torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LA VENTICINQUESIMA ORA
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: crystall galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 04/12/2005 15:37:05

uno sguardo alternativo su una guerra interrazziale
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
ONE-SHOT
- Capitolo 1° -

E' una shounen-ai.

Seph Ierophante: E' un soldato umano. Innamorato del suo generale, Jhon, ama Elyrose, sorella di Jhon, come fosse anche sua sorella. E' piuttosto diffidente verso tutto.
Jhon Jaspers: E' un generale umano. Si mostra cordiale con tutti, ma è sempre guardingo e non si fida al primo impatto.
Elyrose Jaspers: Sorella di Jhon. E' una ragazza molto allegra ed è difficile che si arrabbi con qualcuno.
Philippe: E' un mezz'elfo. Nato dalla violenza di un umano sulla madre. Pare non sia molto ben accettato tra gli Elfi e che non abbia molto feeling con loro.

La luce limpida della luna piena, sfortunatamente per loro, era coperta da nuvole nere e la pioggia cadeva battente offuscando la vista, complice il vento sferzante. "Siamo in svantaggio" mormorò il generale, abbassandosi il capello mimetico sugli occhi e stringendo le mani sulla pistola automatica. "Generale Jaspers… è sicuro di voler continuare con l'operazione? Gli Elfi vedono tranquillamente al buio. Invece, come ha detto lei, noi siamo svantaggiati!" Gli occhi dell'appena ventenne scrutarono la boscaglia, cercando di carpire tracce invisibili "Lo so, Seph… ma ormai il tempo a nostra disposizione è poco." Un singhiozzo fuoriuscì dalle labbra del diciassettenne, mentre si stringeva al generale "Jhon… Jhon ti prego… ripensaci… pensa a me… e a Elyrose… abbiamo bisogno di te…" Una mano guantata si posò tra i suoi capelli scuri "Seph… so che spaventa… rischiare di perdere la persona amata…" Gli occhi del diciassettenne si sgranarono. Lui… sapeva? "Ma siamo in guerra… le perdite sono cose di tutti i giorni… e poi… un amore non ricambiato… fa meno male… se la persona che non ricambia è morta…" Seph scosse violentemente la testa "Non m'importa se non mi ami, Jhon! Non m'importa! Dimenticherò di amarti… ci riuscirò, te lo giuro! Ma, per favore, aspettiamo la luce del sole per attaccarli…" Il generale continuò a carezzargli il capo, poi lo allontanò un po' da se per sorridergli. "E va bene, torniamo alla Base." Il più giovane non ebbe il tempo di gioire. Una lama aveva attraversato l'albero a cui Jhon era poggiato. Trapassandogli la gola. "J… Jhon…" Bisbigliò mentre lacrime silenziose gli scivolavano sulle guance. La lama venne ritirata e il corpo del generale cadde al suolo senza vita. Un'Elfa comparve accanto ad esso, la spada sanguinante ancora sguainata. Seph non capì niente. Sembrava di essere in un altro mondo. Lontano dal proprio corpo. Prese la pistola dell'amato e sparò contro l'Elfa. Sette colpi, tanti ne conteneva la pistola. Continuò a premere il grilletto nonostante il suono del caricatore vuoto gli rimbombava nella mente. Nonostante l'Elfa fosse ormai a terra. Morta. Si risvegliò da questa sua trance solo quando un qualcosa si inginocchio accanto all'assassina, coprendola con il suo corpo. Quando la rabbia sfumò un po' e le cose ripresero i loro contorni originali, capì. Il 'qualcosa' altro non era che un mezz’elfo quattordicenne. "Mamma… mamma…" singhiozzava, scuotendola inutilmente. Come tentando di svegliarla. Sussultò quando sentì la voce di Elyrose accanto a sé. Si era persino dimenticato che la ragazza era con lui. "Piccolo… come ti chiami?" Il mezz’elfo alzò lo sguardo gonfio di lacrime su di lei "Ph… Philippe…" Bisbigliò in risposta "Philippe… è un bel nome." Sussurrò dolcemente "Philippe… dov'è tuo padre?" Il ragazzino alzò le spalle "Non lo so… io sono nato da una violenza a mia madre da parte di un umano…" Spiegò con sguardo basso. "Allora vieni con noi." Ordinò Elyrose, con quella decisione che raramente si sentiva nella sua voce. Il suono di un corno risuonò nell'aria. Gli Elfi avevano saputo della morte della Donna "Muoviti!" Philippe si alzò di scatto, ma inciampò nel corpo della madre. Si rialzò in fretta, ma poggiava male sulla caviglia sinistra. "Seph, portalo tu." Il diciassettenne sgranò gli occhi "Ma non posso portare il mezz’elfo e il corpo di Jhon insieme. Lo sguardo addolorato di Elyrose lo lasciò senza fiato. "No... No! Non lascerò Jhon qui!" Elyrose gli diede uno schiaffo. "Stupido! Gli Elfi trattano molto meglio un Cadavere che un orfano mezzosangue! Gli daranno una degna sepoltura!" Dallo sguardo rattristato del ragazzino, Seph capì che quella era la verità. Osservò il corpo senza vita dell'amato, poi il mezz’elfo. E finalmente, mentre un suono più vicino del corno li avvertiva dell'avvicinarsi degli Elfi, lo prese in braccio. E corse insieme a Elyrose verso la base.

--------
Altrove

Un urlo di pura rabbia e frustrazione riempì l'aria. Alcuni dei demonietti più sensibili sussultarono appena. Gli altri continuarono a lavorare frenetici. C'era una guerra in corso. E sempre più spesso il loro capo si sfogava urlando. E lanciando cose. Thanatos urlò ancora, spezzando la penna che teneva in mano. Prontamente gliene fu fornita un'altra e il Dio si ritrovò costretto a riprende la compilatura delle scartoffie che accompagnavano ogni nuovo morto. Ma la calma non durò molto. Con uno scatto furioso l'uomo prese il telefono, componendo un numero. "Hermes… fammi un favore…" Ed alzò la voce "Dici a quei due cretini di Ares ed Eris di darsi una calmata! E dici ad Aphrodite di lavorare un po'! E che diamine! E Irene e le sue sorelle cosa cazzo fanno, eh? Hanno il culo pesante?!?" Guardò furente la cornetta e i demonietti presenti capirono subito cos'era successo. Con un 'Mi dispiace, io non posso far niente' Hermes aveva attaccato. Un comune sospiro fuoriuscì dalle labbra dei lavoranti, preparazione psicologica alla sfuriata del Capo. "Io quell'idiota l'ammazzo!!!" Ma, nonostante tutto, riprese a scrivere rassegnato. In tutto questo un'unica persona era rimasta in silenzio. Ad osservare, poggiato contro lo stipite della porta, la Morte lavorare freneticamente. "Capo!" Lo chiamò un Demone, ansante e sudato, mentre con un'ultima corsa lo raggiungeva. Lui si limitò ad alzare un sopracciglio. E quello chi era? "Capo, scusate per il rita--" Un ennesimo urlo dalla stanza gli impedì di continuare. Fissò Thanatos e sgranò gli occhi. Spostò lo sguardo sul dio che aveva di fronte e su quello dentro la camera, poi sorrise "Hypnos… mi scusi… ma lei e il suo gemello siete davvero identici…" E con un leggero inchino entrò nella stanza. "Si… identici…" Sussurrò il Dio del Sonno, allontanandosi lungo i corridoi. Suo fratello… il suo amato… da quanto tempo non sentiva il suo nome pronunciato dalla sua voce. Da quanto tempo non sentiva la sua pelle contro la propria. Sospirò "Qualcosa ti turba, Hypnos?" sussultò a quella voce, sgranando gli occhi "Oh… Crono… io…" Si guardò silenzioso intorno. Era entrato nella stanza del Dio del Tempo senza neanche accorgersene. "Mi dispiace… sono entrato nella stanza sbagliata…" Lo sguardo penetrante del Dio lo attraversò "O forse… sei entrato proprio nella stanza giusta…" Lo sguardo di Hypnos tremò un po' nel tentennamento "… come?" Bisbigliò appena "Sei preoccupato per Thanatos. Vorresti dargli un po' di pace… vorresti dargli tempo." Hypnos restò in silenzio per un po'. Poi si inginocchiò, congiungendo le mani in preghiera. "Ti prego, Crono… puoi aiutarmi? Posso ripagarti… con ogni cosa tu desideri…" Ma nonostante quanto detto non era certo preparato a quelle labbra che gli si posarono sulla nuca. "Saresti disposto… anche a donarmi te stesso?" Il Sonno restò in silenzio per lunghi attimi, poi annuì "Se è questo che vuoi per dare un po' di respiro a Thanatos… si…" Il Tempo rise, battendo una volta le mani. "Non voglio il tuo corpo, Hypnos. Né il tuo cuore. Vai dalla tua Vita. Hai un'ora. Un'ora di pace e di silenzio. A te la scelta su cosa fare…" ma Hypnos era già corso lontano. Verso l'ufficio della Morte.
Entrò felicissimo "Thanatos!" Ma l'occhiata fredda che ricevette lo fece congelare "Sono impegnato, Hypnos." Tentò di non piangere a quel tono duro "Ma Thanatos… è quasi l'una… tra poco inizierà una nuova giornata…" Il fratello si alzò di scatto, facendo rovesciare la sedia "Ma davvero? Un altro giorno? Oh, questo mi riempie di gioia visto che dovrò passare altre ventiquattr'ore a lavorare!" Urlò con quanto fiato aveva in gola, per poi poggiarsi una mano sulle labbra quando vide le lacrime scorrere sul viso del gemello. "Hypnos… mi dispiace… ma lavoro senza sosta da tantissimo tempo… sono stanco…" Gli sussurrò dolcemente, asciugandogli le guance bagnate "Capo…" Sussurrò un Demonietto, un po' spaventato "Si, adesso arrivo…" "No… non ha capito… i morti…" Thanatos aggrottò le sopracciglia "Si?" Il Demonietto boccheggiò qualche volta, poi deglutì e infine parlò "I morti hanno smesso… di morire…" Le dita della Morte batterono velocemente sulla tastiera del computer di controllo. Era vero. "Ca… capo…" Lo chiamò un altro Demone "Che altro succede?" Lui si limitò a mostrargli l'orologio digitale sul cui quadrante spiccavano i numeri 25:00. "Le… le venticinque?" Si voltò di scatto verso Hypnos che arrossì "Volevo darti un po' di pace così… ho chiesto aiuto a Crono…" Il bacio con cui Thanatos gli tappò le labbra lo colse impreparato "Hypnos… ti adoro!" Il ragazzo arrossì appena, tossicchiando imbarazzato "Hey, Demonietti! Tutti un'ora di pausa!" I Demoni urlarono di gioia, abbracciandosi stretti "Dormire! Finalmente!" Esclamarono, scomparendo subito alla vista dei due. "E tu, Hypnos?" Gli occhi intensi del Sonno si posarono perplessi sul gemello che capì al volo le sue domande "Che programmi hai?" Gli domandò ancora, scostandogli una ciocca di capelli neri dalla fronte per poi baciargli le labbra morbide "Passiamo l'ora insieme?" Hypnos si trattenne a stento dal rispondere si. Lui e Thanatos non passavano una giornata insieme da tantissimo tempo, era vero, ma gli occhi della Morte erano velati e leggere occhiaie, rese quasi invisibili dalla magia, gli cerchiavano gli occhi rossi. Sospirò. "Thanatos… mi piacerebbe molto passare quest'ora con te… ma tu sei stanchissimo, si vede… hai bisogno di dormire…" Il gemello scosse la testa "Io non sono sta--" Soffocò uno sbadiglio contro la mano "Non sono stanco." Il Sonno gli sorrise dolce. Avrebbero avuto tutto il tempo che volevano da passare insieme. Non c'era bisogno di correre. "Andiamo a dormire, Thanatos." Mormorò baciandogli piano un polso. La Morte si limitò a sorridere, dando il suo consenso.

--------
L'orologio iniziò a battere, segnalando la fine dell'ora libera. Thanatos aprì lentamente gli occhi, immaginando le pile di moduli che già si stavano accumulando sulla sua scrivania. Doveva scostare la morbidezza dell'amato dal suo corpo, separarsi da quel piacevolissimo calore, uscire nel freddo dei corridoi e chiudersi nell'ufficio gelato per riprendere a lavorare. Osservò l'orologio a pendolo. Poi Hypnos, accoccolato sul suo petto con un sorrisino soddisfatto sulle labbra rosate. Di nuovo lo sguardo gli cadde sull'orologio. L'una e un minuto. Con un morto a secondo erano già arrivati 60 morti con due moduli a testa per un totale di centoventi moduli. Nuovamente osservò il viso del fratello. Poi si tirò meglio le coperte addosso, abbracciando il gemello e chiudendo gli occhi. I suoi sottoposti se la sarebbero cavata egregiamente.

--------
Base Militare 24-ZX

Urla di gioia risuonavano nella piccola stanza "Abbiamo vinto!" Urlò Elyrose, seguita dagli urli degli altri tre superstiti. Philippe li osservò, tutti e quattro. Elyrose era colei che l'aveva salvato. Michalle era il Tecnico, l'ultimo che avanzava, ed era subito stato gentile con lui. Kilya era il Medico della Base. In realtà era un Infermiere, ma il suo superiore era stato ucciso e lui era l'unico ad avere conoscenze mediche lì nella base. L'ultimo era Cole. Rise piano, non aveva mai capito che cosa ci stesse a fare Cole lì dentro visto che non faceva mai niente. Gli ultimi superstiti. Quasi gli dispiaceva portare a termine la missione. "No, non avete vinto." Mormorò prendendo una mitragliatrice e caricandola. Non guardò i quattro, ma percepì i loro volti sgomenti "Io ti avevo avvertito Elyrose. E anche Seph l'aveva fatto. Io devo uccidervi." Non ebbero il tempo di replicare. Sparò. Elyrose e Cole caddero subito. Seguiti dopo poco da Kylia. Rimaneva solo Michalle. Si squadrarono a lungo "Sei un traditore… noi ci siamo fidati di te e tu… ci ripaghi così…" Il mezz'elfo non si scompose "siamo in guerra. Dovevate aspettarvelo." La porta dell'hangar si spalancò "Elyrose! Philippe è un…" Le parole gli morirono in gola. Tre dei suoi amici, i pochi rimasti, erano morti. Alzò di scatto lo sguardo a uno sparo. Ebbe appena il tempo di rendersi conto che Michalle aveva ferito Philippe prima che il primo cadesse sotto i proiettili del mitra. Posò il suo sguardo sul quattordicenne. "Ho concluso la mia missione, Seph. Adesso puoi anche uccidermi. Solo perché sono entrato nel tuo letto non pretendo di essere entrato nel tuo cuore come tu sei entrato nel mio." Mormorò con quel suo caratteristico tono basso, lasciando cadere il mitra a terra. Non ricevendo risposta dall'umano si allontanò verso l'uscita, ma crollò prima. "Philippe!" Seph s'inginocchiò accanto a lui, levandogli la mano in modo da poter vedere la ferita che lo sparo aveva provocato. "Philippe… sei ferito…" Osservò i corpi degli amici e una morsa gli strinse lo stomaco. Stava aiutando un traditore. Un nemico. Un assassino. Chinò lo sguardo e notò il guizzo di dolore sul viso del più piccolo. Lo prese in braccio. "Torniamo dagli Elfi, sono riusciti a guarire le ferite quasi mortali di Jhon, riusciranno a guarire anche le tue. E poi vivremo insieme." Il più piccolo sorrise, accoccolandosi contro il petto dell'amato "Si… vivremo insieme…"

--------
Città degli Elfi

Il sole entrava dalla finestra aperta, illuminando la bianca stanza d'ospedale. Seph sorrise, carezzando il viso del più piccolo "Come ti senti, tesoro?" Il mezz'elfo annuì "Si… sto bene…" Mormorò alzandosi a sedere per poter dare un leggero bacino al diciassettenne. La porta si spalancò e un tornado circondò Seph "Seph! Mi sei mancato!" "Anche tu, Jhon!" Si guardarono e il sorriso scomparve piano "Seph, io…" "Jhon, io…" "Sono fidanzato!" Si esclamarono all'unisono e sempre all'unisono si domandarono "Cosa?" L'ex-generale tappò la bocca all'amico "Seph… io sono fidanzato con l'elfo che mi ha curato le ferite." Gli mormorò dolcemente, per poi liberarlo e permettergli di parlare "Ed io sono fidanzato con lui." Ribatté il più giovane, stringendo con una mano quella del quattordicenne sul letto. Jhon li guardo entrambi, poi fissò Seph e scoppiò a ridere "Seph è un pedofilo! Seph è un pedofilo!" Il nominato avvampò, alzandosi di scatto "Non è vero!" Ma Jhon continuò, mentre Philippe rideva.
 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: