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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Slam Dunk
Titolo Fanfic: ACERO
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: erikuccia galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 21/01/2006 20:57:37

il sette aprile; giorno della perdita e giorno della riscoperta. la vera storia del brutto carattere di kaede rukawa
 
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UN BAMBINO SOLO
- Capitolo 1° -

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<<Perchè sei un bambino dolce. Il tuo nome è molto dolce, zuccheroso.>>

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Liceo Shohoku
2° anno

"Stupida kitsune!"
Hanamichi stava sbraitando come al solito contro il suo nemico numero uno, il più agguerrito, il più odiato.
Alias: kaede rukawa.
Come al solito lo aveva fatto sentire una nullità davanti gli occhi della sua bella Haruko adorata, e come al solito lui non poteva sopportarlo.
Odiava sentirsi un pezzo della tappezzeria, uno di cui non importava niente a nessuno, di cui nessuno si curava.
Qualcuno che non aveva potere.
Dopotutto era o non era il tensai dello Shohoku?
Tutti avrebbero dovuto chinarsi ai suoi piedi e chiedere ammenda per i proprio peccati, neanche fosse stato un Dio sceso in terra.
E invece niente, nada. Tutti agivano come se fosse trasparente, come se non esistesse. E dire che era alquanto visibile, con quella capigliatura rossa che ogni essere umano indicava.
"Stupido do'hao!" rispose Rukawa,mettendosi una mano tra i capelli "Mi stai facendo venire il mal di testa con tutte le tue cretinate!"
Rukawa sapeva che, una volta tanto, non era colpa di Hanamichi se le sue cellule celebrali avevano deciso di fare occupazione, provocando un dolore continuo. Ma non lo voleva ammettere. Erano dieci anni che cercava di non ammetterlo. Perchè, dopotutto, quella volta doveva essere differente? Andava bene un qualunque caprio espiatorio: e che colpa ne aveva lui se Sakuragi era quello per eccellenza?
Ma la realtà era un'altra.
Di nuovo stava per giungere quel giorno.
Ogni volta sperava che l anno inghiottisse il 7Aprile, che lo facesse sparire dai calendari. Aveva pensato che se quel giorno fosse sparito, allora anche il suo dolore sarebbe sparito. Anche quei ricordi che facevano male.
Tutto quanto.
Sperava che in quel modo sarebbe potuto tornare ad essere quel bambino che per caso scopriva il basket, e che se ne innamorava perdutamente, senza via di scampo.
Ovviamente sapeva che non era possibile.
Sapeva che quel giorno sarebbe tornato a ripetizione, e che lui avrebbe rivissuto, di nuovo, una volta in più, tutti gli eventi che l avevano fatto diventare quello che era.
Il ragazzo che agiva solo per sè stesso, che non aveva voglia di legare con nessuno.
E come avrebbe potuto?
Dopo quello che aveva collezionato nel suo passato, come avrebbe potuto anche solo immaginare di legarsi a qualcuno? Con la possibilità di rivivere quell'orrore.
"kacchan, Hanakun smettetela!" Una ragazza dai capelli ramati e gli occhi ambra si era messa tra i due, sbraitando come una pazza. Nei suoi atteggiamenti, e nei suoi movimenti sembrava molto Ayako. Nessuna sorpresa, dunque, nello scoprire che era stata proprio la manager il mentore di quella ragazzina.
"Asuka!" disse Hanamichi stringendo i pugni "Non ti intromettere in questa storia, non ti riguarda!"
"e invece si" rispose l altra "dato che sono la seconda manager!Ho delle responsabilità io!"
Asuka Sakuragi era la cugina di secondo grado di Hanamichi. Era tornata a Kanagawa dopo un soggiorno all estero per migliorare il suo tedesco (asuka...tedesco...vi ricorda forse qualcuno? ^^ ndErika), e si era iscritta, inutile dirlo, allo stesso istituto del cugino. In effetti aveva scelto lo Shohoku solo perchè lo frequentava anche Hanamichi. Ok, era vero, non erano cugini carnali, ma avendo piu o meno la stessa età, in una famiglia dove il più giovane, esclusi loro due, aveva 32 anni, erano stati quasi costretti a diventare amici. Dopo aver passato un bel po' di tempo in Germania, un paese completamente diverso dal suo, aveva sentito la voglia di ricostruire il suo mondo con ordine. Questo voleva dire partire da Hanamichi.
Ed eccola dunque iscritta allo Shohoku.
Tutti erano rimasti affascinati da quella ragazzina che se ne andava in giro senza meta, senza fine visibile o anche solo percettibile, una mina vagante, proprio come suo cugino. Asuka era rimasta subito simpatica ad Ayako che l aveva scelta subito,mettendola sotto le sue ali, lanciando la scusa che Asuka conosceva bene Hanamichi, essendo sua cugina, e in quel modo avrebbe potuto controllarlo meglio.
La realtà era che Ayako preferiva un tipetto tutto pepe come Asuka ad una bamboletta come Haruko. Non che la sorella di Akagi le fosse antipatica, ma non aveva voglia, tutti i pomeriggi, di farsi venire il latte alle ginocchia.
E così Asuka era diventata parte della squadra.
La cosa sorprendente, però, era il fatto di essere riuscita a smuovere anche Rukawa.
Tutti allo Shohoku sapevano della leggenda di Asuka -splish- Sakuragi. Nn era chiaro il motivo di quel soprannome, ma tutti ormai la conoscevano così.
Quella ragazza estrosa, bella, intelligente che aveva scelto Kaede Rukawa.
Persino Haruko, che viveva in un mondo tutto suo, probabilmente ancora abitato da unicorni, sapeva di come Splish si fosse presa una cotta per Rukawa già due settimane dopo il suo arrivo.

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FLASH BACK
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" ti posso parlare?"
Asuka sorrideva tranquilla, mentre faceva quella semplice domanda a Rukawa. Il ragazzo ,tutto intento a palleggiare, la guardò come se fosse appena atterrata con un astronave e un essere umano come cappello.
"Puoi farlo anche mentre continuo a palleggiare e ad allenarmi?"
Asuka aveva annuito, scrollando le spalle. "ovvio"
"Allora puoi parlare" rispose il ragazzo.
Asuka scoppiò a ridere "si sergente istruttore" disse mettendosi sull attenti.
Rukawa la guardò di nuovo con quell espressione intorpidita da una grande sorpresa. Quella ragazza era davvero strana...Beh, bastava vedere con chi era imparentata per capire tante cose. Però gli riusciva facile trovarla simpatica, se non altro perchè era come il ricordo di un sogno passato, come qualcosa di perfetto.
"Lascia perdere.." disse Asuka, calmando le risa. "Bene..volevo dirti che ho una cotta per te!"
Rukawa, preso in contro piede, lasciò che la palla gli scivolasse dalle mani, allontanandosi rumorosamente.
"Ma ti pare questo il modo di parlare?"
Asuka lo guardò, sorpresa. "come avrei dovuto fare? Ah ho capito..." E detto questo la ragazza finse di essere timida, mentre si attorcigliava una ciocca di capelli contro un dito. "r-r-r-r-rukawa.....io.....ehm....ecco..."
"Piantala, non le sopporto quelle così!" disse Kaede, andando a riprendere la palla.
Asuka lo aspettò ferma nella stessa posizione, continuando a sorridere. In quel momento Rukawa aveva pensato che solo una persona veramente sicura di sè poteva sorridere in quel modo tanto sereno dopo aver dichiarato di provare quel tipo di sentimento. Pensò che, forse, Asuka era convinta che lui le avrebbe detto di si. Forse, come quel mentecatto di suo cugino, pensava di poter comandare il mondo.
"Allora?" disse la ragazza, una volta tornata a guardare il giocatore negli occhi. Si, perchè Asuka non si poteva davvero considerare una nana. Certo, non era un gigante, ma dal suo metro e settanta due, abbastanza strano per una liceale giapponese, poteva permettersi di guardare a distanza ravvicinata gli occhi dei giocatori di basket. Myagi, addirittura, diceva di soffrire di complessi vicino a lei, dato che era più alta.
Per la prima volta dopo tanto tempo, Rukawa sentì che doveva trovare le parole adatte per non ferirla. Negli ultimi due anni aveva ricevuto abbastanza dichiarazioni d amore, per prendersi il soprannome di Spezzacuori. Quando una ragazza gli diceva che era bello, che non faceva che pensare a lui eccetera eccetera, l unica cosa che provava era il desiderio di allontanarsi il più presto possibile, rompendo ogni tipo di relazione possibile o immaginaria con quella tipa. Invece per la prima volta, con Asuka Sakuragi, sentiva che non era quello il suo desiderio.
Non aveva voglia di allontanarsi troppo da Asuka, però...
"Grazie" disse alla fine, senza sapere esattamente quello che poteva dire
"Grazie?" rispose Asuka, mettendosi le mani sui fianchi "Però...sono stata scaricata in tanti modi, ma mai così...ehm...educatamente!"
Rukawa la guardò sorpreso. Quella ragazza era decisamente strana. Perchè stava dritta con la schiena, tranquilla, con il sorriso sulle labbra anche se era stata appena scaricata? Era qualcosa che Rukawa non sapeva affrontare.
Si sentì come costretto a dare una spiegazione per quella rinuncia. Come se volesse che Asuka continuasse a sorridere, come se da un momento all altro le lacrime dovessero sgorgare copiose dai suoi occhi ambra.
"Non è per te..." disse subito, carezzando così, o almeno così credendo, l ego della ragazza "è solo che...non sono il tipo che...che si lega umanamente agli altri..."
Asuka aveva sorriso, mettendo una mano sul braccio destro di Rukawa "Mi dispiace per questo." disse la ragazza "Spero che un giorno questo possa migliorare. Un giorno andrà tutto bene"
Rukawa apprezzò il fatto che Asuka non gli chiedesse il motivo per quel distacco dalla realtà umana. Il fatto che non sembrava neanche intenzionata a saperne di più. Forse era per questo che aveva sentito che non poteva liberarsi di Asuka come faceva sempre con le altre ragazze, il motivo per cui non VOLEVA liberarsi di Asuka.
Era l unica ragazza, dopo un bel po' di tempo, che aveva quell'espressione, quel sorriso sereno e allo stesso tempo sicuro di sè. Quel misto che di colpo lo lanciò indietro...No, non voleva perderla ancora...Non voleva vederla sparire di nuovo nella nebbia...Ecco perchè stava attento a non mandar via Asuka, per non perderla di nuovo.
Fu questo che lo spinse a porre la domanda successiva.
"Questo cambia qualcosa?" aveva chiesto "Intendo...in questa sorta di amicizia?"
Asuka sorrise, stringendo un po' la morsa sul braccio con fare rassicuratorio"Tranquillo, non è successo niente..."
Tranquillo....Ecco, in quel momento anche lui si sentiva tranquillo. Come tra le braccia di un genitore dopo un brutto sogno, un brutto voto...
Ecco quello che era Asuka....in quel momento.

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FINE FLASHBACK
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Quella mattina fu decisamente difficile alzarsi per kaede rukawa. Sul calendario il giorno era segnato con una <<X>> tratteggiata con il pennarello nero. E alla fine, così, quel maledetto giorno era arrivato. Quando la sera prima si era messo a letto, a dormire, aveva sperato davvero di rimanere in catalessi per 24 ore, ma così non era stato. Proprio lui che dormiva sempre, quel giorno si era alzato puntualissimo. Per un breve istante pensò di rimanersene a letto, guardando il soffitto e nient'altro. Poi il viso di Asuka si affacciò nei suoi pensieri, la rivide mentre gli diceva di stare tranquillo, mentro lo assicurava che tutto sarebbe andato bene. Se fosse rimasto a casa probabilmente avrebbe passato il suo tempo a rimuginare su quello che era stato, e sul suo dolore onnipresente. Invece, se avesse trovato la forza di alzarsi, di vestirsi, di arrivare fino allo Shohoku, magari avrebbe passato quella giornata meglio di qualsiasi altra volta ci avesse provato.
Così con un po' di sforzo si alzò e cominciò a vestirsi. La bicicletta era sempre parcheggiata nello stesso luogo e nello stesso modo da anni. Aveva sempre pensato che il motivo per cui faceva le cose sempre allo stesso modo probabilmente era per sentirsi più sicuro con sè stesso, per avere delle certezze. Piccole, ma comunque certezze.

"Hana, piantala!"
Quando Rukawa, dopo le lezioni, si trovò in palestra e vide quello spettacolino, pensò di aver fatto probabilmente la cosa migliore.
"Asuka, piantala tu!" aveva risposto suo cugino.
Rukawa aveva notato che Hanamichi non chiamava mai la ragazza con il suo soprannome. Non l'aveva mai sentito dire -splish-, neanche una volta sola.
"Ti sto parlando e tu non mi ascolti!" rispose ancora la rossa "Devi smetterla di essere così megalomane, o non ti vorrà mai nessuna ragazza!"
"T ho già detto che quello che succede quando gioco a basket non sono affari tuoi!"
"E io ti ho già detto che sono la seconda manager!"
Ayako nel frattempo si era portata una mano alla tempia, con fare despirato. Rukawa l'aveva raggiunta, divertito.
"che succede?" chiese, interessato.
"Succede che un Sakuragi non era abbastanza, adesso ne abbiamo due di teste calde!"
Rukawa guardò ancora nel mezzo della palestra dove i due parenti stavano litigando. Capello rosso contro capello rosso: facevano anche gli stessi gesti, le stesse smorfie e ragionavano allo stesso modo. Era davvero divertente.
"Capirai!" esclamò Hanamichi mettendosi tutto dritto nella sua altezza "Ti sei iscritta a questo club solo perchè hai una cotta per Rukawa"
Quest ultimo, sentitosi chiamato in causa, provò uno strano imbarazzo, tuttavia Asuka scrollò le spalle, come se fosse stata detta la più innocua verità. Lei era così.
"E allora?" rispose, mostrando il sue metro e settantadue. Certo, non era alta come il cugino, ma faceva comunque effetto "Anche tu hai avuto una motivazione molto simile per entrare nella squadra di basket! Stai facendo tutte queste storie, solo perchè mi sono innamorata del tuo acerrimo nemico?"
Rukawa sentì il cuore fermarsi di un battito.
Anche Hanamichi si bloccò.
Asuka l'aveva detto veramente? Aveva detto veramente quella parola?
Aveva davvero detto che si era innamorata?
Alla fine parve accorgersi anche lei di quello che aveva appena fatto, e con una mano davanti alla bocca si voltò verso il ragazzo che la guardava come se fosse un'aliena.
<<Cazzo>> pensò <<che cosa ho fatto?>>
Un conto era ammettere di avere una cotta, cose da liceali che passavano con il tempo, un conto era confessare di essere ad uno stadio decisamente più pericoloso della semplice cotta. Si era innamorata.
"Asuka, che hai detto?" chiese suo cugino.
Allora la ragazza tornò a guardare Hanamichi. Si sentiva come sospesa in un'altra dimensione, come se tutto quello non stava succedendo a lei.
"Sei contento?" chiese con rabbia "Bella figura mi hai fatto fare!Adesso non mi parlerà più!"
"Ma che stai blaterando?" Hanamichi, anche lui, sembrava essere stato catapultato in un mondo parallelo.
"Lui ha detto che non si lega con nessuno...Poteva forse sopportare una cotta, ma adesso...Se non mi parlerà più..."
Poi il suo respiro si fece più breve, affannoso. Era come se stesse annaspando in alto mare, prima di affogare.
Hanamichi se ne accorse subito, e dimenticò tutto quello che era successo.
Si avvicinò velocemente, accorgendosi che sua cugina stava dicendo sempre e solo "Non mi parlerà più, non mi parlerà più.."
Rukawa guardò quella strana scena. Asuka gli dava le spalle quindi non poteva capire bene quello che stava succedendo.
Ma bastò un attimo; la vide cadere a terra come un peso morto. Hanamichi l'aveva sorretta quel poco che era bastato per non farle sbattere la testa a terra. Sul suo volto era dipinto l'orrore.
E rukawa si ritrovò nel passato...Il sette aprile...Quel dannato sette aprile...
"Splish!" esclamò avvicinandosi.
Per tutta risposta Hanamichi gli diede un pugno in faccia "Non chiamarla Splish, idiota! Chiamate un'ambulanza, piuttosto"

Quando Asuka riaprì gli occhi trovò Rukawa vicino alla finestra, seduto molto composto, con un occhio nero.
"Fammi indovinare" sussurrò da dietro la maschera a ossigeno "Quello è un regalo di Hana, vero?"
Rukawa si sfiorò l'occhio nero "Non ha gradito che ti chiamassi Splish"
La vide abbozzare un sorriso "Avevo pensato di avergli fatto perdere questo brutto vizio, quello di picchiare tutti quelli che mi chiamavano con quel soprannome!"
"Credevo ti piacesse"
Lentamente Asuka scosse la testa "Affatto, solo che alla lunga mi sono abituata. Alle elementari ho avuto un attacco molto simile a quello di oggi, guarnito con convulsione, e a quando pare in quel momento facevo questo suono -Splish, Splish..- Un mio compagno decisamente poco carino mi ha preso in giro sempre, finchè non me ne sono andata in Germania...Poi me lo sono ritrovato allo Shohoku e abbiamo ricominciato."
"Scusami" disse lui, mortificato.
Asuka sorrise ancora, con molta dolcezza nello sguardo. "Non potevi saperlo"
"Hanamichi mi ha detto che hai avuto questo attacco per quello che hai detto in palestra, per paura che non ti parlassi più"
La ragazza distolse lo sguardo "Ad Hana piace sempre esagerare un po'"
"In verità, Asuka, mi ha fatto molto piacere sentirlo" ammise il ragazzo, avvicinandosi di qualche centimetro. "te l ho detto quella volta che mi hai parlato dei tuoi sentimenti. Non è per te...anche tu mi piaci moltissimo, ma sono completamente incapace di legarmi ad una persona, ho troppa paura!"
Asuka lo guardò "Non c'è alcun bisogno che ti giustifichi con me, Kacchan"
"Non mi sto giustificando, è solo che penso sia giusto metterti a conoscenza di alcune cose. Dimmi, ti va di starmi a sentire?"
"certo"
"Devi sapere che da bambino non avevo molto amici...Ero un bambino solo.."



continua...
 
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