. Lui... non sapeva di fare qualcosa di sbagliato. Se c’è qualcuno da punire, quello sono io... sono io che non gli ho impedito di andare in quel giardino! Mandatemi pure a letto senza cena" disse Heero.
"Zitto! C’è una legge ben precisa nei confronti dei cani che mordono le persone! Se non mi dai immediatamente quel cane vi metterò in guai così grossi che dovrete vendere la fattoria per uscirne!" gridò istericamente la signorina Une.
"Ascolti, e se Heero portasse Quatre al guinzaglio? In fondo è un buon cane... con le persone buone" suggerì lo zio J nel tentativo di placare gli animi.
"Beh, questo lo deciderà lo sceriffo. Ecco qui il documento che vi ordina di lasciarmi immediatamente questo cane. A meno che non vogliate andare contro la legge"

A nulla valsero le grida di Heero e le minacce di mordere egli stesso l’ arcigna signorina Une. Dopo che lo zio H l’ebbe aiutata ad infilare Quatre nel cestino e a caricare quest’ ultimo sulla bicicletta della signorina Heero corse in camera sua piangendo. Passò qualche minuto a piangere quando da sotto la finestra della sua camera sentì un abbaiare familiare.
"Quatre!" gridò Heero affacciandosi alla finestra per assicurarsi che si trattasse proprio del suo cucciolo e poi correndo per andare a riabbracciarlo "Quatre! sei scappato! Sei riuscito a scappare! Sapevo che saresti tornato... ma presto vorranno riportarti via! Saranno qui tra poco! Dobbiamo andarcene..."
Heero prese tra le braccia Quatre e senza farsi sentire dagli zii scappò di casa. Camminò per qualche ora, poi, i morsi della fame e della nostalgia si fecero sentire. "Forse... forse sarebbe meglio se tornassimo a casa, vero Quatre?"
Il cagnolino abbaiò gioiosamente. "Vedrai, gli impedirò di portarti via... in qualche modo..."

"H, dobbiamo assolutamente trovare Heero!" disse lo zio J con un’ aria molto preoccupata "senti come si sta alzando il vento? Tra poco ci sarà un tornado! Dobbiamo correre tutti in cantina!!!"
Lo zio H annuì col capo, mentre correva dietro ai polli per acchiapparli e metterli al sicuro. Nel frattempo lo zio J indossò un cappotto pesante e si diresse verso l’uscita della fattoria.
Il vento incominciò a soffiare sempre più forte, sempre di più, gli alberi agitavano freneticamente i loro rami e la maggior parte delle foglie, non resistendo a quella danza infernale, si staccava dal proprio albero e incominciava a volare velocemente per il cielo, fino a quando persino gli alberi incominciarono a staccarsi dal suolo e a librarsi impazziti nel cielo. Gli zii di Heero a malincuore scapparono nello scantinato, preoccupati per il loro giovane nipote. Ma Heero fortunosamente era riuscito a raggiungere i cancelli della fattoria e stringendo a sé il piccolo Quatre, con le sue ultime forze, raggiunse la porta d’ingresso, corse fino in camera e si nascose sotto il letto.
Nei momenti successivi, gli sembrò quasi di venire sollevato insieme a tutta la casa e venire sballottato qua e là, gli parve perfino di vedere l’ arcigna signorina Une volare urlando davanti alla sua finestra. Dopo un po’, sentì un grande tonfo, e infine più nulla. Aspettò sotto il letto ancora per qualche minuto e poi si decise ad uscire, preoccupato per la sorte dello zio J e dello zio H.

Uscì dalla camera, si recò all’ ingresso, aprì la porta e guardò fuori. Poi strinse Quatre a sé e mormorò "Quatre... ho la strana sensazione di non essere più nel Kansas".
"No no no sciocchino" disse una voce alle spalle di Heero

"Oh!" esclamò il ragazzo voltandosi spaventato e vedendo davanti a sé un’ incantevole fatino turchino
"Non avere paura, tesoro, io sono Miliardo Peacecraft, il fatino buono del nord. E ti ringrazio molto per quello che hai appena fatto"
Il giovane Heero non capiva molto bene cosa stesse succedendo, quando Quatre incominciò a scalpitargli tra le braccia, finchè non saltò al suolo e corse ad annusare qualcosa che spuntava da sotto la casa.
"E questo... cos’è?" mormorò Heero avvicinandosi e notando con orrore che si trattava di un paio di piedi, ai quali chiaramente doveva essere stato attaccato il resto del corpo.
"Osti" disse Heero preoccupato "Ho ucciso una persona... di nuovo!!! Che guaio" sospirò pensando a tutti i procedimenti penali a cui andava incontro.
"No no no che sciocchino che sei" lo rassicurò Miliardo Peacecraft "tu hai fatto una buona cosa! Hai ucciso la perfida Dorothy Catalonia, la crudele strega dell’ est!!!"
"Ah... quindi... niente strage di innocenti oggi..." sospirò Heero, un pochino rattristato.
"Vedi tesoro" proseguì il fatino buono cingendo con un braccio le spalle di Heero "qui, nel regno di Oz, ci sono quattro fatine... due buone e due cattive. E facendo precipitare qui la tua casa tu ci hai dato davvero una grande mano"
"Ma io voglio tornare nel Kansas, fatino buono!" pianse Heero accarezzando la testa pelosa di Quatre
"Che sciocchino! Non puoi!" rise Miliardo Peacecraft picchiettando la sua bacchetta magica sulla testa del ragazzo. "A meno che..."
"A meno che cosa?"
"A meno che tu non vada a visitare il grande Mago di OZ, che vive nella città degli smeraldi" canticchiò soavemente Miliardo Peacecraft
"Ah, e come ci arrivo in questo posto?" domandò Heero, non sapendo se fidarsi o meno di quell’ uomo vestito con un tutù in tulle azzurro che danzava di qua e di là mentre parlava. Poi considerò che il suo vestitino a quadretti bianchi e blu - quello che lo zio J aveva confezionato con le sue mani - non era molto più credibile, e decise di ascoltare la risposta del fatino.
"Dunque, bambino mio, dovrai attraversare tutto il regno di OZ, seguendo questa strada di mattoni d’oro e stando attento ai mille pericoli che incontrerai!"
"Doh" pensò Heero, che avrebbe preferito un viaggio in treno o su un carrettino siciliano.
"Ma prima che tu vada" continuò il logorroico Miliardo Peacraft, "lascia che almeno io ti dia un bacio cosicchè tu possa essere riconosciuto come un pupillo del fatino buono del nord" e così dicendo si chinò sulla fronte del ragazzo e lo baciò.
Dopo qualche altro convenevole, Heero seguito dal fedele Quatre si incamminò sulla strada dorata.
 
Continua nel capitolo:


 
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