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Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: WHAT I PROMISED YOU
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: summer87 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 08/04/2006 12:01:08 (ultimo inserimento: 02/05/06)

draco e hermione.. diversi come la luna e il sole, come il giorno e la notte... ma si sa, anche al sole e alla luna capitano i momenti di eclissi....
 
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PRIMO CAPITOLO
- Capitolo 1° -



Come al solito le mie storie non sono ambientate nel contesto scolastico, perché non ne sarei capace ( e qui la mia prof. Di francese mi darebbe ragione ç__ç). In questa, Draco e Hermione si sono innamorati alla fine del sesto anno a Hogwarts… sono rimasti insieme per due anni (il loro settimo anno, e il primo a fine scuola) dopodiché si sono sposati e lo sono rimasti per quattro anni… ma le cose non sono andate rosa e fiori… perché?

Mi raccomando recensite!!!! Bacionissimi a tutti!!!

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What I Promised You primo capitolo.

To See Again You

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A un Auror non piace stare fermo. Basta dargli un obiettivo e lui lo persegue con grinta, lottando con le unghie e con i denti, improvvisando, adattando il tipo di intervento alle situazioni, fino alla vittoria.

L’obbiettivo di Draco Malfoy, al momento, era molto semplice. Aprire un barattolo di sottaceti. Ma la benda stretta attorno alla spalla e l’ingessatura che partiva dal gomito fino alle nocche della mano destra, costituivano un grosso ostacolo.

Un Auror con un braccio rotto non serviva a nulla. E la probabilità di restare in quelle condizioni per un bel po’ rendeva Draco di pessimo umore.

Ormai, quella situazione si trascinava da quando era stato ferito ed esonerato da ogni incarico. Non vedeva l’ora di rientrare in servizio, di guarire e di raggiungere al più presto i suoi compagni di squadra.

Finalmente sarebbe tornato in azione!

Ma, intanto, i sottaceti restavano intrappolati dentro quel maledetto barattolo babbano.

Un’operazione così semplice improvvisamente diventava difficile come lavorare in esterna con Potter.

Sapeva che la mano destra non era forte abbastanza da reggere il barattolo, mentre cercava di aprirla con la sinistra.

Inoltre, gli faceva un male cane e le bendature peggioravano la situazione.

Deciso a conquistare quei dannati sottaceti, incuneò il barattolo tra braccio e fianco e, con l’altra mano, svitò il tappo. Il coperchio saltò e il liquido gli si versò addosso e finì sul pavimento.

Con una pazienza che normalmente non possedeva, sfilò il vasetto appiccicoso da sotto il braccio e lo posò sul ripiano del mobile, contemplando il disastro.

L’odore pungente dell’aceto lo nauseò. Ci avrebbe impiegato almeno mezz’ora per ripulire tutto, dato che non poteva utilizzare la magia, nelle sue condizioni. Detestava non essere efficiente. La vita gli aveva insegnato a sbrigarsela sempre da solo.

Sbuffò, irritato. Sarebbe dovuto essere in combattimento, in quel momento, alla guida della sua squadra di ricognizione. E, invece, era chiuso in casa, infermo. Per fortuna non c’era nessuno lì con lui, ad assistere al penoso spettacolo della sua frustrazione.

Suonarono alla porta.

Come non detto. Dei testimoni.

Meditò di non aprire, poi, alla terza scampanellata insistente, strinse i bendaggi attorno al collo e si avviò con passo deciso verso la porta.

Sperava che, chiunque fosse, se ne sarebbe andato al diavolo al più presto.

Aprì la porta con uno sguardo arcigno. L’ultima persona che si aspettava di vedere era la sua ex moglie.

“Ciao, bello.”

Hermione.

Come uno scoppio di granata, tutto quel che aveva ignorato nell’ultimo anno tornò a sibilargli nella mente, attaccandolo da ogni direzione. Il suo corpo vibrò, rivivendo ogni carezza, ogni coccola che lui e quella donna si erano scambiati sotto le lenzuola o in qualsiasi altro angolo di quella casa.

Ondate di struggente nostalgia lo travolsero, e la consapevolezza di quanto avesse sentito la sua mancanza divenne forte e prepotente dentro di lui.

Rimaneva sempre la donna più bella che avesse mai conosciuto. Sensuale, vitale, appassionata.

E non più sua.

“Che diavolo ci fai, qui?”

Con lo sguardo le percorse la figura, cercando di ignorare in che forma smagliante fosse.

Ma era tutto inutile. Aveva dei radar speciali, quando si trattava di Hermione. La assorbì come l’aria cogliendo ogni particolare di lei, il modo in cui i capelli castano dorato le incorniciavano il viso e si ondulavano come caramello sciolto attorno alle sue spalle, adagiandosi sopra i seni generosi, o come la camicetta azzurra risaltasse i dolci occhi nocciola o come le accarezzasse dolcemente il busto.

Aveva indossato quei pantaloni a vita basa neri che le lasciavano scoperto il ventre abbronzato e l’ombelico per il solo gusto di provocarlo, mostrandogli quello che lui non poteva più toccare, che non era più suo?

Il disagio di Draco si accompagnò a una tensione nel basso ventre piuttosto fastidiosa.

Hermione inclinò il capo da un lato e sorrise. “Sai, Draco, è questo ciò che ho sempre amato di te: i tuoi calorosi saluti.”

Che bocca deliziosa.

“Spiritosa” Grugnì. “Ora, se non ti dispiace, prendi quelle valige” ordinò, indicando le due sacche che lei aveva adagiato davanti alla porta, “richiama il nottetempo e ritornatene a casa.”

“Questa è ancora casa mia.”

Draco si irrigidì e restrinse gli occhi. “No, non più.” Perché era stata lei ad andarsene. Era stata lei ad abbandonarlo. Era trascorso un anno da quando gli aveva detto che il loro matrimonio era in crisi e che si era stufata ad essere la sola a combattere per tenero in piedi.

Ma lei non sapeva neppure cosa significasse davvero combattere, pensò. E poi, a suo avviso, non c’era nulla che non funzionasse nel loro matrimonio.

“Si, va bene… non sono qui per rivangare il passato. Sono venuta per prendermi cura di te.”

“Non ce n’è bisogno.”

“Sul serio?” ribatté lei, e Draco percepì un tono di scherno quando gli domandò: “Sbaglio o sento puzza d’aceto?”.

Il suo sguardo si soffermò per qualche istante sull’alone ben in evidenza sui pantaloni.

Gli occhi di Draco si restrinsero a due minacciose fessure. “No. Non ti sbagli. E ora, se mi vuoi scusare…” fece per chiudere la porta.

Hermione la bloccò con una mano e avanzò. “Niente da fare, capitano. Ho degli ordini ben precisi da eseguire.”

“Certo, come no.”

“Se non vuoi che mi prenda cura di te, Draco, allora dovrai ritornare al San Mungo. Oggi stesso.”

Lui spalancò la porta, contorcendo il bel viso in una smorfia di dolore quando una fitta lancinante si diramò dalla spalla al collo. “Chi lo dice? Io sto benissimo da solo.”

“Lo dicono il tuo comandante e i medici dell’Ordine. Leggi qui se non mi credi.” Gli porse una lettera e lui gliela sfilò di mano, scorrendola rapidamente.

“Maledizione.”

“Lo so che non stai nella pelle dalla gioia.” Hermione si esibì in una smorfia che gli strappò quasi un sorriso. Quasi.

Ma ciò che riusciva a pensare in quel momento era il fatto che doveva averla l’ì, ventiquattr’ore su ventiquattro, sette giorni su sette. Si sarebbero sbranati a vicenda prima della fine della settimana, se non prima della sera stessa.

“Perché?”

“Perché loro ti conoscono bene quanto me. Sanno che non stai a riposo, che te ne vai in giro per caso e che non prendi le tue medicine, ostinandoti a recitare la parte del duro, del vero Auror.”

“E’ quello che sono.”

“Non per questa settimana né per i prossimi due mesi, almeno. E questo nelle migliori delle ipotesi, comportandoti come si deve e seguendo le prescrizioni mediche.”

Draco strinse gli occhi. Hermione Granger sapeva molto bene che suo marito avrebbe sopportato di tutto, piuttosto che ammettere che aveva bisogno di aiuto. Specialmente di lei.

“Hai bisogno di assistenza, Draco. E io sono una guaritrice. Poiché ti sei rifiutato di rimanere al San Mungo, è così che ha ordinato il tuo comandante.” Lo sguardo di Hermione perlustrò la casa. “E da quel che vedo in girò, beh, consentimi di dire che per un uomo che si vanta di essere preciso e ordinato….”

“Lo so, c’è un po’ di disordine.” Che diamine, perché si era messo sulla difensiva? Non si doveva certo giustificare con lei.

Hermione sollevò le valigie. “Scansati e fammi entrare. Io mi fermo qui. Non si discute.”

Lui non si mosse, riflettendo su come levarsi da quella situazione. L’ultima cosa che desiderava era avere in casa l’unica donna in grado di accendergli le vene. Maledizione, gli batteva già forte il cuore.

“Vuoi rileggere gli ordini, capitano?” insistette lei.

Messo alle strette, Draco si scansò consentendole di entrare in casa. In quella casa che avevano arredato insieme e di cui lei si era presa cura per tanto tempo, prima di andarsene.

Hermione gli passò davanti e lui inalò il suo profumo, sentì il calore del suo corpo.

Digrignò i denti. Non immaginava che sarebbe stato così duro averla di nuovo accanto.

Vivere giorno e notte, di nuovo, con lei… lei che era stata il suo raggio di sole.

Non aveva mai smesso di volerla…. Draco sospirò e si chiuse la porta alle spalle.

…. Dio, era solo il primo giorno.


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Hola!!! (Carol con la gonnellina in paglia e una collana di fiori al collo si improvvisa Hawaiana, ma dopo l’ennesima noce di cocco in testa lascia perdere… ç___ç!!!) che ve ne pare??

Ringrazio in anticipo tutti quelli che vorranno leggere la storia e spero di poter rispondere alle vostre numerose (^###^) recensioni!!!


Carol ^_______-

 
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