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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: ANGE GUARDIEN
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: axia1986 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 15/02/2006 22:01:50

ecco il parto della mia folle mente...vi prego, leggete, ma nn rinchiudetemi!^^`
 
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CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -

Eccomi di nuovo qua! Questo piccolo racconto è nato dal mio unico neurone mentre era perso nei pensieri più tristi e cupi...spero solo di averci azzeccato con il titolo. Prometto solennemente che terminerò le altre fic, anche se l'altro mio pc si è piantato e si è mangiato tutto ciò che avevo scritto. Meno male che ho avuto la febbre alta, così ho creato un pò!!!^^'

ANGE GUARDIEN

Capitolo unico

È così… facile. Semplice. Trascinare qualcuno nell’oblio. Così dannatamente facile. Fin troppo. Non c’è quasi più gusto. Mi è sempre piaciuto lavorare in questo…”campo”, ma a causa di questa società…è fin troppo facile trascinare le persone con me. Questa società…mi ha tolto tutto il divertimento.

“Kyoko! Kyoko! Dove te ne stai andando? L’associazione studentesca si riunisce tra poco!” “Arrivo, arrivo. Scocciatore.”. Il sole mi bacia la pelle. È arrivata la bella stagione, finalmente. Si lavora meglio. Le menti di questi studentucoli sono così semplici da ghermire. Così facili da oscurare. Abbasso gli occhi sulla benda che mi cinge il braccio. È molto più vistosa, ora che la divisa ha le maniche corte. Una fasciatura candida e vistosa è l’ideale per attirare l’attenzione delle menti che bramo. “Senpai Hanabe! Senpai Hanabe!”. Volgo lo sguardo sulla finestra dalla quale mi stanno chiamando con insistenza. Sorrido. Un sorriso che agli altri sembra normale, forse un po’ stanco a volte. Ma a me… quel sorriso sembra svelare ciò che sono realmente. Osservo bene il ragazzino che mi ha chiamata. Apri la tua mente. APRILA. Sì, così bravo. Quante immagini confuse…fai un po’ d’ordine, coraggio. Devo trovare qualcosa cui aggrapparmi. Qualche ricordo triste ed oscuro. Una donna che piange…”Mamma! Mamma, perdonami! Non lo farò mai più, lo giuro!”. Trovato! Grazie Nabe-kun. “Arrivo subito da te, Nabe-kun.”. Un sorriso maligno, sinistro. Mi alzo da terra. Ero stesa sul prato a godermi un po’ di questo stupendo sole. Anche un demone come me apprezza il calore. È così facile lavorare, per me. Questi sciocchi esseri umani hanno la radicata convinzione che il male si nasconda nell’oscurità. Ma il Male agisce alla luce del sole, perché è molto più semplice. Scuoto la terra dalla gonna verde della divisa. Un alito di vento trascina con sé una ciocca dei miei capelli bianchi, quasi volesse rubarmela. “Senpai Hanabe, in fretta! Aspettano solo te!”. Mi affretto. Sono sempre accondiscendente con le mie vittime, prima di avviarle all’oscurità. Poco dopo sto percorrendo il corridoio assieme ad un ragazzino minuto, di un anno più piccolo di me, con gli occhi castani e i capelli scuri. Io… sono così appariscente, io. Nabe abbassa gli occhi sulla benda…bravo, piccolo, bravo: ” Senpai Hanabe, cosa ti sei fatta al braccio?”. È l’ora. Questa mente è così malleabile! ”Vuoi davvero saperlo, Nabe-kun?” “Sì.”. “è un mio piccolo segreto…”. Lo prendo per mano e lo trascino nel bagno delle ragazze, chiudendoci a chiave. Poi comincio a sbendare l’avambraccio. Alla nostra vista appare un braccio martoriato da una miriade di piccole ma profonde ferite. “Senpai Hanabe! Cosa ti hanno fatto?” “Nulla, Nabe-kun.”. Mi giro, apro la cartella e ne tiro fuori una minuscola scatola rosa. La apro e qualcosa luccica al suo interno.”Questa…Senpai Hanabe, che hai?”. È l’ora delle lacrime. Ad un mio comando, dell’acqua salata solca il mio viso. “Senpai Hanabe…”. Inizia la commedia! “Oh, Nabe-kun!”. Lo abbraccio, stringendolo al mio seno prosperoso: ” Oh, Nabe-kun! Sto così male! Non ce la faccio più! Ecco perché… io… mi faccio… queste cose orribili.”. Credimi, piccolo allocco. Credimi un essere debole tuo pari. “Senpai Hanabe… cos’hai? Ti serve aiuto?”. Eccola… ecco la frase che adoro. La frase che decide il declino di quello studente così ingenuo. “Sì, me ne serve tanto.” “Perché ti fai una cosa del genere?” “Perché…perché mia madre ha scoperto un brutto voto, e non mi rivolge più la parola. Le ho promesso e ripromesso che non accadrà più, ma lei…si ostina a non parlarmi.”. Abbocca. Dai allocco, abbocca. “Sai…anche a me è successa una cosa del genere tempo fa… ma mia madre si è presto pentita.”. “La mia non lo farà mai! Ho tradito la sua fiducia!”. Ancora lacrime, lo stringo di più a me, accarezzandogli la schiena. Cedi, cedi forza, abbandonati. Lascia che carpisca la tua anima. Donala a me. “No… non fare così, dolce Kyoko!”. Eccola! “Ti consolerò io!” “E come farai Nabe-kun?” “Io ti aiuterò ad uscirne!” “E come?” “Dandoti fiducia!”. Ho la sua anima in pugno. Ora devo solo forzarla. Ecco il ricordo che ho scovato prima. Devo solo ingigantirlo. L’aggiunta di uno schiaffo e di qualche frase come “Vorrei che tu non fossi mai nato!” possono servire allo scopo. Quando ci stacchiamo, Nabe-kun ha le lacrime agli occhi. Piangi, piangi, piccola anima bella. “Nabe-kun…che hai?” “Sai…è successo tante di quelle volte anche a me. Anche ieri. E mia madre mi ha anche… dato uno schiaffo.”. Sciocco, sciocco piccolo Nabe… non è mai successo nulla di questo, te ne rendi conto? “Nabe-kun…tu mi capisci, vero?” “Certo, dolce Kyoko…so perché lo fai.”. La scatoletta è ancora lì, aperta, con un oggetto luccicante all’interno. “Nabe-kun…mi ami?”. Dimmi di sì. “Sì, ti amo con tutto il cuore, dolce Kyoko.”. Lo bacio trionfante, e nel medesimo istante gli porgo l’oggetto luccicante. “Sai cosa dobbiamo fare, vero, Nabe-kun, per essere felici?”. Un cenno d’assenso. Adesso devo solo svuotarlo. Ancora un bacio. Che labbra dolci, Nabe-kun. Con un ultimo, profondo bacio, gli rubo anche il più piccolo ricordo felice. Tutto è tinto dalla mia cupidigia d’anime. “Sai cosa dobbiamo fare.”. Un cenno d’assenso. Le pupille dilatate, gli occhi opachi, spenti. Poggia la lametta sul suo polso, sulla vena che risalta. “Verrò anche io con te, Nabe-kun.”. Fissandomi negli occhi, si recide una vena. Il sangue zampilla. Ed è in questo preciso istante che io mi rivelo. I capelli crescono a dismisura e toccano terra. Le iridi diventano rosse, la pupilla verticale. Mi si allungano le unghie, i denti diventano affilati e la lingua come quella di un serpente. Devo baciarlo adesso, per potergli rubare quella splendida anima candida. Unisco le nostre labbra. Vieni a me, piccola anima candida. Sento l’energia pura che scaturisce nella mia bocca. Inghiotto. Inghiotto finché non ne resta un solo briciolo. Nabe-kun, sei una piccola inutile marionetta. Ho ottenuto il mio scopo. La sua animuccia è dentro di me, sta intraprendendo un meraviglioso viaggio per consacrarsi all’oscurità ed entrare a far parte della mia collezione. Torno normale. Mi guardo attorno. Nabe-kun giace in un lago di sangue. Con un sorriso, lo scavalco ed esco dal bagno. Scendendo le scale, faccio riapparire i segni che ha visto Nabe-kun e mi fascio nuovamente il braccio. Sono pronta per un nuova anima. Sono pronta per un nuovo sacrificio. Mi presento al mondo: salve, sono il demone Delilah.

 
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