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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Slam Dunk
Titolo Fanfic: CIAO HANAMICHI!!
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: it195 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 07/11/2005 15:36:11

era ottobre, il periodo dell’uva, delle castagne, delle arance, il periodo che preferivano, ed era il suo compleanno...
 
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CIAO HANAMICHI!!
- Capitolo 1° -

Era ottobre, il periodo dell’uva, delle castagne, delle arance, il periodo che preferivano, ed era il suo compleanno. Era stata organizzata una mega festa, con cibo, musica, tantissima gente, e lui, lui, il migliore amico dei disperati. L’alcol. Molto alcol, che scorreva fra tutti senza che nessuno potesse fermarlo. La festa era stata organizzata nella mega villa di Mitsui, e cerano proprio tutti da Rukawa ad Akagi, da Koi a Miu... E lui si sentiva al centro del mondo. Finalmente diciotto anni, l’età in cui finalmente poteva votare, guidare una macchina, donare il sangue.. Ma anche l’età della maturità, delle decisioni importanti, degli esami.. Ma lui non interessava, era il Tensei, lui. La serata era stata un grande successo, ma ad un certo punto vide una scena che per lui fu come un pugno nello stomaco. Era la sua festa ma un tipo stava ballando strusciandosi addosso ad Haruko, la sua Haruko. Non poteva sopportarlo, e sotto l’influsso dell’alcol stava per andare a spaccargli il muso. Quando improvvisamente una ragazza sconosciuta gli si era avvicinata chiedendogli di ballare. Era bellissima, una dea, alta (per quanto possano essere alte le giapponesi) con dei lunghi capelli scuri e degli occhi che trasmettevano un calore incredibile, come Hanamichi non ne aveva mai visti. Stette per tutta la sera con lei escludendo tutto e tutti. Avevano ballato, parlato e bevuto, bevuto, bevuto. Hanamichi si risvegliò su un letto. Lenzuola sfatte completamente nudo. Accanto a lui un biglietto con scritto “grazie!” firmato Nabiki. Si ricordava pochissimo di quello che era successo la notte precedente. Ma ci mise poco a ricordare. Era andato a letto con quella Nabiki.
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Da quel giorno erano ormai passati sette mesi, ma benché avesse chiesto a tutti i suoi amici nessuno sembrava conoscere questa Nabiki. E Hanamichi si era messo il cuore in pace. Ormai era il maggio odoroso, nel pieno della primavera, con i ciliegi in fiore. E lui stava camminando insieme a Mito proprio in un viale costeggiato da bellissimi alberi di ciliegio. Si stavano dirigendo verso l’ospedale. Eh già… Rukawa l’aveva accusato di essere una femminuccia paurosa di tutto anche del sangue, lui allora per dimostrargli il contrario aveva deciso di andare a donare il sangue, per far vedere a quella maledetta kitsune che il genio Hanamichi non aveva paura di nulla, né di sangue, né di aghi. Non era una femminuccia, lui! Con questo pensiero aprì le porte dell’ospedale sentendosi un grandissimo Tensei. Chiese alla prima infermiera che passava di lì dove doveva andare e quella gli indicò la stanza. Prima di donare il sangue dovette compilare un sacco di fogli… domande su dati anagrafici, su malattie ereditarie e non, e poi gli veniva detto che una parte del sangue donato sarebbe prima stata analizzata per vedere se era idonea alla donazione. Ora Hanamichi era sdraiato sul suo letto. Per poter ritirare il foglio in cui si attestava che aveva donato del sangue doveva aspettare ancora due giorni. Due giorni per dimostrare che era un vero uomo. L’attesa era snervante. Sentì in lontananza squillare il telefono e poco dopo sua mamma che bussava alla sua porta dicendo che lo volevano al telefono. “parlo con Hanamichi Sakuragi?” “si… chi è?””chiamo dall’ospedale xyz, la chiamo per avvertirla che le sue analisi sono pronte, può passare a ritirarle domani mattina al II° piano stanza 5, arrivederci!”. Bene, fortuna insperata se faceva in fretta dopo l’ospedale poteva anche passare in palestra per gli allenamenti e mostrare a tutti che era un vero Tensei. Con questo pensiero ancora in testa arrivò in ospedale. Ci mise qualche minuto prima di trovarsi davanti alla stanza n°5. Bussò e una voce stanca disse dall’interno “avanti!” entrò euforico presentandosi. Il volto dell’uomo di mezza età che aveva davanti fu attraversato da un velo di tristezza. Ma Hanamichi sembrò non notarlo “si sieda…” “sono venuto a ritirare delle analisi…ho fretta…” “si sieda che le spiego…” Hanamichi acconsentì riluttante e il dottore aprì la cartella che aveva sotto gli occhi “ecco vede dalle sue analisi…” mentre parlava l’uomo cercava in tutti i modi di tenere lo sguardo fisso sulle proprie mani “è emersa un’anomalia.. vede… risulta che molto probabilmente lei ha contratto il virus dell’ HIV, molto probabilmente da un rapporto a rischio perché non risulta nessuna assunzione di sostanze” ecco, la bomba era sganciata l’uomo tirò un sospiro di sollievo “mi dispiace…” il duro del suo lavoro era finito, non doveva assolutamente lasciarsi coinvolgere, per evitare di sentire domande si lanciò in una dettagliata descrizione del virus, conseguenze, cure e quando ebbe finito ripeté un “mi dispiace..”dette un biglietto con il numero di una buona clinica specializzata ad Hanamichi e uscì dalla stanza. Ma Hanamichi aveva disconnesso il cervello a “rapporti a rischio” e ormai il suo cervello era entrato in un circolo vizioso e continuava a pensare solo a: Nabiki--> rapporto a rischio--> HIV--> AIDS--> morte= non più basket. Stop al basket. Basket. Basket. Lo sport che lo aveva salvato dalla disperazione, che lo aveva aiutato a sopportare i momenti più difficili, che era diventato il suo motivo di vita. Come un automa si era alzato e uscendo dall’ospedale si era avviato verso la scuola,verso la palestra, verso il basket. Che ancora una volta lo avrebbe consolato, lo avrebbe isolato dal mondo esterno per tre intere ore. Già il mondo esterno, ma soprattutto dal suo piccolo mondo interno, in cui un virus stava lavorando per ucciderlo per dividerlo dal basket. Ma per tre ore sarebbero esistiti solo il canestro, la palla, e il suo corpo in funzione del basket. Ancora una volta. Una volta ancora. Ancora.
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Due anni dopo
Era di nuovo Ottobre, il periodo dell’uva, delle castagne, delle arance, il periodo che preferivano, ed era di nuovo il suo compleanno, ma non era stata organizzata nessuna mega festa, c’erano solo poche persone. Sua mamma, sua cugina Miu con Rukawa, Koi con Mitsui, Ayako e Myagi, Mito, Akagi, e tutte le persone a lui più care. Ma lui non c’era. No ormai non c’era più. Se ne era andato un mese prima stroncato dal virus maledetto. Al suo posto ci sono le persone che gli vogliono bene a piangere per lui davanti alla sua tomba. Rukawa ha con se un pallone da basket, firmato da tutti con la sua dedica “addio tensei!” e anche se non vuole farlo capire sta malissimo, ma come gli altri sa che deve andare avanti. Continuare la lotta per far prendere coscienza ai suoi coetanei di quella maledetta malattia. Lotta che aveva cominciato il suo compagno di squadra, il suo rivale, il suo amico Hanamichi. Una lotta per non dimenticare. Per cercare di sconfiggere l’HIV. Ma Rukawa ora sa come tutti suoi compagni di squadra, che non è più solo quando tira a canestro, quando fa rimbalzare la sfera magica, quando scarta un avversario, ma soprattutto quando prende un rimbalzo. Ora, Rukawa, Mitsui, Myagi e Akagi sanno che combattono per due, contro gli avversari, contro l’indifferenza,contro il mondo. Combattono in due. In tutti i sensi. Addio Hanamichi!

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Innanzi tutto volevo ringraziare Erikuccia che con le sue ff mi fa sempre sognare, e che mi ha concesso di utilizzare i nomi di due sue protagoniste di ff Koi e Miu. GRAZIE ^____^
E seconda la mia migliore amica Alice che adesso sta passando un periodo un po’ giù, (tranquilla prima o poi tutto passerà^^)
Grazie a chi ha letto questa ff e a chi vorrà commentarla^^
Baci
Lisa

 
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