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Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: NIENTE AVEVA PIÙ SENSO
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: nimphadora galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 03/01/2006 14:18:39

niente.
 
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UNICO
- Capitolo 1° -

Ora che era morto niente aveva più senso.
Ora che l’unico barlume di speranza era stato spento, cosa rimaneva?
Niente.
Era quella la risposta.
Non era restato nulla.

Correvano.
Le loro gambe avrebbero ceduto se il loro desiderio di giungere a destinazione non fosse stato così forte.
Ogni fibra del corpo si tendeva nella speranza di aumentare la velocità.
Quando all’orizzonte scorsero la Tana fu come se nuova linfa vitale fosse giunta.
Piangevano.
I loro occhi si gonfiarono di lacrime.
Mancava poco…
Pochi metri e avrebbero riposato.
E avrebbero pianto…
Avrebbero urlato.
Pochi metri tra loro e le braccia materna di una donna che avrebbe venduto l’anima al diavolo per poter dare conforto ai due.

Erano salvi.
Lo capirono nel momento in cui la Tana divenne visibile all’orizzonte.
La Tana…
Era un sollievo essere quasi a destinazione ma…
Non appena avrebbero fatto irruzione in casa puntualmente sarebbero stati sommersi dalle domande.
E raccontare ad altri quello che era capitato significava accettare ciò da cui le loro menti rifuggivano.
E accettare l’accaduto era come arrendersi all’idea che non l’avrebbero più visto.
Che non sarebbe mai più tornato.
Che la loro vita, così come la conoscevano, era finita.
Rendere pubblico l’accaduto significava dire addio…
Ma loro non erano pronti.

La mente umana non è in grado di accettare la morte.
Non riesce a concepirla.
No.
La morte non si può accettare.
E non si può comprendere.

Hermione urlava.
Il viso era coperto di graffi, rivoli di sangue le imperlavano il volto.
Si dimenava.
Per quanto fosse intelligente, neanche lei riusciva a capire…
A concepire che fosse accaduto.
Non capiva l’inutilità dei suoi gesti.
Niente lo avrebbe riportato in vita.
Né i suoi gemiti né le sue urla.
Piangere sul suo corpo inanimato era inutile.

La freddezza.
Fu quello che maggiormente li colpì.
Poteva ridere e ghignare.
Poteva urlare.
Ma suoi occhi restavano impassibili.
Freddi e distaccati.
Respirava e si muoveva.
Parlava.
Ma era lontano dal poter essere paragonato ad un uomo.
Chi uccide innocenti per conquistare l’immortalità perde l’umanità di cui ogni essere umano è dotato.
Perde l’anima perché non è degno di possederne una.

Lord Voldemort.
Tom Orvolosan Riddle.
Signore Oscuro.
Tu-Sai-Chi.
Quanti nomi per un essere viscido e pieno di odio e rancore.
Sentimenti che covava dentro senza un perché di fondo.
Senza una giustificazione.
Uccidere.
Collezionare morti era l’unica cosa di cui aveva bisogno.
In fondo anche lui era un debole.
Un essere solo e così legato ai beni e alle facezie terrene da avere paura della morte.
Lord Voldemort non si fidava di nessuno.
I Mangiamorte erano suoi schiavi.
Persone sottomesse al suo potere perché bisognose di vivere di gloria riflessa.
Persone di cui Voldemort sfruttava le conoscenze e gli ascendenti.
Viscidi pezze da piede di cui si sarebbe sbarazzato non appena avrebbe portato a termine il suo obiettivo.

Avvenne tutto in meno di una manciata di secondi.
Un boato.
Parecchi uomini incappucciati si materializzarono attorno a loro.
Li circondarono.
Harry, Ron ed Hermione levarono le bacchette contro la moltitudine di nemici, consapevoli dell’inutilità del gesto.
Non c’era spazio per la paura.
Bisognava solo stringere i denti e fare posto al coraggio.

Giovani ed inesperti.
Ecco cosa erano.
Erano solo tre ragazzi dalle mediocri capacità.
In quel momento avrebbero dovuto trovarsi ad Hogwarts a studiare.
A ridere.
A scherzare.
L’apice delle loro problematiche avrebbe dovuto essere trovare il coraggio per affrontare la prima cotta.
Trovare le parole per esprimere i loro sentimenti ad una persona cara.
Invece…
Invece loro tre erano andati incontro all’ignoto.
Al primo bacio avevano sostituito quel terrore che ora li atterriva.
Prima di sentire il cuore palpitare per qualcuno di speciale avevano udito il richiamo della morte.
Morte che, ad ogni passo, dal giorno in cui erano partiti alla volta del cimitero di Godric’s Hollow, sembrava avvicinarsi sempre più.
La sentivano la notte, quanto stentavano a prendere sonno.
Il mattino, quando il sole sorgeva.
E non c’era rifugio.
Non c’era né luogo né persona capace di sedare quell’orrida sensazione…
Quella certezza che, per quanto ti possa sforzare di cambiare le cose, loro non cambieranno.
Trovare conforto l’uno nell’altro era vano.
Stringersi con tutte le forze tentando di esorcizzare gli eventi era straziante.
Si aggrappavano all’unica cosa che avevano: l’amicizia.

L’amore che provavano era l’unica arma.
L’unica risorsa a cui attingere.
Ma, ora che schiere di Mangiamorte li stringevano in una morsa mortale, quell’amore a cosa sarebbe servito?
Potevano solo aspettare una loro mossa.
Erano in balia degli eventi.
Nessun aiuto sarebbe giunto.
Erano soli.
Soli…

Un volto pallido simile a quello di un serpente fece capolino tra le schiere dei Mangiamorte.
Avanzava.
I brividi li percorsero.
Come foglie al vento iniziarono a tremare.
La morte… quella di cui tutte quelle notti avevano udito i sussurri ora urlava.
Ecco.
Si avvicinava lentamente.
Gli uomini si scostavano per lasciare libero il passaggio.
Li potevano vedere chinare il capo.
Prostrarsi al suo cospetto.
Ma loro non l’avrebbero fatto.
Non avrebbero chinato il capo… non si sarebbero sottomessi.
No.

Erano arrivati.
Si erano fermati davanti alla porta della Tana.
Erano immobili sotto il portico.
Affannati e sudati.
Sporchi e insanguinati.
Disperati.
Erano salvi.
Per quanto potesse valere, erano vivi.
Si guardarono negli occhi, poi Hermione parlò.
“Come… come possiamo continuare a vivere e a lottare…
come possiamo ora che lui…”.
Non riuscì a finire la frase.
“Dobbiamo. Dobbiamo farlo per Harry. Perché lui avrebbe… avrebbe voluto che lo facessimo”.



 
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