INTRO
- Capitolo 1° -
Scoccava il dì 10 d'Agosto quando a Sparta pervenne la funesta notizia.
Il messo giunse alla rocca della città,nel palazzo del Re Leonida,uomo saggio e forte in vecchiaia come in giovinezza.
Alto appariva il Condottiero,un volto scarno a riverbero degli anni sfioriti,una sfoltita barba bianca che di poco scendeva al di sotto del mento,i capelli che ricordavano con lievi sfumature un biondo-ocra ormai appassito.
<<Parla,o Clemete,che nuove porti dal lontano Est?>>esordì con roca voce il Sovrano,che impiedi stanziava al di sopra dell'altare.
L'area era infusa di una fioca luce che nascondeva le pareti rocciose prive d'affreschi,alcune piccole finestre ai lati della stanza erano gli unici segni che distinguevano il luogo da una grotta.
<<Due milioni>>diceva il messo,con affannosi respiri<<due milioni di barbari giungono con re Serse in testa>>.
Lo sguardo del vecchio s'animò di stupore,svegli eran quelle iridi mai spente dalla fiacchezza del corpo.
Il Re portò la mano al mento,con fare pensieroso,mentre s'abbandonava sul rude trono di pietra.
Quindi ruppe il silenzio:
<<Dunque,o Parmenione,preparate gli spartiati>>breve pausa<<Partiamo domani>>.
La mente del Sovrano ancora non dava segni di cedimento,lesta aveva preso la decisione considerando,da vecchio guerriero,le possibilità illusorie di vincere quell'armata sconfinata.
<<Clemete,correte a Tebe e Micene,trovate più uomini possibili,e che Marte imperioso c'aiuti>>.
Allontanati dunque i suoi fidati,l'anziano condottiero s'alzò dal suo giaciglio e,giunto presso una finestra,volse gli occhi al cielo dicendo:
<<O Marte,vuoi dunque che il tuo servo più fedele,che più d'ogni altro t'ha condotto in dono la morte de'bestie,dissotterri la spada e ancora una volta la impugni contro i Barbari?>>beve pausa<<Se è ciò che vuoi,Leonida Re di Sparta condurrà le sue legioni all'Ade,seco portando molti doni alla tua potenza>>.
Ciò detto si volse e attraversò la stanza per largo,scomparendo all'ombra d'uno stanzino.
|
|
