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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Saiyuki
Titolo Fanfic: L`ALBA DEGLI ZAFFIRI
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: supernene galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 05/10/2005 16:42:32 (ultimo inserimento: 14/12/05)

l`ho messo sotto azione-avventura ma diciamo che è anche un po` sul sentimentale...ma non è una storia che annoia...garantisce supernene!^^
 
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L`ALBA DEGLI ZAFFIRI
- Capitolo 1° -




La fic che segue è nata da un’idea che potreste anche trovare banale, perché molto sfruttata, ma questa fic ha già una certa età, ma è stata tenuta chiusa in un cassetto per molto tempo.
Nella sezione fan art trovate una specie di preview a fumetti di una scena della fic…
Buona lettura!




________________________________________________________________________




Due profondi occhi viola, i capelli color del grano…
Ririka osservò da lontano quel monaco mentre passeggiava per le bancarelle insieme ad altri tre ragazzi.
-Ehi, Sanzo…io ho fame!- il ragazzo più piccolo del gruppo rivolse la parola al monaco.
-Stupida scimmia! Abbiamo appena mangiato!-
Ririka sbuffò. Di sicuro quel “Sanzo” non usava maniere gentili…Sanzo…
Questa parola le fece venire in mente qualcosa, qualche discorso ascoltato per caso le riempì ad un tratto la testa.
“Si è messo in viaggio con tre demoni, quel ribelle! E dire che dovrebbe difendere con onore il nome che porta!”
-E così è lui…- pensò Ririka mentre vide i ragazzi entrare in una locanda, forse a cercare un posto per dormire.
Lo stomaco di Ririka brontolò. Naturale, del resto era da quasi una settimana che non toccava cibo. Non perché non lo volesse, ma semplicemente perché non aveva più denaro con sé.
Ririka pensò con rabbia ai demoni che l’avevano assalita la settimana prima. Che razza di idioti, pensò, attaccare una della loro stessa specie…
Guardò con desiderio le finestre della locanda, illuminate da una luce di un arancione vivace, segno che all’interno gli ospiti stavano consumando il loro pasto seduti attorno ai tavoli.
Aprì distrattamente il borsellino che portava al collo, già sapendo che dentro non vi avrebbe trovato nulla. Infilò le dita fra le pieghe della stoffa alla ricerca di qualche moneta sopravvissuta all’attacco dei briganti, ma non ne trovò.
Invece le sue dita accarezzarono il bordo di una piccola foto che ritraeva lei e la sua famiglia. Era l’unica cosa che le rimaneva, ormai.
-Forse è il caso che cerco un lavoro in questa città- disse Ririka guardando la propria immagine riflessa nello specchio d’acqua di una fontanella. Due zaffiri ricambiarono il suo sguardo, lucenti e illuminati dalla luce del tramonto.
-Quegli occhi ti sono stati donati dagli dei- le diceva sempre sua madre.
Ririka sorrise tristemente. Sarebbe successo anche a lei un giorno, lo sapeva perfettamente. Ed ora, a causa di quell’anomalia che aveva fatto perdere l’identità a molti dei suoi simili, lei era destinata ad avere un segno indelebile che la classificava come demone, creatura immonda e pericolosa.
Sospirò.
Delle nuvolette uscirono dalla sua bocca. Ririka ebbe un brivido.
-Magari potrei provare ad entrare. Chiederò se mi faranno passare la notte lì, mi offrirò di pagare lavorando…Sì, farò così!- il volto illuminato da un barlume di speranza, Ririka si diresse verso la locanda.
Stava per aprire la porta, quando sentì delle grida provenire dall’interno. La mano ferma sulla maniglia, Ririka si fermò ad ascoltare.
Da fuori le grida si sentivano soffocate, non si riusciva a capire cosa dicessero. Spinta dalla curiosità, la ragazza demone aprì la porta ed entrò.
Evitò per pura fortuna un proiettile che era stato sparato nella sua direzione. La pallottola si conficcò nel legno della porta, nel punto in cui due secondi prima si trovava la sua testa.
Per lo spavento Ririka era finita per terra, ed ora si massaggiava il sedere, che cadendo aveva sbattuto.
-Ahia, che dolore…-borbottò lei.
-Le serve una mano?-
Ririka alzò il viso.
Un sorriso dolce e gentile, due occhi verdi come smeraldi. Un ragazzo le stava tendendo una mano per aiutarla a rialzarsi.
-No, grazie. E’ tutto a posto…-disse lei in un borbottio appena udibile.
-Mi dispiace per quello che le è accaduto, il fatto è che al mio amico è partito qualche colpo, e così…-
Ririka osservò un tavolo più in là, dove un ragazzo dai capelli rossi stava conversando animatamente con un ragazzino più piccolo.
La ragazza sbatté le ciglia. Riconobbe il ragazzino. Spostò appena lo sguardo e vide il biondo che appoggiava una pistola sul tavolo.
-Allora è stato lui!- disse Ririka indignata.
-Ehm, sì…non si è mica fatta male, vero?- le chiese il ragazzo dal sorriso gentile.
-No, ma per poco non ci rimanevo! Adesso gliene vado a dire quattro a quello là!-
-No, aspetti!-
Ma Ririka era già quasi arrivata al tavolo del gruppo di ragazzi.
Vide che i tre si giravano e la osservavano.
-Ehi, senti un po’ tu!-
Il biondo si girò lentamente.
Ririka si mise proprio davanti alla sua sedia e sbatté una mano sul tavolo.
-C’è qualche problema?- disse lui sulla difensiva.
-Qualche problema? Lo sai che stavi per uccidermi?!- gridò Ririka, offesa dall’eccessiva calma del monaco.
-Questo non è un problema mio- disse lui accendendosi una sigaretta.
-Ma sei scemo? Certo che è un problema tuo! Ti sarebbe rimasto sulla coscienza tutta la vita il fatto di avermi uccisa!- s’infervorò lei.
Il ragazzo spostò lo sguardo e fissò la ragazza.
Ririka ebbe un brivido, ora gli occhi viola guardavano lei, inumiditi di un sentimento che la ragazza non seppe riconoscere.
-Non sarebbe stato un problema, uno in più- mormorò lui.
Quello di cui Ririka si stupì fu che nonostante il rumore della locanda, piena di gente, riuscì a sentire perfettamente quest’ultima frase, che rimbombò nella sua testa per diversi secondi.
Lo sguardo del biondo ancora posato sui suoi zaffiri, forse per ammirarne la bellezza, o forse per suggestionarla.
-Sanzo, non ti pare di essere scortese?-
Quella fu l’ultima cosa che Ririka sentì. Poi vide la stanza girarle attorno, in un turbinio di luci e colori, e in mezzo a quei colori si stagliavano due macchie viola…

***


Socchiuse appena gli occhi.
Sopra di lei un soffitto in legno, con travi a vista, illuminato fiocamente dalla luce della luna.
Girò appena la testa e vide la finestra, delle tende mosse appena da una brezza fresca, la stoffa che formava pieghe con movimenti sinuosi.
Un lieve dolore alla sommità della testa le suggerì che aveva dovuto essere caduta male svenendo. Si tastò la cute e scoprì che c’era già un discreto bernoccolo.
La ragazza si mise seduta.
-Cosa?- disse per la sorpresa.
Per terra, sul pavimento della stanza, c’erano stesi quattro futon.
Quattro ragazzi stavano dormendo profondamente, ognuno assorto nei propri sogni, o almeno così sembrava.
Ririka spostò la coperta e si alzò in piedi. Solo allora notò che le era stato messo un pigiama e che i suoi vestiti non erano nelle vicinanze.
La assalì un ombra di paura. Cosa era successo mentre era svenuta?
Non era sicura di potersi fidare di quei ragazzi, in particolare di quel Sanzo, che solo poche ore prima aveva attentato alla sua vita.
La ragazza sospirò, e si diresse verso la finestra. La luna osservò i suoi tentativi di salire sul davanzale per sedersi, e poi la vide riuscirci, una gamba piegata, la mano sul ginocchio, lo sguardo perso nel vuoto.
Ormai erano passate due settimane dalla sua partenza da casa. Tutti avevano perso la ragione, i suoi genitori, perfino i suoi fratelli.
Deglutì.
Portò una mano sulla guancia, dove la madre le aveva lasciato il segno dei suoi artigli, quel giorno voleva ucciderla.
-Basta pensarci- si disse lei. -Ora devo solo pensare ad allontanarmi il più possibile dai centri abitati, così da non far del male a nessuno, nel caso che…-
-Sei sveglia?-
Ririka si girò di scatto.
Oltre le pieghe della tenda intravide il ragazzo dai capelli biondi che le si avvicinava.
Lei si ritrasse appena, quasi per istinto.
-Non ho la pistola in mano, adesso- disse lui brusco.
-Se ce l’avessi ti avrei già attaccato-rispose lei con altrettanta durezza.
I due si guardarono per un attimo.
Sanzo scostò la tenda e si avvicinò alla finestra, il viso incorniciato da un’aureola di riflessi lunari.
Ririka stette un attimo a fissarlo, finchè lui non si accorse che lo stava osservando, e distolse lo sguardo.
Osservò di nuovo la luna, ma con pensieri diversi da quelli di prima. Si sorprese a pensare a qualcosa che non riguardasse i suoi familiari per la prima volta da quando era partita.
-Come mai hai conservato il tuo io?-
Ririka lo guardò nuovamente, questa volta con un espressione che lasciava trasparire tutta la sua sofferenza.
-Sono in viaggio per allontanarmi dai centri abitati. Non voglio che qualcuno si faccia del male nel caso io dovessi…- non terminò la frase, ma entrambi sapevano il seguito.
-Non pensi che sarebbe meglio farla finita fin da subito?- disse il biondo.
-Ma come ti permetti? Non mi conosci neanche e vuoi la mia morte?- disse Ririka stando attenta a non alzare troppo la voce per non svegliare gli altri.
-Non sono io a volerla, sei tu che ti allontani dal resto del mondo per andare a cercarla- disse Sanzo tranquillo.
Ririka inarcò le sopracciglia.
-E allora? Non è forse la stessa cosa che vuoi anche tu? Non ci sono giorni in cui vorresti morire?-
Le parve di vedere il biondo trattenere il respiro.
-Ho indovinato, vero?- disse lei.
Lui la fissò per un attimo, poi si girò e tornò a dormire senza aggiungere altro.
Lei rimase a guardare ancora la luna, sapendo che quello che aveva detto Sanzo era vero, che lei andava viaggiando sperando che la morte la cogliesse prima che lei raggiungesse la pazzia. E poi si chiese perché mai un Sanzo volesse la morte, esattamente come lei.
Con questi pensieri si assopì, seduta sul davanzale della finestra.

 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
naraku87 - Voto: 31/05/10 17:03
Mi è piaciuta tantissimo questa fic!!*_*complimentoni!!
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

 
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