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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: LA CAMERA DEI SEGRETI
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: earwen galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 30/10/2005 22:36:53 (ultimo inserimento: 13/09/06)

``la camera dei segreti è stata aperta.nemici dell’erede, temete... è strano, eppure non ho paura...``. sequel di ``la pietra filosofale``.
 
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UN ANNUNCIO IMPORTANTE
- Capitolo 1° -

«Il Cappello Parlante ha fatto bene anche stavolta», disse il preside Silente, guardando i nuovi studenti al di sopra dei suoi occhiali a lunetta. «E anche stavolta dovrò dare alcuni annunci. Senz’altro il primo è l’arrivo del professor Gilderoy Allock, che sostituirà il professor Raptor alla cattedra di Difesa contro le Arti Oscure…»
Silente non ebbe il tempo di finire la sua presentazione, perché la parte femminile della scolaresca scoppiò immediatamente in un tripudio di applausi e gridolini. A detta di molti, e di molte soprattutto, Gilderoy Allock era il mago più bello e affascinante mai esistito, ed era stato protagonista di imprese memorabili.
L’insegnante, seduto a lato di Piton, sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori, e scosse la testa in modo che i bei capelli biondi brillassero di tutte le luci della Sala Grande.
«Grazie… grazie», ripeteva, agitando la mano in direzione delle ammiratrici.
Piton sospirò ed alzò gli occhi al cielo. Viste le premesse, si chiedeva se per la fine di quell’anno la scuola fosse riuscita a restare in piedi.
«E ancora», riprese il preside, quando l’entusiasmo fu scemato, «il nuovo insegnante di Rune Antiche. Ma credo che per molti di voi tanto nuovo non sarà.»
In quello stesso momento dalla porta dietro al tavolo degli insegnanti si udì uno… due… tre pesanti tonfi.
Silente guardò preoccupato la McGranitt, mentre Piton si passava sconfortato un dito sulla fronte. Ormai ne era certo: Hogwarts non sarebbe sopravvissuta. Era solo questione di tempo.
Poi la pesante porta di legno si aprì, ed apparve una figura trafelata, avvolta in un lungo abito celeste. Con un gesto veloce si ravviò i capelli che la caduta le aveva arruffato sul viso… e quel viso nuovo non era per niente.

Ma andiamo con ordine.
Solo pochi giorni prima Hynion camminava senza meta per le strade deserte di Diagon Alley. Ognuna delle strane vetrine che vedeva rappresentava un frammento della sua vita. Ecco Olivander, dove aveva comprato la sua bacchetta di frassino, e il Ghirigoro, dove aveva fatto spendere ai suoi genitori un vero e proprio capitale per quelli che lei amava chiamare “libri di approfondimento”. Cosa che sua sorella Hermione aveva ereditato…
Era talmente presa dalla sua passeggiata nel passato da non accorgersi che qualcuno le si stava avvicinando. Soltanto quando avvertì un doloroso tonfo sul naso convenne che forse era il caso di guardare anche il marciapiede.
«Finalmente ci incontriamo, signorina Granger», sorrise lo sconosciuto.
Quell’uomo doveva avere più o meno l’età di suo padre, ma Hynion non poté fare a meno di ritenerlo assolutamente affascinante. I capelli chiarissimi gli cadevano sull’elegante mantello nero, e gli occhi brillavano di una sinistra luce azzurra. Sinistra, ma ammaliante.
«Sono Lucius Malfoy, il padre di Draco», si presentò, porgendole la mano guantata. Quando Hynion gli diede la sua se la portò alle labbra e fece il gesto di baciarla come un vero gentiluomo. Del resto era un Malfoy… «Mio figlio mi ha parlato molto di lei.»
«Spero che ne abbia parlato bene», rispose lei.
Si sentiva stranamente imbarazzata.
«Non immagina nemmeno quanto. Se non ha troppo da fare vorrei parlarle davanti a un caffè. Mi hanno detto che il tè non lo gradisce.»
Il signor Malfoy le posò una mano sulla schiena e la condusse fino ad un’elegante pub vicino a Nocturn Alley. Appena entrati furono investiti da un buon odore di burrobirra appena fatta.
«Buongiorno, signore», lo accolse il proprietario, un omaccione rotondo ma fine nei tratti e nei modi. «Il tavolo che mi aveva chiesto è libero, ovviamente.»
«Molto bene, Gill.»
Hynion si sedette guardandosi attorno. Era un locale molto raffinato. Lo stile dei mobili e le tende erano simili a quelli della sala comune di Serpeverde. Bene, ora sapeva dove andare se la nostalgia di Hogwarts fosse stata troppa.
«Allora, signore», disse, dopo essersi schiarita la voce. «Cosa le ha detto Draco?»
«Che è stata una grande Serpeverde, Hynion. E che molto probabilmente non è figlia di babbani come dice.»
La ragazza aggrottò le sopracciglia. Già, nonostante tutto era solo una “volgare” mezzosangue.
«E invece penso proprio di esserlo», replicò.
«Certamente lo è», sorrise Malfoy. «Il Cappello Parlante ha visto più di quanto potessimo immaginare.»
«Cosa vorrebbe dire?»
«Nulla. Solo che a volte il destino opera in modo imperscrutabile.»
Ora iniziava davvero a non capire. Probabilmente Lucius Malfoy sapeva molto più di quanto desse a vedere. Probabilmente sapeva la verità che gli altri non avevano voluto rivelarle.
«Il fatto di essere finita a Serpeverde è un mistero anche per me.»
«E’ inutile pensare al passato. Si perde tempo in niente.»
«Ma quel passato sono sette anni della mia vita. Il 41% della mia vita, per spaccare il capello. Come faccio ad accantonarlo?»
«Semplicemente pensando che il futuro sarà ancora più lungo. Noto che in matematica è molto brava.»
«E’ la mia materia preferita… la materia babbana preferita.»
Gill posò sul tavolo tè e caffè in un bel vassoio d’argento, si inchinò appena ed andò via.
«Ora che il suo caffè è arrivato posso rivelarle il motivo per il quale la stava cercando», disse Malfoy, e a quelle parole Hynion deglutì a stento.
«Devo preoccuparmi?»
«Assolutamente no, per carità», rispose lui, bevendo il primo sorso di tè. «Mi dica, Hynion: le piacerebbe tornare ad Hogwarts?»
La ragazza rimase a bocca aperta per qualche istante. Tornare ad Hogwarts? Quando? Perché?
«I suoi occhi parlano per lei, mia cara. Ebbene, il professore di Rune Antiche è stato chiamato a Beauxbatons. Prenderebbe il suo posto? Glielo chiedo a nome di tutti gli insegnanti e del Consiglio, ovviamente.»
Hynion era incredula. Lei? Un’insegnante? Di Rune Antiche? Ad Hogwarts?
«I… io…» balbettò. Insomma, Lucius Malfoy, praticamente l’uomo più bello del mondo, l’aveva invitata a prendere un caffè e ora le stava chiedendo di tornare nel posto che amava di più. Assodato che non le avrebbe mai chiesto di sposarlo perché aveva moglie e almeno un figlio a carico, cosa poteva desiderare di più dalla vita? «Certo che lo prendo!» rispose entusiasta. «Non avrei osato sperare di meglio!»
«Molto bene», sorrise soddisfatto lui, e intrecciò lentamente le dita. «Vedrà, signorina Granger: questo sarà un anno eccezionale.»

La sua nuova stanza era al quarto piano. Era enorme –il doppio di quella che aveva diviso con Catherine- ed illuminata da una grande finestra coperta da tende di seta viola. Il grande letto era coperto da un telo di velluto dello stesso colore, e un lume in vetro soffiato illuminava il comodino accanto ad esso.
Nell’armadio erano appesi vestiti severi abbastanza da fare di lei una vera insegnante, ma altrettanto frivoli da assecondare la sua giovinezza ancora fresca.
La porta dietro alla grande scrivania di mogano si apriva sullo studio dove avrebbe ricevuto gli studenti. Tranne la parete dietro la sua sedia, fatta di vetro e pietra intagliata, le altre tre erano piene di libri. Libri di Rune Antiche, ovviamente, ma anche di ogni altra materia di Hogwarts, copie dei manoscritti della biblioteca, e un discreto numero di volumi babbani. Sullo scrittorio erano stati preparati un calamaio con una bella penna d’oca bianca e un blocco di fogli di fine filigrana accanto ad una lampada ad olio color ametista.
Allora era davvero un’insegnante di Hogwarts. Per tutto quel tempo aveva pensato che si fosse trattato di un errore o di uno scherzo… e invece no, era tutto vero. Lei era la professoressa Hynion Granger, e in quel momento era seduta al tavolo degli insegnanti, davanti ai suoi ex compagni che ogni tanto, tra una patatina e l’altra, le volgevano uno sguardo incuriosito.
Hermione era molto contrariata. Non solo Harry e Ron non erano lì –già, dove erano finiti? Perdersi un pasto ad Hogwarts era sacrilego…- ma sua sorella le aveva tenuto nascosta una cosa così importante… così umiliante! Cosa avrebbero pensato gli altri? Che i suoi voti erano buoni solo perché sua sorella insegnava in quella scuola? Che in realtà lei non valeva niente? E cosa sarebbe successo al terzo anno, quando avrebbe inserito Rune Antiche nel suo piano di studi? Sarebbe stata costretta a rinunciarci? Oh, ma adesso gliene avrebbe dette quattro… Hynion era ancora sua sorella, nonostante tutto. E una lavata di capo per un’idea così sconsiderata se la meritava proprio!

Dalla lanterna si emanava una tiepida luce dorata.
Gli alberi secolari della Foresta Proibita ora non apparivano più come mostri deformi che le si muovevano contro per farle del male. Erano semplicemente… alberi, alberi neri solo perché il sole era tramontato. Nemmeno gli scricchiolii dei rami secchi sotto i suoi piedi le sembravano più così sinistri.
Ad un tratto Hynion sentì qualcosa muoversi fra le fronde, mentre una folta criniera bianca ondeggiava al di sopra dei cespugli.
L’unicorno la scrutò a lungo con i suoi occhi neri, poi scrollò ancora la criniera e le si avvicinò lentamente. Lei allora gli posò una mano sul muso ed iniziò ad accarezzarlo con dolcezza.
L’ultimo unicorno che aveva visto giaceva morente davanti a Voldemort. L’ultima volta che aveva visto un unicorno Piton era stato condannato a vivere una vita a metà. L’ultima volta che aveva messo piede nella Foresta Proibita era stata sette lunghissimi anni prima.
«Non dovresti essere qui a quest’ora», mormorò Piton.
Le era arrivato alle spalle in silenzio, senza che lei sentisse niente.
«Ora sono un’insegnante anch’io», rispose Hynion, prima che l’unicorno corresse via spaventato. «Non ho orari da rispettare.»
«La Foresta Proibita è pericolosa anche per un insegnante», replicò lui. «Vorrai fare almeno un giorno di lezione o sbaglio?»
Hynion abbassò la lanterna e sospirò perdendo lo sguardo nel vuoto.
Illuminata da quella luce, avvolta in quel mantello grigio come perla, Hynion Granger sembrava aver perduto ciò che in lei restava di infantile. I suoi occhi rivelavano una maturità nuova, consapevole e nonostante questo ingenua, e i suoi lineamenti ancora delicati disegnavano il viso di una giovane donna.
La signorina Granger vantava un rendimento scolastico assolutamente ineccepibile, ma un passato anche troppo movimentato. Era riuscita a perdersi nei sotterranei quando il primo giorno di scuola non era nemmeno cominciato, e in quei sette anni aveva dimostrato una capacità di cacciarsi nei guai più disparati che ora sembrava essere stata ereditata dal giovane Potter.
Ma adesso quella che Piton aveva davanti non era più la signorina Granger. Era Hynion Granger, professoressa di Rune Antiche alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
«Lei crede che possa farcela?» gli chiese la ragazza.
«Lo ha creduto il Consiglio. Perché non dovrei chiederlo io?» rispose lui. «Tu sei intelligente. Ma l’intelligenza non tiene lontani dai guai.»
«Direi che se li va a cercare, piuttosto.»
Piton le volse uno sguardo penetrante ma privo della solita ostilità.
«Mi dica che sarò una buona insegnante», mormorò Hynion, dopo un silenzio durato troppo a lungo. «La prego.»
«Sarai una buona insegnante.»
«Non può far finta di esserne più convinto?»
Piton le fece cadere il cappuccio sulle spalle. Le sentiva fremere appena sotto il freddo tocco delle sue mani.
«Impegnati nel tuo lavoro tanto quanto ti sei impegnata in passato nel crearmi ogni genere di problema e lo vedrai tu stessa.»
Hynion aggrottò le sopracciglia e socchiuse le labbra per replicare come al solito, ma rimase zitta.
Diede un ultima occhiata al suo professore ed andò via, sparendo in fretta tra gli alberi della foresta.
Quando Piton tornò al castello la trovò seduta sul davanzale della sua finestra.
Guardava pensierosa le stelle, mentre la luce della luna si rifletteva sulla stoffa del vestito che teneva sollevato fin sopra le ginocchia con un’ingenua, indifferente negligenza. Sul grembo aveva posato un pesante libro dalla copertina brunita. Il libro di testo di Rune Antiche, probabilmente.
Soltanto allora si accorse che anche lei lo stava osservando.
Poi la giovane si alzò e chiuse il vetro alle sue spalle.
Il comportamento di Piton l’aveva turbata molto. Non si aspettava un trattamento diverso da quello che aveva sempre ricevuto, ed in effetti diverso non era stato… non del tutto, perlomeno. Ma quei pochi momenti in cui la severità del professore si era mischiata ad un’insolita gentilezza le davano da pensare.
Per sette anni aveva desiderato che Piton mostrasse un po’ più di considerazione nei suoi riguardi, e per sette anni aveva sperato invano, perché era una studentessa, e gli studenti non erano certo allo stesso livello dei professori. E adesso che aveva avuto quello che voleva si sentiva sola e smarrita: finché era stata una loro allieva i suoi insegnanti l’avevano protetta da qualunque pericolo. Ora invece doveva assumersi la responsabilità di tutto ciò che faceva, perché adesso non doveva rispondere solo di lei, ma anche dei suoi studenti.
Ed aveva la piena consapevolezza che semmai avesse gridato aiuto nessuno avrebbe avuto l’obbligo di porgere orecchio alla sua voce.

 
Continua nel capitolo:


 
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