torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: SEMPLICEMENTE.
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: dragonflies galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 23/10/2005 13:45:41

rispecchia una realtà alternativa di quello che mi sta succedendo. una storia fra due ragazzi, che sebbene si amino, continuino a far finta di niente.
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
COME NINFETAMINA.
- Capitolo 1° -

[ Ora che ci penso mi perdo in quell’attimo dove dicevo che tutto era fantastico,
mi sembra ieri.
E ora che è successo fa lo stesso
Se non ti cerco non vuol dire che mi hai perso. ]
Semplicemente - Zero Assoluto.

*Treno per Trieste in arrivo al binario due. Ferma a Quarto d'altino, San Donà di Piave, San Stino di Livenza, Portoguaro, San Giorgio di Nogara, Latisana, Cervignano, Monfalcone.*
La voce dell'autoparlante della Stazione si alzò forte e monotona per avvisare le persone di un treno in arrivo. Hikaru salutò con un cenno Miyako e Kiri, prima di avviarsi a scendere le scale per andare al suo binario. Le due, nel frattempo, rimasero fuori dalla porta del McDonald in attesa di qualcosa o qualcuno.
Poi, Miyako fece un cenno a Kiri.
«E' uscito.» disse, semplicemente. Una parola per intendere tutto. Kiri cercò Lui con lo sguardo, ma non lo vide.
«Che fai allora?» le chiese, gentilmente. Ma veloce, come se avesse poco tempo.
«Vai. Ci vado, vai via.» rispose Miyako. Kiri la guardò un istante, prima di sospirare e girarsi per andarsene verso la fermata del Bus, dove sicuramente Miyako l'avrebbe raggiunta poco dopo.

[ A volte il sistema si guasta
e l'intera cosa è sbagliata.
Tu potresti non aggiustarla mai, lo sai. ]
Bad Day - Daniel Powter.

Akira avanzava in silenzio. S'era accorto che Miyako era lì per lui, perchè stranamente questa volta continuava a guardarlo mentre s'avvicinava sempre di più al'entrata del McDonald. Ci mancava poco, ce l'avrebbe fatta ad evitarla. La superò in fretta, e per un istante la tensione si calmò, prima di essere fermato dalla voce della ragazza.
«Akira.» Timbro saldo, abbastanza alta per essere sentita. Fu costretto a fermarsi.
Miyako iniziava a diventare piano piano nervosa. Lui si costrinse ad assumere un aria infastidita, prima di voltarsi per guardarla.
«Cosa vuoi?» le rispose poco cortese.
«Tu hai detto che dovevo venire io se volevo spiegazioni, bè, eccomi qui.» rispose. Pareva che stesse a stento trattenento l'ira per come le aveva risposto lui. Il viso serio, mentre incrociò le braccia sotto il petto.
Lui scrollò le spalle, fece per tornare a girarsi per proseguire. A fatica teneva quell'aria da superiore e seccato.
«L'hai detto te che dovevo venire!» riprese lei, avanzando di un passo. Lui tornò a guardarla. Iniziò a tichettare con la mano sulla valigia. Lei se ne accorse. «Cosa devo dirti?» di nuovo. L'aspro tono seccato.
«Quello che ti pare.» rispose lei.
«L'avevo già detto alla tua amica. Non me ne importa niente di te, dovresti ormai essertene accorta. Quindi evita di starmi dietro, perchè mi da solo che fastidio. Io ho già i mei problemi, non voglio avere a carico anche i tuoi.» gli fu difficile dire queste cose. Strinse i pugni, mentre osservava con attenzione Miyako per guardarne la reazione.
Niente.
Impassibile viso. Serio. Neanche una smorfia. Niente di niente.

[ Se ci penso ora, se ci penso adesso,
non so ancora che cosa ne sarà.
Perchè mi manca il fiato.
Perchè ti cerco ancora. ]
Semplicemente - Zero Assoluto.

«Finalmente.» riuscì a dire solo questo lei, mentre un sorriso amaro le si formava sul viso.
Lui lo notò presto. Abbassò gli occhi.
«Perchè pensi che a me ne è importato qualcosa? Ma ti pare. Ti ho solo chiesto scusa del fatto che ti prendo in giro, e per questo vai a pensare che ti vengo dietro? Auguri alla modestia.» amara. Parole dette da voce e labbra sue. Akira alzò gli occhi, stringendo i pugni. Alessia ne notò lo sguardo segnato da lacrime spente, ma forse la ragione sua era annebbiata dalla rabbia.
«Ah già. Ed i miei problemi non li scarico neanche a Shinobu che è la mia migliore amica, figurati se li passo a te che non sei nessuno. Almeno per me.» lo stava colpendo come se fosse un coltello. Autodifesa, lei era così. E così sarebbe rimasta. Akira rimase a guardarla, in silenzio. Tichettava le mani sulla valigia.
«E ci ho capito qualcosa dopo un anno perso per niente.» furono queste le ultime parole di lei, prima di voltarsi per andarsene. Senza salutare.

[ Ti voglio adesso e in ogni momento
non posso restare sospeso fuori tempo
ti chiedo perdono per tutti gli sbagli
non sono un santo so solo che ti amo. ]
Guardami negli occhi - Paolo Meneguzzi.

«Aspetta un secondo.» riuscì a balbettare solo questo, lui, prima di alzare gli occhi. Fortuna che il frontino del cappellino glieli rendeva oscurati dall'ombra, perchè davvero rispecchiavano ora il suo umore.
Miyako si girò giusto quanto le bastava per guardarlo con un'aria tranquilla, come se non fosse successo niente.
«Non te ne importa davvero niente di Me?» Akira strinse il manico della valigia. Aveva paura di sentire la risposta. Quella che pensava, e che presto sentì.
«No.» annebbiata dalla rabbia e dal dolore, rispose così amara verso il ragazzo. Attrice perfetta, perchè lui ci credette subito. Lei, fece in tempo a vedere qualcosa sugli occhi del ragazzo, qualcosa di distinto. Che conosceva molto bene. Ma lui si voltò presto, avviandosi verso le scale del sottopassaggio.

[ Dimentichi che ho bisogno di Te.
Devi aver perso la memoria,
ecco perchè non mi credi.
No. No. No. No.
Non giocare col mio cuore. ]
Don't phunk with my heart - Black Eyed Peas.

«Porca puttana!» si disse da sola Miyako, quando vide Akira allontanarsi senza più rivolgerle la parola. Strinse i pugni, abbassando gli occhi. Poi, una lacrima che abbandona le sorelle. S'infrange fastidiosa sulla lente dell'occhiale. Crea una piccola macchia che rappresenza un piccolo pezzo di cuore. Si morde il labbro, quasi tagliandosi da sola. Scuote la testa, più volte. «Dio cristo.» ancora un imprecazione, prima di avviarsi verso l'uscita della Stazione, per aggiungere Kiri.

[ Torniamo indietro,
indietro all'inizio.
Indietro a quanto il mio cuore,
le stelle,
e il cielo erano allineati. ]
Come Clean - Hilary Duff.

Akira si lasciò cadere pesantemente sulla panchina in attesa del suo treno. Strinse i pugni, mettendosi la valigia fra le gambe e posandovici sopra la fronte. Guardava per terra, mentre s'era tolto il cappellino posandolo sulla gamba. Aprì gli occhi ora, offuscati di lacrime silenziose. Strinse la stoffa dei pantaloni, e nella sinistra il cappello.
Ma lui sapeva. L'aveva fatto solo per non dare problemi a lei, e per non averne un altro a carico. Un problema? forse. Geloso e possessivo com'era, presto l'avrebbe legata a se e non l'avrebbe più fatta respirare.
E allora era meglio così. Ma perchè ora piangeva?

[ Sono dispiaciuto. Oh, davvero dispiaciuto.
Voglio solo osservarti tutto il giorno.
Non c'è nulla di male. No.
Una volta che ti sei infiltrata sotto la mia pelle. No.
Sono assolutamente pazzo di te. ]
Eat you alive - Limp Bizkit.

Non erano più normali i giorni.
Ora non si seguiva più nessuno, se non Harry per Kaory. Non si faceva più da spia, niente di niente. Eppure nell'aria qualche rimasuglio di passato c'era. E Kaory se n'era accorta, ed era anche l'unica ad averlo fatto. Sebbene Miyako non chiedesse più di guardare se Akira la guardava, lei lo faceva comunque. E quegli occhi non le promettevano nulla di buono.
La prese in disparte.
«Lo hai guardato?» Kaory la osservava con tono perentorio.
«Chi?» rispose lei, non capendo. O forse facendo finta di non capire.
«Akira.» esasperata.

[ Tu eri tutto quello che volevo.
Eravamo fatti per stare insieme,
così sembrava.
Ma tutto questo è andato perduto.
Troppo per il mio lieto fine. ]
My happy ending - Avril Lavigne.

«Ti pare che lo guardo ancora?» scrollò le spalle, Miyako, osservando Kaory.
«Miyako.» la riprese.
«Non lo guardo più, davvero.» sospirò.
«Allora aspettiamo qui assieme. E tu lo guardi, va bene?»
«Ma perchè, scusa?»
«Fallo e basta.»
Miyako si rassegnò, dicendo di si con la testa. Suonò presto la campanella e quelli dell'Iti iniziarono a scendere in massa. Poi, fra tutti, Lui. Akira fece il solito giro largo, e quando si accorse che lì c'era Miyako si girò. La guardò prima in un modo, poi in un altro. Con occhi segnati dalla perdita, ma anche ricolmi di rivincita. Quando lei se ne accorse, abbassò la testa. Kaory attese, e quando lui fu lontano, continuò a parlare.
«E adesso cosa pensi che succederà?» sussurrò Miyako.
«Questo lo sai solo te.» finì Kaory, prima di avviarsi verso il corridoio, facendo segno all'amica di seguirla.

[ Non so cosa fare,
quando mi rende triste.
Ma non lascierò che questo si costruisca dentro di me.
Lo ricaccio in gola.
Soffoco di Lei. ]
Vermillion pt.2 - Slipknot.

Domenica sera.
Miyako era stranamente a scuola. Sua madre l'aveva obbligata ad andare a dormire a scuola, perchè lei era fuori casa ed anche suo padre. Aveva appena aperto la porta dell'ingresso quando vide Akira e Sendoh seduti sulla colonna. Il secondo la salutò con un sorriso.
«Ehy, che ci fai qui ora?» le disse, sorridendole ancora. Akira abbassò gli occhi, facendo finta di non sentire. Sebbene ascoltasse con attenzione.
«Mia madre non è a casa, e siccome si fida poco a lasciarmi da sola mi ha scaricata a scuola.» replicò lei, sospirando. Fece come se Akira non ci fosse.
Come se non fosse mai esistito. Ed era anche brava a provarlo.
«Ah ma quindi dormi qui?» le chiese ancora qualcosa, sorridendole in maniera strana. Lo stava facendo apposta. Akira alzò appena gli occhi, ascoltando con più attenzione.
«No guarda, dormo fuori in giardino. Ma ovvio, no? Scemo.» replicò lei, sbuffando. Quando arrivò Don Ishikawa facendole segno di seguirla per portarla in camera.
«Don don!» lo chiamò Sendoh, e Miyako ed Ishikawa si fermarono. Akira rimase con gli occhi bassi, ma con l'udito teso.
«Sì?» Il Don sorrise. «Dove dorme lei?» Sendoh, il solito sadico bastardo. Miyako lo fulminò con gli occhi, mentre Akira prese a tichettare con la mano sul legno.
«Credo nell'ultima camera del Convitto. Quella vuota. Quindi questa sera non girate in mutande per i corridoi.» rise, prima di salire le scale. Sendoh sorrise sadico ad Miyako, prima che lei si avviasse di sopra.

[ Lei è l’unica che mi fa sentire triste.
Lei è tutto e più, solenne ed ipnotica.
La mia dahlia, bagnata di possessioni.
Divento nervoso, perverso; quando la vedo, è peggio. ]
Vermillion - Slipknot.

Miyako era seduta sul letto, con le spalle sullo schienale e con il lettore mp3 a pallettoni. Senza cuffiette, si sentiva comunque. La luce sul comodino accesa. Indossava i pantaloni larghi e neri, e la canottiera stretta e grigia. Il suo abito per dormire.
Girava prepotente la canzone degli Slipknot, in quel momento. E quasi le veniva da ridere, da quand'era venuta a conoscenza della traduzione.
«Certo che ascolta tutt...» si obbligò a non continuare di parlare. Se l'era dimenticato infondo.
Poi, un bussare alla porta.
«Eh.. avanti?» non sapeva come comportarsi. Poi, quando la porta si aprì si mostrò in pigiama la figura di Sendoh, che strattonava per un braccio Akira, che, tutto preso dal giocherellare con la maglia, lo seguiva poco volutamente.
«Ciao!» salutò energico Sendoh, mentre Miyako guardò stranamente i due.
«Che volete?» chiese in generale, guardandoli. «Il Mini Rave non ha funzionato?» rise.
«Spiritosa.» rispose Sendoh, chiudendo la porta. Obbligò Akira a sedersi sul letto vuoto, in quanto la camera ne aveva tre. Lui, si sedette lì vicino.
Miyako corrugò la fronte.
«Bè?» chiese di nuovo, spegnendo il lettore mp3, e sedendosi con le gambe incrociate sul letto.
«Bè cosa?» un altro sorriso dei suoi, da parte di Sendoh, mentre tirò una gomitata ad Akira.
«Che vuoi?!» ripetè ancora lei, osservando i due con non curanza.
«Ti siamo venuti a trovare, non t'annoi qui da sola?» quello che passava per la testa a Miyako ora era una maledizione Wiccan contro Sendoh. Akira nel frattempo rimase seduto, con gli occhi bassi, e giocherellare con la maglia-improvvisata-a-pigiama.
«Ti pare?» rise lei, posando di nuovo la schiena sullo schienale del letto.
«Dai non siamo stati gentili a venire qui a trovarti? Vero, Akira?» Sendoh si girò verso Akira, e gli tirò un altra gomitata. Il ragazzo rispose con un secco "sì" lanciando un occhiataccia all'amico.
«Sì, ed ora che volete fare scusa?» sospirò lei.
«Boh, non lo so.» rispose Sendoh. E poi? Poi il silenzio più assurdo del mondo. Akira giocava con la maglia, guardando per terra. Miyako aveva gli occhi chiusi e Sendoh osservava i due ad intermittenza.
«Comunque!» disse d'un tratto, alzandosi. «Devo andare in bagno o la faccio qui e non mi pare una cosa carina.» Ma prima di poter fare un passo Akira lo afferò per la maglia.
«Dove credi di andare?» gli sussurrò con un tono di paura. Miyako andò a guardare i due.
«Mi scappa! Che palle, vuoi venire a badarmi in cesso, non so!» si divincolò dalla presa, avvicinandosi alla porta. «Torno.. sì torno.» scosse la testa, uscendo.

[ Stiamo cercando di procedere lentamente.
Eppure stiamo perdendo il controllo.
E stiamo tentando di farlo funzionare.
Eppure finisce nel peggior modo.
Qualcuno che ti salvi da me non c'è. ]
Shut Up - Black Eyed Peas.

Un silenzio duraturo e lungo.
In effetti Sendoh aveva detto che tornava, ma non quando. Akira rimase con gli occhi bassi a guardare sempre per terra. Miyako, con gli occhi chiusi ed appoggiata allo schienale del letto.
Ancora silenzio.
Poi, qualcosa che saliva sul letto, e Lei aprì gli occhi. Ne rimase in primo confusa, poi seria di nuovo. Akira s'era seduto sul bordo del letto, vicino a lei. «Cosa c'è?» gli domandò lei. Lo osservava. E pareva piuttosto tranquilla.
«C'è che mi sono rotto le palle di soffrire per te, anche se non te ne frega niente.» le rispose, andando a guardarla. Era serio, e aveva gli occhi di quella volta. Quella volta che lo vide quand'era con Kaory.
«E perchè dovresti soffrire? Non te ne frega niente, l'hai detto te.» disse, come se tutto fosse normale. Tratteneva la voglia di scappare dalla posizione in cui era messa. Guardò davanti a se, in effetti poteva alzarsi, ma proprio quando lo stava per fare, lui alzò il braccio destro posando la mano sul muro. E se prima c'era una via d'uscita, ora non c'era più.
«L'ha detto la Logica, non l'ho detto io.» secco, amaro le rispose.
«Una logica del cazzo. Non hai logica, non so se te ne stai accorgendo. Anche ora, che credi di fare? Sendoh è lì fuori, lo sai meglio di me.» seria, quanto lui.
«Sendoh sa che non deve entrare. La logica è una brutta cosa, una bestia che ti fa ragionare male. Se tu ami una persona, ma hai dei problemi, questa ti dice normalmente di allontanarla.»
«Ribadisco che è una logica del cazzo.» ripetè lei, scuotendo un poco la testa.

[ Lei sembra vestita di me,
stesa attraverso la mia vergogna.
Tutto il tormento e il dolore,
penetrano e mi ricoprono.
Farei qualsiasi cosa per averla per me.
Solo per averla per me. ]
Vermillion pt.2 - Slipknot.

«Forse.» rispose lui, premendo la mano sul muro, tendendo il muscolo del braccio. Lei rimase appoggiata allo schienale, con le mani sul letto. La mano del ragazzo, quella libera, andò a scostarle i capelli dalla spalla sinistra.
«Ah-ah, tieni quelle mani apposto.» sussurrò lei. Tuttavia anche se si era imposta di dimenticarselo, ora c'era qualcosa che la scavalcava. Eppure quegli occhi le facevano paura. Le mani iniziarono a diventarle gelide, piano piano.
«Ti ho detto che la logica non c'è. E' andata via a braccetto con la razionalità.» rispiegò lui, prima di alzarsi. Così, lasciò libera via a lei, che fece per alzarsi, prima di vedersi premere contro lo schienale dalla mano di Akira sotto il collo, sullo sterno. La mano di Miyako s'alzò di colpo, andando ad afferrare il polso di quella di lui, che la teneva ferma. Stringeva con forza, tutta quella che aveva, eppure non riusciva a muoverla di un millimetro.
Lui, nel frattempo, s'era messo a cavalcioni su di lei, sedendo sulle gambe, piegate sul letto, fra quelle di lei. La destra la teneva ferma sullo schienale, e la sinistra andava a cingere il polso di quella che tentava di spostarlo. La tolse con poco, era più forte, ovvio. E allora si arrese, lasciando cadere le mani sul letto.
«E quindi?» disse lei amara, orgogliosa come mai. Era Akira, dai, non poteva farlo. Non poteva.
«Quindi quello che rimane è?» un sorriso strano. Occhi strani. Tutto era strano. E lei non poteva farci proprio niente. Non ci provava neanche ad allontanare il ragazzo, sapeva che lui era più forte. Ed erano energie perse per niente.

[ Malato e debole a causa della mia condizione.
Questa lussuria, una dedizione vampiresca.
Per lei sola, in piena sottomissione.
Niente è meglio.
Ninfetamina. ]
Nymphetamine - Cradle of Filth.

«E quindi cosa?» rispose lei. Le mani si strinsero nella stoffa del letto. Lui lasciò scivolare la mano libera verso il braccio di lei, accarezzandolo in primo momento.
«Fai silenzio. Se ti sento parlare ripenso a quello che mi hai detto, e questo mi fa solo ancora di più innervosire.» le sussurrò, appena, piegando la testa ed abbassandosi verso il collo, al lato destro. La teneva ancora ferma allo schienale. Lei, di tutto punto andò a guardare in alto. Sentiva il respiro caldo, sulla pelle gelida. Brividi lungo la schiena, socchiuse gli occhi, prima di riaprirli.
«Chissà che ti venga..» stava per maledirlo quando Akira le morse il collo, e lei si sentì mancare quasi subito. Chiuse gli occhi, tirando un respiro più profondo, ed arpionando più fortemente le lenzuola.
«Mi venga? Perchè non parli, Miyako?» parlava a bassa voce, mentre le mani scesero per stringerle i polsi. Sentiva che si voleva muovere, ed allora si prevenì. Quando lei sentì il suo nome detto da lui, non fece altro che stringere ancora le lenzuola.
«Prega verso chi credi che io non t'amm..» ancora. Allora lo faceva apposta. Le morse ancora il collo, e si sentì di nuovo mancare. Ormai il cuore l'aveva in gola e batteva veloce. Il respiro era ormai irregolare, ed iniziava anche a parlare disconnessa.
«Non c'è la fai proprio a parlare, Miyako?» lo sapeva. Lui s'era accorto che solo dicendo il suo nome, lei si scioglieva. E solo mordendole il collo non riusciva più a parlare. Si stava divertendo, lui. Stava facendo quello che voleva, anche se era ben convinto che a lei non gli importava. Che Miyako non fosse più innamorata di lui, o che non lo fosse mai stata.
«Sta zitto. Chissà che veramente ti venga un colpo. Crepa!» stavolta la lasciò parlare, prima di alzare la testa da dov'era, e portarsi così vicino da guardarle il viso bene. Lei ormai era rossa, ma parlava comunque seria, e aveva occhi spenti.
«Posso anche morire dopo che ho fatto quello che voglio.» concluse lui, prima di imporle il silenzio baciandola. Ci mise poco Alessia a sentire la lingua di Akira premere sulle labbra, e l'unica cosa che poteva fare era lasciarlo finire, così se ne sarebbe andato. Ma poteva bastargli solo un semplice bacio?
La risposta evidente era No.
Quando smise di baciarla per il solo bisogno umano del respirare, la guardò dritta negli occhi. Prima di aver dato un occhiata all'orologio sul comodino. «Non guardarmi così. Mi hai aizzato te.» rise lui. Lei lo guardava, insistente e seria.
«Io non ho fatto proprio niente.» rispose. Aveva ancora il suo sapore in bocca.
«Sono le 24.17 C'è nè ancora di tempo.» ribattè lui. «Il problema è... anzi non è un problema. Che tu voglia o no, io continuo comunque.» scrollò le spalle. «Sendoh potrebbe tornare.» ancora una speranza vana.
«Non torna, e tu lo sai.» le infranse anche quella.
Miyako voltò la testa, osservando la stanza. Si impose di non girarsi. Strinse ancora di più le lenzuola, e di tutto punto Akira le strinse i polsi.
«Che poi, chissà come ti stai divertendo. Mi prendi per il culo, vero?» disse, senza guardarlo. Prima di sentire la mano sinistra di lui, scivolare sino alla sua, e tirarla su.
«Bè? Che v...» non finì di parlare lei, quando con la coda degli occhi vide dove lui le stava guidando la mano. Ovviamente sopra i pantaloni, ma era lì. Proprio lì. Si sentì mancare il respiro, quando poteva veramente sentire l'eccitazione del ragazzo. Lui sorrise, quando le vide l'espressione.
«Ti pare che ti prendo per il culo?» disse, vittorioso. Tuttavia le calcò la mano lì, come se la obbligasse. Tentò di sottrarvisi, ma era vano, come il fatto di togliersi da lì.
«Sì, mi prendi sul serio per il culo.» sorrise, appena, lei. Un sorriso tirato, falso. Esasperato. Non sapeva davvero cosa fare. Aveva brividi ovunque già prima, ed ora che la mano era lì, e poteva sentire Akira eccitato, ora s'erano incrementati. Arrossì, appena. Ma poco.
«Cos'è, vuoi vedere? Non ti basta toccare?» provocazione. Era stato lui a farla per primo, e lei si arrese.
«No no, per carità.» sospirò. Aveva le mani bloccate. Una sul letto, l'altra... l'altra lì. Lui si abbassò di nuovo, per baciarle il collo.
Sempre più piano, iniziava a scendere verso il basso, e lei se ne stava accorgendo. Fece per muoversi, ma entrambe le mani erano bloccate. Maledetta quella volta che sua madre la mandò a dormire lì. E maledetto Sendoh. E maledetta cannottiera grigia, scollata e abbastanza larga per farla scorrere via. «Akira ti prego fermati.» stavolta disse tutto d'un fiato, lei. Spezzò l'orgoglio, ben sapendo che forse non serviva a nulla.
Ed infatti lui non la ascoltò. Continuò a scendere sino all'altezza della riga nera del reggiseno. E la maglia trattenne.
«Ti lascio una mano, ma guai a te se ti muovi. Guai a te.» ammonì lui, lasciando la mano quella posata sui pantaloni di lui, fra le gambe. Infatti, c'erano le gambe che la fermavano, e presto se ne accorse e ci guadagnò.
Le alzò la maglia. La mano che ora era libera andò a posarsi sul suo fianco. Calda, a contatto con il freddo di lei. Un altro brivido, e Akira s'accorse di questo. Cosa che non fece altro che aumentare la sua eccittazione in quello che stava facendo. E lei lo sentì.
«Akira. Ti prego. Ti scongiuro. Fermati.» lo implorò ancora, ora. Fra i brividi e il respiro disconnesso, che molto spesso le mangiava le parole. Ed a lui questo piaceva. Si fermò, per il solo gusto di sentirla parlare in questa maniera.
«Sono fermo.» disse, mostrandole un sorriso finto. Come finte erano le sue parole.
«Fermo, con tutto.» sottolineando l'ultima parola, lei, continuava a respirare male, mangiarsi le parole ed ad avere continui brividi.
Lui sorrise ancora, prima di stringerle il polso, e ricacciarle la mano incastrata fra le gambe. Gli piaceva invero sentirla la, era come una sorta di freno a mano, ovviamente non acceso. Quella mano messa lì, lo faceva muovere con più forza, come se non aspettasse altro di togliersi i pantaloni.
«Dai. Ascolta. Cosa vuoi fare?» una domanda stupida, ma lecita.
«Che domanda del cazzo.» rispose lui. La mano sul fianco di lei, si mosse appena, dandole un altro brivido, che lui sentì.
«Non sto scherzando. Quello che stai facendo è...» poi venne scavalcata dalla voce di lui.
«... giusto. Perchè so che lo vuoi anche te. E se non lo vuoi, te lo farò piacere.» il tono grave, amaro. Era sbagliato, lo sapeva. Ma doveva, ad ogni costo. «Non puoi. Lo sai meglio di me.. Akira tu non puoi dirmi una cosa e farmi risp...» ancora una volta fu interrotta. Ora sta per dirgli tutta la verità, ma lui rovinò tutto, parlandole sopra.
«Io posso. Perchè io Ti Amo. E se io amo te... allora tu devi amare me.» calcò le ultime parole. «Perchè mi attrai come se fossi una calamita. Lo senti, vero? Lo senti?!» evidente riferimento alla mano messa lì, sopra i pantaloni, fra le sue gambe.
«Tu cosa?» davvero, non ci credeva. All'inizio pensò di sentire male. La maglia, nel frattempo era scivolata, lasciando però la mano di Akira posata sul fianco di Miyako.
«Hai sentito.» abbassò gli occhi. Respirava lentamente, lui, ora, iniziando a sentirsi mancare. Voleva averla adesso, ora. Eppure s'era interrotto per dirle qualcosa che non avrebbe giovato a niente. Che lei lo sapesse o meno, o che lei lo ricambiasse o no, ci avrebbe comunque fatto qualcosa.
«Bugiardo. Hai mentito a Kaory.» il tono secco, ancora si nascondeva dietro muri di piume.
«Chissenefrega di Kaory, o se le ho mentito. Continuerò comunque a fare quello che sto facendo, non sarà certo questo a fermarmi.»
«Stai zitto. Tu le hai mentito, e quindi io ho reagito di conseguenza.» poi s'accorse, e girò la testa.
«Cosa c'entra? Comunque non te ne frega niente.» tornò a guardarla. Poi, quando s'accorse che stava per parlare, la zittì baciandola di nuovo.
Non voleva sentire niente da lei. Non voleva capire. Non voleva sapere. Aveva paura di sentirsi dire di nuovo di No.
Questa volta però venne ricambiato. Se Miyako non poteva dirglielo a voce, aveva deciso di dirglielo a gesti. Ne ricambiò il bacio, e la mano che era incastrata fra le gambe, rimase lì, senza fare pressa per togliersi, anzi.
Davvero non ci credeva, che quando finì di baciarla, la guardò con uno sguardo assurdo.
«Se tu mi ascoltassi...» sussurrò lei. «...Akira io...» si morse il labbro.
«Lo so.» gli bastò questo, per capire. Quell'espressione sincera sul viso di lei. Le lasciò il polso, ed aprì le gambe quanto bastava per far cadere la mano verso il basso.
«Ma devo..» venne zittita da uno "shh" da parte di lui.
«Non dirlo se non ci riesci. Come puoi ... dopo tutto questo? Non è possibile. Non mi stai mentendo, vero?» si alzò, quanto bastava per tornarsene seduto sulle sue gambe, a cavalcioni su di lei.
«Ti pare che io stia mentendo?» era seria lei, sebbene era rossa in viso, ed ancora il respiro era disconnesso.
«No.» scosse piano il capo, e i capelli castani scivolarono davanti al viso. Era accaldato, ed aveva i postumi dell'eccitazzione addosso.
«Però ti prego. Non voglio.» lo supplicò ora.
«Allora quando vorrai io ci sarò.» si alzò del tutto ora, ma barcollò quasi subito. Aveva addosso ancora gli effetti del Mini Rave precedente, prima di entrare nella stanza di Miyako. E cadde seduto sul suo letto.
Lei gli fece cenno di distendersi lì vicino a lei, prima che cadesse di nuovo.
«Sei uno stupido. Non dovresti tirare su tabacco.» scrollò le spalle, lei, prima di lasciarsi scivolare sul letto, posando la testa sul cuscino. Vicino a lui.
«E tu non dovresti fumare.» sussurrò lui, prima di vedere il viso di lei corrugarsi. Le sorrise, girandosi sul fianco per guardarla.
«Cosa c'è?» gli domandò, osservandolo.
«Non lo so. Aspetta che mi invento una scusa per farmi abbracciare.» ci pensò su. «Ho freddo.»
«Copriti.» rise lei, prima di vederne gli occhi. Erano tornati quelli di prima. Gli passò il braccio sinistro sotto la testa, per infine tirarlo a se. E lui, le passò il braccio sinistro sopra la pancia, stringendola dal lato opposto.
«Ti amo.» sussurrò lui, con gli occhi chiusi.
Miyako gli stava passando la mano fra i capelli, quando si sentì mancare per un istante, prima di rispondergli.
«Sì, anche io.»

[ Buonanotte a te. Buonanotte a Me.
Buonanotte anche a chi non ho incontrato.
Buonanotte pure a lei.
Anche oggi che ti vorrei semplicemente.
Semplicemente. ]
Semplicemente - Zero Assoluto.

Fine.
 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: