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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Detective Conan (Meitantei Conan)
Titolo Fanfic: IL BOSS (MY CONAN)
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: ladykokatorimon galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 25/02/2006 17:33:03 (ultimo inserimento: 21/12/06)

"eri più in alto di quanto pensavi, Ora scopri da sola il perchè" cosa intendeva dire Gin a Shiho prima di morire per mano dell'organizzazione?
 
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PRIMI 3 CAPITOLI
- Capitolo 1° -

Nota del 15/07/2012
ATTENZIONE!
in seguito ad un commento negativo ricevuto nel 2011 mi è parso necessario aggiungere questa precisazione.
Se vi soffermate sulla data noterete che sì, questa fic è del 2006.
L'ho scritta sei anni fa e vorrei tanto tornare indietro e prendermi a calci nel deretano per averlo fatto, ma nonostante questo ho deciso di lasciarla pubblicata perché è stata la mia primissima fanfic e fa parte della mia storia. Già a quel tempo mi avevano consigliato di "Non continuare perché è uno spreco tagliare alberi per della merda del genere" e, per inciso, penso tutt'ora che costei fosse una poderosa stronza e che avrebbe potuto impiccarsi per quanto mi riguarda (chiunque fosse perché non me lo ricordo). Se le avessi dato retta non sarei mai potuta migliorare fino al punto in cui sono adesso. Niente di che eh, però adesso sono moderatamente soddisfatta del mio stile.
Quindi non commentatela, ok? Tanto sarebbe una critica inutile dato che non scrivo più così. Avevo 15 anni e non sapevo cosa cacchio stavo facendo, non siate stronzi e abbiate pietà di quella povera ragazzina sperduta.
Se vi piace beh... avete qualcosa che non va XD

Ah, e ignorate anche le mie note deliranti.
Ero una ragazzina insicura e rompiballe (Insicura e rompiballe lo sono anche adesso, veramente), quindi andate ad affilare gli artigli da un'altra parte se vi serve.





Questa è una mia personale rivisitazione della serie. La storia è in linea di massima la stessa, ma ho apportato alcune modifiche:

1 Ho eliminato due personaggi, L’ispettore Megure e Il dottor Agasa;

2 Il Dottor Agasa è stato adeguatamente sostituito…

3 ho cambiato il personaggio di Goro, diciamo che è lui a sostituire Megure…;

4 Ho eliminato tutti i marchingegni che Conan utilizza;

Sostanzialmente, non avendolo ancora visto, ho cercato di immaginare il finale. Spero che vi piaccia.

Ps se cominciate a leggere per favore arrivate almeno al 4 capitolo, è là che comicia la vera storia, i primi 3 servono solo per presentarvi i miei nuovi personaggi...





1 IL NANO

Si svegliò improvvisamente, come riemergendo da un abisso interminabile e vorticoso. Non aveva percezione del mondo esterno, udiva solo i suoi pensieri, come se fosse qualcun’altro a pronunciarli, come se non fossero i suoi.

Era fuoriuscito da uno stato di trance o sogno, dove aveva visto passargli davanti agli occhi tante immagini, e tante parole vicino alle orecchie. Ran, le sue parole, i suoi sguardi, le sue espressioni, li aveva visti in una girandola infinita di sensazioni, come se non avesse mai più potuta vederla, ascoltarla.

Ogni fibra del suo corpo era in subbuglio. Era strano… si sentiva come se gli mancasse qualcosa…

Il dolore, il formicolio, ogni sensazione era… gli era difficile definirlo… era meno esteso, era minimizzato, ma più acuto.

Percepiva un peso, ma non grave, non opprimente… era come… se qualcosa gli pendesse addosso, avvolgendolo.

Pian piano il mondo intorno a lui si fece più nitido e tutto si diradò, come nebbia, come il vapore acqueo di una pioggia battente, come un denso alone. Aprì il palmo della mano e un ciuffo d’erba volò via trasportato dal vento.

Dapprima si mosse impercettibilmente, ogni muscolo era indolenzito, poi riuscì a mettersi in ginocchio, con le mani a terra.

Guardò la sua ombra, evidenziata dalla luce al neon evanescente e azzurrognola del lampione, e… quella strana sensazione di stranezza… di anormalità… gli tornarono alla mente ancora offuscata.

Era… più piccola, più sottile.

Finalmente riuscì a mettersi su due piedi. “Finalmente…” si disse “…ma… dove sono?”

Alzò il braccio, tentando di spostare da davanti agli occhi, il grosso ciuffo di capelli corvini. Ma… il suo braccio…

Lo afferro con tutta la sua forza (poca) :

“Scarno…” pensò “…troppo scarno”

Si sentiva come ubriaco, e barcollava come un pendolo. S’incammino, con circospezione, trascinandosi ancora quello sconosciuto peso. Sbucò su una strada, molto trafficata e piena di vetrine.

Continuò a trascinarsi, appoggiandosi al muro laterale, quando cadde con la faccia contro una delle vetrine. Aprì gli occhi:

“…” davanti ai suoi occhi un ragazzino, alto poco più di un metro, gli sgranò gli occhi color cobalto. Vestito di una giacca di pelle nera per lui troppo grande, che s’acciaccava l’orlo di jeans abnormi. Si toccò, in tutti i modi…

“O mio dio…” sussurrò… quel ragazzo alto e longilineo che conosceva era svanito.

_Bambino…_ una mano gli toccò la spalla. Sobbalzò, e si voltò di scatto. Era una donna:

_... ti sei perso?_ non rispose. Balbetto delle parole inconsulte… la sua voce… non era più la stessa… la voce fuori… la voce nei suoi pensieri… la sua voce… non era più la stessa. Questo lo terrorizzò.

Indietreggiò, battendo contro la vetrina. Quella immagine…

Scappò via, lasciandosi dietro gli jeans ormai ridotti a brandelli.



_Kasu, Kasu… porca miseria apri…_ un bambino suonava con insistenza il pulsante di un citofono, e con rabbia:

_Chi è?_ si udì dalle grate sotto il pulsante:

_Apri sono io… Shinichi…_

_Moccioso non m prendere in giro. Io la voce d Sh…._

_Apri maledizione…_ urlò sferrando un pugno con violenza. Si udì un sospiro di scetticismo, e il portone si aprì, in una scarica di elettricità.

Il bambino giunse alla porta di un appartamento. Un alto ragazzo, a prima vista sui 25 anni, stava appoggiato a sbarrarla, fumando una sigaretta:

_e tu chi sei?_ chiese. L’altro passò sotto, con facilità, al braccio del ragazzo, teso davanti all’entrata:

_Mi vuoi dire chi sei?_ chiese ancora entrando in casa:

_Idiota, sono io… Shinichi…_

_ Ho l’aria del deficiente?_ disse avvicinandosi a quella strana figura:

_è alto più d un metro e 80 lo sai?_ disse accarezzandogli la testa e sghignazzando con sarcasmo. Il ragazzino gli afferrò la mano, graffiandola:

_Va bene, va bene, ti credo…_ guardò con attenzione quella buffa ed esile figura e…

_Cazzo… sei tu!_

Shinichi si precipitò verso il bagno. Lì c’era uno specchio. Incominciò a guardarsi e a toccarsi. Quella immagine lo fissava, tenendosi il viso tra le mani.

_Ma che hai fatto? Sembri uno dei 7 nani!_ Kasu lo guardò negli occhi. Capì, che non c’era niente di cui scherzare.

Mai aveva visto un simile sguardo negli occhi del suo amico. Quegli occhi, che di solito erano così tranquilli, erano pieni di paura e smarrimento.

_ Mi vuoi dire cosa ti è successo?_ il bambino continuava a non rispondere. Quella voce, quella voce così fievole e acuta lo terrorizzava, non avrebbe mai più voluto udirla. Le sue mani lasciarono il viso. I suoi occhi… si spalancarono ancora di più. Rimase immobile.

“Cosa gli è successo?” pensò. L’esile figura s’accasciò a terra, senza mai staccare quegli occhi dallo specchio.

Kasu lo fissava a sua volta.

Non sapevano ancora bene cosa stesse accadendo, ma percepirono, uno in particolare, di essere nei casini.



2 APPROFITTARSI DELLA SITUAZIONE

L’alto ragazzo prese il bambino tra le braccia. Non oppose resistenza. Era penzoloni sulle sue braccia mentre lo portava verso il divano all’entrata. Lo poggiò delicatamente e i gomiti s’andarono a poggiare sulle ginocchia.

Kasu non sapeva cosa dire, la situazione era troppo strana per poter dire qualcosa. Balbettò ma non disse nulla a quella figura così inerme:

_ Cosa… cosa ti è successo?_ il nano alzò il volto. Sembrava essersi calmato.

_ Gli… gli uomini in nero…_ Kasu non capiva, che centravano ora gli uomini in nero?

_... dei sicari mi hanno aggredito… _

_ Dove?_

_Al luna Park, con Ran…_ nella sua testa si susseguirono le immagini:

_Una pillola… un farmaco…_

_Ti hanno dato una pillola?_ Shinichi si toccò il grosso ciuffo di capelli. Annuì. Deglutì e sembrò riprendere un po’ del suo solito charme:

_ Poi mi sono venuti dei dolori strazianti…_ per un attimo fu certo di averli ancora…

_... Pensavo di star per morire… poi mi sono svegliato…ed ero così…_ Aggiunse allargando le braccia a mo’ d’inchino, sarcasticamente, di un sarcasmo di chi non sa come reagire. Il suo amico non sapeva che dire:

_ Non mi dire che ti sei andato a cacciare in qualche guaio?_ disse Kasu, alzando il tono di voce:

_ Anche mio padre indaga su questa fantomatica organizzazione, e se non ha concluso niente lui con il seguito di sottoposti che si ritrova, cosa volevi fare tu?_ Shinichi abbassò lo sguardo. Aveva ragione, aveva indubbiamente ragione:

_ Senti, ti capisco… non è la solita banda di trafficanti…_ non concluse la frase… rimasero in silenzio:

_E mia sorella?_

_Non ti preoccupare, naturalmente l’ho lasciata fuori dalla faccenda…_ rispose. Per un momento si rivide davanti lo sguardo di Ran, mentre lo guardava correre via. Una morsa gli strinse il cuore. Il suo istinto ribolliva come a voler far esplodere quel corpicino.



La notte passò e il sole sbucò lento e apatico, come in preda ad una stanchezza senza fine. Il ragazzino era andato a fare la nanna.

Ora era sveglio, da non sapeva quanto tempo e stava sul tavolo della cucina con in mano una lattina di birra. Era strano guardare quella piccola sagoma mentre sorseggiava lentamente da quel piccolo contenitore su cui risaltava la scritta “Heiken”. Forse non gli avrebbe fatto bene, ma quello era l’unico liquido bevibile che quell’alcolista di Kasu era stato capace di offrirgli. Indossava una lunga e larga camicia bianca che lo faceva vagamente assomigliare ad un fantasma:

Kasu entrò nella stanza:

_Ancora sei in queste condizioni?_ l’altro non rispose, lo fulminò con lo sguardo:

_Dai, quanto vuoi che duri l’effetto di un farmaco difettoso?_ il nano posò la lattina e girò lo sguardo. Stavolta era di rassegnazione:

_E se fosse per sempre?_ quell’eventualità non l’aveva presa in esame. L’istinto, l’istinto avvalorava quell’ipotesi.

_Su non la fare tragica… tra un po’ tornerai in tutti i tuoi 185 centimetri d’altezza!_ la battuta non era di gradimento.

Kasu ancora non si abituava a quella strana presenza.

S’udì qualcuno bussare alla porta:

_Kasuya….Kasuya, sono io Ran…apri!_ I due si guardarono terrorizzati:

_Cazzo, è mia sorella!_ Shinichi tentò di sgattaiolare via. Kasu sorrise…

_Vieni qua…_ disse acchiappandolo per il retro della camicia.

_Ora ci divertiamo…_ sussurrò trascinandosi dietro il ragazzino:

_ Ehi no… ma sei matto?_

_Dai approfittane finché sei così, no?_ continuava a portarselo dietro verso la porta, mentre il piccolo fagottino si dimenava:

_ Ti faccio notare che ho 7 anni porca miseria!!!_ urlava, ma l’altro, decisamente più forte, lo ignorava. Shinichi non capiva cosa c’era da approfittare.

La persona fuori dalla porta continuava a bussare.

_Eccomi, sorellina arrivo…_ aprì la porta. Davanti a loro apparve una bella ragazza, dai lunghi capelli castani, alta circa un metro e 75.

_Ce l’hai fatta ad aprire!_ disse:

_ Mi manda papà ha detto c…_ interruppe il discorso e rivolse lo sguardo alla piccola sagoma che dondolava penzoloni dal braccio del fratello. Si mise in ginocchio e lo guardò negli occhi. Il bambino arrossì, non sapeva neanche lui per cosa:

_E tu chi sei piccolino?_ Entrambi ebbero un attimo di smarrimento. Kasu balbettò qualcosa, non aveva pensato a cosa dire:

_ Entra, che ti spiego tutto!_ chiuse la porta e posò il nano a terra. Ran aspettava quella benedetta spiegazione:

_ Vieni ti offro qualcosa…_

_ Lascia stare, lo sai che sono astemia_ Kasu sembrava già aver finito i diversivi:

_ Mi vuoi dire chi è questo bambino?_ Il bambino se ne stava impalato senza dire una parola. Kasu rimase un attimo a pensare…

_è un parente di Shinichi…_ a quel nome la ragazza ebbe un sussulto, che cerco di nascondere neanche tanto bene. Kasu continuò velocemente, come a volersi togliere d’impaccio velocemente:

_... Si, cugino per la precisione… i genitori sono in viaggio e l’avevano affidato alla famiglia Kudo…_ Disse:

_ Però… Shinichi è dovuto partire e me lo ha lasciato…_ un sussulto tornò a pervadere Ran, ma stavolta non tentò di nasconderlo:

_Come è partito?_ urlò. Davanti a quella reazione il fratello rimase spiazzato:

_ Si… non te l’ha detto?... mi aveva detto… che te lo avrebbe detto… al Luna Park!_ eccesso di ripetizioni stonarono alle sue orecchie:

_No…_ disse in preda ad un attacco d’ira. Ripensò a quei momenti e prese a fare a pezzi un fazzoletto, con una rabbia tale da spaventare i due, specialmente la diretta causa di quella rabbia…

Si calmò, facendo un lungo, lungo sospiro. Poi tentò di abbozzare un sorriso.

_Senti…_ esordì il ragazzo, che aveva intenzione di mettere in pratica il suo piano…

_ Perché, non te ne occupi tu? Io non credo di saperci fare con i bambini…_ la ragazza allargò il suo sorriso:

_Perchè no…_ il bambino prese a strattonare la gamba del ragazzo:

_ … Zio…Zio Kasu!!!_ disse. Lo fece abbassare e incominciò a parlargli sottovoce:

_ Idiota che fai?_

_Dai, non rimarrai così a lungo, finché puoi approfittane, te l’ho detto no?_ il bambino tentò di protestare, ma ancora una volta il ragazzo lo ignorò:

_ A lui va benissimo… già gli piaci molto…_ Shinichi si prese il volto tra le mani per nascondere il rossore di cui il suo nuovo piccolo viso si era tinto.

_Bene ma come si chiama?_ Kasu rimase spiazzato. Prese a girare lo sguardo per la stanza in cerca di un’ispirazione. Sul tavolo c’era un libro, “Il mastino dei Baskerville”…

_Co…Conan… si chiama Conan!_



3 IL PICCOLO CONAN DEVE SPARIRE!



(Qui si fa un bel salto nel tempo. Tralascio tutti i dialoghi Ran-Conan che potete liberamente seguire sull’opera originale, e vado subito a presentarvi il mio nuovo personaggio, anche se proprio “mio” e “nuovo” non si può dire.... ah dimenticavo una cosa importante, per ogni commento, che gradirei un casino, TRIBAZIA@ALICE.IT. Mandatemene tanti mi raccomando, ma non siate cattivi perché è la prima che scrivo!!!!)



Così passò la prima notte. Le prime luci dell’alba sovrastarono gli altissimi grattacieli di Tokyo, e piano piano tutta l’immensa città s’illuminò, come liberata da un gigantesco manto nero che la copriva.

La luce riflessa entrò, s’infiltrò tra le grate della persiana, ed illuminò la stanza gradualmente fino a posarsi delicatamente sulle palpebre di un piccolo esserino, che andarono così a rivelare i due occhi color cobalto.

Il neo-ribattezzato Conan vide così il suo secondo giorno di vita. Due giorni, 48 ore, decisamente troppe.

Scansò la coperta bianca, e si mise a sedere dando le spalle alla finestra da cui scaturiva la candida luce. Ancora una volta s’accanì su quel grosso ciuffo di capelli corvini, con nervosismo.

La notte era stata tranquilla, maledettamente tranquilla. Nessuna trasformazione, niente dolori, niente cambiamenti, niente di niente, e questo significava solo una cosa: il casino più totale, e per qualcuno in particolare. Avrebbe sfruttato tutti i suoi ormai pochi metri d’altezza pur di strozzare quell’idiota di Kasu.

Già la situazione era tragica all’inizio, e ci si era messo anche lui a complicarla.

“Quanto vuoi che duri l’effetto di un farmaco difettoso?” aveva detto, e ora le avrebbe pagate tutte le conseguenze di questa frase. La faccenda si faceva seria, più di quanto potesse immaginare.

Due giorni di vita erano troppi, troppi per Conan. Lo erano ancora di più i due della scomparsa di Shinichi.

“Il piccolo Conan deve sparire!” pensava l’esserino, senza neanche immaginare quanto sarebbe stato difficile mettere in pratica questo proponimento. Quella piccola immagine era ormai diventata il suo incubo.

Improvvisamente udì un tintinnare di chiavi, e la porta aprirsi con fervore:

_ RAAAN…_ ad udire quelle parole, la cui voce conosceva bene, il piccolo Conan parve sbiancare: ci mancava solo la palla al piede. Scese dal letto sfatto e raggiunse il piccolo salotto che seguiva la porta d’ingresso.

Un uomo sulla quarantina, con un paio di minuscoli baffetti neri, stava impalato davanti alla porta spalancata. Alto circa un metro e 85, indossava una giacca nera sotto cui svettava, fin troppo evidente, una grossa pistola.

_Ran…_ urlò, furente _... cos’è questa storia del moccioso? Non puoi portare chi vuoi dentro casa!_ a quelle parole, Conan incominciò ad indietreggiare per allontanarsi dal pericolo.

Ran sbucò come dal nulla da dietro la porta della cucina, con uno straccio bagnato in mano:

_ Dai papà, non farla tanto lunga…_ disse _ … Kasuya mi ha chiesto un favore… e dopotutto, è solo un bambino…_

Il grosso uomo girò gli occhi e guardò in faccia la figlia.

_Tuo fratello è un genio ad accollarci le sue rogne…_ la ragazza scrollò la testa, stavolta non poteva dargli torto:

_ Ma non è questo il punto! Non puoi portare gente dentro casa e avvertirmi solo con una fottutissima telefonata!_

Ran non disse niente, lo guardò solo dritto negli occhi, con decisione. L’uomo parve sciogliersi come neve al sole:

_ E va bene… dove sta?_ Ran vide spuntare il visetto impaurito del ragazzino, e gli fece segno di venire fuori. La piccola figura, ancora titubante, venne avanti a piccoli passi.

_ Eccolo, è lui_ l’uomo guardò il bambino, con sguardo inquisitore. Shinichi aveva visto ed incontrato tante volte quell’idiota del padre di Ran (idiota quasi più del figlio) ma il vederlo così alto gli faceva una grande impressione, anche per le occhiate che gli lanciava, ben diverse dalle solite del tipo “Non ti azzardare a toccare mia figlia!”.

_Conan, questo è mio padre, Kogoro Moori…_

_Ispettore, Kogoro Moori…_ aggiunse l’interessato, trasudando boria e mostrando il distintivo.

Già…ispettore…fin dalla notte dei tempi Shinichi si era sempre chiesto come quel celebro-leso fosse arrivato ad avere una carica simile. Probabilmente aveva un sosia da qualche parte.

_E papà, questo è Conan Edogawa…_ Il bambino allungò la mano, che l’uomo afferrò con violenza. S’udì un piccolo crack.

Ora erano in tre a conoscere quel nuovo ospite del mondo…



Ancora una volta quel piccolo ragazzino si ritrovò a suonare al campanello di quell’appartamento, con la stessa rabbia:

_IDIOTA APRI, CHE IO TI AMMAZZO!!!!_ forse la rabbia si era trasformata in raptus omicida:

_Chi…._ all’udire quello sbraitare il ragazzo rabbrividì. In qualunque sembianza si trovasse la rabbia di Shinichi lo intimoriva sempre sopra ogni altra cosa:

_APRI, O SFONDO LA PORTA!_ sapeva bene che anche nonostante la sua altezza avrebbe trovato il modo di fargliela pagare. Ed in effetti immaginava bene… spinse il bottone e la porta si apri di nuovo davanti al piccoletto.

Il ragazzino gli comparve davanti, con il visetto rosso di rabbia:

_ MALEDIZIONE…. MI VEDI?_ disse, e con un salto lo afferrò per il colletto della camicia e gli fece raggiungere la sua altezza:

_ TE L’AVEVO DETTO DI NON DIRE NIENTE! E SE RIMANGO COSì?_

Kasu rimase un attimo interdetto. Quei due grandi occhi azzurri brillavano di una rabbia che non avevano mai ospitato.

Si rese conto di averla fatta davvero grossa. Forse stavolta Shinichi avrebbe messo in pratica quel proposito che spesso gli ripeteva…

_Calmo…_ bisbigliò. Ma il ragazzino lo strattonò ancora di più, e lo fece mettere in ginocchio:

_Questa non la passi liscia…._ continuò, simulando il tono calmo che gli si chiedeva.

_IO TI AMMAZZO!_ per fortuna era un bambino, sennò un calcio alla Maradona, ben piazzato sulla mascella, non glielo toglieva nessuno.

_Lasciami dai… parliamone… che vorresti fare con poco più di un metro d’altezza?_ ma la sua diplomazia, che evidentemente fuoriusciva solo nei momenti critici, non serviva a niente… Fu probabilmente il riferimento all’altezza che indusse Shinichi ad implodere la sua furia. Tirò un lunghissimo sospiro dal quale fece uscire tutta la collera, simile ad un alito di gas tossico, e lo guardò con gli occhi di ghiaccio:

_ Te lo dico con calma…_ esordì _... sei tu che mi hai messo in questa situazione… tu me ne ritirerai fuori…_

Pensò che dirgli che lui non poteva fare proprio niente avrebbe significato la sua fine…

_E i Mib dove li metti?_ Il tentativo di scaricare la colpa era fin troppo grossolano. Il ragazzino abbozzò un risatina sarcastica davvero inquietante:

_ Attualmente ho te tra le mani… quando avrò loro ci penserò…_ Kasu lo guardò negli occhi e abbozzò una risatina ancor più inquietante:

_È Ran che ti dà tanti problemi vero Shin…_ ad udire quel nome mollò immediatamente la presa, e l’alto ragazzo s’accasciò con un leggero tonfo sul pavimento, visto la bassa caduta.

_Mia sorella è sempre il tuo punto debole…_ disse alzandosi e rimettendosi in sesto la candida camicia sgualcita.

Il ragazzino lo guardò con un sguardo impotente e ancor più rabbioso. Dargli torto era impossibile, ma usare il suo punto debole in quel modo lo trovò veramente ignobile.

_ Dai non fare quella faccia… mica poteva aspettare che mi ammazzassi!_

Infondo quell’idiota aveva ragione: se non avesse reagito ora si ritroverebbe il collare al collo.



Chiuse il portone lentamente, e si lasciò ancora una volta dietro il luogo che ben presto sarebbe diventato il suo rifugio.

Il sole era alto. Lo sguardo gli cascò su un gigantesco orologio, dalle cifre rossastre, che svettava da un grattacielo, e che sottostava ad un ancor più gigantesco cartellone pubblicitario. 9.54. 20°C.

Si strinse il piccolo giubbotto di jeans addosso. Ran l’aveva recuperato tra i vecchi vestiti di Kasu, insieme ad un paio di pantaloncini. Per le scarpe invece non c’era stato rimedio. Ne tanto meno per altro visto che la grossa camicia che Kasu gli aveva prestato svettava ancora fino giù ai piedi fino a toccare gl’ingombranti zoccoli di legno.

Sospirò pensando al suo aspetto così ridicolo e s’incamminò verso la stazione Beika.

Kasu aveva voluto risolvere il problema alla meno peggio, o forse neanche era quella la sua intenzione.

“Senti, tu rimani a casa di Ran finché sei bambino. Mio padre si sta occupando dell’organizzazione con la sua divisione e se rimarrai lì forse potrai avere delle informazioni. Io faccio quel che posso, t’informerò di tutti i casi di cui mi occuperò, anche se solo di omicidio visto che mi occupo delle autopsie essendo un medico legale. Tu cerca d’impicciarti anche se te lo impediranno, trova tu una scusa.

Alla fine ti ringrazieranno, vedrai!”

Salvarsi l’osso del collo… quella era la sua intenzione…



Mentre camminava si guardava le mani. Non si capacitava. No… non ci riusciva. Le toccava e le stringeva come se avessero dovuto dissolversi da un momento all’altro, rimpicciolendosi ancor di più.

Ormai nella sua mente, forse anche inconsapevolmente, si era ormai fatta strada una profonda rassegnazione. Sentiva che Conan non l’avrebbe lasciato in pace tanto facilmente…

Quella piccola immagine era diventata realmente la sua ossessione. Non era più riuscito più a guardarsi allo specchio.

Non capiva perché ma il solo pensiero di rivedere quegli occhi attoniti gli raggelava il sangue. Ogni volta che udiva quella voce così stridente fuoriuscire dalle sue labbra ed insinuarglisi nelle orecchie, una morsa gli stringeva il petto.

Quell’entità era come un fantasma che infestava la sua mente è i suoi sogni.

Quegli occhi che lo guardavano, quella voce che rideva, rideva….

Si fermò d’improvviso e s’appoggiò alla rampa di scale che costeggiava il passaggio sotterraneo per la metro.

Shinichi scappava e correva via dissolvendosi in una coltre di fumo. Ma stavolta non era da Ran che fuggiva, ma da se stesso.













 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (1 voto, 3 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 3 commenti
Rif.Capitolo: 1
ladykokatorimon
16/07/12 11:53
Tra l'altro non è che il tuo commento sia tanto più comprensibile di quello che avevo scritto io XD
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Rif.Capitolo: 1
ladykokatorimon
15/07/12 19:55
E alla madonna XD
Va be che l'ho scritta sei anni fa e a rileggerla vengono i brividi anche a me, ma addirittura dire che fosse la peggiore! XD
Ma va be, non posso darti torto.
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shuichi92 - Voto: 25/07/11 19:01
la peggiore fanfic. Tu vuoi fare dei passi da giganti con poche incomprensibili testi. No tu non sei semplicemente implicito, ma non ci si capisce praticamente niente di ciò che fa Conan. Prima stava facendo una cosa e magicamente si ritrova a fare un'altra cosa. Non c'è proprio gusto. Scusa, ma è una pessima ff. L'idea per me era buona, ma il contenuto fa schiffo francamente
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