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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: AZUSA, SUZUKA, KENTARO E TSUNAMI
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: lirin91 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 26/12/2005 18:25:00 (ultimo inserimento: 22/02/06)

-ehm... è un pò triste e parecchio forte come contenuto... angelsuzuka mi aveva detto di metterla v.m18, ma penso che vada bene così... commentate!!!
 
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SINGS
- Capitolo 1° -

Azusa, Suzuka, Kentaro e Tsunami
Deboli che si sostengono fra loro. Ho sempre pensato che noi fossimo così; e lo penso ancora. Noi quattro, che delle nostre debolezze abbiamo fatto il nostro carattere, il nostro futuro, ci sosteniamo cercando la forza complementare che risiede nell’altro. E quando combattiamo dimentichiamo queste nostre fragilità, possiamo scordarci tutto grazie a questo dolore, questi simboli che bruciano sul nostro corpo; questi simboli che abbiamo sul corpo, dalla nascita, e neanche ci dispiacciono. Forse questa è la prova che il destino esiste davvero, che già dalla nascita qualcuno sapeva come saremmo diventati, quali sarebbero state le nostre idee. Di cosa sto parlando, vi chiederete? Cosa sono questi simboli di cui parlo, vi starete domandando? Nulla di astratto, certo; non sono la tipa che crede alle cose che non vede –e per ora l’unica cosa che riesco a vedere è la mia immagine riflessa nello specchio insieme a quella dei miei amici. Questi simboli che sembrano marchi a fuoco, così strani da sembrare fatti apposta, non sono altro che segni che abbiamo dalla nascita, dalla forma alquanto equivocabile: io, Azusa, ho una svastica sulla spalla destra, nello stesso punto Suzuka ha una croce celtica, mentre Kentaro ha il simbolo anarchico sul petto e Tsunami la falce e il martello sul braccio sinistro. Scherzi della natura forse, ma alla fine le nostre idee si avvicinano molto ai partiti politici che illustrano i simboli sul nostro corpo. Per questo non ci dispiacciono, anche se spesso abbiamo avuto problemi con persone di idee diverse. Ma non è solo questo il motivo per cui siamo fieri di questi. Sono un avvertimento, una specie di antifurto, se così volete chiamarlo, contro la malignità. Ogni qualvolta che un essere maligno si avvicina a noi, questi cominciano a bruciare, terribilmente peraltro. E questo dolore, così forte da prevalere su ogni debolezza, ogni sofferenza, ogni ricordo sgradevole del nostro passato, tanto da eliminarlo, è per noi un piacere. Poi possiamo sfogare sia dolore fisico che morale uccidendo chi si merita di morire, come indica la sofferenza fisica che quel segno ci fa provare. Ma quel momento in cui ci liberiamo di tutto, e crediamo addirittura di fare un favore al mondo uccidendo persone che noi consideriamo cattive, è come una droga: nel momento in cui la assumi sei dominato da quello stato di felicità illusoria, finta; quando l’effetto della droga finisce torni alla realtà, e sei triste, e vuoi provare nuovamente quella felicità; e così ricominci ad assumere droga. È un circolo vizioso, stupido forse, ma noi, che la felicità che possiamo provare può essere solo un’illusione non permanente, abbiamo bisogno di questa droga, per sentirci felici, come normalmente non possiamo essere. E ricominciamo a uccidere sotto l’ordine spietato del nostro corpo.

 
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