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Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: MEMENTO MORI
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: nimphadora galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 10/12/2005 22:57:54

stringeva la mano di ron al buio.
 
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UNICO
- Capitolo 1° -

I pensieri si impadronivano di lei. La rendevano così apatica.
Stanca.
Non riusciva a resistere a quel flusso incoerente di parole che le offuscavano la mente.
Nessun senso apparente. Tutto sotteso.
Nascosto nei meandri più oscuri della sua psiche.
Sepolto.

Le guance erano rosse. Gli occhi semichiusi.
I pugni serrati e le unghie conficcate nel palmo.
Aveva la convinzione che per riuscire a sedare il dolore dell’animo dovesse procurarsi delle ferite fisiche.
In fondo chiodo schiaccia chiodo.

La legna ardeva lentamente nel camino. La stanza era piacevolmente calda.
Tutti i Grifondoro erano nei propri Dormitori e avevano lasciato la Sala Comune vuota da più di due ore oramai.
Hermione era sempre l’ultima ad andare a dormire.
Aveva sempre da finire qualche compito per il professor Vector di Aritmanzia. Probabilmente la materia più noiosa ed inutile insegnata ad Hogwarts, dopo Divinazione.
Inoltre aveva da svolgere le mansioni di Prefetto. Anche se, da quando Fred e George avevano lasciato la scuola, la mole di lavoro era gradualmente diminuita.
Ma quella sera la ragazza non restò nella Sala Comune per nessuno di questi due motivi.
Lei stava aspettando qualcuno…

Il buco del ritratto si aprì lasciando passare un ragazzo alto dai capelli rossi.
Ron.
Hermione si era appena appisolata ma sentì ugualmente l’amico accingersi a salire verso il Dormitorio maschile.
Si alzò dalla poltrona vicino al fuoco e richiamò l’attenzione del ragazzo tossendo.

“Hermione, ancora in piedi…” disse Ron voltandosi di scatto verso la ragazza. Era nervoso.
Hermione aveva notato il rossore che, partendo dalle orecchie, stava coprendo il suo volto.
“Devi essere molto stanco, non è vero?” chiese lei con tono falsato.
“Ehm…” non riuscì a rispondere, attorcigliò le mani sul ventre e le torse nervosamente.
“Allora… qualcosa non va?” a passi lenti la ragazza si stava avvicinando al ragazzo che, per timore aveva messo più spazio tra i due salendo un gradino.
“Ho sonno, tanto… e meglio che vada a dormire” rispose voltandosi e portando il piede verso un altro gradino.
Ma Hermione fece qualcosa che lo paralizzò con il piede a mezz’aria…

I loro visi erano scarlatti.
Le loro mani tremarono impercettibilmente quando si sfiorarono.
I loro colpi sussultarono.
Era strano.
Non poteva essere definito imbarazzante, però.
Sembrava tutto così naturale.
Le loro labbra si congiunsero.
In un altro momento, Ron, avrebbe definito quella situazione come melensa.
Ma viverla era un'altra cosa.
Viverla con lei…forse era questo che rendeva tutto speciale.

A sedici anni si è così stupidi.
Mantieni nell’animo quella freschezza che è tipica dei bambini, ma raggiungi un grado di comprensione superiore… il grado per cui tutto cade nel più profondo turbamento emotivo.
Sedici anni.
Troppi o troppo pochi…?

Era stupido pensare che un momento, un gesto risolvesse la vita.
Un fuggevole bacio prima di andare a dormire.
Un bacio che era durato… un secondo, probabilmente.
Ma un secondo che sembrava un secolo.
Un secolo dove loro due sarebbero stati insieme e felici.
Senza le stupide complicazioni che l’età implica.
Insieme…

A distanza di tanti anni per Hermione era difficile tenere a mente tutto quello che, durante i sette anni che trascorse ad Hogwarts, le era accaduto.
Di certo non avrebbe mai dimenticato Fuffi, il Cerbero a guardia della pietra filosofale, o Noberto, il drago di Hagrid.
Ma i piccoli avvenimenti che costellavano e scandivano la vita quotidiana di quel periodo erano stati spazzati via.
Era una sorta di repulsione che la sua mente metteva in atto quando cercava di ricorare…

Il sorriso di Harry…
I suoi occhi luccicanti di gioia quando aveva preso tra le mani l’uovo della Prima Prova del Tremaghi.
Ron e i suoi parecchi centimetri di gambe che venivano fuori dal pigiama troppo corto…
Lui e la sua stupida gelosia…
L’immagine di loro tre messi in tiro durante il Ballo del Ceppo…
L’abito tutto pizzi e merletti che la signora Weasley aveva rifilato al figlio.
Hermione sorrise, tra se e sé…

Ma ai ricordi piacevoli e divertenti se ne sovrapposero tanti altri…
Il flusso di coscienza la travolse come un fiume in piena.

Un lampo accecante.
L’accampamento incendiato.
La marcia silenziosa dei Mangiamorte verso l’Ordine.
Il sole sorgeva… la speranza tramontava.
Il Marchio Nero da monito…
Un Memento Mori per tutti loro.

Erano partiti poco dopo la fine del loro sesto anno.
Dopo quel fatidico secondo… dopo quell’unico secondo.

Era straziante pensare a tutto quello che era successo.
Era come violentare la mente.
Ma era una violenza che pareva assolutamente necessaria.
Perché lei era sopravvissuta.
Era sopravvissuta a quell’orrore.

Perché?
Soleva porsi questa domanda.
Ma non aveva mai trovato una soluzione.
Divertente…
Lei che aveva sempre la risposta pronta aveva trovato una domanda a cui non sapeva che risposta dare.
Ma di una cosa era assolutamente certa… quel sacrificio non sarebbe stato inutile.
Lei non avrebbe mai dimenticato.
Aveva fatto una promessa…

Stringeva la mano di Ron al buio.
La stringeva e piangeva… lacrime silenziose.
Nessuno doveva sentirla.
I singhiozzi la scuotevano, ma lei era forte.
Doveva esserlo.
In quel momento più che mai.
Ora che era sola doveva farlo… doveva trovare la forza.

Bellatix Lestrange puntò la bacchetta su Ron.
Ne scaturì un lampo di luce verde, accecante.
Anche se Hermione non aveva sentito le parole che la donne emise, sapeva benissimo l’incantesimo che aveva scagliato…
Il ragazzo si afflosciò a terra.
Non ci fu sangue.
Né dolore.
E nemmeno urla.
Hermione non poteva… rimase nascosta dov’era in attesa che Bellatrix si allontanasse.

Non c’erano vie di scampo.
Era circondata.
La morte aveva colto tutti… nessuno escluso.
Ma lei era sempre rimasta nascosta.
Una piccola insenatura nel terreno.
Tanto piccola che solo lei poteva entrarci.
E Harry lo sapeva… aveva gettato Hermione lì nel momento in cui avvertì l’incombere del pericolo.
Aveva assistito a tutto.

Trascinò il corpo di Ron in un posto sicuro quando fu certa che nessuno osservasse in quella direzione.
Nel buio del nascondiglio strinse la mano del ragazzo ormai fredda…
E si costrinse a fare l’unica cosa che in quel momento le pareva giusta.
Incantò il corpo dell’amico in modo da trasformarlo in una passaporta.

Ormai era preda dei ricordi… di quel turbinio.
Stringeva i pugni Hermione e cercava dentro di sé la forza.
La forza di resistere a quella voce della coscienza che ti fa pesare ancora di più il fatto di essere sopravvissuta…

“Perché…”


 
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