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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: MUSCHIOMARCIO & SPARAPLUFFA
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: triktrektrak galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 04/01/2006 20:20:10 (ultimo inserimento: 16/03/06)

ecco qua un altro bel pasticcetto di triktrektrak. una coppia su cui non sono mai state scritte fanfic........almeno credo...
 
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MONTETORTO, UN PAESELLO QUASI MORTO.
- Capitolo 1° -

A Pochi chilometri da un insignificante fiumiciattolo si ergeva un miserando paesello del Trentino Alto Adige dimenticato dai comuni mortali di questo sporco e insano mondo. Noto per la sua povertà e arretratezza di mezzi il paesino riusciva comunque ad attirare un po’ di tutismo poiché il sindaco tutti i soldi del comune li aveva spesi per impianti sciistici quali ovovie, ski-lift, seggiovie e alberghi montanari fino a 5 stelle. Così facendo aveva privato il paesino di mezzi di locomozione pubblica e i turisti vi ci potevano giungere solo tramite aerei o elicotteri. In una di quelle piccole baite alloggiava una numerosissima famiglia. Il signor Arnaldo Cortese, il capofamiglia padre di tre figlie e due figli lavorava come elettricista alla funivia centrale che conduceva a tutte le altre piste di Montetorto (nome del paese). I primi due figli Evaristo e Gustavo di 20 e 18 anni portavano soldi a casa con la mansione di istruttori di sci che insegnavano a tutti gli imbranati ad allaciare scarponi, impugnare racchette e sedersi su una seggiovia senza cadere. Le tre figlie Anita, 16 anni, Ada, 14 e Alice 11 anni studiavano ancora: tutte le mattine si svegliavano alle 5 e andavano a piedi fino alla stazione più vicina e prendevano il treno per la scuola a Trento. Tornavano il pomeriggio a farsi qualche pista e ad aiutare la madre, Adalgisa al noleggio sci. Dalle due alle sei del pomeriggio regolavano attacchi, misuravano scarponi ai pazienti, ungevano di sciolina sci e aggiustavano lacci di snow-boards di qualche giovane incosciente che li aveva rotti tagliando la strada a qualche sciatore principiante. Ciononostante se la cavano benino e si divertivano ogni tanto la domenica quando, dopo la messa si andavano a godere le piste quasi sgobre poiche la domenica era di solito un giorno di arrivi e partenze per i turisti.
Fù proprio in una di quelle domeniche che avvenne quella disgraziaccia in famiglia cortese. Arnaldo e Alice, la più piccina si erano imboscati in un fuoripista un pochetto rischioso. Ma entrambi troppo sicuri di se stessi, avendo passato anni di esperienza sugli sci e conoscendo a menadito ogni muretto, fuoripista e scorciatoia, si spinsero avanti senza farsi domande muovendo con agilità le loro racchette e ondeggiando in un elegante slalom. Ridevano assaporando quegli attimi di completa serenità.
“Fermiamoci un’attimo!” ansimò un po’ esausto Arnaldo sollevando il passamontagna. Alice frenò spruzzando un po’ di neve ai bordi della pista e si affiancò al padre.
“Perché?”
“Riposiamoci un po’…” piantarono le racchette nella neve molle e grumosa e aspettarono qualche minuto. Ripartirono con l’intenzione di tornare a casa e preparare il noleggio per lunedì, quando sarebbe arrivata una ronda mattutina di turisti.
“Ok, qui sai che devi stare attenta, no?” Alice lo sapeva benissimo: la stradina era stretta, tortuosa e piena di salti e slalom. Sotto non cera niente se non un mucchio di spigolose rocce pronte ad accoglierti nel letto della morte.Come ho detto prima, spesso la troppa sicurezza in se stessi spinge non solo alla spavalderia, ma anche a qualche spericolatezza. Così fù. Dopo qualche salto, la piccola Alice prese velocità senza riuscire a seguire la curva. Suo padre stava davanti a lei. Rotolò giù rimanendo aggrappata ad un ciuffo di erbaccia rimasto fuori dalla neve. Gli sci le penzolavano attaccati agli scarponi che si dimenavano nel tentativo di trovare un appiglio. Il padre raggiunse a scaletta la zona dove vedeva le punte dei guanti della figlia miseramente appesi a quel ciuffo d’erba.
“F-ferma…non ti muovere…”
“Sì…” singhiozzò Alice sbiancata in volto, contratto per lo sforzo.
“Riesci a liberarti degli sci?”
“No…” la sua vocetta era ridicola e acuta :
“Ho paura!”
“Aspetta… Ti ritiro su. Sta ferma eh…” obbedì mentre sentiva il rumore degli attacchi suo padre che si toglieva gli sci. Lo vide ricomparirie con il volto paonazzo e imperlato di sudore.
“Dammi la mano, forza!” e tese alla foglia il guanto blu scuro.
“Non ce la faccio…non ci riesco!” piagnucolò lei strizzando gli occhi rimanendo appesa come un chicco d’uva secco al suo grappolo.
Istintivamente Arnaldo si sporse di più per afferrare le braccia di Alice. Perse l’equilibrio nel momento in cui la strinse a se e tutti e due caddero giù abbracciati gridando pronti a ricevere il benvenuto di quel ‘letto di morte’.
Quell’urlo fù come un violento squarcio nero nel bianco silenzio montanaro seguito poi da un fruscio di cespugli e un cricchettio di ossa fratturate.
Alice aveva ancora lo sguardo puntato sugli occhi di suo padre.
“Papa?” mormorò piano liberandosi delle racchette spezzate continuando a fissare il padre.
“L-la schiena-a-aaahhh…” sussurrò questo strizzando gli occhi e corrugando la fronte. Solo allora si accorse che lei era atterrata sopra il suo corpo.
Una roccia spigolosa gli aveva spezzato la schiena e perforato il cranio. L’uomo si accorse solo ad allora del forte dolore alla testa. Sgranò gli occhi e spalancò la bocca. Alice lo sapeva: voleva gridare, ma dalle fauci spalancate contratte in un’espressione di terrore uscì solo un rantolo secco e gracchiante. Gli occhi marroni rotearono fino a rovesciarsi all’indietro.

 
Continua nel capitolo:


 
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