PROLOGO - FUGA
- Capitolo 1° -
Anno?
Non saprei, ho perso il conto.
Mi è scivolato tra le dita, senza che io lo potessi afferrare.
Posso solo vedere i segni della stanchezza sul suo volto e la strada dinnanzi a noi, che scorre sotto i nostri piedi.
La notte ingoia le nostre ombre e i nostri ansiti risuonano nell’aria fredda di gennaio.
Nuovo anno, eh?
Nuovo mondo…
Di nuovo c’era solo il fatto che un altro frammento di vita era passato su di noi, senza che si potesse avvertire realmente.
“Fermiamoci” mormora, stringendomi la mano “Non ce la faccio più…”.
Ci fermiamo sotto un vecchio lampione, che proietta la sua ombra sui nostri visi stanchi.
Lo sbattere di ali di una falena scandisce i secondi.
Tic. Tic. Tic.
“Ci troveranno…”
“Mai!”
Riafferro la sua mano fredda e tremante.
Ancora i nostri passi nella notte.
Da quanto stiamo correndo? Non saprei… Due ore? Due giorni?
Che importa, non possiamo fermarci e non ci fermeremo.
“Non possiamo fermarci ora”
“Che importa se ci fermiamo ora o se ci fermiamo tra un chilometro? Sono ovunque. Ci prenderanno!” dice.
“No! Non posso permettere che ti facciano del male. Non voglio vederti allontanare da me”
“Non voglio” pianse, stringendosi a me.
Dei passi alle nostre spalle.
Sono cinque, sei forse.
“Arrivano!”
E via.
I Loro passo si allontanano.
Ci fermiamo ancora, per riprendere fiato.
“Guarda!” mi disse lui “Un faggio!”.
Uno splendido faggio, vero.
Torreggiava sul grigio dell’asfalto e delle costruzioni con tutta la sua magnificenza.
“E’ magnifico. Erano così, tanti anni fa…”
“E ce n’erano molti…”
Mi guarda e sorride.
“Sono stanco. Fermiamoci” dice e si siede sotto l’albero, aspettando che accada qualcosa.
Loro non possono capire quello che proviamo noi.
Loro, freddi, insensibili come sono non capiranno mai.
Possiamo solo fuggire ora, sperando che veramente accada qualcosa.
Vorrei che tutti quelli come noi potessero sedere sotto un faggio e aspettare impazientemente l’arrivo dell’alba, senza bisogno di temere la propria ombra.
Per ora, però, vorrei solo dormire…
Continua…
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