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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: L`ULTIMA LETTERA DI VIRGINIA WEASLEY
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: bloodylady87 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 05/10/2005 03:16:52

l`ultima lettera di una ragazza all`amata famiglia, che le è stata strappata troppo precocemente. la famiglia weasley come non l`avete mai vista.
 
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L`ULTIMA LETTERADI VIRGINIA WEASLEY
- Capitolo 1° -

London, 01/1/1998

Sono seduta nella mia stanza e guardo la luna, com’è bella, luminosa e piena come un piccolo sole argentato.
Non riesco a dormire, nella mia mente rivedo quelle immagini raccapriccianti, quell’esperienza che ho dovuto subire per colpa del mio cognome, dei miei genitori.
Non dovrei prendermela con loro, ancora oggi li rimpiango amaramente, papà, mamma e i miei numerosi fratelli rompiscatole che non mi lasciavano mai tranquilla.
I loro volti mi tormentano la notte, le loro risate allegre e spensierate mi ottenebrano la mente, mentre li rivedo nei sogni, tutti felici e contenti attorno ad un’allegra tavolata, ma io non ci sono, esclusa da quel nucleo familiare, un’anima vuota che vaga in questa triste landa di lacrime che è diventata la mia casa, la mia vita.
A volte rimpiango di non essere morta subito, per non soffrire a lungo, per vedere i cadaveri carbonizzati dei miei parenti, doverli riconoscere, quando i resti furono portati al ministero.
Tutti mi dicono di dimenticare, sono così falsamente premurosi con me, in ogni sorriso forzato leggo negli occhi il disagio provocato dalla mia presenza, di quell’orfana stracciona a cui hanno ucciso i genitori per capriccio e divertimento.
Forse mi scacciano perché non vogliono aprire gli occhi, vedere che là fuori cè un mondo con i denti, diverso da quella che fu un tempo, quella bella e allegra cittadina fatta di persone amichevoli, adesso regna il caos, da, quando Voldemort è risorto si legge di padri contro figli, sangue che scorre in ogni angolo, madri disperate che corrono in strada con in braccio il loro piccolo morto come un burattino senza vita.
Tutto questo per cosa? Per una guerra santa che non porterà privilegi a nessuno, due fuochi che continuano a battersi per due ideali diversi ma che ugualmente fanno le stesse vittime, morte solo per via di un errore, l’errore d’essere mezzosangue.
Nessuno è al più al sicuro, le strade sono diventate una carneficina ambulante da quante erano stati gli atti terroristici, una strage degli innocenti insulsa,che fa concorrenza a quella babbana accaduta durante la seconda guerra mondiale, per la stessa ragione la razza di un popolo che è ugualmente formato da esseri umani, come noi, si tratta dei nostri amici, amiche, sorelle,fratelli,madre,padre, infondo siamo tutti fratelli e sorelle, siamo della stessa carme di dio e nelle nostre vene scorre lo stesso sangue, che senso ha dire che è sporco? Che senso ha uccidere persone felici e far cadere la gente che li amava nella disperazione? Quelli che uccidono per divertimento, che siano essi purosangue o no, hanno il sangue sporco, non chi subisce queste angherie.
Tutto questo succede sotto il loro naso, eppure la gente non vuole capire, chiusa in casa volta le spalle agli altri, fa finta che tutto vada bene, vivono di menzogne e bugie, mentre i fratelli vengono massacrati come bestie al macello.
Voldemort ha vinto, Silente e Harry Potter sono morti. Vorrei avere la forza di dare coraggio ai sopravisuti, ma in fondo chi sono io? “quella povera bambinella che ha perduto i genitori” nient’altro, la gente mi guarda in modo diverso adesso, dicono cose carine sui miei genitori solo per farmi piacere e le moine che ricevo sono solo frutto di umana compassione.
Di notte piango, dovrei essere forte, ma non ce la faccio, quelle cose orribili che sono successe sono impresse nella mia mente e ogni volta che chiudo gli occhi si fanno vivide.
C’è mamma con l’aria sana e paffutella di sempre, i ricci rossi come i miei appiccicati al viso rubicondo dall’aria gentile e leggermente arrossato per i vapori della cucina. Mamma, colei che era sempre dalla mia parte, mi proteggeva come una leonessa proteggeva il suo piccolo, in fondo ero la sua unica figlia, la sua gioia più grande, forse anche prima dei miei fratelli.
A volte mi trattava da bambina, ma mi voleva bene, ero la sua piccola principessa.
Un ricordo si fa vivido nella mia mente, tanti anni fa, quando avevo sì e no cinque anni rammento che ogni volta che scoppiava un temporale andavo sempre da lei a proteggermi, sempre disponibile per la sua piccola, la più giovane fragile dei suoi numerosi figli.
Mi prendeva in braccio e si sedeva sulla sedia a dondolo del soggiorno cullandomi dolcemente e arruffandomi i capelli, ma a me non importava perché stavo con la mamma e nient’altro era la cosa più bella per me che stare in contatto con il suo corpo caldo e materno che mi stringeva tenendomi al sicuro, mettere la testa sul suo petto e sentire il cuore che batteva lentamente e ascoltare la sua voce melodiosa che mi cantava dolci ninne-nanne e mi narrava le vicende dei miei antenati, fatti di famosi maghi che salvavano donzelle da creature maligne e animali buoni che aiutavano gli eroi nelle difficoltà.
Sento le lacrime agli occhi, dio quanto mi manca, quei momenti sembravano così lontani, suffusi come se fosse trattato un sogno ad occhi aperti, un bellissimo sogno che purtroppo è finito, svegliandomi e facendomi precipitare in un lungo e infinito incubo da cui non potrò scappare.
Adesso rivedo mia madre con una pentola fumante in mano che appoggia sul tavolo di legno di rosa della cucina, sgrida ancora una volta gli scatenati gemelli Fred e George che naturalmente complottano qualcosa per movimentare un po’ la serata chini su un pezzo di pergamena che additavano ridendo, i sorrisi furbetti sui loro lentigginosi volti uguali fino all’ultima efelide e gli occhi blu che sprizzano felicità e vitalità.
Quanto mi mancheranno loro e gli stupidissimi scherzi che fin da bambina mi facevano testare per poi venderli ad Hogwarts, eppure mi avevano sempre strappato un sorriso tra le lacrime con le loro buffonate.
Loro due erano sempre i primi a consolarmi, a difendermi dai ragazzi violenti di Hogwarts, come angeli custodi erano sempre al mio fianco, e sfidavano chiunque pur di proteggere la beneamata sorellina, per difendere il mio onore rischiavano perfino di finire nell’archivio nero di Mastro Gazza, anche se in fondo i loro nomi erano scritti lì dentro erano già da un bel pezzo.
Credo che mancheranno a tutti a Hogwarts, senza Fred e George le giornate saranno tristi e tediose, sprofondate in un grigiore senza fine del tran tran quotidiano.
I gemelli erano il raggio di sole che portava il buon umore dopo una lunga e stressante giornata di studi, il pepe che rendeva più accoglienti le serate intorno al fuoco della sala comune e divertenti le lunghe lezioni del professor Ruf.
MI chiamavano sempre fiammetta, un nomignolo a dir poco obbrobrioso lo ammetto, che usavano per farmi incavolare nei momenti meno opportuni, adesso so che loro lo facevano solo per rendermi più forte, più sicura di me stessa, tenendo testa a loro ho imparato a non temere nulla e nessuno e per questo gliene sono grata. Grazie ragazzi.
Perceval o meglio conosciuto come Percy sedeva lì accanto sprofondato in un enorme libro dalla copertina di cuoio spessa come le pagine che conteneva quel tomo.
Ogni tanto con un gesto nervoso delle dita si tirava su gli occhiali che cadevano sulla punta del naso, mentre gli occhi erano incollati alla pagina e seguivano attentamente le parole scritte in minuscolo come per imprimerle nella memoria.
All’inizio Percy era troppo preso dalla sua smania di potere, voleva assolutamente diventare qualcuno nel ministero, solo per far felici i genitori e avere un buon stipendio per mantenere Penelope la sua ragazza.
Da quando era tornato da noi chiedendo scusa, tutti l’avevano accolto come figlio Al prodigo, a cui fu offerta una cena sontuosa per festeggiare la sua più ardua decisione.
Percy si scusò per i suoi errori, aveva aperto gli occhi, quando, Caramell, colui di cui si fidava ciecamente aveva cercato di insabbiare il ritorno di Colui-che-non-può-essere-nominato.
Ora che il signore oscuro è nel pieno della sua forza, bisogna rimanere vicini per combattere tutti assieme, solo uniti potremo sconfiggerlo. Queste furono le tue parole, mentre eri abbracciato dall’intera famiglia in lacrime. Non sapevi quanto avevi ragione caro fratello mio.
Tu sempre concentrato sullo studio, così tanto che ti estraniavi dal mondo, ma a volte mi aiutavi con i compiti, anche se non ti facevi vedere da Fred e George per passare da sentimentale, mi hai seguito, dandomi una rotta da tracciare, mi hai insegnato più di quello che potevo apprendere da un professore.
Mi sei stato fratello e amico, compagno prezioso nelle lunghe notti in cui tu vegliavi solo per farmi compagnia, mentre studiavo, facendo finta di non riuscire a dormire, trascurando te stesso e il tuo meritato riposo solo per starmi accanto dandomi speranza, rimproverandomi severamente, quando dicevo che non potevo farcela con le tue parole dure che in fondo erano perle di saggezza che ho conservato nel mio cuore.
Anche se traditore sei stato il primo a difendere tutta la famiglia in quella lunga notte di dicembre, dimostrando un coraggio che non credevo avessi.
L’unico rimpianto è che tuo figlio non potrà mai chiamare il suo papà, finalmente è stato spiegato il motivo perché ultimamente eri così agitato e schivo, la tua Penny era in dolce attesa e poco tempo fa, giusto il giorno in cui sei stato riaccolto nella nostra famiglia, ha dato alla luce un bellissimo maschietto.
Mi ricordo ancora mamma e papà in lacrime per essere diventati finalmente nonni, Fred e George che non facevano che congratularsi con te, Ron pallido come un cencio.
Ho visto per la prima volta quella creaturina piccola e fragile dietro un vetro chiusa in un’incubatrice per via del sottopeso, e, ho capito che cosa avevano provato i miei fratelli più grandi Bill e Charlie a vederci nascere uno dopo l’altro. In quel momento ho provato un affetto infinito per quel piccoletto,pallido e magro che aveva appena la forza di alzare le braccine e urlare al mondo la sua presenza.
Un bimbo così piccolo, appena un mese, eppure ha già perso il membro fondamentale della sua famiglia, la stella polare che l’avrebbe guidato nella sua infanzia e nell’adolescenza.
Non lo vedrai mai crescere, diventare uomo, non potrai sgridarlo per gli errori che hai fatto anche tu alla sua età, non potrai sorridere alle sue prime scoperte i primi amori, gioire dei suoi passetti vacillanti e piangere di gioia nell’ascoltare il piccolo pronunciare a fatica le paroline nuove.
Purtroppo non si può cambiare il passato, vedo ancora le lacrime amare scorrere sul volto della tua amata Penelope, mentre guarda la tomba del suo Ulisse, coperta da petali bianchi come se avesse appena nevicato, il suo dolore che non può essere cancellato, mentre stringe quella creatura frutto del suo amore per te.
Il piccolo Leonard ti assomiglia molto, stessi capelli ramati sempre arruffati, il visino sottile e l’aria imbronciata con quel nasino all’insù spruzzato d’efelidi, ma gli occhi nocciola sono della madre, anche lui piangeva il giorno del funerale, sapeva di aver perso qualcosa d’importante, una parte di vita.
Ron, il mio caro dall’altra parte del tavolo gioca a scacchi, il suo passatempo preferito che gli è costato un momento di celebrità il primo anno sconfiggendo la scacchiera gigante della McGranitt.
Ron di un solo anno in più di me ma che mi trattava come una bimba, Ron con i capelli arruffati e il naso sporco, tu mi mancherai più di tutti, sia te che il tuo ossessivo modo di proteggermi che mi faceva andare su tutte le furie, ma lo facevi solo per il mio bene, non volevi che soffrissi. Grazie fratello mio.
Tu mi sei rimasto accanto in tutti questi anni, da piccola, quando piangevo avevi tu l’onore di farmi riacquistare il sorriso, sei stato tu a scegliere il mio nome, Virginia.
Vergine e pura come neve immacolata.
Adesso, però non lo sono più.
I mangiamorte oltre ad avermi strappato la famiglia mi hanno levato anche quello che amavo più altro al mondo, qualcosa che conservavo per l’uomo che amavo andato in pezzi in una notte di sesso, sì perché solo di quello si era trattato, chi mi aveva violentato non aveva fatto attenzione alla mia fragilità femminile, aveva strappato quel fiore con impeto lasciandomi il respiro solo per piangere lacrime silenziose.
Mentre lui si muoveva in me pensavo solo a Harry, il ragazzo che amavo.
Quel pensiero a cui mi con tutte le mie forze mi ha salvato dalla pazzia, fingendo che fosse lui a muoversi dentro di me il dolore diminuiva e rendeva più sopportabile la cosa. Cercavo di non vomitare chiudendo gli occhi, come se la mia anima fosse da un’altra parte quei momenti che erano sembrati secoli erano stati terribili,logoranti per il mio subconscio,forse non ho riportato ferite superficiali ma ugualmente mi sentivo rotta all’interno, come una bambolina usata e gettata da parte.
Giacevo sul letto immobile con la mia pelle lattea in contrasto con le lenzuola bianche macchiate di sangue, del mio sangue, come un angelo crocefisso a cui hanno strappato le ali ero distesa sopra al mio letto con gli occhi vitrei fissi al soffitto, senza la forza di piangere,di lamentarmi,con la bocca aperta in un muto grido di sofferenza, i capelli come gonfie onde sanguigne sparsi sul cuscino candido.
In lontananza come un ruggito sentivo le urla soffocate dei miei familiari che venivano massacrati a pochi metri da me.
Desideravo che tutto finisse, di aprire gli occhi e ritrovarmi al caldo, sotto le coperte, di sentire la squillante voce di mamma chiamarmi per la colazione, ma purtroppo non fu così.
Harry, invocai quel nome, accennando appena le labbra sporche del seme di quel uomo che mi aveva fatto questo.
Harry.
Ora però neanche Harry potrà salvarmi, anche lui riposa in una tomba di cristallo, come principe addormentato, insieme alla sua donna Hermione Granger, sono morti insieme come Romeo e Giulietta. So che lei aspettava un figlio da Harry.
Questo mi ha fatto più male di tutte le torture, perfino di, quando ho visto i cadaveri dei miei fratelli, in quel momento mi sentii tradita, come se mi avessero piantato un coltello al cuore ormai ridotto in pezzi, quello è stato il colpo finale. La mia esistenza non contava più nulla, il ragazzo che amavo ma che ero troppo timida per rivelargli il mio amore mi era stato portato via, i miei famigliari sono morti, sono solo un guscio vuoto, in involucro senza futuro.
E’ stata quella rivelazione avuta da Cho Chang che lavorava al S. Mungo e aveva seguito la brunetta nei primi mesi di gravidanza a decidere la voglia di togliermi la vita, quando ho saputo che l’intera mia esistenza era fondata da menzogne, come un castello di sabbia in riva al mare la mia anima è crollata, precipitando in un abisso nero, in quel momento ho deciso di farla finita .
Ti odio Hermione Granger, bella e intelligente, la cocca dei prof, ti odio, mi hai portato via la mia ragione di vita,mi hai portato via tutto. Tutto. Ti odio per questo, sono felice che tu sia morta, non ho pianto sulla tua tomba ma riso, una risata macabra e atona, come lo è diventata la mia anima per colpa tua, come una giovane e povera pazza. Addio puttana, sia a te che a quel piccolo bastardo che ti portavi in grembo.
Caro, carinissimo Ronnie tu t’incantavi vedendomi dormire nella culla e passavi ore e parlarmi di tutto quello che ti era successo nella giornata.
Siamo stati come fratelli gemelli noi due, abbiamo gioito dei momenti felici dell’altro, mi hai aiutato a fare i primi passi, il tuo nome è stato la mia prima parola.
Mi hai visto crescere, diventare donna, mi sei stato accanto nei momenti tristi della mia vita, mi hai detto di guardare avanti e io l’ho fatto.
Ora però sono stanca, tutto questo mi ha spossato sono stufa di sentirmi chiamare Orfana e ricevere occhiate di compassione appena vado in strada, di leggere negli elogi funebri il nome di qualche mio conoscente.
Addio mondo, adesso mi ricongiungerò alla mia famiglia, con la fredda lama di ghiaccio di un coltello, mi trafiggerò il petto fino ad arrivare al cuore, forse mi farà meno male di tutto ciò che ho dovuto subire, sì la morte sarà la mia salvezza, sono stanca d’essere un fantasma, di essere scacciata da tutti come un botolo rognoso.
Scusate per questa lunga lettera d’addio costellata di sbavature causate dalle mie lacrime, spero che chi la leggerà queste parole sia di cuore buono e generoso e sappia che c’era una ragazza, una ragazza come tutte le altre che ha amato e sofferto,che ha avuto una vita felice, per quanto sia stata breve.
Una ragazza di nome Ginny Weasley che è esistita ed esisterà per sempre, anche se ora viaggerà con il vento sotto forma di farfalla, bella e integra come sono stata una volta.
Non rimpiangerò nulla di questo mondo, se non gli attimi felici in cui ho potuto amare ed essere amata.
Addio a tutti.

Firmato

Virginia Molly Weasley
 
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