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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: THE DEATH ANGEL
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: miss-hide galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 13/03/2006 17:44:31 (ultimo inserimento: 05/07/06)

una ragazza fa uno strano sogno che le cambierà la vita
 
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PROLOGO
- Capitolo 1° -

Prologo
Lo strano sogno

Notte, buio.
In una strada desolata un camion avanzava superando di molto il limite di velocità.
Dentro, un uomo dai lineamenti sudamericani, cantava a squarciagola una canzone in inglese perfetto.
Era sudato, le guance rosse come di chi ha alzato un po’ il gomito, gli occhi nocciola lucidi, incorniciati da bagnati ricci neri attaccati al viso. Uno dei due abbaglianti non funzionava dalla mattina, ma il camionista non sembrava preoccuparsene più di tanto. In fondo, ancora qualche km e poi sarebbe arrivato alla sua vera meta…casa.
Giunto ad un casello, il camionista lasciò l’autostrada e, dopo un tratto sulla statale, si inoltrò in una stradicciola poco frequentata e a malapena asfaltata. A volte, il grande camion saltava quando c’era una buca inaggirabile, ma l’uomo fischiettava tranquillo.
La stretta strada, grande a malapena per far passare due auto contemporaneamente, era costeggiata da alberi, non tanto fitti da lasciare intravedere grandi buchi neri:dirupi. Ma il conducente andava tranquillo per la via, con la sicurezza dell’esperienza data dall’avere percorso quella strada per almeno un milione di notti.
Quella, però, non era una notte come le altre e qualcuno, sul camion, seduto accanto al conducente, aveva uno strano presentimento, anzi, un po’ più di un presentimento, iniziava ad avere paura.
Ma il camionista continuava a fischiettare, ignaro di ogni cosa.
Ad un tratto un cerbiatto attraversò la strada. L’autista, colto di sorpresa, sterzò velocemente, così velocemente da perdere il controllo della vettura che continuò la sua sfrenata corsa verso un grande buco nero. Il panico si poteva leggere sul viso del conducente impallidito dalla consapevolezza di non riuscire più a raddrizzare quell’enorme bestione che gli era sempre stato fedele. Erano entrati nel grosso buco nero, e allora, non vedendo niente, il camionista andava alla cieca, sterzando nel momento e nella direzione che il suo istinto indicava.
Ma sapeva che non poteva bastare. Ed ad un tratto, quando orami era troppo vicino, ecco un albero, un grosso albero alto e forte, un gigante. La sua figura nera si ergeva nella direzione del camion. Fu allora che capirono. Pregarono che l’impatto non fosse troppo violento, ma la morte si stava già insinuando nel loro cuore. L’uomo pregò, pregò per la moglie, per la sorella e per i suoi angeli: Cameron e Diana. L’ultima cosa che il conducente sentì, fu una mano gelida che lo sfiorava. Allora si voltò verso destra e vide un mesto sorriso e udì voce che lo invitava a non avere paura. L’uomo allora, tirò un gran sospiro e chiuse gli occhi. In un attimo l’albero si fece vicino, più vicino, sempre più vicino e…bum.
Sam si svegliò di soprassalto. Si toccò la fronte sudata e i capelli, bagnati, neri e ricci, come quelli del conducente che aveva sognato. La testa le pulsava e la vista era sfuocata.
Nella mente ancora il camion, il conducente e la sua paura…
Nelle orecchie ancora le parole che gli aveva pronunciato con una voce che non sembrava la propria…
Nelle narici ancora quell’odore di terra bruciata, l’odore che le era rimasto così impresso dal giorno dell’incidente…
Ma quello non era il suo incidente, quello non era suo padre e non era la sua vettura. No, non aveva risentito neanche le urla di suo fratello, accasciato sul sedile posteriore dell’auto con la faccia sanguinante. No, quello era certo un incidente accaduto solo nei suoi sogni, un incidente immaginario di un autista immaginario.
Ripensò a quello che aveva sognato, anche se non fu difficile, visto che le immagini del camion si ripetevano nettissime nella sua testa. Era ancora lì, seduta accanto quell’uomo che cantava e fischiava e che alla fine pregò. Forse quell’uomo non era mai esistito, forse non sarebbe mai successo niente, ma, in quel momento, le lacrime le bagnarono il viso lo stesso. Pregò che, se quell’uomo fosse davvero esistito, gli avesse potuto allungare la vita di cento anni, come dicono gli anziani quando si sogna di veder morire qualcuno.
Alla fine, cercò di convincersi che tutto quello che aveva visto non era stato altro che un sogno, finché non si riaddormentò.
Quella notte, la notte tra il dieci e l’undici dicembre di un anno come tanti, mentre Sam si svegliava di soprassalto, sudata in un letto troppo caldo, anche se era una notte di pieno inverno, la vita di tre persone sarebbe cambiata radicalmente.

 
Continua nel capitolo:


 
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