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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: NON VOGLIO VEDERTI SCAPPARE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: yuki-kushinada galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 01/02/2006 22:07:26

un prezzo troppo alto, un amore troppo grande, un sorriso troppo bello per essere spento.
 
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NON VOGLIO VEDERTI SCAPPARE
- Capitolo 1° -

Eccoti qua: sempre perfetta, sempre bellissima, sempre innamorata, sempre di Giuliano.
Ammiro il tuo entusiasmo e la tua euforia coinvolgente, che mi regali con gioia. Ti vedo ancora eccitata, mentre mi racconti come il biondino ti ha chiesto di sposarlo e come hai accettato.
Perché le migliori emozioni, devi sempre condividerle con qualcuno! E perché non con me, che sono il tuo migliore amico?
E’ naturale: sono quello che ti consigliava mentre la tua cotta non ti faceva dormire, sono quello che ti abbracciava quando l’idiota ti faceva piangere, sono quello che ti ha offerto quanto poteva senza mai pretendere nulla in cambio, sono quello che ti sta regalando il più ipocriti dei sorrisi, ascoltando il tuo fin troppo dettagliato resoconto.
Sei troppo felice e non sarò mai io, a cancellare quell’espressione entusiasta dal tuo volto! Muoio ogni volta che ti vedo piangere.
Muoio ogni volta che mi rammenti quanto lo ami; tuttavia non posso che rimanere abbagliato dal tuo volto contratto in una posa estasiata.
Ti far star bene, ti manda al settimo cielo ed è giusto che tu stia con lui.
Sì, è inesorabilmente giusto, perché ormai ho perso completamente la voglia di aspettare che tu ti accorga di qualcosa, di ricevere un cenno che non sia solo di amicizia, di sentire quel “ti voglio bene”, che mi ripeti in continuazione, con una sfumatura nuova, diversa.
Forse sono un vigliacco, ma so già che non accadrà mai nulla di tutto ciò. Ho perso in partenza! E l’anello di fidanzamento, che mi stai mostrando con tanto orgoglio, ne è l’inconfutabile prova.
Però devo ammetterlo: quello che io definisco “l’idiota” e tu “il mio amore”, ha buon gusto nello scegliere gioielli! Io non sarei stato mai così sottile. No, non sono tipo da perdermi in negozi e programmare chissà cosa di grande: mi sarei limitato a guardarti negli occhi, magari in un bar e di fronte ad una cioccolata, esattamente come siamo adesso, e ti avrei detto quanto ti amavo, senza aver precedentemente stabilito nulla, lasciando semplicemente che le parole uscissero da sole.
Ti avrei mostrato quel lato di me, che non hai mai avuto la possibilità di conoscere: quello impulsivo e vittima dell’istinto. Nei panni del tuo confidente preferito, mi hai costretto ad indossare una maschera di razionalità e a soppesare attentamente ogni parola, ogni gesto, ogni sguardo.
L’ultima cosa che potrei mai volere, sarebbe vederti scappare da me, temendo che io non sia più in grado di ascoltarti. Non è assolutamente vero! Ne sono più che capace, anche se quelle labbra inarcate verso l’alto, nascondono un dolore e una sofferenza, che non ho il coraggio di descriverti.
Quindi rimango inerme, offrendomi come una vittima sacrificale al tuo cospetto e concedendoti, masochista, di continuare a sferzarmi.
E pensare che un tempo era sufficiente. Sì, mi bastava anche così, solo la vista di quel sorriso radiante che non rivolgi a me, riusciva ad illuminarmi la giornata.
Non chiedermi quando le cose hanno iniziato a prendere una piega diversa, perché non ti saprei rispondere.
Tutto ciò che posso dirti, è che ti vorrei accanto a me, per tutte le ore del giorno e della notte; ma oramai la ruota del destino, ha già preso la sua strada: a te è destinata tutta la felicità del mondo e a me… Io…
Io ti prometto, che non ti farò mai del male. Non l’ho mai fatto, mi sono sempre limitato a condividere ogni tua esperienza, ridendo con te, scherzando, a volte anche rimproverandoti e consolandoti, quando era necessario.
Ti sono sempre stato vicino, seppur non come avrei voluto. E ora, credimi Nadia, non arriverò mai a farti pesare la tua relazione! Non dovrai mai avere degli scrupoli per me.
Ne va del tuo sorriso ed è un prezzo troppo alto, perché possa essere pagata.
<< Vado un attimo a rinfrescarmi la faccia. >>
Cinguettii con quel tono di voce allegro che ti contraddistingue. Hai le gote totalmente arrossate di quell’imbarazzo che ti suscita parlare dell’idiota. Hai un aspetto più infantile così e devo dire che sei adorabile: mi viene la voglia di coccolarti.
E invece rimango fermo, giocando con il mio cucchiaino, mentre ti osservo alzarti dalla sedia e guardarmi, alzando un dito con finta aria perentoria.
<< Leo, non fuggire! >>
Mi redarguisci con aria seria, facendomi sbottare in una lieve risata, di cui nascondo la sfumatura amara.
<< Dove vuoi che vada a nascondermi? >>
Chiedo, continuando a sghignazzare piano.
<< E chi lo sa? Tu sei capace di tutto, caro il mio Leo! >>
Non ti rispondo neanche, scuotendo la testa e riprendendo a bere quella delizia di fronte ai miei occhi, che si sta lentamente freddando.
Mi lanci una smorfia, per poi trotterellare all’interno del caffè in cui ti ho portata.
E dove credi che vada amore mio? Mi domando con un sorriso amaro, constatando invece l’esattezza della seconda parte della frase e frugando nella tasca della giacca.
Non l’indosso mai, non per nulla hai lanciato un’esclamazione alquanto sorpresa, vedendomela addosso, aggiungendo anche un “Ti fa un gran signore, Leo!”.
Immagino fosse più una presa in giro che altro, ma la cosa non riscuote il minimo interesse: i jeans sono scomodi se si tratta di portarmi dietro una boccetta. di qualunque tipo, ecco perché l’ho indossata!
Tiro fuori la minuscola bottiglia di vetro, aprendola e versandone il contenuto nella mia cioccolata. Lo faccio con estrema calma e lentezza, come se stessi versando dello zucchero e, così come avrei fatto in quel caso, riprendo il mio cucchiaino e inizio a miscelare bene.
Conservo nuovamente il sottile contenitore di vetro, mentre mi perdo a guardare quella sostanza scura, che mi inebria le narici del dolce profumo del cacao.
“Perché mi hai portata qui Leo?”
“Fanno la migliore cioccolata della città: ciò di cui ho bisogno, per sopportare le tue grandi confessioni!”
Mi hai mandato ad diavolo a quella risposta e io ho sorriso.
Non ho intenzione di chiedermi cosa sto per fare: potrei voltarmi indietro e oramai non ne ho più la voglia.
Torni con il volto ancora umido e qualche goccia d’acqua fra i capelli. Ricominci a ridere e a scherzare, come tuo solito e io ti assecondo, mentre il polso perseguita in quel movimento rotatorio, che sta andando a formare una sottile schiuma sulle pareti del bicchiere.
Immagino che solamente tu ora sia in grado di fermarmi, se solo sapessi cosa ho in mente e cosa ti sto nascondendo. Tuttavia, Nadia, sei troppo ingenua e spensierata, per rendertene conto!
Ed infondo, è meglio così: non voglio essere un ostacolo per te, in nessun modo!
Inizi a fantasticare sul tuo abito da sposa e sui fiori del bouquet, chiedendomi consigli.
<< Rose bianche. >>
<< Non sapevo ti piacessero! >>
<< Ti si addicono… >>
Sono l’immagine della tua purezza, decisamente le più adatte a far parte del mazzo di fiori che ti accompagnerà nel giorno più felice della tua vita.
Quello cui non ho esattamente voglia di assistere.
Ti lancio uno dei soliti sorrisi fraterni, alzando la tazzina e bevendone il contenuto in un solo sorso. Non mi sbagliavo: la migliore cioccolata della città! Anche se il sapore è vagamente modificato.
E’ bello, continuare a parlare scanzonati, solo noi due. E tu con quel sorriso così felice dipinto sul volto: è così che voglio ricordarti! Bellissima, euforica e intramontabile.
Inizio a fare fatica a mantenere la conversazione e i muscoli si fanno sempre più pesanti. Diamine, speravo avesse un effetto più lento!
Mi alzo dalla sedia senza alcun preavviso, suscitando la tua curiosità.
<< Leo, dove vai? >>
Le sopracciglia sono vagamente inarcate, mentre continui a tenere il cucchiaino all’altezza delle labbra. Mi avvicino al tuo volto, pulendoti un angolo della bocca, da uno sbaffo di cioccolata.
<< Scusami, ma devo scappare. >>
Avviso con un tono dolce, che comunque non riesce a togliere la preoccupazione dai tuoi occhi.
Mi lascio trasportare qualche attimo in quella distesa nocciola chiaro, quasi tendente al verde. Sento le gambe vacillare e non so quando riuscirò ancora a reggermi in piedi; così mi allontano, senza dire una sola parola, perché non so fino a che punto sarei capace di non tirare fuori un gemito strozzato.
<< Leonardo… >>
Scandisci piano, puntandomi addosso quello sguardo stupito che, pur non vedendo, percepisco. Non mi chiami mai con il mio nome intero, se non in momenti fin troppo seri: non credevo che questo lo fosse.
Mi fermo, ma non mi volto, perché i muscoli della faccia si contraggono da soli in una smorfia di dolore che non ti voglio mostrare. Devo attendere qualche istante per ingoiare quel nodo, che mi serrava la gola e riuscire finalmente a rivolgerti qualche altra parola.
<< Non c’entri niente tu… >>
Mormoro piano, andandomene definitivamente e lasciandoti lì seduta.
Continuo a camminare, finché riuscirò a reggermi, per portarmi il più lontano possibile da occhi indiscreti e soprattutto dai tuoi. Non vorrei mai che tu mi trovassi in questo stato: per te sono sempre stato un punto di riferimento, su cui appoggiarti nel momento del bisogno e non solo. Ti ho sempre trasmesso protezione e sicurezza, riuscendo così a guadagnarmi un posto fisso nel tuo cuore, seppur insufficiente per i miei criteri.
Vedermi così debole ti farebbe vacillare l’idea che ti sei creata su di me? No, non sei tanto puerile, solo avrei voluto avere il tempo e lo spazio, per spiegarti bene ogni cosa.
Quando capirai il significato di quelle parole, sarà probabilmente troppo tardi; ma spero che comunque tu riesca ad interpretarle come tutte le altre frasi che ti ho rivolto: schiette, sincere e prive di seconde finalità.
Mi addosso al muro esterno di un edificio, lasciando che il mio corpo scivoli a terra.
E’ vero Nadia, non c’entri niente tu, è solo che non sarei stato capace di sopportare l’immensità dei miei sentimenti ancora per molto. Sarei finito con il rovinare un matrimonio e, ancor di più un’amicizia.
Le mie membra si fanno sempre più fredde e i miei sensi più deboli: la vista è sfocata, e non sento, né percepisco il mondo che mi circonda.
Sto dicendo addio al mio corpo, perché la mia anima è incapace di tacere.
Non è colpa tua, sono io che non sono più in grado di celare tutto dentro: un giorno, molto vicino, ti avrei detto che ti amo, con il solo risultato di farti allontanare e io non voglio, Nadia, non voglio vederti scappare.



– The End! –
 
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