torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Slam Dunk
Titolo Fanfic: OMBRE ROSSE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: erikuccia galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 18/10/2005 19:45:54 (ultimo inserimento: 04/11/06)

5 ragazze, ogn1 con 1dramma alle spalle, ogn1 con la sua caratteristica fondamentale,ogn1 con 1amore da trovare e i5 basketmen dello shohoku...
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
PROLOGO
- Capitolo 1° -

1.prologo



"Non ci penso neanche!!" una ragazza dai lunghi boccoli neri era uscita da casa sua di corsa. Gli occhi celesti, truccati pesantemente con una matita nera, sembravano lanciare scintille a destra e a manca.
"Suzu!!!" una donna era apparsa sulla porta, cercando di fermare la ragazza "dove vai?"
"Via di qui!" disse allacciandosi il casco sulla testa.
La Honda rossa, la sua migliore amica, la aspettava fedele come al solito. Mise in moto con abilità. Oramai era entrata in simbiosi con la sua Honda, e a volte credeva di poter passare la vita su quella moto senza sentire la mancanza di niente.
Il rumore divenne assordante per i vicini, che più di una volta avevano avuto da ridire su quel fracasso che Suzu faceva ogni volta.
Con decisione fece inversione e, accelerando passò davanti la porta di casa, dove la donna stava a braccia incrociate, e con una strana espressione sul volto.
Suzu non se ne era accorta.
Quando guidava la sua moto non voleva altri pensieri, e in effetti quel giorno si trovava anche con troppi inghippi nella mente.
Un problema dietro l'altro..Possibile che non ci fosse niente che andasse per il verso giusto, almeno una volta tanto?
La velocità con cui correva per la prefettura faceva diventare il paesaggio circostante solamente macchie indistinte che si perdevano alle sue spalle.
Non riusciva a sentire il vento sulla faccia..Il casco integrale era con la visiera abbassata, e si trovava quasi a sudare sotto quell'arnese.
Ma si era già beccata otto multe negli ultimi due mesi per non aver portato il casco mentre era alla guida, e in quel momento non era neanche il caso di rischiare. Se l avessero fermata non aveva indirizzo da dare o soldi con cui pagare la multa.
Era fastidioso però guidare a quel modo.
Odiava i posti stretti, e chiusa in quel casco si sentiva come schiacciata in un vicolo scuro.
Continuò a guidare con rabbia.
"Devi andarci tu" le aveva detto sua sorella quel pomeriggio, mentre si disinfettava una ferita che si era fatta nell ultima rissa di turno. "tocca a te"
Lei aveva guardato sua sorella maggiore. L aveva sempre considerata un'estranea. Non capiva mai quello che voleva dire o quello che provava. E in fin dei conti non si preoccupava neanche di capirlo. Erano distanti anni luce, e niente poteva riavvicinarle.
"Tocca a me?" aveva detto sorpresa "Io non faccio niente di niente, sia chiaro"
"Suzu" aveva detto sua sorella, con l'aria stanca "Avevamo fatto il patto che saremmo andati una volta tu e una volta io, e sono tre anni che vado io"
Suzu l aveva guardata con disprezzo "Noi non abbiamo fatto nessun patto. Tu hai deciso punto e basta."
Sua sorella aveva retto lo sguardo per un po', poi aveva voltato le spalle. "Perchè devi essere così Suzu? Perchè non provi ad essere una persona migliore?"
Aveva sentito la rabbia montarle sempre di piu, come qualcosa a cui non poteva sottrarsi. "Evidentemente non ho avuto un buon esempio, che dici?"
"Non è facile neanche per me"
"Ognuno affronta la vita come vuole. E' inutile che mi guardi in quel modo, Nana, neanche se scendesse Gesù Cristo in persona a chiedermelo ci andrei"
Sua sorella allora si era arrabbiata. "Sei sotto la mia responsabilità, mi devi obbedire Suzu! E tu ci andrai!"
"Non ci penso neanche!" aveva urlato ed era corsa fuori di casa.
Non ci sarebbe andata per nessun motivo al mondo.
Nana aveva detto che era sotto la sua tutela, e che le doveva obbedire. Ma che diavolo ne voleva sapere lei della sua vita? Nana aveva 28 anni e la cosa piu pericolosa che avesse fatto in vita sua era stata proprio quella di mettersi contro sua sorella più piccola, Suzu, di soli 15 anni,
Vivevano in due mondi distanti, due mondi che non si sarebbero riavvicinati mai, e che, molto probabilmente vicini non lo erano mai stati.
Tanto valeva dunque andarsene, allontanarsi da quel mondo che non la comprendeva, che non la voleva, o che semplicemente non l accettava.
Quando si accorse di accorse che stava girando a vuoto, il sole stava calando.
sapeva che mancava ancora un bel po' all'inizio...Almeno lì sarebbe stata tra gente come lei, gente che non la giudicava, e che non le recriminavano il proprio passato.
Ma in attesa che poteva fare?
Prese l unica decisione ragionevole:andare dall unica persona che sembrava essere in grado di capirla, o quantomeno, di non fare paternali.

La villa bianca era immersa nell'oscurità. Il sole era tramontato già da un po' di tempo, e la luna si affacciava a malapena nel cielo quella sera. Il grande cancello bianco era semichiuso, come al solito. In verità sembrava essere sul punto di crollare da un momento all'altro.
Nell'abitazione una sola luce era accesa, mentre le altre finestre rimanevano immerse nell'oscurità più totale.
Il rumore assordante di una moto, poi, riempì tutto lo spazio circostante, riecheggiando tra i muri.
Suzu entrò senza farsi problemi, come aveva sempre fatto, dopotutto.
Guidò la moto sul viale d'accesso, fino ad arrivare sotto la porta, dove finalmente si decise a spegnere il motore. Con fare esperto e velocità legò la moto, e poi, toltasi il casco, bussò alla porta.
Una donna anziana, con un grande sorriso sulla faccia simpatica, le venne ad aprire la porta.
"Buonasera signorina Suzu"
"Buonasera Sachiko" rispose Suzu, con un'altro sorriso. Avrebbe dato indietro tutto quello che aveva accumulato in quegli anni per avere qualcuno come Sachiko che le apriva la porta di casa, con la stessa espressione, e lo stesso senso di calore.
"Si accomodi"
Suzu entrando si chiuse la porta alle spalle. L interno della villa era sempre lo stesso, immutabile dai tempi più remoti della sua memoria.
Entrava in quella casa da otto anni ormai, e ci andava ogni volta che litigava con sua sorella o che semplicemente non aveva voglia di vivere sotto il tetto che Nana era solita chiamare casa.
Il che, a dire la verità, succedeva abbastanza spesso.
Quello era il suo rifugio, qualcosa che si avvicinasse davvero a casa, anche se non del tutto.
"Akane dov'è?" chiese a Sachiko, che le camminava al fianco.
La donna scrollò le spalle, sorridendo. "Come al solito" le rispose.
Allora anche Suzu sorrise, e con familiarità si diresse al piano di sopra, nella camera occupata dall'amica.
"Usignolo?" disse avvicinandosi alla port "è permesso entrare nel tempio?"
"Piantala" rispose una voce dall'interno "è aperto"
Suzu era entrata nella stanza, dove, seduta sul letto a gambe incrociate, una ragazza dai lunghi capelli lisci ramati, scarabbocchiava qualcosa su un vecchio quaderno.
"stai scrivendo qualcosa di nuovo?"
L'amica alzò lo sguardo, e due splendidi occhi verdi si illuminarono. "Come sempre" rispose "e tu che hai combinato stavolta?"
Suzu fece finta di non aver sentito quella domanda. Non era che le andava molto di parlarne, dopotutto.
"E che tipo di canzone stai scrivendo stavolta?"
Akane era sempre stata fissata con la musica. Quando le cose le andavano per il meglio, aveva imparato a suonare una cosa come quindici strumenti. Viveva di musica, e il suo sogno era quello di poter diventare una famosa cantante. La sua voce, per i pochi eletti che avevano avuto il privilegio di ascoltarla, era straordinaria. Ma da quando era successo quello che era successo, Akane sembrava aver perso la voglia di salire su un palcoscenico e cantare le canzoni che scriveva.
<<senza di loro non ha piu senso>> diceva ogni volta che Suzu provava a convincerla. E dopotutto non poteva biasimarla.
"Non dribblare le mie domande, ragazzina" rispose Akane mettendo da parte il quaderno "Hai rilitigato con tua sorella?"
Suzu annuì "Vuole che domani vada io..."
Akane capì al volo la questione "e tu ovviamente non ci pensi nemmeno"
Ancora una volta Suzu annuì "Ho anche provato a spiegarglielo, ma Nana non è in grado di ascoltare. Che palle!" disse gettandosi a peso morto su una vecchia sedia.
"Vuoi restare qui stanotte?"
Suzu sorrise "Grazie" rispose "Comunque fra un paio d'ore devo uscire.."
Akane socchiuse gli occhi finchè non diventarono due fessure. "Non mi dire che vai anche stasera..."
Suzu annuì "certo"
"Ma cavolo, Suzu, domani c'è scuola!"
Suzu scrollò le spalle "e allora?"
"E allora?" disse Akane esagerando l'intonazione dell'amica "Come fai ad andare a correre, stare fuori fino alle due e poi alzarti domattina?E ti ricordo che hai fatto già un bel po' di assenze. Lo sai che rischi di ripetere l'anno, vero?"
Suzu allora fece un sorriso enorme "E' per questo che ci sei tu, Akane,no?"

"Non hai capito un accidente!" La voce di Akagi si disperse per la palestra ormai deserta. L'eco si prolungò per qualche secondo, e poi tornò il silenzio.
"Devi fare così" riprese il capitano "devi usare il corpo per tenere fuori gli avversari! Vedi? Gomiti in fuori!! E ricorda che devi avere una buona posizione sotto canestro, altrimenti è tutto inutile!"
Hanamichi Sakuragi provò a fare esattamente tutto quello che Akagi gli aveva appena mostrato. Andavano avanti da più di un'ora ma Akagi nn era mai soddisfatto.
Si mise sulla linea sotto canestro, e cercò di assumere l attegiamento di un vero giocatore di basket.
"Io non ce la faccio più con te, Sakuragi!" disse Akagi esasperato "Mi sembra di parlare al vento!"
"Gori, ma che me ne importa di una buona posizione per prendere i rimbalzi? Devi insegnarmi a tirare a canestro!"
Akagi aveva dato un bel pugno su quella che considerava essere <<la zucca vuota rossa>>. Hanamichi si portò entrambe le mani sul punto in cui il capitano lo aveva colpito.
"Razza di arrogante!" urlò Akagi "come pensi di poter tirare a canestro, se nn sai neanche prendere un rimbalzo?"
Hanamichi incrociò le braccia "Che me ne importa a me dei rimbalzi?"
"Ricorda che chi controlla i rimbalzi, vince la partita"
Hanamichi ascoltava senza troppa convinzione. Se ne faceva un baffo dei rimbalzi. Non era affatto convinto che fosse come diceva il capitano. Prendere un rimbalzo poteva davvero condizionare una vittoria? Probabilmente no.
E in fin dei conti il gorilla gliene aveva date tante di fregature!!
Lo sguardo che uccide..se ci pensava ancora veniva preso da una rabbia..Prendere in giro un tensai come Hanamichi Sakuragi!
E poi a lui non interessava prendere rimbalzi..non gliene fregava niente.
L unica cosa che voleva era prendersi la rivincita su tutte le volte che Rukawa lo aveva umiliato.
L unica cosa che voleva era battere Rukawa nella realizzazione, ma se non imparava a tirare a canestro, come avrebbe potuto fare?
"Mi stai ascoltando idiota?" gridò Akagi
Hanamichi allora cercò di concentrarsi. "Ricominciamo"

Mitsui si allacciò il casco e si assicurò che fosse ben stretto e bel sistemato. Meglio non correre rischi inutili.Già una volta si era fatto male, anche se in circostanze diverse, dunque era il caso di evitare qualsiasi tipo di incidente che potesse mettere a rischio la sua carriera.
"Tutto a posto campione?" gli disse Tetsuo, al posto di guida.
"Più o meno" rispose Mitsui, controllando, alla meno peggio, che tutto fosse a posto.
"ok, allora tieniti, che adesso partiamo"
E in un attimo la moto era sfrecciata in avanti, e Mitsui aveva visto la notte inghiottirli come in un enorme e unico buco nero.
Tetsuo guidava come un matto. Evitava le macchine all ultimo momento, oppure faceva slalom fra di esse. I suoni di clacson suonati ripetutamente li accompagnò per tutto il tragitto.
Quando arrivarono era ancora abbastanza presto, e la piazzola era ancora per gran parte del perimetro, deserta. Mitsui non poteva immaginare che l'amico ogni sera facesse quella vita.
Ma sapeva che Tetsuo non poteva vivere senza la sua moto.
"ripetimi Tetsu" disse quando i primi gruppi cominciarono ad arrivare "perchè mi sono lasciato convincere?"
L'amico rise divertito "Perchè ti ho detto che è uno spettacolo unico, anche se da spettatori non è la stessa cosa"
"Mi sono lasciato convincere con così poco?" riprese Mitsui, con molto sarcasmo nel tono della voce.
Ancora una volta Tetsuo si mise a ridere. "No, vecchio marpione. Ti sei convinto appena ho detto che c'era la possibilità di veder correre una donna!"
"questo è più da me" concluse Mitsui "Sai, però, non ce la vedo proprio una donna in queste corse"
Tetsuo annuì "Di solito in fatti non ci sono. Non capita molto spesso che ci siano corse miste. Prima correva in gare tra donne, ma era troppo in gamba per loro, così per un po' di tempo ha corso in anonimato con noi. E' stata molto furba. Ha aspettato che noi tutti avessimo stima di questocorridore misterioso, prima di dicharare di essere una ragazza."
"Una motociclista.." disse Mitsui scoppiando a ridere "non arriverà mica tutta rivestita di borchie, vero?"
"Vedrai amico, sarai piacevolmente sorpreso. La Dark Queen nn è la motociclista che ti immagini tu"
Non fece neanche in tempo a concludere la frase che una moto rossa si fermò davanti a loro.
"Ciao Dark" disse Tetsuo, tranquillo.
Nel cervello di Mitsui parve accendersi qualcosa. Dark. Conosceva già quel nomignolo.
La ragazza si tolse il casco. "Ciao Tetsu, quanti siamo stasera?"
"Per il momento è ancora un mortorio"
Mitsui guardò la ragazza con fare analitico. "ma tu sei Onikawa!" disse, quasi urlando.
"ah..Mitsui" disse la ragazza riconoscendolo "Non sapevo che anche tu fossi in questo giro, nn ti ho mai visto"
"é venuto con me" spiegò Tetsuo "ma perchè vi conoscete?"
Mitsui annuì "Sta a scuola mia. Dark-oni la chiamano tutti. Il demone nero"
La ragazza sorrise, con soddisfazione. "è vero. Sono al primo anno allo Shohoku" ammise "ed è anche vero che mi chiamano dark-oni"
"E perchè se è lecito?" chiese Tetsuo divertito da quel colpo di scena.
"Perchè sono un demonio, no?" disse la ragazza, scoppiando a ridere.
"Ti ricordi Sakuragi?" spiegò Mitsui all'amico "Beh, lei è la sua versione femminile. Si caccia sempre nei guai, e spesso coinvolta in delle risse,e il più delle volte non gliene frega niente di nessuno"
Tetsuo ricominciò a ridere "come te, insomma"
"Ma neanche per idea!Io non sono come questa ragazzina!"
Il chiacchiericcio intorno era aumentato. La ragazza sorrise "Bene pivellino" disse rivolgendosi a Mitsui "stai per vedere Suzu,dark-oni,dark-Queen,Onikawa in azione"
E detto questo Suzu si era messa il casco e si era messa in linea con i primi due che avevano avuto la malsana idea di correre in quello che ormai era conosciuto come il territorio della regina dell oscurità.
Mitsui guardò la Honda rossa scheggiare subito in avanti, come se avesse avuto una mano invisibile dietro che le avesse dato una spinta.
I due che correvano con lei non erano abbastanza bravi per starle dietro, e Suzu correva con libertà e con naturalezza. La moto era come se fosse il completamento del suo corpo, la parte mancante.
"Cavolo, è brava sul serio" si lasciò sfuggire
"Di più, mitchi, molto, molto di più" disse Tetsuo, mentre guardava la regina con ammirazione.
Suzu non sembrava correre su una moto. Mitsui, come gran parte degli spettatori, soliti e non, si aspettavano da un momento all'altro di vedere spuntare due ali sulla schiena della ragazza.
Le cose erano due: o si dopava, o era davvero brava, au naturel.
Inutile sottolineare la conclusione della corsa.
Nessuno poteva stare al pari della dark queen quando era in giornata.
Ma nessuno sapeva che per Suzu, essere in giornata, significava semplicemente essere incavolata nera.
E quel giorno lo era alla grande.
"Piaciuto lo spettacolino?" disse una volta tornata dal compagno di scuola.
Mitsui era senza parole.
Tetsuo aveva ragione. Quella era una motociclista davvero diversa di quella che aveva nel suo immaginario mentale.
"un vero demone" rispose Mitsui annuendo.
Poi le voci di tutti quanti furono schiacciate da qualcosa più forte.
Un urlo continuo.
Assordante.
E una luce alternata che si avvicinava sempre di più.
"Cazzo!" esclamò Suzu "una retata"
Tutto quello che seguì fu un vero caos.
Mitsui vide la dark oni salire sulla moto e sparire come un fulmine. Avrebbe voluto capire meglio quello che stava accadendo, ma Tetsuo l aveva trascinato di peso sulla moto e, accelerando, erano spariti nella notte anche loro.

Il mini appartamento era silenzioso e solitario come al solito. Le persiane erano abbassate e i vetri delle finestre chiuse ermeticamente, sebbene era arrivata ormai l'estate e le temperature cominciavano ad essere alte.
Tutto era avvolto nell'oscurità, eccezion fatta per una piccola luce che splendeva nell angolo cottura.
La voce di un telecronista alla tv riempiva tutto lo spazio, mentre due occhi di ghiaccio guardavano al di là del televisore, per perdersi nel vuoto.
Il piatto, davanti a lui, era ancora intatto. Non aveva toccato niente di quello che si era cucinato per quella sera. Di colpo non aveva voglia di mangiare, di dormire, di fare niente.
La sua vita era sempre stata un altalenare continuo tra la noia e il dolore.Gli unici piaceri che aveva conosciuto erano solamente due. Uno era dato dal giocare a basket, che gli era costato l'allontanamento dai suoi genitori, che invece lo vedevano a capo di un importante azienda uguale a tutte le altri, senza possibilità di emozionarsi, o di sentirsi vivo. Una passione che lo aveva quasi costretto a vivere da solo, in un mini appartamento che i suoi, comunque, continuavano a pagare per lui. Cosa che lo faceva imbestialire.
Avrebbe dovuto cavarsela da solo. Ma come poteva campare un 15enne da solo? Senza l aiuto monetario di qualcuno? Ma quelle giustificazioni lo facevano imbestialire solo di più.
L'altro aspetto positivo della sua vita, era l unica persona al mondo che non aveva cercato di sondare il terreno oscuro che si portava dentro. L unica persona che non faceva troppe domande, ma che al contempo lo ascoltava anche quando lui non pronunciava una sillaba. La sua migliore amica.
Ed era per colpa sua, per quello che lei le aveva detto, che quella sera se ne stava immobile come una statua a guardare il niente che si apriva davanti a sè.
Sebbene non ne fosse innamorato, e fosse cosciente del fatto che non l'avrebbe mai amata, imaginarsi una vita senza di lei, era come immaginarsi di tuffarsi direttamente nell'inferno, e rimancerci imprigionato per tutta l'eternità.
Che poi...che cos 'era l'amore?
Perchè tante persone davano così tanta importanza all'amore?
Era piu stabile e bello il suo rapporto con la sua migliore amica, che una qualsiasi relazione amorosa.
Di questo Rukawa era certo.

"Miwako!"
Un urlo si perse per quella piccola villetta su un piano. Un urlo esasperato, stanco.
Seguito subito dopo da uno scoppio di risate.
"Miwako, per favore, fammi dormire!"
"Cuginetta" disse miwako "sei proprio una noia, lo sai? Sei ancora giovane, lo sai?"
La ragazza, a letto, fu costretta ad accendere l'abat-jour "domani abbiamo scuola" disse con gli occhi assonnati.
"Si lo so" rispose "Mammamia, è così tanto che manco da scuola..Praticamente ho saltato quasi tutto il primo anno. Sono emozionata"
I suoi occhi nocciola brillarono anche nella penombra, mentre i capelli castani, raccolti in una comoda coda di cavallo, sembravano sul punto di fare un occupazione.
"Miwa.." disse assonnata l alta "tu ti emozioni per qualsiasi cosa"
"Lo so Ayako" rispose la ragazza "Ma sono al mio primo anno di liceo, e sono stata assente fino ad oggi. Ho frequentato solo i primi giorni di scuola...Non mi conosce nessuno T_T"
Ayako si alzò a sedere. Oramai aveva capito che se non la stava ad ascoltare finchè non aveva detto tutto quello che doveva, Miwako sarebbe stata capace di non farla dormire per tutta la notte.
"Non conosco nessuno che sappia fare amicizia come te, quindi calmati, andrà tutto bene"
"ma questo lo so perfettamente" disse Miwako sorridendo "ricorda che sono un genio"
"=_=''" il volto di Ayako parlava chiaro. Era costretta a sentire quella frase tutti i giorni agli allenamenti di basket. E sapeva che, adesso che Miwako abitava da lei, l avrebbe sentita molto più spesso.
"quand'è così" disse poi "perchè sei così emozionata? Dopotutto la scuola non è così emozionante!!"
Miwako parve riflettere su quello che sua cugina aveva appena detto.
Poi si illuminò "Posso venire a fare la manager con te?"
Ayako parve inorridita "non puoi mica arrivare a campionato già inoltrato, Miwa, non te lo permetteranno mai"
"Cuginetta" disse Miwako, mettendo un braccio sulle spalle di Ayako "Possibile che ancora mi conosci così poco?"
Ayako annuì rassegnata. Su quello Miwa aveva ragione. Se voleva una cosa, era strano che non riuscisse ad ottenerlo. E in fin dei conti nn le sarebbe dispiaciuto così tanto di averla accanto durante gli allenamenti. Erano state lontano un bel po' nell ultimo periodo, quando invece prima erano inseparabili. E tutte e due uscivano da una disgrazia dietro l'altra, anche se non paragonabil tra loro.
Per questo i genitori di Ayako avevano accettato di prendere sotto la propria tutela anche Miwako.
Di modo che, le due ragazze, cugine di sangue, si trovavano ad essere sorelle legalmente.
E poi avendo Miwako al proprio fianco, Ayako era sicura di poterla controllare meglio. Quella ragazza le ricordava in maniera preoccupante Hanamichi Sakuragi, e sapeva che se era peggiorata nell ultimo periodo, evidentemente ce ne sarebbero stati di guai allo Shohoku.
Hanamichi Sakuragi e Miwako.
Il rossino e Miwa nello stesso posto circoscritto...
Ayako si rimise a letto...Quella era davvero una situazione che necessitava di un buon sonno.
Un lungo sonno prolungato.

Myagi se ne stava a letto, chiuso in camera sua.
Quella notte non riusciva a prendere sonno.
Se chiudeva gli occhi la sua immagine si materializzava davanti. La bella Ayako.
La manager dai capelli ricci, la donna della sua vita.
Si domandò se prima o poi sarebbe riuscito a dare un senso a quel sentimento.
Una chiusura o un'apertura.
Qualsiasi cosa.

Miki guardava il soffitto della sua camera.
Gli adesivi a forma di pipistrelli e stelline, fosforescenti al buio, brillavano sopra la sua testa.
Gli occhi neri, profondi, come quelli di un gufo erano spalancati.
Non riusciva a prendere sonno, e si domandava se ci sarebbe riuscita nell'arco di una notte.
Erano due settimane che mancava da scuola.
E quella mattina le era stato riferito il motivo per cui tutto era successo.
Il sangue dal naso..la debolezza...
Dopo una notizia come quella come si poteva chiudere gli occhi e abbandonarsi alle spire del sonno, con il timore di non vedere più la luce del sole?
Di non potersi risvegliare?
Avrebbe voglia di piangere e di urlare.
Ma i suoi occhi rimanevano stranamente asciutti, e dalla gola non uscì neanche un suono.
Era come immobilizzata a guardare quei pipistrelli che la guardavano dall'alto.
Vampy, la chiamavano tutti così.
Tutti gli amici e le persone a cui voleva bene, la chiamavano a quel modo.
Miki era sempre stata attratta dai vampiri e dal loro mondo.
E i suoi occhi neri, e i capelli dello stesso colore, la carnagione sempre pallida, la bellezza eterea, i denti bianchi e perfettamente allineati, tutto sembrava suggerire proprio quella passione per i vampiri.
Lei stessa sembrava far parte di quel mondo.
E tutti che la chiamavano Vampy, quel nomignolo vezzeggiativo, causato anche dalla sua piccola statua e dalla corporatura minuta che sembrava essere sul punto di spezzarsi con il solo tocco di un abbraccio.
E tutti la chiamavano Vampy.
Come avrebbe voluto essere davvero un vampiro.
In quel momento il suo desiderio maggiore era proprio quello.
Essere un vampiro.
Vivere di notte...ma che importava?
Tanto in un caso o nell'altro, nell'arco di poco tempo, non avrebbe visto più comunque la luce del giorno, la luce del sole.


Akane quella mattina aprì gli occhi con uno strano senso di oppressione nel tempo. Le capitava spesso.Aprire gli occhi, capire che niente sarebbe stato come in precedenza, capire che ci sarebbe stata per sempre una mancanza che non si poteva riempire con stupide frasi di circostanza.
Tuttavia, sentire dei rumori accanto la tranquillizzava.
Si volse e vide Suzu che si specchiava con l uniforme in dosso.
"Sei andata a prenderla?" chiese. La sua voce era ancora assonnata, come un borbottio continuo.
Suzu sorrise. "Si, stanotte"
Akane guardò l amica, e notò un graffio sul viso. "Che ti sei fatta in faccia?" chiese "Non avrai mica fatto a botte di nuovo, dark-oni, vero?"
"Ma per chi mi hai preso?" rispose l'altra, assumendo un'espressione angelica sul volto, come se la sua amica non la conoscesse abbastanza bene da dire che era abbastanza probabile che si fosse cacciata in qualche guaio. "Mi sono graffiata per entrare a casa"
"Capisco" Ormai Akane era in piedi, e si stava stiracchiando "e ieri sera come è andata al circuito?"
Suzu si illuminò "Ho vinto come al solito" rispose "ah, sai chi c'era?"
Akane la guardò; quell'espressione voleva dire che stava aspettando. Ovviamente non lo avrebbe mai saputo chi fosse andato al circuito se Suzu non le diceva niente. Era dunque inutile perdere tempo con domande retoriche.
"Mitsui" disse infine la bruna,abbozzando un sorriso.
"Mitsui?" disse Akane "al circuito?"
Suzu annuì, sistemandosi alla meno peggio i capelli "stava con un amico che è un solito frequentatore..quando mi ha visto è diventato un cencio, penso non si aspettasse minimamente di verdermi là"
"Quindi ti ha visto" Akane ormai urlava dal bagno, dove si stava lavando.
"Altro che! Ci siamo anche parlati, e ha fatto pubblicità sul mio essere il dark-oni dello Shohoku"

Ayako entrò allo Shohoku che sembrava un fantasma più che una ragazza sana di sedici anni. Aveva passato la notte in bianco per via di sua cugina, e se non dormiva per le sue otto ore filate, non poteva essere davvero contenta.
Sua cugina invece sembrava tutta contenta e allegra, come se non avesse passato metà della nottata a chiacchierare come una pazza psicopatica.
"Ricordi la tua classe?" le chiese Ayako, mentre un cerchio immaginario si snodava intorno alla sua testa.
"1^ A" rispose Miwako, guardandosi intorno. Poi vide il volto di sua cugina, tramutato da quello di uno zombie patentato, ad una smorfia d puro terrore.
Non riuscì a trattenere una risata. "Che c'è Aya?"
Nella mente di Ayako intanto i suoi peggiori incubi stavano prendendo forma.
"sei..." la gola le si era fatta secca, come di una persona che sta per rimettere "...sei in classe con Hanamichi Sakuragi!"
Miwako la guardò perplessa. Non ricordava chi fosse quel tipo. Dopotutto aveva frequentato solo per pochi giorni, e non era così fisionomista da ricordare i suoi compagni di classe. "E allora?" chiese
D improvviso l'emicrania di Ayako aumentò.

"Miki!" Akane corse verso l'amica con il sorriso sulle labbra "Ti è passata l influenza?"
Miki sorrise, cercando di apparire naturale, o almeno il più naturale possibile. "Sto meglio, grazie Akane"
L'amica continuò a sorridere "Meglio così!"
Stavano già andando in classe quando qualcuno chiamò la ragazza.
"Ciao Kacchan" disse Miki.
Gli occhi del migliore amico erano freddi, posati su Akane, e cupi, quando si posavano invece su di lei.
Era l unico, oltre ai suoi genitori, a sapere la verità...Forse non avrebbe dovuto dirglielo, non avrebbe dovuto dargli quel peso in più, ma non sapeva a chi dirlo, e sapeva che a qualcuno doveva.
Quel qualcuno era Rukawa.
"perchè sei a scuola?" chiese la supermatricola, determinato.
Akane era rimasta ferma, in attesa di Miki, e il tono di Rukawa non le piaceva affatto.
"Perchè sto meglio, e non mi andava di stare a casa senza motivo"
"senza motivo?"
Cos'era quella scetticità?
"Vampy, dobbiamo andare" disse Akane prendendola per mano. Provava una rabbia immensa verso quel tizio che si credeva il padrone dell universo.
Miki annuì "Io sto bene Kacchan" rispose prima di scomparire dietro l'angolo.

Myagi entrò in classe, e come al solito sentì il cuore mancare di un battito quando incontrò gli occhi e il sorriso di Ayako. Perchè diamine doveva essere così bella?
Il vero problema era che lui non riusciva davvero a non farsela piacere. Non era possibile incontrare una ragazza che potesse fargli dimenticare Ayako?
Si, perchè quell'amore adesso lo stava distruggendo dall'interno.
Ormai sapeva dove arrivare a sperare...E Ayako era fuori dalle sue possibilità. Sapeva che nn sarebbe mai arrivato il giorno in cui Ayako l'avrebbe guardato e detto che era innamorata di lui.
Dunque, perchè non riusciva a voltare pagina?
"Ciao Ryochan" disse Ayako, sorridendo.
"Buongoirno Aya" disse lui, andando dritto al suo posto.
Se il famoso detto <<lontano dagli occhi, lontano dal cuore>> era vero, allora l unica cosa che avrebbe potuto salvarlo, era cercare di rimanere il più lontano possibile da lei.
Ma sembrava che il destino non lo volesse aiutare, perchè quella mattina Ayako lo raggiunse al suo posto, situato due file piu avanti.
"Oggi è rientrata Miwa a scuola" disse con fare drammatica.
Per Ryota non c'era imposizioni che reggevano, quando Ayako era di fronte a lui. Sorrise, e fece finta che niente fosse cambiato.
"Ah si?" disse sorridendo "e in che classe era?"
"1^ A" rispose Miwako, mettendosi le mani tra i capelli
"Con Hanakun?"
Ayako annuì "quei due faranno un sacco di guai insieme, lo so..lo so.."
Myagi rise divertito "Per la prima volta, Hanamichi incontrerà un degno avversario"
"Non c'è da ridere, Ryochan, questa è una catastrofe!" riprese Ayako, sepre più disperata "e come se non bastasse, Miwa vuole diventare anche seconda manager"
"^_^ beh non dicevi sempre che ti serviva un aiuto? eccolo qua.."
"Volevo un aiuto che mi dimezzasse le rogne, non che le raddoppiasse!"
"Non starai esagerando?" disse Ryota, cercando di mantenere un contegno "Insomma, non stiamo mica parlando di dark-oni!"
Ayako immaginò che avere la dark-oni alle proprie costole poteva essere molto più problematico di avere sua cugina, che, se nn altro, non si metteva a fare risse ogni due momenti.
"Sai trovare sempre il lato positivo per ogni cosa, è?"

Suzu camminava a testa alta per la scuola, come aveva sempre fatto, e come avrebbe continuato a fare. Sperava che Nana avesse deciso di lasciarla stare per quel giorno. Sperava che avesse capito che non era il caso di insistere. E in fin dei conti era troppo tardi.
No.
Non sarebbe mai più andata a far loro visita. Avevano deciso da soli la loro vita, e lei aveva fatto la stessa cosa, scegliendo una vita che con li conteneva.
La gente nei corridoi la guardava, terrorizzata.
C'era stato un primo periodo, alle medie, quando tutto le era esploso in faccia, che i suoi compagni, quelli piu grandi e anche i coetanei, la prendevano in giro per la sua vita..Ma aveva pensato a farli stare tutti zitti. Da allora, dalle prime risse alle medie, era stata il demonio, nero perchè aveva i capelli neri.
Da bambina non avrebbe mai pensato che la sua adolescenza sarebbe stata piena di violenza, ma se quello era l unico modo per ottenere un po' di rispetto, lei avrebbe continuato ad usarlo.
"Onikawa!"
Sentendosi chiamare, Suzu si fermò, e guardò Mitsui avanzare verso di lei, calmo a tranquillo. Sorrise nel pensare che tutta la gente che stava guardando, assistendo a quello strano incontro del terzo tipo, probabilmente stava immaginando un alleanza tra i due teppisti dello Shohoku, sebbene oramai Mitsui, a quanto ne sapeva lei, era fuori questione.
"Ciao Mitsui"
Mai, prima della sera precedente, si erano parlati. Figurarsi adesso fermarsi in mezzo al corridoio e chiacchierare come due allegre comari che prendono il thè. Tuttavia, sebbene non ci avesse mai parlato fino a 12 ore prima, Suzu aveva sempre saputo chi era Mitsui.
Probabilmente era stata una fortuna che quando lei aveva cominciato lo Shohoku, lui fosse all ospedale, altrimenti, molto probabilmente sarebbero finiti alle mani. Poi Mitsui aveva ritrovato il basket, e il suo spirito delinquente si era assopito.
"Sto cercando ancora di capire quello che è successo ieri sera al..."
Suzu l aveva preso per mano e l aveva trascinato in disparte.
"Che diamine..." stava imprecando Mitsui, colto alla sprovvista
"Ascolta bene, pivellino" disse Suzu, serissima "Nessuno, nessuno deve sapere che dark-oni e dark-queen sono la stessa persona. Nessuno deve sapere che corro al circuito, è chiaro?"
Mitsui non aveva risposto. Si era fermato alla parola pivellino.
Era già la seconda volta che lo chiamava a quel modo. Adesso stava davvero esagerando!
"Pivellino?" disse serio "ho due anni piu di te, ragazzina, vedi di portare rispetto"
Suzu sorrise "Pivellino, non ti facevo così permaloso. Comunque, adesso comportati da uomo, dimmi, ho la tua parola? Niente di niente su questa storia"
"Ma che vuoi che me ne importi se corri o no. Non sono il tipo che va in giro a parlare di cose che, in fin dei conti, non mi interessano. Anche se, nn capisco il motivo di questo silenzio tombale..che ci sarà mai di male nel correre in moto?"
"Spiacente...non sei il mio confessore" disse Suzu allontanandosi, e finalmente raggiungendo la sua classe.

Hanamichi se ne stava seduto al proprio posto con aria assente. Era ancora stanco morto per gli allenamenti speciali a cui il gorilla lo costringeva praticamente ogni giorno.
E poi per fare che?
Ancora non aveva imparato a tirare, non l aveva fatto schiacciare. Ancora con quella roba della posizione sotto canestro e baggianate simili.
Lui doveva battere Rukawa.
Il suo obbiettivo ultimo era umiliare Rukawa sul suo stesso terreno. Stando sempre fermo sulla linea dell'area non sarebbe mai riuscito a fare un accidente. E poi il suo genio era sprecato per simili idiozie.
"Ah, è tornata.."
Un chiacchiericcio si sollevò così d improvviso che anche Hanamichi fu costretto ad abbandonare la vista del giardino, tre piani piu sotto, e vedere cosa avesse scatenato quell insensata vitalità di prima mattina.
<<ah, la ragazza che è mancata fino ad ora>> pensò annoiato. Niente di che. L unica nota positiva è che, se non altro, il banco davanti a lui non sarebbe piu stato vuoto.
Infatti la ragazza appena arrivata, abbozzando un sorriso di circostanza, si sedette al suo posto.
"Ciao" disse ad Hanamichi e Mito, gli unici che sembravano estranei a quella febbrile attesa di particolare Perchè lo sapeva.
Il motivo per cui aveva tutti quegli sguardi addosso era che i suoi compagni volevano farle un'infinità di domande sul motivo per cui era stata assente per tutto quel tempo.Domande a cui lei non se la sentiva davvero di rispondere.
Domande le cui risposte, per lei, erano solo dati da dimenticare.
"Ciao" risposero i due in coro
"Bentornata a scuola" disse Mito, abbozzando un sorriso cordiale, che mise subito di buon umore Miwako.
Quest ultima infatti sorrise, radiosa. "Se non ve lo ricordaste, io mi chiamo Miwako"
"ah già.." disse Hanamichi "sei la cugina di Aya, non è vero?"
Miwako annuì " l unica e inimitabile"
Mito si mise a ridere "Hana, credo che abbiamo trovato la tua anima gemella"



continua...
 
Continua nel capitolo:


 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: