torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: 99 OTTOBRE § LA CHIAMAVANO
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: lady-antares galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 24/03/2006 14:50:29

ultimi atti di vita della signora grassa. ultimo amante, nella rincorsa del suo ritratto.
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
GLICINI DI CONVENIENZA
- Capitolo 1° -

I personaggi del mondo di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling, la quale ne detiene i diritti.
La fanfiction non è a scopo di lucro.



*°*
-Glicini di convenienza.-
1° capitolo.




La chiamavano La Lady dei Glicini, perché spesso sostava sotto i loro fiori, durante la tarda primavera.
In realtà, il suo vero nome era Hope Chermister.
Ancora meglio, noi oggi la conosciamo come la Signora Grassa, l’orgoglioso ritratto di accesso alla Casata Grifondoro. D’altronde, a sentire lei, la piccola disavventura del terzo anno (al solo sentire il nome di Sirius Black ancora corre a rifugiarsi in chissà quale dipinto) è un nonnulla rispetto a quella che ella ha dovuto passare nei suoi sette anni di scuola, nel periodo che va dal 1890 al 1897.
Per non parlare dei difficili incontri prematrimoniali poco prima degli esami ai M.A.G.O. , o dei fastidiosi contendenti di Corvonero che ogni giorno le ronzavano intorno.
Hope Chermister era dannatamente bella, coi classici boccoli d’oro che cerchiavano il viso ed innocenti occhi azzurri pronti a spalancarsi a sua convenienza, che le procuravano spasimanti a non finire. A volte, quasi, finiva esasperata da quella situazione.
Bigliettini che si Materializzavano in mezzo alla tazza del the, o fiori che sbocciavano dalle pagine dei libri, o, peggio ancora, gufi reali recanti dolci che planavano con grazia sopra di lei, artigliandone la testa e la complicata capigliatura.
Nonostante il ritratto che noi adesso conosciamo non ce la presenti com’era un tempo, è sempre rimasta convinta della sua bellezza, anche se scomparsa da un pezzo, e sostituita da un viso pienotto e una bocca esigente di cibo.
Ma basta sfogliare gli annali magici, e tornare indietro di 300 anni, durante la presidenza di Alejos Cramincor (famoso preside di Hogwarts, responsabile di vari editti a beneficio della comunità magica), che di nuovo la Signora Grassa ritorna al suo splendore di tanto tempo fa, e più precisamente, del 23 Giugno del 1879, ultimo giorno per lei in quella che aveva rappresentato, per sette anni, la sua casa. Con un fiore di glicine tendente al viola stretto fra le mani e uno più chiaro nei capelli, gli occhi di neve a sorridere in quella fotografia in bianco e nero, inaccessibile al tempo. Hope Chermister non cambia mai, in quella sua perfetta rappresentazione, sempre con la bocca tiepida leggermente stiracchiata in un invito malizioso, e una posa forse un po’ rigida, ma sempre di regina.
E dietro, nello sfondo scuro della Foresta Proibita che le sta alle spalle, si scorge una mano che va e viene, muovendosi freneticamente.
La chiamavano La Lady dei Glicini, perché a volte, quando era triste, le bastava sentire il profumo dei loro fiori per tornare a sorridere al suo piccolo mondo.
La chiamavano La Lady dei Glicini perché erano gli unici fiori che amava. Perché era stato Lux, il suo migliore amico, a farglieli conoscere per la prima volta.
Lux McDellen, in realtà, aveva ben poco di luminoso, nel carattere. Anzi.
Ultimo discendente di una nobile famiglia tutta Serpeverde, ormai sull’orlo del collasso, i McDellen, appunto, Lux era cresciuto in un clima di diffidenza verso il prossimo, espresso dal distacco che il ramo della sua famiglia aveva operato rispetto ai rami dei suoi cugini.
Sempre dedito alla costante ricerca del miglioramento di se stesso aveva sviluppato un carattere difficile, quasi opportunista. Fino agli undici anni, periodo della sua chiamata ad Hogwarts, aveva dedicato il suo tempo libero alla pittura, unico valvola di sfogo per una mentalità troppo geniale e mal compresa da genitori troppo impegnati a riempirsi la testa di pizzi, debiti e merletti.
E poi si era scontrato con Hope, la Speranza, che era entrata nella sua vita con irruenza, travolgendo ogni suo pensiero razionale in un turbine di avvenimenti impossibile anche solo da elencare.
Aveva incontrato, in quel giorno del settembre 1890, la sua promessa sposa e fidanzata, Clementia d’ Aubuen.
Le due si erano subito scontrate, e, nella migliore delle tradizioni perpetrate da Salazar Serpeverde e Godric Grifondoro, Hope e Clementia non perdevano occasione per cimentarsi in arditi scambi a livello verbale, il massimo che fosse concesso a due ragazzine di quel epoca.
Clementia aveva una bellezza particolare, con gli occhi neri come la notte e i capelli di un castano rosso, che contrastavano con le iridi chiarissime e i capelli mori di Lux.
All’inizio del primo anno i due si erano tagliati i capelli a vicenda, e ciocche chiare si erano unite ad alcune scure sul pavimento, in uno spettacolo davvero singolare. A Hope quella scena era piaciuta così tanto che aveva scattato una foto, e quella era l’unica immagine in cui Clementia (o un pezzo di Clementia) figurava, per lo meno nella stanza della Grifondoro.

Eppure, nonostante gli anni siano sette, passano veloci, e si arriva a quel 23 Giugno in cui loro di devono dire addio, se non per sempre, per un lungo periodo.
Hope non lo sopporta, ma tace, perché un Grifone non vive senza il suo orgoglio.
E Lux la imita, perché in fondo Serpi e Grifoni si somigliano.
Clementia, da astuta Serpeverde, attende in silenzio. E nel frattempo, trama.



-Quanti sono?-
-Sono nove.- la voce suona come delusa.
-I miei dieci.- la seconda, invece, è chiaramente soddisfatta. –Ho vinto io.-
-Allora devo aver sbagliato qualcosa.-
-Perché?-
-Tu che vinci contro di me è qualcosa che supera di tanto così.- le sue dita si separano di poco. –Il limite della mia già fervida immaginazione. D’altra parte, io che sbaglio qualcosa è addirittura un controsenso.-
-Maledetta Grifondoro!! Osi camminare sul mio onore?-
-Perché, sette anni a Serpeverde non l’hanno già ridotto a poltiglia?- il timbro è costantemente ironico. –Ah! Volevo ben dire!-
-Che c’è, adesso?-
-Sono dieci.-

Così Hope Jude Martina Chermister uscì dalla Sala Comune addobbata a festa, mentre un sorrisino le piegava le labbra rosse. La sua falcata ampia fendette l’aria, attirando su di se i molteplici sguardi degli studenti.
Lux Norton McDellen la seguiva, una sorta di irritazione mista a divertimento sul volto.
-Oddio.- sbottò Hope, fermandosi improvvisamente.
L’altro andò a sbatterle addosso, non essendo riuscito a fermarsi in tempo.
–Cosa succede?-
-Martin Piton mi è appena passato davanti. Oggi è ancora più disgustoso del solito.-
Come a risposta, i capelli unti di lui si sollevarono, sospinti dalla brezza. Represse un brivido.
-Santiddio, Chermister. Sei priva di qualsiasi organo che possa anche assomigliare a quello che noi chiamiamo cuore.- buttò lì il ragazzo, cercando di blandirla con un mezzo sorriso.
Lei continuò impietosa nella sua camminata.
-Potresti anche provare a fartelo risultare, non dico simpatico, ma almeno invisibile.-
-Per carità, Lux Norton McDellen. Già mi è preclusa la possibilità di provare pietà, figuriamoci quella di considerarlo invisibile.- disse lei, in un sorrisino non nascosto, ma anzi, trionfante sul suo volto acuto.
Lux alzò le spalle. –Tutti i Piton sono così. Eppure, vedi, c’è sempre qualcuno che se li sposa.-
-Incredibile.- commentò lei, imitandolo nel gesto. –Noto, invece, con dispiacere, che anche la generazione dei Malfoy continua a prosperare.-
Lo sguardo della ragazza si era appunto posato su Felicia BlackPhanter Malfoy, che svettava superiore tra tanti visi anonimi. Impossibile non riconoscere gli occhi di ghiaccio e i fini capelli di un biondo cenere che cadevano, leggermente arricciati, fino alla vita.
-Non ho mai capito perché porta il cognome della madre come il primo. Teoricamente, dovrebbe ereditare quello del padre.- si rivolse appunto verso il ragazzo, aspettando una risposta.
-Perché Felicia Malfoy BlackPhanter non suona abbastanza bene. Oltretutto, pretendi che la nobile Casata dei Malfoy si estingua solo perché la madre di Felicia era figlia unica? Genève Malfoy non avrebbe sopportato l’affronto.- spiegò rapido, chiarendo all’amica cha a lui, di quelle cose, importava ben poco.
-Il Signor BlackPhanter, e mi scuserai per la poco blanda espressione, non deve avere molta spina dorsale.- ironizzò lei, inclinando un sopracciglio. Il ragazzo fece una risatina breve. –Non conosci sua moglie, allora. Genève Malfoy è nata con una tempra e uno spirito di fuoco.-
-Purtroppo la figlia ha preso da lei.- disse amara Hope, che pur odiandola, ammirava Felicia per la freddezza con cui affrontava ogni problema. Il massimo di sconcerto che le aveva visto dipinto sul volto in sette anni era stato un sopracciglio finemente inclinato a contorno di due occhi freddi come il ghiaccio.
-Chermister.- la salutò con fredda cortesia la ragazza.
-Malfoy.- rispose ella, con un cenno della testa. Le due si squadrarono con aria minacciosa, tanto che Lux ebbe quasi il terrore di passare in mezzo alle loro teste. Lo fece solo perché Clementia lo guardava con aria vagamente irritata, e contemporaneamente gli faceva cenno di raggiungerla.
-Con permesso- borbottò. –Buongiorno Malfoy.-
-McDellen.- gli occhi ghiaccio di Felicia lo inseguirono fino a che egli raggiunse la sua fidanzata. Poi distolse lo sguardo, infastidita. Raccolse il ventaglio che aveva appoggiato in grembo, mentre stava seduta, e lo aprì con nochalance. –Mi dispiace, Chermister.-
-Cosa?-
-Che tu non riesca a capire quello che la realtà mette sotto il tuo regale mento.-
Rimase un secondo interdetta, poi arricciò signorilmente il naso. Gettò il capo indietro, ridendo. –Stai scherzando, nevvero? Ultimamente ti piace burlarti di me.-
-Rettifico, Hope Chermister. Non vedi nemmeno quello che ti sosta sotto quegli occhi da cherubino con lo stomaco pieno di dolciumi.- e detto ciò si alzò, il ventaglio viola sempre in mano, e lo abbatté non molto gentilmente sulla testa di Hope, la quale emise un grido oltraggiato.
-BlackPhanter!!! Cioè, Malfoy!!- le urlò dietro, troppo forte da essere udita da orecchie indiscrete e troppo piano per farsi sentire dalla diretta interessata.
-Felicia…- implorò. Nemmeno si ricordava l’ultima volta che l’aveva chiamata per nome. –Santiddio, Felicia, fermati!!-
L’altra era già scomparsa nel bagno di folla che la circondava.
Hope Jude Martina Chermister fece uno sguardo storto, quasi infastidito. “Occhi da cherubino con lo stomaco pieno di dolciumi??” meditò, ripensando alla precedente uscita della ragazza. “Qui sono tutti pazzi!”


In realtà, Lux Norton McDellen si annoiava alla morte. Fingeva di ascoltare la fidanzata, mentre la sua mente vagava parecchio lontana, vicina a Felicia Malfoy, ma non su Felicia Malfoy.
Bensì sulla figura che le stava di fianco, appoggiata alla gamba destra con aria signorile e i capelli ricci mossi dalla brezza leggera che è solita annunciare l’estate.

Qualsiasi aggettivo stonava, se non bella.

Nessun verbo poteva descrivere la sua grazia nell’incedere, se non volteggiare.

E nessun avverbio poteva far precisamente comprendere il modo con cui lei lo trattava, se non bastardamente.

Nel complesso, Hope Jude Martina Chermister, sua amante, compagna di classe e migliore amica, era un Grifone nella stessa misura in cui era una Serpe.

Per non parlare della fine dell’anno scolastico, poi…




Ola^^
Un fanfic un po’ strana, ma la signora grassa mi affascina da morire come personaggio!
Un bacio
L.A.



 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
mmebovary - Voto: 01/02/09 00:40
Era carina e decisamente originale... perché non l'hai continuata?
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: