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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: QUANDO NON SI HA PIÙ NIENTE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: artemisia89 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 22/10/2005 15:49:57 (ultimo inserimento: 17/04/06)

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CASE DI RIMEMBRANZA
- Capitolo 1° -

Quando non si ha più niente.




Manca leggiadria,
in questo luogo, in me.
Mi sembra che non sia rimasto più molto da osservare, da ascoltare, da percepire…

Non c’è più eleganza in questo paesaggio così tetro,
eppure mi sembrava che ci fosse sempre stato il sole a risplendere su questo cielo.
Ma ora…
È strano. E’ tutto nero e non riesco a riconoscere la strada per casa, invasa da basse tamerici che
-nere-
sfiorano le mie caviglie e mi fanno sussultare.

Mia madre mi ha riscoperta a piangere,
credo di non avere più forza per riuscire a nascondere il vuoto e la disperazione che sento dentro.

L’ultima candela della mia stanza,

-era su di te che avevo fatto affidamento-

si spegne e mi accorgo che
manca luce in questo posto.

Non sento il mio respiro, il battito del mio cuore…non so se sono ancora viva, sento solo il nero scorrere in me.

Manca di felicità questo posto,
manca di quel profumo di sole che regnava sovrano nei miei giardini.

La mia casa era così accogliente, calda e piena di vita!
I miei giardini erano chiamati case di rimembranza.
Ogni fiore era il ricordo di qualcosa, qualche attimo nei miei luoghi bastava a sentirsi felici, ma ora…

Manca di felicità questo posto.

E’ stato come se una cattiva e malsana epidemia, qualche demone di cui mai avrei sospettato,
abbia fatto razzia nei miei giardini rivelandomi la mostruosità latente di ciò che io amavo.

Sentieri sconnessi/rose che sfioriscono sul nascere/non ci sono più farfalle/non ci sono più perle di/ rugiada che manca sulle foglie/ foglie che mancano sugli steli/ steli che mancano alla terra/ il calore che manca nelle mani/corpo che diventa sempre più freddo/aria pesante che si muove in due stanze/

E io che mi ero illusa di aver creato qualcosa.
Ora sono prigioniera di questi luoghi che nonostante tutto mi appartengono, continuo ad amarli anche se sento di esser diventata un’estranea per loro, ogni giorno è una sconfitta,
perché so che non riuscirò a riportare indietro niente,
e io
che ero così legata a quei posti,
mi sento mancare e nemmeno al futuro sorrido.
So di dover pensare ad un nuovo giardino, ma è così difficile quando l’opera più grande della tua vita ha deciso di morire ed ucciderti pur lasciandoti in vita.

Che dialoghi
-monologhi-
Sconclusionati faccio quando lascio che la mia mente abbia il controllo su tutto quanto.

In questa stanza buia, che da un su un buio paesaggio, io sto diventando folle.
E la follia, che è la mia unica compagna…
Almeno dovrei ringraziarla.
In fin dei conti mi impedisce di pensare a quanto terribile sia diventato il mondo in cui sto.

Un giorno verrà la rabbia, vero?
Mi hanno detto così.
Un giorno verrà e io coprirò con un velo candido quella solitudine che la morte del mio giardino mi ha lasciato.

Un giorno partirò e dimenticando, forse riuscirò a creare un giardino ad imitazione del vecchio,
pregando di dimenticare di averlo mai fatto.



Fine



 
Continua nel capitolo:


 
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