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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Beyblade (Bakuten Shoot Beyblade)
Titolo Fanfic: A PASSION THAT NEVER DIES
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: dominique-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 13/11/2005 16:27:56

storia di una passione che si intreccerà con amori, litigi, sesso, scene demenzialmente comiche... a voi cari lettori!! ^^
 
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LA STORIA DELLA GIOVANE ADRIANA SANCHEZ
- Capitolo 1° -



"No! Non così!!"
"Ma io ci sto provando!!"
"Non è abbastanza, non è abbastanza!! Avanti, riprova, o adesso tu mi fai queste tre grand-pirouettes in atitùde, o giuro che non ti faccio uscire di qui!"
"Papà, ti supplico, mi fanno male i muscoli!!"
"Al diavolo i muscoli! Tu devi, DEVI essere la vincente!! La numero uno!! A tutti i costi!!!"
Questa era una delle tipiche scene quotidiane che si verificavano fra me e mio padre. Lui insisteva sul fatto che dovessi primeggiare ed io ero stanca di quella "tirannia sportiva". Salve a voi tutti lettori, il mio nome è Adriana Sanchez, nata a Madrid e vissuta a Napoli, in Italia. Lì frequentavo la più prestigiosa scuola della città e anche una delle migliori dell'Italia, Il San Carlo. Come sicuramente ognuno di voi ben sa non tutti possono fare i ballerini. Ci vuole mente, astuzia, riflessi felini, intelletto, capacità di ascoltare e di osservare, apprendendo come oro colato qualsiasi cosa e bramando spiegazioni più del cibo o del riposo. Ma anche delle gambe alte non ci sarebbero state sicuramente male. La mia storia da ballerina iniziò precisamente quando ero ancora nel grembo di mi madre, Nina Dorati. Essendo mia madre morta poco dopo la mia nascita, la sua storia me l'ha fatta conoscere mio padre. La mia storia di ballerina iniziò precisamente quando mio padre, Adrigo Sanchez, illustrissimo maestro di danza con tecniche affinate prodotte dai continui viaggi e "training" fatti all'estero, sposò Nina Dorati, l'etoile della scala di Milano, la scuola di danza classica forse più importante d'Italia. Fu un matrimonio d'amore, un matrimonio che durò felice per pochi anni, prima di venire a conoscenza della malattia di mia madre. Un cancro alla fase terminale, espandendosi velocemente, le avrebbe tolto la vita entro quattordici-tredici mesi. Contemporaneamente a ciò, dalle analisi accuratamente fatte per studiare la patologia precisa del tumore, era sorto che Nina Dorati era incinta. Di me. Mio padre pianse notti intere, ma non perchè non mi volesse, ma perchè non voleva perdere la tanto amata moglie, avuta finalmente in sposa dopo una serie di intricate vicissitudini amorose che adesso non sto qui a spiegare. Dopo nove mesi mia madre era stesa in un letto d'ospedale, contemporaneamente aveva un braccio attaccato ad una flebo ed un che sosteneva un minuscolo fagottino rosa strepitante. Io, Adriana. La felicità di mia madre fu stroncata brutalmente solo due mesi dopo, con la sua morte. Io non conosco nemmeno il suo viso. Mio padre non mi ha mai voluto far vedere il viso di mia madre, nemmeno in un quadro, una foto. Niente. Poi, ero venuta a sapere che mia madre aveva espresso, sul punto di morte, un unico desiderio: voleva che sua figlia danzasse come un angelo, così che anche gli angeli avessero potuto vederla. Una frase tristissima, ma che colpì come una martellata sorda il cuore di mio padre. Adrigo, munitosi di coraggio estremo che a stento tratteneva una paura madornale, aveva chiesto che al piccolo pallottolo di carne e ossa rigurgitalatte di nome Adriana, nonchè sua figlia, fossero disarticolate le articolazioni. nessun gioco di parole, nessun bisenso. Semplicemente mi resero di gomma, snodabile. Quest'operazione si poteva fare solo ad i primi mesi di nascita e mio padre aveva veleggiato nel dubbio fino ad una settimana prima che scadesse il tempo. E, mosso dall'amore per la moglie e dal grande sogno di entrambi, lo fece. Lui stesso. A sua figlia, io. E così adesso cosso tranquillamente afferrarmi una caviglia e portare la rispettiva gamba a 180° piatti, precisi e concisi, anzi, anche di più. E così all'età di quattro anni Adriana si era ritrovata con un body nero addosso, in un salone col pavimento di legno e con suo padre che le ripeteva costantemente che se non riusciva in una determinata cosa non era degna della mamma, che la guardava da lissù. Appena sentivo le parole "tua madre.." non ci vedevo più: era come un'ordine cieco alla quale dovevo ubbidire e dal cinquanta percento di impegno che davo all'esercizio, al passo o qualunque cosa fosse si quadruplicava, se non quintiplicava. E mio padre, anche se per pochissimo tempo che variava dalle due ore ai due secondi, era soddisfatto di me. Poi, dopo, ricominciava a massacrarmi. Certe volte mi chiedo come abbia fatto a sopportare tutto questo così a lungo. Non ho mai trovato risposta.
O forse si.
Probabilmente il sogno della mamma è diventato anche il mio.
 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (2 voti, 5 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 5 commenti
Rif.Capitolo: 3
christa
10/02/09 17:23
mooolto bella! Poi io adoro Yuri e in queste vesti mi piace tantissimo!!
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Rif.Capitolo: 3
christa
10/02/09 17:23
mooolto bella! Poi io adoro Yuri e in queste vesti mi piace tantissimo!!
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Rif.Capitolo: 3
christa
10/02/09 17:23
mooolto bella! Poi io adoro Yuri e in queste vesti mi piace tantissimo!!
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Rif.Capitolo: 3
christa - Voto:
10/02/09 17:23
mooolto bella! Poi io adoro Yuri e in queste vesti mi piace tantissimo!!
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Rif.Capitolo: 1
christa - Voto:
10/02/09 16:57
l'inizio è intrigante ma voglio vedere come si inseriscono i bladebreakers1
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