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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Beyblade (Bakuten Shoot Beyblade)
Titolo Fanfic: ANGEL
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: nischino galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 09/12/2005 15:42:40

e` una bxy...diciamo che nasce dalla mia passione per i mercatini di natale!
 
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CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -

Dunque, dunque...questa ff mi è venuta in mente alla fiera di S. Nicolò! Mentre passeggiavo davavanti ad una bancarella ho visto un ragazzo troppo carino! Comunque, è una YurixBoris. Il pov è di Bo...e non credo di dovervi dire altro!

E’ il nove dicembre, e fa freddo. Tanto freddo che per le strade non c’è nessuno, tutti troppo intenti a rannicchiarsi sotto le coperte davanti ad un caminetto acceso. Io, invece, il freddo l’adoro. Mi sento vivo quando il vento invernale sferza sul mio viso e congela ogni più piccola particella d’acqua nell’aria. Mi piace sentire le mani congelarsi anche se sono nelle tasche. La verità è che non ho altro modo per vivere, oltre al freddo. La mia vita è monotonia. Ogni giorno la stessa gente, le stesse strade, le stesse delusioni. Forse il freddo mi ricorda anche un po’ la Russia, dove sono nato. Oh, lì faceva freddo. E li mi sentivo vivo, ogni giorno ed ogni istante, mentre dentro di me cresceva la voglia di cambiare. Ed allora sono partito. Sono partito per vivere qualcosa in cui credevo, e che invece si è trasformato in un ufficio, una segretaria ed un appartamento condiviso con il silenzio. Finalmente sono giunto alla mia meta. I mercatini di Natale. Ogni anno, in questo periodo, il Viale viene addobbato con più luci colorate possibili, per cercare di dare un’aria magica a questo luogo. La cosa che preferisco delle fiere sono gli odori. Di dolci, di zucchero filato, di noccioline tostate. E poi i suoni. Gli schiamazzi, le urla, le risate ed i sorrisi dei bambini che si incantano davanti ad ogni bancarella, per osservare un giocattolo o qualche prodotto indiano che li affascina incredibilmente, e sorrido anch’io, quando vedo i loro occhi illuminarsi mentre implorano le madri di compare “ancora quello”. E così mi spingo verso il centro della fiera, dove non c’è posto nemmeno per camminare, tanta è la folla. Osservo di qua e di la, cercando nemmeno io so che cosa. Magari un regalo per i miei amici, o uno sta spedire in Russia dai miei. E fu mentre osservavo un tamburello di plastica che sentì per la prima volta la sua voce. Mi voltai. Parlava dalla bancarella accanto alla mia, indicando il prodotto che sponsorizzava. Dire che la sua voce era incantevole era poco. Era come l’arpa degli angeli. Credetti che l’avessero scelto apposta, per essere scambiato con un angelo. Di certo le spugne che vendeva non davano giustizia a tanta bellezza. Mi avvicinai, per poi ascoltare tutto ciò che diceva, assaporando ogni minima parola che usciva da quelle labbra così sottili ed invitanti. Muoveva le braccia con armonia. No. Lui stesso si muoveva con armonia, come un burattino manovrato dal cielo. E sorrideva. Non a me, di certo. Sorrideva a tutti. Non aveva un sorriso particolarmente bello, me ne resi conto solo più tardi, perché in quel momento quel sorriso mi sembrava il più bello del mondo. Mi misi ad osservarlo, come un bambino con le luci dell’albero di natale. Ripeteva sempre le stesse frasi, ma a me sembravano sempre diverse, e sempre incredibilmente belle. Rimasi ad osservarlo per ore. Fino a che non gli diedero il cambio. Al suo posto comparve una ragazza grassoccia, per niente bella. E la magia si spezzò. Senza rendermene conto ero già a casa mia, disteso sul letto, mentre ero sicuro di aver visto un angelo.
Il giorno seguente tornai alla sua bancarella, ascoltandolo finchè potevo. Tornai il giorno dopo, ed il giorno dopo ancora. Finché, quando ormai di bancarelle ne erano rimaste poche, e la fiera stava per finire, mi sorrise. Sorrise solo a me
-Io ho finito- mi disse quel giorno –Se vuoi beviamo qualcosa insieme-. Io annuii, seguendolo verso il bar più vicino. Doveva avermi visto, tutte quelle volte che lo guardavano. Era impossibile non notarmi. Eppure io, in tutto quel tempo, non mi ero mai preoccupato di quello che avesse pensato la gente nel vedermi ore ed ore, davanti alla bancarella delle spugne. Ci sedemmo al bar, e parlammo. Se me lo chiedete adesso io non so di che cosa abbiamo parlato. So solo che è stato meraviglioso. Ricordo le sensazioni che provavo. Gioia, ed eccitazione. Uscimmo da lì alle dieci e mezza di sera, e lo invitai a casa mia. Facemmo l’amore. Non era la prima volta per me, ma fu così bella e speciale che mi parve di non essere mai andato a letto con nessuno, prima di lui.
Quando mi svegliai, la mattina seguente, lui non c’era più. Pensai di aver sognato tutto. Pensai di non aver mai vissuto quei momenti con quell’angelo. Finchè non trovai un biglietto sul frigo. Non c’era niente, scritto sopra. Solo il suo nome, Yuri, e la frase che spezzò la monotonia della mia vita “All’anno prossimo”. Da quel giorno non smisi mai di pensare a lui, mentre speravo che lui non smettesse di pensare a me. E mi tormentai, giorno e notte, chiedendomi se sarebbe tornato. Finchè non giunse il nove novembre. E quell’anno faceva freddo. Molto più freddo di quanto avesse mai fatto in quella città. Uscii comunque. Quando giunsi alla fiera, lo cercai. Ed infine, dopo aver passeggiato per tutto il Viale lo trovai. Sponsorizzava le stesse spugne con qualche novità. Lui mi vide. Ma non fece nulla. Quell’anno toccava a me fare il primo passo. Eppure non ne ebbi il coraggio. Avevo paura che mi rifiutasse. Così non dissi niente, volevo continuare a vivere nell’illusione dell’anno precedente, volevo continuare a vivere con l’illusione di lui. Ma, l’ultimo giorno, la paura venne accantonata dal desiderio che avevo di lui. Così gli parlai. Andammo nel solito bar, e poi a casa mia. Tutto si ripetè. Ma non fu monotono. No. Fu talmente bello che sembrò un sogno. Talmente bello che credetti che lui fosse davvero un angelo.
-Perché non resti?- gli chiese, quando, disteso accanto a lui, lo stringevo tra le braccia con la paura che potesse scappare da me
-Perché questa non è la mia vita- mi rispose, prima di chiudere gli occhi e dormire. La mattina seguente mi svegliai senza trovarlo. Sul frigo lo stesso biglietto, solo il suo nome, non c’era ne il numero, ne il suo indirizzo. Mi sentii perso. Ed ogni momento che passava sentivo di essere legato a lui. Forse ne ero innamorato.
Accadeva ogni anno la stessa cosa. Ogni anno la fiera, casa mia ed il mattino. Da quattro anni. Da quattro anni la stessa domanda, e sempre la stessa risposta. Ormai, le miei giornate le passavo pensando al bellissimo ragazzo che vedevo a quando il freddo si impossessava delle miei ossa, quando la neve ricopriva le strade e quando Babbo Natale portava i regali ai bambini. Ed il mio regalo di Natale giungeva puntualmente il nove dicembre, con quegli occhi, quel sorriso e quella voce. Non avrei mai potuto desiderare nulla di più. E mentre, una notte, mi rigiravo tra le coperte, incapace di dormire, pensando al mio angelo dagli occhi blu mi resi conto di non averlo mai chiamato per nome, nonostante lo conoscessi e nella mia mente me lo ripetevo ogni istante. E fu allora che decisi che la prima volta che l’avrei chiamato per nome gli avrei detto qualcosa di speciale, perché un nome meraviglioso come quello poteva essere solo il nome di un angelo. Ma più ci pensavo, più non riuscivo a trovare una frase adeguata. Di complimenti, adulazione e frasi romantiche ne avevo trovate a migliaia, eppure mai nessuno era soddisfacente. E così giunse il nove dicembre senza che io avessi trovato una frase nella quale pronunciare quel nome. Mi recai alla fiera, e lui era lì, quasi mi aspettasse, con il suo sorriso. Mi avvicinai. Ogni volta che lo vedevo credevo di non averlo mai visto. Lo ascoltai. Lo osservai, e mai come in quel momento lo amai. E quando la solita grassoccia ragazza, che avevo scoperto essere la figlia del suo titolare, lo sostituii corsi a prenderlo. E lo chiamai. Non per nome, lo chiamai con un suono strano che uscì dalla mia bocca e che avrebbe dovuto essere un “Ehy”. Lui si voltò verso di me, sorridendomi. Mi prese la mano, ed insieme passeggiamo per tutta la fiera. Non l’avevamo mai fatto, prima. Ma era bellissimo. Sentire la sua mano nella mia, vedere le impronte dei nostri piedi nella neve, il suo viso arrossato leggermente per il freddo. Ricordo benissimo di avergli comprato una sciarpa perché stava congelando. Ricordo di essere stato io mettergliela passando le mani gelide sul suo collo, così invitante. E ricordo perfettamente di averlo baciato. Ogni suo movimento in quel momento era magia, sotto quell’albero così grande, in piazza, pieno di luci colorate, di suoni e di odori che mai scoderò. Ricordo che quando lo guardai dopo averlo baciato, mi resi conto che non era il freddo a darmi la vita. Mossi le labbra in quella che è stata la frase più speciale di tutta la mia vita. E mi resi conto che non avevo trovato una frase adeguata al suo nome, perché ce n’era una sola. L’unica frase che avevo sempre conosciuto e mai pronunciato
-Ti amo Yuri- dissi. Mi fissò, spalancando gli occhi, e poi sorrise, non aveva mai sorriso così
-Non me l’hai chiesto, quest’anno- mi disse semplicemente
-La risposta sarebbe stata la stessa
-Chedimi- mormorò facendo passare le braccia intorno al mio collo
-Perchè non resti?-. Sorrise, non sapevo a cosa stava pensando, so solo che sorrise.
Quando mi sveglai, la mattina dopo, lui era lì, disteso accanto a me. Passai la mia mano nei suoi capelli prima di distendermi accanto a lui, prenderlo tra le braccia e ricominciare a dormire
-Buonanotte angelo mio-.

*__* Mi piace questa ff! Strano ma vero! E poi Yu-chan è troppo tenero! Sono stata brava (Sono giunta perfino a complementarmi da sola! ^^" Povera me!). Me lo mandate un commentino? Please!
Baci



 
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