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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LA MIA VITA IN PUNTA DI PIEDI
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: hermblaise1 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 05/10/2005 14:40:56

``se pensate che diventare prima ballerina del teatro alla scala sia facile, vi sbagliate. ma lasciatemi raccontare la mia storia dall`inizio...``
 
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IL CALORE DELLA FAMIGLIA
- Capitolo 1° -

Ciao, sono HermBlaise1. Questa è una fanfic che documenta come può essere secondo me la vita di una ballerina della Scala. Quindi non aspettatevi storie d’amore.



1. Il calore di una famiglia


Ciao, sono Chiara Veronesi e voglio narrarvi la mia storia.
Sono nata a Milano il 27 maggio 1937. Ho avuto genitori meravigliosi, Daniela e Aldo. Ho due sorelle che mi amano e amo moltissimo, Ornella la maggiore e Renata la minore.
Mia madre stava in casa e si occupava di noi. Io l’adoravo. Papà invece commerciava caramelle e come hobby suonava il mandolino. A volte per lavoro doveva trattenersi lontano da casa per parecchi giorni.
Il suo ritorno era una festa. Entrava in casa fischiettando e lasciava cadere dalle tasche, dal cappello una pioggia di monetine che aveva accumulato per noi durante la settimana. Quel tintinnio era una musica allegra; noi le raccoglievamo ridendo, poi lo abbracciavamo e lo baciavamo fino a quasi soffocarlo.
Se chiudo gli occhi e ripenso all’infanzia rivedo Ornella e me, sedute al tavolo di cucina, intente a impacchettare le caramelle destinate ai clienti di mio padre. Risento la voce della mamma –Forza bambine, aiutate papà!-. Naturalmente era un pretesto per farci star buone. In realtà nel cortile della nostra casa c’era un box, adibito a laboratorio, dove vere lavoranti erano addette a quella mansione.La mamma sembrava non guardarci mentre ci cacciavamo una caramella in bocca; tuttavia riusciva, in un modo che a me sembrava misterioso, a tenere il conto –Ornella, ne hai già mangiate cinque!- o –Chiara, ancora una, poi basta!-.
Nell’aprile 1942, i nostri genitori ci mandarono in un istituto si suore a Galbiate, in provincia di Como, per proteggerci dalla guerra.
Allora io avevo solo cinque anni e in quel posto mi sentivo spaesata.
Diventai l’ombra di mia sorella, non la lasciavo mai. Lei seguiva le lezioni a scuola e io non mi staccavo dalla sua sedia. La sera mettevamo nel letto le borse dell’acqua calda e il mattino successivo usavamo la stessa acqua per lavarci, perché quella che usciva dai rubinetti era gelida.
Tutte le volte che venivano a farci visita i nostri genitori, erano pianti. Dopo un mese decisero di porre fine allo strazio portandoci dalla nonna Jolanda, a Torrevecchia Pia, un paesino vicino a Pavia.
La vita di campagna, per noi bambine di città, era elettrizzante. Io mi sentivo Alice nel paese delle meraviglie. Ogni giorno era una nuova scoperta, qualcosa d’interessante da fare, come accudire i pulcini, dare il biberon ai coniglietti rimasti orfani o portare le paperelle alla fonte guidandole con un bastoncino.
Una di queste piccole papere divenne la mia preferita. La battezzai Serafina. La tenevo in braccio, la coccolavo, non l’abbandonavo mai. Un brutto giorno, giocando sul balcone, mi sfuggì di mano e cadde di sotto.
-Nonna! Nonna! Serafina è caduta! Corri, corri!- gridai disperata.
Ci precipitammo tutte e due sul cortile. La nonna la raccolse, era ancora viva. Tentò di curarla, ma due giorni dopo morì. Piansi e mi colpevolizzai di quanto era successo.
Nonna Jolanda cercò di consolarmi: -Su, su, Chiara, ne troverai un’altra come Serafina-
-No, no! Non ci potrà essere nessun’ altra come lei-
In quel periodo il cibo scarseggiava. Quindi la nonna la spennò, la cucinò e me la mise nel piatto. Io, versando calde lacrime, la mangiai.
A Torrevecchia andai a scuola, frequentai la prima e la seconda elementare in una “pluriclasse” in cui c’erano allievi maschili e femminili.
Nel 1944, avevo sette anni, nacque Renata. La piccolina aveva i capelli rossi. Ne rimanemmo tutti stupiti ma, facendo un’indagine tra i parenti, scoprimmo che un bisnonno aveva la chioma fulva.
Finalmente la guerra terminò e tornammo a Milano.


 
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