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Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: ROSSO COME ROSSO FU IL COLORE DELLA SUCCOSA MELAGRANA DI PERSEFONE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: jack23 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 07/04/2006 18:13:04

``perché lui è il principe di serpeverde, a lui un permesso non serve...`` draco/herm; pensieri herm...........
 
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CAP1 - CAP UNICO -
- Capitolo 1° -

Salve a tutti e Buon pomeriggio!
Ieri sera mentre leggevo i commenti dell’altra mia ficcy (grazie grazie grazie!!!)
Mi è venuta l’ispirazione e così ecco qua una nuova ff su Draco ed Herm anche se sono solo i pensieri di Herm.
(per chi l'avesse già letta la sto solo riproponendo...perchè con l'altra ho fatto casini..!)
Ci sarà un seguito e non sarà scontato, questo ve lo assicuro!!!
Quindi buona lettura o rilettura!
Jack!! ^o^



* Rosso, come rosso fu il colore della succosa melagrana di Persefone *

Cap1 – capitolo unico -

Spesso mi sono chiesta quale sia la differenza tra amare e farsi male.
E sapete come mi sono risposta?
Nessuna.
Non c’è alcuna differenza. Proprio no.
Ed è assurdo, lo so, ma io benché ne fossi a consapevole non ho resistito, e mi sono avvinta, con invisibili catene, da sola;
stupida ad illudermi di non cascarci come chiunque altra ti avesse conosciuto o anche solo parlato.
E sono altrettanto conscia di non voler rinnegare ne dimenticare nulla di ciò che è stato, perché sarei allo stesso modo nuovamente stupida a volerlo fare.
Ma da gloriosa, orgogliosa e temeraria grifone quale sono, prometto che stanotte sarà l’ultima notte;
l’ultima notte di segreti;
l’ultima notte di bugie e menzogne;
l’ultima notte di sotterfugi;
l’ultima notte di sospiri;
l’ultima notte di sentimenti troppo gelati anche per la luce del sole;
l’ultima notte di emozioni proibite e sensazioni sbagliate, che ne io ne lui avremmo dovuto provare;
l’ultima notte testimone di un qualcosa nato e subito soppresso, relegato;
semplicemente l’ultima notte testimone di una realtà che non avrebbe dovuto vedere la malsana luce di una luna beffarda e implacabile.

Sorrido a questi pensieri, e una goccia di cristallina rugiada scende lungo la mia guancia, sciogliendo il suo corposo e salato ripieno sulle mie labbra.
Sorrido, dicevo, perché una volta laggiù nel suo regno lui capirà.
Gli basterà afferrarmi un polso e incrociare l’oro dei miei occhi, e lo capirà;
come capisce sempre tutto e tutto ciò che mi riguarda con un solo cipiglio, che però non ha nulla di severo.
Gli basterà fissare le sue iridi forgiate con nobile e freddo metallo (come lui del resto) nelle mie, per comprendere tutto ciò che aspetta di sapere con una rapida risposta vocale, quella che non arriverà mai.
Perché lui è così, prende tutto ciò che vuole; subito.
e non chiede il permesso.
Perché lui è il principe di Serpeverde, a lui un permesso non serve.
Perché non ne è abituato
come non lo è a ricambiare ciò che chiede.
Perché è semplicemente lui, e questo, di per sé, basta a giustificarlo.
Perché non riesco a resistere a suo sguardo quando mi sonda e mi dirompe e mi trapassa e mi spezza come nulla fosse.
Perché fra noi è sempre così, testardi e fieri, e uno sguardo può valere molto di più che le dolci parole di due innamorati;
Perchè nello sguardo risiede l’estasi più pura.
E quando arriverò laggiù, com’è da copione, lui mi guarderà perché non c’è una volta che non lo faccia, e, come d’abitudine, scrutandomi, intuirà tutto ciò che provo, se sto male o se sto bene, se sono felice o triste o spaventata o nervosa e non ho ancora capito perché debba affaticarsi a comprendere, quando io sono poco più che un intrallazzo divertente, un intermezzo nella sua quiete che in più gli scalda le lenzuola.

E stanotte lui capirà che sarà l’ultima;
perché io farò di tutto affinché sembri un’altra normale notte, un’altra normale seduta di una passione senza amore, solo routine quotidiana.
Ma darò il meglio di me, e mi tradirò.
E allora lui capirà.
E, molto probabilmente, resterà indifferente, mentre io, illusa, giacerò nel suo grande letto corrotto, spogliata della mia anima.
Senza segreti.
Apparentemente.
Già perché io non ho segreti per lui, che sa leggermi fin nel più piccolo spigolo della mia natura, e so che nemmeno lui ne ha molti per me.
Ma c’è ne uno, il segreto più importante, quello più prezioso, che si ferma proprio sopra lo stomaco, un peso morto e opprimente, bhe, quello lo terrò per me:
sarebbe solo una deplorevole macchia sulle mie impeccabili ali da grifone;
e nessuno mi perdonerebbe una simile pecca, una tale ignominia, nemmeno lui.
Io sono perfetta sul mio piedistallo trasparente, non ho macchie, niente debolezze.
E quel segreto sarebbe solo un’orribile caduta di stile,
ed io, di cadute di stile, non me ne posso permettere.
Perché non commetto passi falsi,
perché devo essere sempre corretta,
perché devo sempre essere giusta e fare la cosa giusta ed essere paziente;
perché questo è il mondo a cui sono destinata, il mondo in cui sono nata,
dove non ci sono debolezze, non c’è “il male”, la corruzione, le macchie,e se mai c’è ne fosse anche solo una di queste, bhe allora ci sarebbe qualcuno per eliminarla;
in cui l’amore è puro e casto e alla luce del sole;
un mondo di cui, ahimè o per fortuna, Draco Malfoy non fa parte.
Ma, chissà, che un giorno le ali dell’arcangelo Lucifero, dai biondi capelli lucenti e che fu il più casto, virtuoso, ed elegante tra tutti gli angeli, non tornino, dopo essere state tinte del sangue dei reietti, cangianti e redente?

Sospiro accompagnando la coda dello sproloquio dei miei pensieri, e con quest’ultimo entro nella gabbia d’argento che tutte le notti il mio carceriere mi socchiude, a me incauto uccello dorato che si è fatto attrarre, come una venale gazza, dal falso luccichio del suo infernale paradiso.
A me, stupida grifone, che si azzarda ogni notte a scendere nel suo personale Regno di tenebra.
Che io sia la Persefone di Draco?
E Draco il mio Ade?
Forse, mi rispondo sorridendo, ma c’e una piccola modifica da fare:
Persefone fu ingenua a farsi rapire così facilmente e a mangiare, non resistendo alla fame e alle tentazioni, un chicco della rossa melagrana;
Io, a mia volta, fui ingenua perché nella gabbia argentata ci sono andata volontariamente, ma l’assaggio della melagrana non era in conto, no, quello fu accidentale e involontario.

E fu per quello che Persefone dovette rimanere negli inferi.

E fu quello che fregò me: non avrei mai dovuto iniziare questa pantomima, almeno non senza prima valutare ogni sfaccettatura e regola di questo gioco perverso;
perché non c’è frutto al mondo più dolce e gustoso, aspro e fresco se non quello che custodisce nel suo antro il serpente.

FINE

Ok! Eccomi di nuovo qui, piaciuta?
Spero di si, a me fino a stamattina piaceva, nn so a voi…
Cmq grazie di aver letto, se volete commentare fate pure, non disprezzo!

Un BACIONE, Jack! ^§^


 
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