PROLOGO - Capitolo 1° -
Il sole, tramontando fra i monti, creava un paesaggio suggestivo illuminando l’immensa vallata e riflettendosi sul vastissimo lago e sul sudore dei due combattenti. La natura sembrava si fosse fermata ad attendere un vincitore fra i due. Uno di questi era alto, biondo con una chioma lunghissima, vestito con vesti appariscenti e con un mantello che gli copriva l’intera parte sinistra del corpo oltre che le spalle e la schiena, e maneggiando una katana sottile e maneggevole, non scopriva la porzione di corpo coperta dal mantello. L’altro era anch’esso alto, ma era impossibile identificare il colore ed il taglio dei suoi capelli poiché aveva sulla testa il cappuccio del mantello, s’intravedeva solo il volto e in alcuni momenti, quando si muoveva repentinamente, gli occhi. In viso aveva l’aria affaticata di uno che ha viaggiato molto ed ancora avrebbe viaggiato, probabilmente mostrava più anni di quelli che aveva. Indossava degli abiti comodi, che gli permettevano movimenti agili, e fra il mantello ed il corpo si notava il fodero della sua lunga spada talmente grande da dubitare se alcun uomo fosse in grado di maneggiare. Dopo un momento di pausa dovuto alla fatica che imperversava fra i due, ricominciarono a combattere. L’uomo biondo era molto veloce e il guerriero incappucciato faceva fatica a parare i suoi attacchi. Improvvisamente la katana del guerriero biondo s’infranse sullo spadone dell’altro, in modo talmente vigoroso da spezzare la lama della stessa katana.
Allora il biondo disse “Tuo malgrado sarò costretto ad usare la Spada della Notte” e pronunciò una formula magica, alla fine della quale si tolse il mantello e si vide il perché copriva il braccio sinistro: non vi era niente a parte lo scheletro dello stesso. Improvvisamente il braccio stava creando in torno a se un’aura tetra, che si materializzava in un fascio d’energia oscura, che lo stesso guerriero biondo maneggiava con cura con il braccio scheletrico. Materializzata la spada, il guerriero biondo attaccò e con un solo fendente distrusse lo spadone e ferì sul torace il guerriero incappucciato, il quale, al contatto con la Spada, emise un urlo agghiacciante e fu sbalzato con violenza contro il tronco di un albero. A causa del colpo, il guerriero incappucciato giaceva a terra senza, però, senza aver perso i sensi, a fatica riuscì ad alzarsi ma era talmente debole da non riuscire a parlare. Vedendolo rialzarsi così a fatica il guerriero biondo disse “E’ stato fin troppo facile, se tu permetti, vorrei divertirmi di più, e piuttosto che ucciderti velocemente con la Spada, preferisco ucciderti più lentamente facendoti soffrire”. Detto questo si concentrò e pronunciò un’altra formula alla fine della quale dalla terra si aprì una voragine dalla quale si presentò un mostro di dimensioni titaniche, sembrava fosse fatto di roccia, il quale prese in mano il guerriero incappucciato ed incominciò a stritolarlo. Le urla di quest’ultimo s’infrangevano sul mostro, il quale continuava nel suo lavoro senza allentare la presa. Ad un tratto una luce bianca, maestosa, avvolse il guerriero incappucciato, accecando i suoi avversari, e quando la luce svanì, il guerriero svanì con essa.
Il guerriero biondo, adirato, inveì contro il mostro da lui evocato “Sei un incompetente” e con un fendente, dato con la Spada, lo spazzò via.
E mentre se n’andava mormorò “E’ solo una goccia in mezzo al mare! Non darà problemi in futuro.”
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