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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: One Piece
Titolo Fanfic: - SIN SEA -
Genere: Romantico, Avventura
Rating: Per Tutte le età
Autore: eagle galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 04/10/2005 19:02:41 (ultimo inserimento: 12/04/10)

``e` inammissibile, l`era della pirateria...tsk...il nostro è diventato il mare del peccato [...] è l`ora che tutto questo trovi la parola fine``
 
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- LE COSE DEVONO CAMBIARE -
- Capitolo 1° -

Salve gente,

eccoci qui con una nuova fic su One Piece, era un po' che mi frullava nella mente a dir la verità ma ho aspettato di avere le idee un po' più chiare prima di pubblicare il primo capitolo.



Prima di tutto vorrei dire che ho cambiato lo stile di scrittura, mi sono reso conto che il tipo "sceneggiatura" è piuttosto pesante da leggere (me ne ero già accorto nella precedente ma ormai il più era fatto e dovevo per forza finirla così) e quindi ho cambiato, sarà più "racconto" diciamo ^_^ Questa volta i personaggi parleranno <<Qui in mezzo>> e i loro pensieri "Saranno qui".



Per chi ha seguito la storia precedente in mezzo a tutto il resto troverà anche la continuazione di -Apocalypse- tuttavia non è necessario averla letta per seguire questa (magari ci si capirebbe qualcosa in più ma non è così di vitale importanza).



Un ultima cosa prima di cominciare: siccome la mia mamma mi ha fatto molto curioso non ho resistito agli spoiler per quanto riguarda la saga di Water Seven e siccome è una cosa pazzesca (assolutamente fantastica) ho deciso di ambientare questa fic dopo di essa. Per cui ci saranno qualche spoiler infilati qua e là (anche se non essendo finita neppure in Giappone non saranno molti), l'unico piuttosto importante (anche se nemmeno quello è sicuro)è l'identità del nuovo membro della ciurma...per cui chi non vuole rovinarsi la sorpresa è invitato a ripassare quando l'avrà scoperto ^_^



Ecco, vi ho tediato fin troppo e vi lascio alla lettura...se volete dirmi cosa ne pensate sarei molto felice di leggere i vostri commenti sul fermo posta.

Ciao Eagle













Un ragazzo, coperto da un ampio mantello scuro e da un cappuccio calato fin sopra il viso, era appoggiato nell'oscurità dietro ad un muro ansimante. Ormai erano giorni che non faceva altro che correre: la sua fatica, il suo fiato corto testimoniavano il suo ennesimo fallimento.
I suoi inseguitori, forti del fatto che non dovevano contare sulle proprie gambe per stargli addosso, non gli davano tregua.
Rombi di motore, il sangue raggelò, quegli aggeggi a due ruote andavano come il vento e per lui, stanco e a digiuno, era sempre più difficile riuscire a seminarli.
Un faro lo illuminò all'improvviso «Merda!»
Ricominciò a correre.
Sbuffò prepotentemente dalle narici " Non posso andare avanti così...andare al castello, tentare, farmi scoprire, scappare e riprovare..." odiava il suo paese, la sua gente e le sue regole assurde.
Si ritrovò fuori dai vicoli, la luce che invase i suoi occhi sembrò rinvigorirlo: corse più forte.
Le gambe si muovevano veloci, in poco tempo si ritrovò sui ponti che collegavano i canali della parte est della città.
Saltò, sorprendendo i suoi inseguitori, su un ponte più basso e tornò indietro: il porto era la sua unica via d'uscita, frenò di colpo la sua andatura scivolando sulla sabbia che preannunciava l'ingresso nella zona sud.
Mentre le statue dalle forme spigolose, raffiguranti antiche divinità, scorrevano veloci ai fianchi della strada principale non poté far a meno di pensare a quanto fosse stupida la sua gente: perché era nato in un posto simile? In un luogo dove le persone non avevano un'identità propria? Era inutile negarlo, c'erano i canali come nella Grande Metropoli Dell'Acqua a dimostrarlo, le piramidi come ad Alabasta a confermarlo e l'imponente castello, che nella realtà scrutava dall'alto della sua ubicazione con maestosità il regno di Drum, a ribadirlo.
Una nave in partenza, proprio quello che faceva al caso suo " Le cose devono cambiare ma io da solo posso fare poco...anzi, diciamo la verità, non posso fare nulla ma cercherò una soluzione e la troverò, costi quel che costi..."
Lo avevano raggiunto, ancora.
" Non ti preoccupare, non ti sto abbandonando...tornerò a salvarti, te lo giuro, mia regina"
Una forte luce accecò i motociclisti, quando gli occhi ricominciarono a vedere, della loro preda non vi era più traccia.





Franky si passava dubbioso le dita sul mento spigoloso fissando la navigatrice che, con un'abilità magistrale, mescolava fra di loro quaranta carte «Qui c'è qualcosa che non quadra...secondo me, voi barate...»
Nami lo guardò appena di striscio porgendogli il mazzo affinché coppasse «E' impossibile, le carte le diamo una volta per uno...io e Robin non possiamo di certo barare quando le date tu o Sanji...»
Spezzò la pila poco più sotto della metà «Allora non avete spiegato bene le regole...non è possibile che vinciate sempre e, soltanto, solo voi! Abbiamo fatto già quattro partite ai quarantuno e più di venti punti non siamo mai riusciti a fare...»
La rossa cominciò a distribuirne cinque alla volta «Le regole sono semplici, ognuno ha dieci carte, il primo decide che segno giocare e gli altri devono rispondere con lo stesso seme a meno che non ne sia a corto...la carta che batte tutte le altre è il tre, seguita dal due, dall'asso e poi dalle altre carte in ordine decrescente...i punti sono così fatti: figure, tre e due valgono un terzo di punto mentre gli assi valgono un punto così come l'aggiudicarsi dell'ultima mano...»
«E poi ci sono i buongiochi, lo so...»
«Allora non ti lamentare, zitto e gioca!»



Rufy girovagava ormai da ore per tutta la nave in cerca di un po' d’attenzione ma Chopper era impegnato in una di quelle sue strane e noiosissime ricerche che al capitano risultavano incomprensibili; Usop smanettava con cacciaviti, chiodi e martelli fra mille invenzioni nella sua Factory e non voleva essere disturbato, almeno per ora e Zoro lo aveva liquidato con un secco «Sparisci!» non appena aveva provato a disturbare il suo sonno...senza parlare, poi, di quei quattro che giocavano a carte, ormai, da un tempo infinito.



«Ma non è possibile!» sbottò Franky battendo le grosse mani sul tavolo della cucina.
Il ragazzo di gomma entrò richiamato dal botto «Che succede?»
«Hanno vinto ancora...» spiegò stizzito il carpentiere
Il cuoco sbuffò cuori di fumo «Le mie dee sono bravissime, non si può nulla contro di loro!»
«E poi come si fa a giocare con un compagno che tiene per gli avversari?!?»
Nami lo punzecchiò mentre, con le mani, radunava il bottino appena racimolato «Non te la prendere, ti andrà meglio la prossima volta...»
«Non ci sarà una prossima volta...o le cose cambiano o io con voi non ci gioco più»
Robin sorrise «Puoi sempre provare a ripiegare sul capitano...»
Rufy scosse velocemente il capo «No, no, no...a quel gioco no! Che senso ha chiamarsi Tressette quando se si ha tre sette non si vince? Assolutamente nessuno...»
Il cyborg alzò le spalle «Ecco appunto...mi darò alla pesca»
Le ragazze risero
«Amori miei, gradite uno spuntino dolce come il vostro sorriso?» Sanji porse davanti a loro un vassoio pieno di prelibate squisitezze.
Appena il capitano realizzò che davanti a lui era appena passato del cibo cominciò a sbavare copiosamente dalla bocca «Anch'io voglio mangiare! FAAAAAAAME!»





Ad un enorme tavolo erano sedute dieci persone a consumare la loro cena nel più rigoroso silenzio, gli unici rumori udibili erano lo scontro delle posate argentee sui piatti di porcellana e dei bicchieri che venivano riposati sul tavolo dopo una centellinata bevuta.
Ad un capo della tavola vi era seduto un vecchio calvo vestito di un kimono chiaro, una grossa spada era appoggiata ad un bracciolo della sedia. Davanti a lui, seduti uno di fronte all'altro, vi erano quattro uomini vestiti in eleganti abiti scuri.
L'altro lato era occupato da altri quattro uomini e una vecchia signora in abiti colorati di bianco e di azzurro.
I camerieri arrivarono portando grossi vassoi di frutta. Appena la servitù uscì dalla stanza l'uomo pluridecorato, con un grosso gabbiano sul cappello e un pizzetto tanto lungo quanto curioso prese la parola «Prima di tutto vi ringrazio per essere venuti qui...credo che ognuno di voi conosca il motivo di questa riunione...»
Tutti i presenti annuirono
«Quindi, se avete accettato il mio invito, significa che la pensate come me...è inammissibile, l'era della pirateria...tsk...il nostro è diventato il mare del peccato: i pirati, la feccia dell'umanità, conquistano sempre maggior potere tanto che la Marina, per farvi fronte, ha dovuto creare una delle più grandi macchie della sua storia, la Flotta dei Sette. Ha legalizzato i traffici dei pirati più pericolosi, la corruzione si è allargata a dismisura fra quelli che dovevano proteggere la giustizia...la gente non si fida più di noi, preferisce chiedere aiuto a bande di altri pirati...»
«Cappello di Paglia e la sua cricca al villaggio di Coco nel Mare Orientale...» disse uno degli uomini in nero grattandosi la vistosa voglia sulla fronte
«Cappello di Paglia ad Alabasta...» aggiunse, in un soffio, Aokiji dall'altro capo della tavola incrociando le mani davanti alla bocca.
«Per non parlare della figuraccia che abbiamo fatto a Water Seven: il CP9, la nostra agenzia più segreta, smascherata e debellata...» disse l'uomo dai rasta e con una grossa cicatrice sulla tempia sinistra, stuzzicando nervosamente il suo bastone.
«Aggiunto al fallito tentativo di cattura di Nico Robin...il che significa che il nuovo Progetto C deve essere rimandato ancora...» sbuffò da sotto i lunghi e folti baffi bianchi un altro degli uomini in nero.
La vecchia Tsuru colse qualche chicco da un grosso grappolo d'uva nera «Che cosa ha intenzione di fare?»
Il grande ammiraglio Sengoku si alzò «E' l'ora che tutto questo trovi la parola fine!»
«Che cosa ha in mente?» chiese curioso Kizaru
«Smantelleremo la Flotta Dei Sette!»
Tutti i presenti sbottarono all'unisono «Lei è pazzo!»
«Nient'affatto, è l'unico modo...e per quanto riguarda Cappello di Paglia, fra poco sarà sistemato»
A Tsuru andò la frutta per traverso «Non gli avrà mica mandato...?»
«Esattamente...il cancro che li roderà dall'interno, questo è ciò che si merita»
Akainu lo guardò «Chi supervisionerà il tutto?»
«Sindel...l' ho già mandato a chiamare»
Aokiji rise «Vuoi proprio male a questi ragazzi...»
«Taci...è l'unico modo per far sì che le cose cambino»
L'unico uomo in nero che ancora non aveva parlato, quello con una grossa cicatrice sul petto prese finalmente parola «E cosa farai di Nico Robin e dell'unico sopravvissuto dell'ultimo Progetto C?»
«Loro saranno nostri!»





Un uomo era seduto a più di trenta metri di altezza su di una scogliera a strapiombo sul mare.
Le gambe dondolavano giocherellando nel vuoto con non curanza del luogo in cui si trovavano.
I suoi occhi guardavano verso il sole, la figura di un gabbiano passò sopra la sua testa: portò una mano alla bocca e appoggiando due dita sulle labbra fischiò con un'intensità quasi assordante.
L'uccello, richiamato da quel suono, atterrò vicino a lui: sulla testa aveva un cappello scuro e al collo una borsa con scritto " Newspaper".
«Lo so che di norma non consegni posta normale...ma lo farai per me, vero?» disse porgendo verso il pennuto un grosso pesce e un sacchetto pieno di monete.
Il gabbiano annuì veloce divorando in un soffio il cibo a lui appena offerto.
«Perfetto...» da una tasca dei pantaloni tirò fuori una busta bianca «Questa lettera deve arrivare chiusa sulla nave di Cappello di Paglia e mi raccomando fai in modo che la riceva una delle ragazze della ciurma, intesi?»
L'uccello aprì il becco e dal suono stridulo che ne uscì, l'uomo poté capire che l'animale aveva recepito il messaggio.
La bestia fece per andarsene ma una mano si strinse veloce attorno al suo becco bloccandola «Ricordati che io avrò comunque modo di sapere se hai fatto o meno il tuo lavoro...non so se hai capito cosa intendo...»
Il postino deglutì a vuoto e annuì ancora
«Ma sono sicuro che non mi darai motivo per lamentarmi del tuo operato...ora va, prima partirai, prima porterai il messaggio a destinazione»
Il gabbiano prese il volo e sparì dopo poco nella luce accecante del sole.




TO BE CONTINUED...






 
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