torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: UN SEMPLICE RICORDO
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: nimphadora galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 06/02/2006 16:59:26

appena harry si riprese dallo shock del siparietto indetto dalle mani dell’amico...
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
UNICO
- Capitolo 1° -

Il buio li avvolgeva. Avevano persola nozione del tempo. Lei sentiva solo la stretta presa di lui. Le sue mani le cingevano i fianchi. Il suo viso affondato tra i suoi capelli. Il respiro affannoso.
Voleva, desiderava di un desiderio che rasentava la follia, che quegli istanti non passassero mai.
Che lui non prendesse coscienza di quello che stava accadendo.
Ma qualcosa li riportò alla realtà.

Una porta si aprì, un fiotto di luce li investì in pieno. Poi un tonfo, come se qualcosa fosse caduto in terra.
Hermione si puntellò sui gomiti per vedere quello che stava accadendo.
Harry fissava il suo volto, l’unica cosa abbastanza vicina da essere distinta senza gli occhiali.
Dal cipiglio impaurito che assunse il viso della ragazza capì che era meglio inforcare le lenti.

Ron era immobile sulla soglia della sua stanza. Gli occhi fissi sul letto di Harry. le lunghe braccia, su cui, prima di farle cadere in terra, reggeva una pila di biancheria pulita, cadevano inanimate lungo il corpo.
La bocca aveva assunto un’espressione grottesca.
“Che diavolo…” fu l’unica frase che riuscì a formulare.
Hermione tirava a sé, nel vano tentativo di coprirsi, le coperte. Era diventata scarlatta e il suo sguardo scattava, nervosamente, da Harry, disteso accanto a lei, a Ron, ammutolito all’entrata.
“Ron, non è come sembra!” si affrettò a dire la ragazza in preda ad un insano panico “Lascia che ti spieghi!”.
Ma era difficile far credere a qualcuno che, con i suoi stessi occhi, ha visto due ragazzi avvinghiati su quello che era stato, non molto tempo prima, il suo letto, che si sbagliava. Che quello che aveva visto non era vero.
“Tu… lei… voi!” balbettava Ron, avvicinandosi al giaciglio “Voi due!” disse prima di inciampare sulla biancheria, che ora era sparsa su tutto il pavimento.
“Non è successo niente!”, Harry parlò per la prima volta. Aveva la gola secca e le gote stavano andando a fuoco.
“So fare due più due, d’accordo?” ora Ron era ai piedi del letto e li guardava con fare minaccioso.
“Non sono un imbecille…” disse più che altro a sé stesso “ Non lo sono! E voi due stavate…”.
Le sue mani si contorsero in quello che, nella sua immaginazione, doveva essere un gesto esaustivo.
Appena Harry si riprese dallo shock del siparietto indetto dalle mani dell’amico, si mise a sedere deciso a finire quella discussione che non aveva né capo né piedi.
“Hey, ascoltami! Insomma, so benissimo che, dato il contesto, potresti trarre delle conclusioni avventate e giungere… oh! Insomma, io ed Hermione stavamo solo dormendo!” concluse Harry guardando in modo interrogativo Hermione, la quale era intenta a scendere dal letto il più velocemente possibile.
“Guardami!” disse quando fu fuori dal groviglio di coperte “Sono vestita e anche lui” concluse con una nota di panico nella voce.
“S, è vero!” si affrettò a dire Harry mentre abbandonava anche lui il letto.
“Sono… sono entrata nella stanza e Harry stava dormendo. Sono stata io ad infilarmi nel suo letto” Hermione aveva lo sguardo fisso sul pavimento e il viso le stava andando a fuoco “ avevo bisogno di…” non concluse la frase. Sapeva che sia Ron che Harry la stavano fissando, aspettandosi una fine. Una qualsiasi fine, date le circostanze. Ma qualcosa le aveva impedito di parlare.
Delle lacrime le solcarono il viso, ruppe in singhiozzi soffocati. Una mano scattò verso il viso con il chiaro intento di arginare il flusso d’acqua.
“Hermione…” sussurrò dolcemente Harry avvicinandosi.
Lei lo guardò un momento e poi corse fuori dalla stanza.
Ron la osservò uscire senza dire nulla.

“Stavate dormendo, non è vero?” continuò imperterrito Ron, chinandosi per raccogliere la biancheria “Mi avete preso per un idiota”.
“Nessuno ti considera un idiota, Ron. Ma tu non costringerci a pensarlo”.
Ron lo guardava con una furia colossale che divampava nei suoi occhi. Non gli credeva, e non poteva dargli torto. Neanche lui avrebbe abboccato.
“Vuoi la verità?” chiese Harry, strascicando le parole “Vuoi proprio sapere cosa è accaduto?”.
“Sai che lo voglio sapere…”.

Era disteso sul letto a leggere l’edizione odierna della Gazzetta del Profeta. Con il dito scorreva velocemente i titoli della prima pagina alla ricerca di qualcosa di nuovo. Un “nuovo” negativo.
Non c’erano più belle notizie nelle testate giornalistiche. Si parlava solo di morti, assassini, avvistamenti di Dissennatori e Lupi Mannari, evasioni di massa e notizie del genere.
Qualcuno, ad un tratto bussò alla porta. Harry distolse lo sguardo dalla Gazzetta e invitò il visitatore ad accomodarsi.
Era Hermione, doveva essere appena arrivata con la metropolvere.
Ad un attento esame si rese conto che doveva aver perso molti chili, perché appariva pallida ed emaciata.
“Sono appena arrivata” disse ad Harry stirando le labbra in un sorriso forzato “Va… va tutto bene?” chiese premurosamente.
Non appena chiuse la porta dietro le sue spalle e si incamminò verso il letto, ad Harry parve chiaro che qualcosa non andava.
“Io sto bene” rispose il ragazzo alzandosi dal letto per andare incontro all’amica. I vestiti che indossava sembrava appartenessero a Millicent Bulstrode per quanto le stavano larghi.
“Tu… cosa ti è successo?” chiese Harry mandando al diavolo ogni precauzione “Sembri malata!”.
“Oh, lo hai notato. No, non sono malata. Ho solo avuto da fare e ho discusso parecchio con i miei genitori e…”.
Harry notò che gli occhi della ragazza si stavano riempiendo di lacrime.
“Cosa ti è successo?” chiese con più insistenza il ragazzo.
“Ho paura” rispose semplicemente Hermione “Ho paura”.

Come risollevare il suo animo? Come farla sentire al sicuro?
Non aveva mezzi e non aveva risorse disponibile per poter garantire la sua incolumità. Né quella di altri.
Poteva pienamente accogliere e accettare i motivi che provocavano in Hermione un turbamento di quel genere. Ma lui non aveva modo di dissimulare la sua paura.
Restò così, immobile accanto all’amica, per una manciata di secondi. Poi, senza neanche rendersene pienamente conto, la strinse a sé. Forte come non mai. Sentì il suo respiro farsi affannoso. Sentì le sue gote umide contro la sua spalla.
Non parlarono più. Finirono sul letto, così, teneramente avvinghiati l’uno contro l’altro.
Non avevano pensato a nulla in quei momenti. Solo ad aggrapparsi, con tutte le forze che serbavano nel loro corpo, all’unica cosa di cui avevano la certezza.
Harry poteva fidarsi ciecamente di Hermione.
Hermione riponeva in Harry tutte le sue speranze.

Il sole era tramontato, i suoi raggi avevano abbandonato la stanza facendo spazio all’oscurità. Loro due non si erano mai mossi.
Il sonno che li accolse era il sonno tipico dei bambini. Un sonno saturo di quiete, di speranza e di gioia.
Nessuno dei due anelava al risveglio.
Ma qualcosa ruppe l’incanto.

“È la verità?” chiese Ron, che guardava Harry da sotto in su.
“Certo, devi credermi”.
“Io… io spero che sia vero, Harry! Perché se non dovesse essere vero… Ginny! Insomma, Ginny ti ucciderà… e anche io!” concluse incespicando nelle sue stesse parole.
“Ginny mi crederà e anche tu dovresti farlo. E poi, molto probabilmente Hermione è con lei. Le avrà già raccontato tutto!”.

Era una svampita. Una povera idiota. Aveva creduto, in quelle poche ore, che Harry la stesse tenendo stretta per un motivo diverso dalla pura e semplice consolazione.
Aveva, in cuor suo, invocato la forza di parlare. Di dire tutto quello che si era sempre tenuta dentro, perché le sembrava di stare per implodere in quei giorni.
Da quando Ginny si stava insieme ad Harry, la sua mente non faceva altro che naufragare in un mare di tristezza.
Era angosciante avere un pensiero fisso. Che non ti abbandona. Che ti tiene sveglia la notte.
Un pensiero che, chiudendo gli occhi, sembra concretizzarsi per poi svanire. Di nuovo.
Con i pugni serrati e i denti che digrignavano nervosamente, maledì i suoi ormoni ed abbandonò il bagno.

La testa le girava furiosamente. Aveva bisogno di sedere, di respirare.
Optò per uscire dalla Tana. Non aveva voglia né di andare in camera sua, dove Ginny le avrebbe chiesto cosa le fosse successo, né di andare in cucina dove la signora Weasley stava preparando la cena.
L’aria della sera era fresca a contatto con la pelle bagnata delle gote.
Era come rinascere. La luce della luna la illuminava dandole un aspetto quasi spettrale.
Ma non se ne preoccupò. Aveva solo voglia di stare da sola, e di non pensare.
Si accoccolò in terra, sotto un albero e chiuse gli occhi.

“Hermione” nella mente della ragazza si fece spazio una voce familiare.
“Hermione!” era la voce di…
“Ron!” esclamò aprendo gli occhi e trovandosi il volto dell’amico a pochi centimetri di distanza dal suo.
Sentì le guance pallide colorirsi.
“Mamma si chiedeva dove fossi finita” disse lui in tono neutrale, ed aggiunse “Va tutto bene?”.
“Io… certo che va tutto bene. Mi sono solo… appisolata” rispose Hermione guardandosi intorno piuttosto spaesata. Si sentiva in imbarazza ad avere il viso di Ron così vicino al suo dopo tutto quello che era accaduto. Stava per alzarsi quando…
“Hermione!” disse lui tirandola per la veste e costringendola di nuovo a sedere “Harry mi ha… mi ha spiegato come sono andate le cose” la sua espressione divenne alquanto grottesca.
“Oh… e…”.
“E io vi credo… forse sono solo un povero babbeo, ma…”.
“Oh Ron” ed Hermione ruppe in una nuova ondata di singhiozzi e lacrime. Si strinse forte al collo del ragazzo, facendolo cadere in un desolante imbarazzo.
“Ehm…” rosso in viso, cercò le parole giuste per consolare l’amica “Se… se vuoi parlare di qualcosa, della tua… della tua paura, puoi farlo anche con me”, sussurrò come per non farsi sentire da nessuno.
“Si… lo so… grazie”.
Poi Hermione fece l’unica cosa che andava fatta. L’unica cosa sensata.
L’unico gesto capace di lenire quell’angoscia che la stava divorando.
Baciò Ron.

In quei pochi istanti si disse, mentalmente, che era la cosa giusta. Per evitare altro dolore.
Per continuare a proteggere sé stessa e Harry.
Per continuare a vivere cercando di non arrecare dolore a Ginny e a Ron.
Ma, avrebbe per sempre serbato per lei il ricordo di quelle poche ore passate con Harry.
Sarebbe stato l’ultimo suo pensiero prima di andare a dormire, e il primo non appena sveglia.
Ora sapeva a cosa aggrapparsi nella disperazione.
A un ricordo.
A un semplice ricordo.

 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: