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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: One Piece
Titolo Fanfic: ONEPIECE GDR
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: pazze-maniache galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 06/10/2005 19:35:12 (ultimo inserimento: 13/10/05)

ff a più mani, nata da un gdr, anche avventurosa
 
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LA NAVE MISTERIOSA
- Capitolo 1° -

Piccola introduzione: Questa ff è stata scritta da più autori di cui molte potete conoscere quindi non stupitevi se ci sono cose che ricordano altre ff.

Buona lettura.

Sono passati ormai 10 anni da quando Monkey D. Rufy e la sua ciurma hanno
trovato il grande tesoro... o almeno così si crede.
Infatti non si hanno mai avuto prove tangibili del fatto, soltanto voci che
dicono che il grande tesoro è stato trovato dal pirata dal cappello di
paglia.
Le storie che si raccontano sono diverse: c’è chi dice che l'isola su cui si
trovava il tesoro sia sprofondata e chi racconta che l'intera ciurma sia
caduta sotto un maleficio una volta trovato il tesoro...
Non si sa niente di certo solo che da quel giorno la ciurma sembra scomparsa
nel nulla. Non si sa se sia viva o se sia deceduta.
La leggenda di questi pirati ha continuato a viaggiare per l'intero mondo
fino ad oggi. Nessun pirata che solca i mari non conosce le loro gesta.
Molte nuove ciurme sono nate, ciurme che prendono l’equipaggio del cappello
di paglia come esempio.


Il porto era animato come sempre, gente che camminava frettolosamente con
pesanti pacchi in spalla, pescatori che scaricavano il pesce catturato
durante la mattina, pirati e viaggiatori che finivano i preparativi per
poter salpare.
Lungo il molo erano ormeggiate navi enormi e preziose che si affiancavano a
imbarcazioni più modeste probabilmente appartenenti a gente del luogo.
Una nave però sembrava abbandonata.
Nessuna persona che salisse o scendesse da essa, le vele accuratamente
piegate e gli scuroni dei finestrini delle cabine superiori chiusi
Molti si avvicinavano per poi allontanarsi borbottando o ridacchiando.
A destare tanto interesse verso quella nave abbandonata era un foglio
attaccato a un cartello proprio davanti alla nave.
Un foglio che invitava a far parte di una ciurma e a prendere il mare con
quella nave. Nessuno sembrava voler prendere in considerazione quella
proposta. Non si sapeva nemmeno chi aveva scritto quel messaggio, poteva
benissimo trattarsi di una trappola dalla quale non si sarebbe riusciti ad
uscire. Chi mai avrebbe dato a perfetti sconosciuti una nave del genere?
Doveva esserci per forza sotto qualcosa.

Una ragazzina dalle trecce castane stava camminando lungo le vie della
cittadina trascinandosi dietro un pesante bagaglio. Si guardava attorno
osservando attentamente le costruzioni, le case e gli abitanti di quel
luogo. Non aveva mai viaggiato in vita sua e tutto ciò che sapeva del mondo,
della sua storia ,lo aveva imparato dai libri. Camminando era arrivata senza
accorgersene al molo.
Tutto le sembrava così allegro... c’era così tanta gente...
Continuò a camminare ancora un po’, ma ormai il bagaglio stava diventando
troppo pesante da trascinare così decise di sedersi su una delle panche che
si affacciavano sul mare.
Mentre si guardava attorno notò un'insistente viavai attorno a una nave e,
spinta dalla curiosità, decise di avvicinarsi. Era una nave magnifica, di
legno scuro e davanti ad essa un foglio che invitava a prendere il mare con
essa.
Rilesse le righe un paio di volte per essere sicura di non aver capito male.
"Perchè no?" disse tra sé... Lei era partita per vivere delle avventure
giusto? Voleva dimostrare a tutti che non era solo una bambinetta viziata, e
cosa c’era di meglio che prendere il mare e diventare pirata? Si sedette
davanti alla nave su un telo estratto dal pesante bagaglio, in attesa che
arrivasse qualcuno che ne sapesse più di lei su quella storia.

Dai tetti dei magazzini antistanti il porto sbucò una testolina rossa che si
affacciava cautamente sulla strada principale e su quelle secondarie.
"Bene," pensò con aria soddisfatta "li ho seminati, questa volta!". Si
guardò intorno per qualche istante ancora, per esser sicura di non correr
altri rischi, e saltò giù. Atterrò sulle gambe, ma si sbilanciò con il busto
e rischiò di caracollare a terra. Ad evitarle la caduta fu una mano forte
che l'afferrò per la cintola.
«Ehi, stai attenta!» le disse quella che ai suoi occhi sembrava un omaccione
di almeno due metri. «Non lo sai che è pericoloso saltare giù dai tetti?» si
sentì rimproverare bonariamente.
«S-sì... ha ragione...» balbettò lei raddrizzandosi finalmente sulle gambe e
tirando la maglietta larga giù lungo i fianchi. «Ah, sai che anch'io ero
come te, alla tua età?»
A quel punto la ragazzina dai capelli rossi aggrottò le sopracciglia: perchè
si paragonava a lei?
«Mi divertivo un mondo a correre a destra e a manca come una matta...»
sospirò ancora l'armadio con aria assorta. «Ma sono passati tanti anni, e
ora ho casa, marito e figli a cui pensare...»
La ragazzina finalmente realizzò che quella con cui stava parlando era una
donna.
«Piuttosto...» continuò la virago. «Non lo sai che questo è un posto
pericoloso? Puoi trovarci persino dei pirati, qui! Oh, a proposito... Hai
sentito che la marina sta inseguendo un pericoloso criminale?»
La rossa sudò freddo. «Ah, davvero?»
«Sì, pare che si tratti di una donna forte come un uomo! Dicono che ha steso
un gruppo di persone in un pub dall'altra parte della città... e senza
ragione, oltretutto!»
Il suo sguardo si rabbuiò e lei mise il broncio. "Oh, sì che c'era! Quei
bastardi hanno cercato di mettermi le mani addosso!"
«Perciò sta' attenta a non cacciarti nei guai...» le raccomandò la donna di
cuore. «Capito, piccola?»
Una vena cominciò a pulsare sulla tempia nascosta dai capelli rossi.
"Piccola?!" pensò la ragazzina decisamente adirata, ma celando la rabbia
dietro un sorriso sornione. «Stia tranquilla, stavo proprio per tornare a
casa dalla mamma...»
«Bene!» sorrise la virago dandole una manata sulla spalla, facendole perdere
di nuovo l'equilibrio. «Mi raccomando a te, allora! Arrivederci!»
«Arrivederci...» bofonchiò l'altra a denti stretti. Sospirò demoralizzata.
"La marina mi sta ancora cercando... Devo assolutamente trovare un modo per
svignarmela da questo posto..."

Dall’altra parte dell’isola, su una candida spiaggia deserta, un'insolita
imbarcazione a forma di conchiglia gigante era trainata verso l’insenatura
sabbiosa da un cavalluccio marino ed una giovane ragazza dai capelli di un
rosso vivo. Arrivata finalmente sulla terra ferma, quest’ultima si lasciò
cadere a peso morto sulla calda sabbia con le gambe ancora un po’ in acqua,
mentre il suo amichetto marino spingeva la conchiglia all’asciutto.
“Grazie Hippo-chan, cosa farei senza di te?” gli sorrise grata. Era riuscita
per un pelo ad scappare da quell’isola di pazzi dove maledicevano il colore
rosso, soprattutto i “capelli rossi” che era segno di sventura e peccato.
“Ma proprio su quell’isola dovevo capitare?!!” imprecò ad alta voce mentre
la creatura la osservava intensamente in silenzio. “Ma cosa avranno contro
le rosse? Poi non ho fatto niente di male io! Beh, a parte rubacchiare uno o
due vestiti, ma mica potevo restare in costume dopo che mi hanno distrutto
la mia bella barchetta… Ah… e una parrucca per nascondere i capelli e le
orecchie” continuò piagnucolando. Tutto quello che rimaneva della sua barca
e dei suoi oggetti personali era metà della piccola statua che prima era
attaccata sulla polena, una fotografia che custodiva gelosamente trovata in
un mercatino per caso, con il pupazzetto di un leggendario spadaccino.
Si decise finalmente a alzare la testa verso l’ippocampo: “Scusa Hippo-chan,
ti slego subito” si affrettò a togliere la corda per liberarlo. Il
cavalluccio si allontanò dalla riva nitrendo per salutarla e lei gli rispose
allegramente, ormai di nuovo piena di forza per un’altra avventura. “Ciao,
ciao Hippo-chan! Se ti trovo qualcosa di buono da mangiare ti faccio un
fischio.”
Rimasta sola si cambiò con un vestito e dei sandali verdi che aveva preso
sull’altra isola e partì per esplorare quella nuova, non prima di aver messo
bene la parrucca mora. “Non si sa mai, forse anche qui ci sono quei
pazzoidi!”
“Che squallore!”
Percorrendo la costa dell’isola era arrivata in quello che sembrava i
bassifondi di una città portuaria. “Meglio tirar dritto” pensò
“Mi scusi signorina” sentì una manona sulla spalla e quella voce grassa e
bassa la fece spaventare così tanto che fece uscire un grido fortissimo e
acuto da spaccare i timpani a più di 50 metri. Gli uccelli scapparono in
volo e i pesci il più profondo possibile; tutta la gente intorno si era
fermata per tapparsi le orecchie e ora guardava disorientata la persona
dalla quale era partito quell’urlo. L’uomo che le era accanto era stato
completamente tramortito e ora giaceva a terra svenuto. La ragazza lo guardò
e si mise una mano sulla bocca per soffocare un altro grido. “Un marine!? E
ora? Sarò ricercata per aver ferito un ufficiale. Però è colpa sua! Mica si
spaventa una signorina in quel modo!” Intanto un gruppetto di militari si
era avvicinato per vedere cosa succedeva.
“Ehi… TU!” gridò uno.
“I…io?” balbettò lei in preda terrore.
“Si… Cos’è successo? Perché è ridotto in quello stato? Hai gridato tu?”
l’altro sparò tutte queste domande che la fecero impaurire di più.
“I…i…io… mi…mi”
“RISPONDI!!!” le gridò in faccia ma un altro lo fermò e lo oltrepassò.
“Mi dispiace che vi siate spaventate signorina, ci dica cos’è successo?”
disse questi con calma.
Ritrovata la calma rispose sicura a bassa voce: “Mi ha spaventata
arrivandomi alle spalle e ho gridato!”
“Chi?” Chiese il gentile ufficiale.
“Lui” indicò con l’indice il corpo a terra del marine.
“Ah… ed è svenuto cosi?” sembrava sconcertato: un uomo così robusto sveniva
per il melodioso grido di una fanciulla indifesa. “Signorina” distolse
l’attenzione della giovane che guardava incuriosita in lontananza una nave
dove intorno c’erano parecchie persone. “Ha per caso visto una ragazza dai
capelli rossicci?”
Il suo cuore mancò un battito ma fece di tutto per sembrare naturale mentre
il suo unico pensiero era unicamente: “Cos’ho fatto 'sta volta?”
“No, perché?” rispose.
“Una giovane donna dai cappelli rossi ha massacrato un gruppo di persone.
Deve fare attenzione, è pericolosa. Se la vede può farmi un fischio?”
sorrise a lei che cominciava a sospettare la volesse rimorchiare.
“Se la vedo… lo farò senz’altro!” disse d’un fiato e scappò di corsa
“Aspetti! E’ pericoloso andare in giro da sola! Vuole una scorta?”
Si fermò subito, prese un lungo respiro e si girò. Con il sorriso più falso
che aveva gli rispose: “La ringrazio ma io dovrei vedere una persona e lei
deve ritrovare quella criminale; la scorta sarà per una prossima volta!”
Fece mezzo giro su se stessa e ripartì.

Una bella donna dai lunghi capelli biondi e taglienti occhi verdi
passeggiava per il porto, le morbide forme messe in mostra da uno stretto
corsetto e un paio di pantaloni in pelle, racchiusi in stivali alti sino al
ginocchio.
Apparentemente disarmata, ma in realtà imbottita di lame come un istrice,
avanzava tra uomini e marinai che non mancavano di gettarle un occhiata e
magari un fischio, un urlaccio di apprezzamento, come solo certi animali
allo strato brado che si fingono esseri umani sanno fare.
Lilith non badò a nessuno di loro. Straccioni, pezzenti cui non avrebbe
concesso neppure un'occhiata maliziosa: era merce di classe, lei, e sbatteva
le ciglia solo per un sostanzioso tornaconto.
Da pochi giorni aveva abbandonato la precedente ciurma - fobia, forse la sua
era una fobia... perché non riusciva mai a rimanere per più di un mese in
compagnia delle stesse persone? - e già quella piccola isoletta, e le
solite, monotone faccie che l'abitavano, le andavano più stretti del suo
corsetto.
Doveva partire. Il tempo di ancheggiare davanti un capitano, ed ottenere un
passaggio, e...
Si fermò davanti all'avviso. Lesse. Sorrise.
Forse per quella volta non sarebbe stato indispensabile ancheggiare.

“E' notte... io adoro la notte.
E adoro stendermi qui, su questa collinetta dimenticata da Dio e dall'uomo.
Niente luci, nessuna voce che turba il quieto riposo, l'odore d'erba fresca
che ti solletica il viso... cosa potrei desiderare di più?
Certo, lo stomaco a dire il vero inizia a brontolare un po'... uhm...
saranno 3 giorni che mi nutro di sola acqua....
Ormai è da un po' che non prendo più il mare, le ultime ricchezze le ho
spese la settimana scorsa per far lucidare l'elsa e la lama della mia spada.
Ma ne è valsa la pena, vederla risplendere di gialla e intesa luce quando
risponde al chiarore della luna e' una soddisfazione che mi riempie il
cuore.
Gli occhi mi si chiudono, immerso nei miei pensieri quasi mi addormento”.
- EEEEEEHIIIIIIIIIIIIIIII, FERMATTIIIIII!!!! –
“MA CHI?!?! Cosa diamine?!?!?! Cos'era quel casino!!? Chi sta osando
disturbare il sonno di un pirata?
Mi giro rapidamente e vedo correre diritto verso di me una ragazza, non
riesco a distinguere molto dei suoi lineamenti, ma di certo deve essere
molto agile e svelta... Dietro di lei un folto gruppo di marine che come una
mandria inferocita di buoi scuotono il terreno, togliendomi ogni minima
possibilità di assopirmi.
Mi alzo per non rimanere schiacciato da quegli invasati e, per non farmi
vedere, salto rapido sul ramo più alto della quercia alla mia destra.”
- Al PORTO!! SI STA DIRIGENDO AL PORTO!!! –
“Le urla si fanno tanto forti da darmi fastidio.
Odio il caos.
Impugno saldamente la spada, se quei trogloditi non se vanno subito ci penso
io a ristabilire la calma”.
- NON FERMATEVI A CERCARLA SU QUESTA COLLINETTA, DUBITO SI SIA NASCOSTA QUI!
QUELLA RAGAZZA DI SICURO SARA' DIRETTA VERSO IL PORT A NORD DELL'ISOLA!! –
“Tsk, che inetti... Nonostante il buio riesco a distinguere senza problemi
la sagoma della ricercata dietro il tronco di quell'albero lì, il terzo a
destra”.
- FORZA, ALLORA TUTTI AL PORTO, MUOVIAMOCI!! –
“In pochi istanti quegli uomini tanto grossi quanto stupidi riprendono la
loro folle corsa, e' quasi fastidioso vedere che la sicurezza mondiale sia
in mano a gente tanto stolta e inetta.
Dopo pochi attimi anche la ragazza lascia il suo nascondiglio, prima si
guarda in giro incuriosita poi, tranquillizzata, inizia a camminare verso
nord, nella stessa direzione presa prima dai marines...
E' scema? E' in cerca di morte certa?...
Comportarsi così è come mettere il braccio nella bocca del leone... Bah...
La gente e' scema!!
Un bagliore di luna rischiara per un istante il volto della donna...
Quei capelli rossi... quegli occhi... quel naso...
Vuoi vedere che...
Non posso perdere tempo, se è davvero lei è meglio seguirla... Se fosse
lei... Devo dirigermi al porto... assolutamente...”

Un figura avvolta in una costosa -almeno all'apparenza- camicia di seta
nera, stava uscendo da un locale, non certo di buona reputazione.
I capelli neri un po’ lunghi si muovevano a ogni passo che il giovane
faceva. Si fermò a qualche metro dalla soglia della locanda . Aveva gli
occhi verdi... quel tipo di occhi che non lasciano trasparire nulla, né
gioia , né dolore... due pezzi di vetro incredibilmente verdi. Aveva le mani
affondate nelle tasche dei pantaloni mentre teneva legata in vita, grazie a
una cinta anch’essa nera, una katana del medesimo colore.
Si accese una sigaretta gettando poi a terra il pacchetto vuoto.
Aveva uno sguardo serio, incredibilmente serio...
"Ehi, tesoro" una voce femminile riecheggiò nel vicolo dove la locanda si
affacciava. Una giovane donna bionda in abiti decisamente provocanti.
Il ragazzo dai neri capelli si voltò lentamente, senza lasciare
quell'espressione seria e dura.
"Te ne vai di già" domandò la giovane bionda che sembrava dispiaciuta.
Il ragazzo prese la sigaretta che teneva tra le labbra e la gettò a terra
spegnendola con un piede.
"Teressa," piagnucolò all'improvviso avvicinandosi alla ragazza e
prendendole le mani "vorrei poter non lasciarti mai... ma il destino mi
chiama" disse con fare teatrale mentre le baciava le mani.
"Che peccato… Tornerai a trovarmi presto, vero?" a quelle parole il giovane
si staccò dalla ragazza assumendo la posa del grande eroe.
"Certo che tornerò... e prima di quanto immagini… Ma ora devo andare"
concluse lanciando un bacio con la mano mentre si allontanava.
Sembrava esserci molta confusione in città, c’erano soldati ovunque... ma
per fortuna non erano lì per lui quindi meglio non farsi notare e andare
alla ricerca di una nave per andarsene da quell'isola; ormai non aveva più
niente da fare lì.

La città brulicava di gente. Negozi affollati, venditori ambulanti e persone
vestite con i colori più strambi invadevano la strada principale. Nel
mucchio si potevano però scorgere due treccine castane e una bandana rossa
arrancare a fatica tra la folla. Una bimbetta di circa 6 anni (SEI E MEZZO!
è.é nd Rin) ...di circa sei anni E MEZZO ciondolava per il corso,
trascinandosi dietro un pesante secchiello pieno di sabbia, alla ricerca di
qualcosa di interessante da fare.
-chissà come sta Tama- disse tra sé e sé la piccola Rin, pensando alla
tartaruga marina che aveva lasciato ancorata al porto. Aveva provato a
portarsela dietro, ma visto che dopo mezz’ora non aveva percorso che la
bellezza di 5 metri, aveva deciso di lasciarla lì e andarsene in giro da
sola.
All’improvviso una sagoma che si muoveva velocemente tra i tetti delle case
davanti a lei distolse la sua attenzione. Fu un attimo, ma riuscì
chiaramente a distinguere una ragazza dai lunghi capelli rossi che le fece
venire in mente la madre. Per un momento le salirono grossi lacrimoni agli
occhi, ma quando vide un gruppo di marines correrle dietro, la tristezza fu
in breve sostituita da una profonda ammirazione per quella che all’apparenza
era una giovane e agile pirata. Proprio come la sua mamma!!
-Che gentaglia che c’è in giro in questi giorni!-
-Già! A proposito, hai visto quella nave?-
-Sì, sembra che sia disabitata e chiunque voglia ci si possa imbarcare!-
-La cosa puzza d’imbroglio...!-
-Ci sarà sicuramente qualcosa sotto...-
Questo breve scambio di battute, ascoltato per caso da due passanti, fece
fermare all’istante la bimba che, noncurante dei sospetti dei due, mise in
moto le rotelline del suo piccolo cervellino: ecco l’occasione che
aspettava!
Un ghigno furbetto le si dipinse sul tenero faccino, si sistemò meglio il
secchiello tra le braccia e fece velocemente dietrofront verso il porto.

Un ragazzo con uno strano taglio si accingeva a sgolarsi la sua decima birra
seduto al bancone di una squallida botteguccia da quattro soldi. Una
strampalata banda strimpellava canzoni senza senso mentre alcuni pirati
giocavano a carte.
< Non dovresti bere così, ragazzo > esordì l'oste.
< Lasciami in pace questa notte è fatta per bere >
< Se lo dici tu! Però ti fa male, potresti farti venire qualche malattia >
Il ragazzo lo fissò per qualche minuto, poi scoppiò in una fragorosa risata
< Sì, e magari potrei morire, vero? > chiese sorridendo.
< Proprio così >
< Mpf, certo... Tieni il resto! > concluse il giovane lanciandogli delle
banconote.
< Questi giovani d'oggi… tsk!> fu il commento sconsolato dell'oste.
Il ragazzo, John, si ritrovò fuori dal locale. C'era molta gente in giro ma
lui sembrava non accorgersene.
*Uffa, non si può stare tranquilli… che noia! Forse verso il porto potrei
trovare un posto dove posso riposare in pace* pensò svoltando verso destra.
Arrivato al porto trovò una nave ormeggiata e, sul molo, una bimbetta con le
treccine ed uno strano secchiello, la guardava meravigliata.
< Ehi, mocciosa > esordì John... subito fulminato da uno sguardo gelido.
< Io non sono una mocciosa -__- il mio nome è Rin! E sono grande! >
< Come no! > rispose il ragazzo non riuscendo a trattenere un sorriso.
< Non prendermi in giro, capelli strani! Ho SEI ANNI E MEZZO, capito?>
< Va bene, va bene, che permalosa! Allora, RIN, cosa ci fa in giro una
moccios... ehm una signorina a quest'ora di notte e proprio qui al porto?>
< Ho sentito dire che questa nave... cerca un equipaggio >
< Davvero?! >
< Sì, guarda lì > disse lei indicando un cartello attaccato proprio vicino
alla nave.
< Uhm… la faccenda diventa interessante... molto interessante> bofonchiò
John *E poi con la marina alle calcagna è meglio cambiare aria per un po’*
Rin lo guardò stranita. < Capelli strani? Che farai? >
< Mi imbarcherò, piccola > rispose. < RIN, volevo dire… scusa > si corresse
subito dopo mentre la ragazzina faceva scomparire un cumulo di sabbia che
era pronta a scagliare contro il povero John.
*Sì, partirò… così potrò affinare ancora di più la mia tecnica e placare il
demone che è in me... lo farò per Yumi * pensò sconsolato lasciando la
piccola Rin (ancora con sta "piccola" accidenti n.d.Rin) a fissarlo sempre
più perplessa.


 
Continua nel capitolo:


 
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