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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: HP
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: nimphadora galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 18/11/2005 18:37:45

harry si prepara alla partenza e ad affrontare il rancore che prova oramai da diciotto anni...
 
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NESSUNO
- Capitolo 1° -

1CAPITOLO
Era passata poco più di una settimana da quando si erano celebrate le nozze di Bill e Fleur e la Tana, via via, andava con lo svuotarsi. I genitori e gli amici della ragazza erano tornati in Francia e, oramai, ad occupare la casa c’erano solo i Weasley, Harry ed Hermione e l’Ordine della Fenice.
Harry aveva immaginato la cerimonia di sposalizio magica in modo differente, in effetti non aveva notato alcuna differenza con una cerimonia babbana. A parte che, ad ufficializzare le nozze non c’era un prete ma un anziano mago dall’aria decrepita con indosso una lunga tunica viola e un cappello della stessa tinta. Il matrimonio si svolse all’aperto, nel giardino infestato di nani della signora Weasley. Tra una portata e l’altra i maghi che servivano ai tavoli inciampavano in un sovraeccitato Grattastinchi che si dedicava alla caccia di questi esseri. Harry era seduto in un tavolo in disparte, da solo. Non aveva voglia di rovinare la festa a nessuno, ma il pensiero della partenza lo rendeva cupo. Hermione lo raggiunse, ma non ruppe il silenzio. Prese posto nella sedia libera accanto al ragazzo, e gli sfiorò, con fare materno, la mano che aveva poggiato sul tavolo. Questo bastò ad Harry per comprendere che la ragazza aveva letto nei suoi occhi il motivo del suo isolamento. Senza alcun preavviso Hermione si rizzò in piedi sbattendo i palmi sulla superficie del tavolo e gridando a pieni polmoni “Ronald! Viktor!”.
Harry seguì lo sguardo di Hermione fino ad avere sott’occhio il motivo della sua ira. Ron e il cacciatore della squadra bulgara di Quidditch stavano facendo a botte vicino al tavolo dei dolci. Molly Weasley gridava a squarciagola al figlio di smetterla, e rivolgeva sguardi nervosi alla torta nuziale a sei piani. Fleur e sua madre mormoravano qualcosa come “Che maleudicatì!”.
Solo Hagrid riuscì a fermarli. Li prese entrambi per la collottola cercando di staccarli senza provocare troppi danni al povero Ron, nettamente più in difficoltà di Krum. Sanguinante e con gli occhi pesti, Ron venne allontanato da Lupin e Moody, che cercarono di rimetterlo in sesto alla meno peggio. Harry ed Hermione, che avevano assistito alla scena da lontano, si guardarono per un secondo, e poi si precipitarono verso Ron. Il ragazzo, trattenuto a stento dai due maghi, rivolgeva ancora insulti a Krum, cui unico segno di lotta era il sangue che copiosamente colava dal naso.
“Sei ammattito, Ronald!?” gridò la signora Weasley raggiungendo il figlio. Ma lui neanche la guardava, stava fissando Hermione che si stava avvicinando seguita da Harry.
“Come stai?” chiese la ragazza, ma Ron si limitò a guardarla torvo. Si alzò in piedi, ignorando i rimproveri della madre, e puntò il dito indice verso Viktor. “Perché non corri da lui! Io non ho bisogno di te!” appena Ron pronunciò quelle parole, Hermione scoppiò a piangere e corse verso casa, seguita a ruota da Ginny.
Moody lo costrinse nuovamente a sedere e chiese ad Harry di chiedere a Krum in che condizioni versasse.
Viktor Krum, con il solito sguardo arcigno, era in piedi con un fazzoletto premuto sul naso. Harry si avvicinò e, cautamente, gli chiese se aveva bisogno di qualcosa. Lui scosse il capo e d aggiunse “Quel tu amico essere pazzo! Io solo chiesto lui dove essere Herr-miun, e lui scaraventa addosso me!”. Non sapendo come replicare, Harry si limitò a stringersi nelle spalle.
Ritornando da Ron, che strepitava ancora, si ritrovò a pensare che l’amico aveva di che vantarsi: aveva rotto il naso al più grande cacciatore bulgaro di tutti i tempi!



2 CAPITOLO
Il giorno in cui Viktor Krum abbandonò la Tana a cavallo della sua scopa, tutti tirarono un profondo sospiro di sollievo. Quando i due ragazzi stavano nella stessa stanza, Ron non resisteva all’impulso di prenderlo in giro per il suo andamento dinoccolato e le spalle spioventi, suscitando, più di una volta, l’ira di Krum. Le sue frecciatine diventavano più offensive quando Hermione era nei paraggi. Il culmine si raggiunse poco prima della partenza di Viktor, quando, dopo aver stretto tra le braccia la ragazza per salutarla, si avvicinò verso Ron tendendogli la mano. Lui si ritrasse spaventato, ma il cacciatore voleva solo stringerla. Il ragazzo ricambiò il gesto mormorando qualcosa udibile solo a loro due, cosa che fece mettere sull’attenti tutti i presenti che si aspettavano una nuova rappresaglia.
Dopo la partenza di Krum, l’unica preoccupazione erano i preparativi per il viaggio. Moody, Lupin e il signor Weasley avevano organizzato gli spostamenti in modo da non dare troppo nell’occhio. Avevano una pista da seguire, rigorosamente segreta.
Harry, Ron ed Hermione ipotizzarono che la pista non conducesse direttamente a Tu-Sai-Chi, ma bensì a Piton.
La partenza era prevista per il primo settembre, e Harry non poteva fare a meno che associare quella data al ricordo felice dell’espresso per Hogwarts, al tranquillo viaggio spensierato che conduceva al castello. La raccomandazione generale era quella di viaggiare leggeri, di non riempire più di uno zaino. La cosa fece preoccupare molto Fleur la quale si chiedeva come una ragazza potesse far entrare tutto l’occorrente in una sola borsa. Hermione le rispose dicendole che quello non era un viaggio di nozze.
La sera prima della partenza alla Tana arrivò la professoressa McGranitt insieme ad Hagrid e Madama Maxime. Quella era l’ultima riunione dell’Ordine prima della partenza e si tenne nel salotto. Remus Lupin spiegò a Ginny, che continuava ad insistere, che era troppo giovane ed inesperta per avventurarsi in una simile avventura. Ma tutti, lei compresa, sapevano che questo non era vero. La ragazzina, appena due anni prima aveva affrontato dei Mangiamorte e il Signore Oscuro al Ministero della Magia. L’unico freno reale che si frapponeva tra lei e la partenza era la madre, la cui paura di perder il marito e i figli era troppo forte. Voleva che almeno Ginny restasse al sicuro, voleva sentirsi utile, proteggere la figlia era l’unica cosa che le rimaneva.
Le spiegazioni proseguirono. Come Harry, Ron ed Hermione avevano intuito, la pista da seguire era quella che avrebbe condotto a Severus Piton, Draco e Narcissa Malfoy e Bellatrix Lestrange. La McGranitt disse loro che il punto di incontro era Grimmauld Place, la casa di Sirius, padrino di Harry.
Il ragazzo non vedeva la casa da un bel po’, e non aveva affatto voglia di farvi ritorno. Lì ogni cosa gli riportava alla mente il momento in cui Sirius Black aveva varcato l’arco della Stanza dei Misteri ed era passato a miglior vita. Perché era stato tanto imprudente quel giorno? Venne scosso dai suoi pensieri dalla voce squillante di Nimphadora Tonks, che quella sera aveva dei lunghi capelli biondi, che parlava degli altri membri dell’Ordine che il giorno seguente si sarebbero uniti a loro. Harry, senza neanche riflettere chiese chi fossero.
“Alcuni membri fidati del Ministero, nonché amici di vecchia data di Arthur, i Diggory, i Lovegood, altri provenienti da scuole straniere,e…ah! Dimenticavo Neville Paciock e sua nonna!” .
Il signor Weasley rettificò le informazioni di Nimphadora aggiungendo che il nucleo dell’Ordine della Fenice riunito nel salotto della Tana e quello che si era formato più recentemente avrebbero lavorato su due fronti differenti. I nuovi arrivati avrebbero coperto la partenza di Harry e degli altri sviando le indagini dei seguaci di Tu-Sai-Chi. Così facendo il viaggio si sarebbe svolto senza troppi intoppi.
Appena gli ospiti lasciarono la casa, tutti gli abitanti della Tana, frementi ed impauriti, corsero nelle loro stanze.
Quando Harry fu a letto, nella stanza di Ron, si ritrovò ad osservare il soffitto e a sperare di rivederlo, un giorno.


3 CAPITOLO
Harry e Ron furono svegliati molto presto quella mattina. Hermione entrò nella loro stanza che non erano ancora le sei.
“Siete svegli?” chiese timidamente da uno spiraglio che si aprì dalla porta.
“Che diavolo… è già ora?” disse Ron guardando l’orologio. Harry si mise a sedere e chiese alla ragazza per quale motivo fosse già sveglia. Lei scrollo il capo e si chiuse la porta dietro le spalle. Quando fu ben visibile Harry si rese conto che Hermione, probabilmente, non aveva dormito quella notte. Gli occhi erano rossi e stanchi e il volto pallido.
Ron, riprendendosi dal brusco risveglio, guardò Harry e, con tono quanto mai lugubre disse “Harry, ieri ho dimenticato di preparare la borsa. Mamma mi ucciderà!” . Harry ed Hermione risero al pensiero della signora Weasley che sgridava il minore dei figli maschi, e, rimboccandosi le maniche, lo aiutarono.
Alle sette tutti i residenti della Tana erano riuniti in cucina per la colazione. Fleur, ancora mezzo addormentata, poggiava la testa sul braccio di Bill, e nel frattempo parlava, con forte accento francese, di qualcosa. Il marito, con gli occhi semichiusi, annuiva col capo mormorando, una volta ogni tanto, qualche parola d’assenso. Charlie e Percy erano stati i primi a finire di fare colazione, ed erano andati a sistemare le ultime cose per il viaggio. Il signor Weasley, Lupin, Moody e Tonks parlavano, a bassa voce, degli ultimi attentati avvenuti nella Londra babbana. In un tavolo di forma rotonda, Harry, Ron, Hermione e Ginny, rigiravano il cucchiaio nel porridge senza alcuna voglia di assaggiarlo. La signora Weasley trafficava ancora con le stoviglie e, nei momenti di silenzio, si udivano i suoi gemiti sommessi. Un forte “Plop” annunciò l’arrivo dei gemelli. Fred e George non sarebbero partiti, dovevano prendersi cura della madre e della sorella. Qualcuno doveva mantenere la famiglia in assenza del signor Weasley e loro erano i più adatti. Il negozio, “Tiri Vispi Weasley” a Diagon Alley, andava a gonfie vele. Presero posto al tavolo di Harry e si servirono una dose abbondante di porridge.
“Cos’è questa faccia da funerale?” chiese George agli altri occupanti del tavolo. Anche se i gemelli erano tra le persone meno serie che Harry conoscesse avevano un profondo senso di responsabilità nei confronti della famiglia. E in quel momento tremavano dentro all’idea che al padre e ai fratelli potesse accadere qualcosa.
Nessuno si alzò dai tavoli alla fine della colazione. La signora Weasley era seduta tra il marito e Percy e accarezzava teneramente i capelli di quest’ultimo. Gli altri guardavano l’orologio o leggevano la Gazzetta del Profeta, che era arrivata con il gufo di casa, Errol. Ron si agitava sulla sedia come se sotto al suo sedere ci fossero una miriade di acuminati spilli ad infastidirlo. Hermione e Ginny fissavano, ad intervalli irregolari, la macchia verdognola sulla tovaglia e la muffa sulla parete di fronte.
Harry era stranamente quieto. Era cosciente, pienamente cosciente, di quello a cui andava in contro, ma dentro di sé non provava timore. Era qualcosa che gli bruciava e gli scorreva nelle vene insieme al sangue. Come se tutta la vita avesse aspettato di trovarsi davanti a Lord Voldemort. Aveva sete di vendetta.
“La pagherai, per mamma, papà, Sirius e Silente” si ripeteva tra sé e sé serrando più che mai i pugni.

Alle otto e un quarto i membri dell’Ordine erano pronti per i saluti. la signora Weasley con gli occhi pieni di lacrime, non vedeva il volto di chi abbracciava. Si limitava a stringere tutti coloro che avevano i capelli rossi.
“Mamma io non parto!” disse Ginny serrata in un abbraccio della madre.“Scusa tesoro” rispose lei tirando su col naso.
Harry ed Hermione erano in disparte. I genitori della ragazza ignoravano la sua missione, non aveva avuto il coraggio di dargli un simile dispiacere. I Granger avevano la certezza che la loro unica figlia fosse ad Hogwarts.
Quando Molly Weasley ebbe abbracciato e baciato tutti i componenti dell’Ordine almeno tre o quattro volte, si accorse dei due ragazzi poggiati con la schiena al caminetto. Corse verso di loro e li avvolse in un abbraccio che avrebbe sciolto i ghiacci dell’Artico.
Arthur Weasley si sciolse dall’abbraccio della figlia e prese una manciata di polvere verde da un barattolo sul caminetto. Gettandola nel fuoco pronunciò chiaramente “Grimmauld Place numero 12!”.

4 CAPITOLO
Se non fosse stato per gli strepitii provenienti dal quadro della signora Black, la casa sarebbe stata tanto silenziosa quanto lugubre. Appena arrivati, Tonks andò a chiudere le tende del ritratto della madre di Sirius.
“Dovrebbero arrivare a momenti. Oh!” non appena Lupin pronunciò queste parole le fiamme del caminetto divennero nuovamente verdi e da esse sbucarono Neville e sua Nonna. Il ragazzo ruzzolò sul pavimento restando a pancia in su, mentre la donna, molto anziana ma vigorosamente arzilla, frenò lentamente.
Hermione aiutò Neville a rialzarsi, “Ciao, Hermione… Harry, Ron!” il suo viso era paonazzo per la vergogna che provava per l’arrivo burrascoso.
“Neanche tu frequenterai Hogwarts quest’anno?” chiese Ron dando una mano alla ragazza in notevole difficoltà.
“Già.Voglio fare qualcosa di veramente utile, per mamma e papà, si…” concluse fissando il pavimento.
Harry sapeva cosa Neville stesse provando. Dopo pochi minuti anche i Diggory giunsero a Grimmauld Place.
L’abitazione iniziò a riempirsi. Gruppi di persone, anche di nazionalità diversa, continuarono ad arrivare fino al pomeriggio. Ma, solo quando Minerva McGranitt giunse a destinazione, si poterono delineare i piani effettivi di movimento.
Divise i presenti in vari gruppi, ognuno con una destinazione diversa ed ignota agli altri.
Harry, Ron ed Hermione salutarono affettuosamente Neville che si accingeva a cominciare il viaggio.
“Spero ci rivedremo presto. Fate attenzione!” disse il ragazzo agli amici.
La vecchia casa dei Black tornò a svuotarsi. I tre amici guardavano la normalità della Londra babbana, provando un profondo sentimento di invidia. Furono richiamati all’attenzione da un colpo di tosse della Mcgranitt, un espediente usato anche durante qualche lezione di trasfigurazione piuttosto noiosa.
“Signor Weasley, signor Potter, signorina Granger” disse lei dolcemente non appena i tre ragazzi furono di fronte a lei.
“io e i miei colleghi di Hogwarts siamo del parere che quest’avventura, in qualunque modo si concluda, valga tanto quanto un settimo anno a scuola. Esami di M.A.G.O compresi!” il volto dell’insegnante si distese in un sorriso “quindi, prima del mio ritorno ufficiale al castello, in qualità di preside di Hogwarts vi consegno…” roteò la bacchetta disegnando dei cerchi immaginari in aria “i diploma di Magia Avanzata Grado Ottimale. Ah! Siete passati con il massimo dei voti. Anche lei, signor Weasley” aggiunse infine, fissando Ron e la sua bocca semiaperta per lo stupore. Consegnò i fogli che magicamente aveva fatto apparire dal nulla stringendo la mano a tre esterrefatti neo-diplomati. Quando la McGranitt saltò nelle fiamme del camino per fare ritorno ad Hogwarts, il signor Weasley tirò fuori da una logora borsa nascosta sotto il divano del salone una teiera dalla forma bizzarra.
“Si attiverà tra qualche minuto” disse facendo cenno agli altri di avvicinarsi “state pronti!”.
Dieci persone strette attorno ad una vecchia teiera. Se Harry non avesse saputo che essa era in realtà una Passaporta avrebbe certamente pensato ad un evasione in massa da un manicomio.


 
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