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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Slam Dunk
Titolo Fanfic: GET SOME ACTION
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: erikuccia galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 29/09/2005 20:45:22 (ultimo inserimento: 14/10/05)

scappare da parigi per tornare a casa..rivedere il proprio cugino, e innamorarsi del suo peggior rivale...
 
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UN URAGANO DI NOME MIU
- Capitolo 1° -

Parigi, Francia, Europa.
Tre mesi prima...

*Quell uomo non potrà prendere mai il posto di mio padre!*

*Nn mi interessa se te lo sposi, se ti ci vuoi solo divertire, se volete ripopolare il mondo..Quell uomo non sarà mai come mio padre, non lo posso accettare*

*Vuoi sposarlo? Le lenzuola non sono ancora fresche e tu vuoi sposare quell uomo?*

______________________________

Era dovuta andarsene in camera sua e chiudersi a chiave,mentre i lamenti di sua madre le giungevano all'orecchio. Perchè tutto era andato così a rotoli? Perchè tutto era cambiato così velocemente?
Un tempo avrebbe dato la vita per restarsene a Parigi. Amava così tanto la vita della capitale francese. Le piaceva il mondo di eleganza, il mondo di classe, e quell accento che aveva da poco cominciato a padroneggiare quasi come la sua lingua natale. Ma le piacevano anche i vicoli di Parigi, dove la vita non era piena di lustrini come negli champs eliseès. Le piacevano le sue compagne di scuole, quelle signorine di buona famiglia che sembravano i discendendi di MarieAntoinette in persona.
Ma ancora di più amava le ragazze che non frequentavano un lycèe, ma quelle che andavano in una scuola pubblica, e che si divertivano al suo stesso modo.
Giocatrice di Hockey.
Sua madre non aveva mai permesso che giocasse a livello agonistico. Aveva paura che si potesse fare male, e diceva che una signorina non doveva fare quegli sport maschili, avrebbe danneggiato la sua reputazione.
Suo padre invece a volte andava a giocare con lei, anche se lo tenevano nascosto alla madre. Era i momenti che aveva adorato di piu nella sua vita. Il suo tesoro piu prezioso.
Ma adesso suo padre non c'era piu..Adesso suo padre era morto.
E lei era sola, mentre sua madre si apprestava a sposare un'altro uomo.
Prese il cellulare e fece il numero che ormai sapeva a memoria. "Juliette, c'est moi" disse con l'accento quasi del tutto perfetto "Il y a eu quelques problemes,je n'a pas envie de rester chez moi. Je sais ce de que j'ai besoin: un match!"
Juliette era il capitano della squadra femminile di hockey in una scuola non famosa, ma famigerata. Di solito chi si immagina una ragazza francese di 15 anni, se la immagina con la carnagione chiara, gli occhi chiari e una strana sensazione di fragilità nelle ossa. Juliette invece era di origine afrocaraibica. Aveva la pelle scura, e gli occhi erano carboni ardenti. I lunghi capelli neri, erano sempre stretti in una coda di cavallo, rigirata e tenuta ferma con delle forcine. Juliette aveva stile, lo stesso stile che voleva anche lei. Era forte, autoritaria, ma al tempo stesso era bellissima, femminile. Era la perfezione fatta persona.
Ed era la sua migliore amica da quando, sei anni prima, era arrivata a Parigi. Si erano incontrate per caso in una strada secondaria. Juliette correva sui pattini sopra l asfalto e tirava il dischetto con una forza che ricordava quello di un uomo.E da allora, quando si sentiva sola, triste e arrabbiata, trovava quell amica con cui condivideva una passione, e giocavano fino ad esserne sfinite. Poi si sedevano su una riva della Senna, con qualche bibita tra le dite, a parlare del problema che aveva scatenato la rabbia.
Quel giorno non sarebbe stato differente.
Aveva preso i pattini ed era partita alla volta di quella via di fuga.
Come al solito Juliette non fece domande per tutto il tempo della partita, ma dopo, sdraiandosi a terra, chiese all'amica quello che le era successo.
Si stava disinfettando l'ennesima ferita che si era procurata, l ennesima che avrebbe dovuto nascondere per non avere problemi con sua madre, quando si decise a raccontare tutto. "Mia madre si sta per sposare con quell'uomo"
"e a te non va bene?"
"Non ho niente contro Jean Paul, anzi, è ok, ma non puo pretendere che io lo tratti come mio padre. Mio padre è solo mio padre. E non capisco il motivo di tanta fretta..si conoscono a malapena"
"perchè nn provi a parlarne con lei?"
"c ho provato Juliette" ammise "Ma lei non mi vuole ascoltare, come nn ha mai fatto. E se devo essere sincera, sono anche stanca di Parigi. Adoro questa città, ma non è casa mia, e non lo è da un bel po'."
"se è così che ci fai ancora qui?!" aveva detto Juliette
"sono minorenne, sia qui che al mio paese. Se me ne andassi senza il consenso di mia padre, sarebbe come scappare di casa, e sarei riportata da lei in men che non si dica"
"dovrai pur avere qualche parente a casa, no? se qui non stai piu bene, dovresti andartene. Io non riesco a immaginare di lasciare paris...quindi posso immaginare quello che provi"
"Un parente eh..." aveva detto illuminandosi.

Quella sera era tornata a casa. Sua madre era fuori di testa perchè sua figlia era sparita dalla camera. Scrollò le spalle.
Sua madre doveva essersi ormai abituata al fatto che lei si calava dalla finestra quando voleva uscire, senza farsi vedere.
"Grazie al cielo sei qui.."
"Mamma, devo parlarti" disse in francese,per farsi capire anche da Jean Paul "ho pensato una cosa"
"cosa?"
"siamo venuti qui per papà quando io ero ancora una bambina, e ho accettato senza problemi di trasferirmi qui. Papà adesso non c'è più, ed io voglio tornare a casa."
Sua madre si era messa una mano davanti alla bocca "Lo stai facendo per punirmi? Perchè sai che Jean non puo lasciare il lavoro?"
"Non ho detto che devi venire anche tu. Posso andare da mia zia..."
"dovrei mandarti da sola?"
Aveva annuito.
"Ma sei mia figlia...come.."
"proprio perchè sono tua figlia ti dovrebbe interessare almeno in parte della mia felicità. Io sono disposta a non creare piu problemi per il matrimonio, ma voglio tornare a casa mia, nella terra di mio padre. Non puoi avere tutto della vita. Se decidi di obbligarmi a farmi star qui, vicino a te, allora non accetterò il matrimonio, e chiederò l'emancipazione.Perchè dimostrerai di essere solo un egoista, che vuole solo la propria felicità..Voglio tornare a casa.."

__________________

Kanagawa, Giappone,
tre mesi dopo..


L'aereoplano era atterrato in perfetto orario. Il sole era alto in cielo, e non c'era l ombra di una nuvola. Per essere aprile cominciava a fare anche piuttosto caldo, il che era davvero strano. L'aria salmastra lanciava il suo odore fino a là, e in lontano si vedeva il mare cristallino.
Hanamichi guardò l'orologio.
L'aria condizionata del terminale era piacevole sulla pelle, ma odiava andare all'aereoporto.Odiava aspettare, e era saputo e risaputo che gli aerei erano quasi sempre in ritardo.
Ma non quel giorno, quel giorno era puntualissimo.
Si avvicinò all'uscita h-37, sperando che fosse quella che sua madre gli aveva detto. Di colpo gli venne un dubbio. Se si fosse sbagliato...No, non poteva neanche immaginare la sua reazione.
Ma alla fine non si era sbagliato!
"Hanaaaaaaaa!!!!" sentì urlare. Davanti a lui era apparsa una ragazza che adesso gli stava correndo intorno.Non la vedeva da due anni, da quando suo padre era morto, e potè notare che sembrava in gran forma. E sembrava ancora piu bella del solito.
I capelli rossi fuoco, proprio come i suoi, segno distintivo dei Sakuragi, erano sciolti e ondeggiavano sulle spalle scoperte. Gli occhi blu, splendidi, erano aperti e solari, proprio come li ricordava. Non fece in tempo a darle il benvenuto che le era già saltata addosso, e si era aggrappata a lui come un koala.
"ciao Hana!!" aveva detto, abbracciandolo.
Diverse teste si erano girate verso di loro. "Miu, non siamo piu in Europa!!"
"Uffa!" aveva detto la ragazza tornando a toccare terra con i suoi piedi "Non vedo il mio cuginone da due anni!!Oh, Hana, vedrai, ce la spasseremo!!"
"Mi toccherà farti da baby sitter!" aveva detto il rossino, prendendo una delle valige della ragazza, mentre Miu si metteva a tracolla un altro borsone.
"Basta che non mi toccherà farlo a te. Come sta la zia?"
"Ti sta aspettando!" aveva risposto Hanamichi
"Non vedo l'ora di vederla, me la terrò stretta per un'ora!"
"e tua madre come sta?" aveva chiesto Hanamichi
Gli occhi di Miu erano stati attraversati da un velo d'ombra,ma cercò di nasconderlo. "Sta con Jean"
Hanamichi capiva sua cugina.
Avevano avuto sempre la stessa vita. A volte avevano pensato di essere gemelli.
Entrambi con i capelli rossi, entrambi casinisti nella vita.
Hanamichi ricordava che ancora non aveva smesso di piangere la morte di suo padre, quando Miu l aveva chiamato e piangendo gli aveva detto che anche suo padre era morto.
I fratelli Sakuragi erano morti e distanza di pochi mesi l'uno dall'altro. E loro gemelli lo erano davvero, anche se eterozigote.
Quindi capiva sua cugina. Probabilmente lui avrebbe reagito allo stesso modo se sua madre gli avesse detto che si stava per sposare qualcun altro.
In due anni.
"Senti, per la scuola tutto ok?"
Miu sorrise, ringraziando suo cugino per quel tempismo, per come aveva cambiato argomento. "Si, mamma ha detto che ha firmato tutto. I documenti dovrebbero già essere in mano del preside. Non vedo l'ora di incontrare tutti quelli di cui mi hai parlato!! >_< Voglio conoscere tutti, e vedere come giochi! Poi voglio vedere Haruko..ti piace ancora vero?..e Rukawa!! Devo proprio vederlo quel mostro di cui mi parli!!"
Hanamichi sorrise.
Prima che Miu partisse per Parigi erano stati praticamente inseparabili. I genitori stavano sempre insieme, e così anche i figli. Hanamichi trattava Miu come una sorellina più piccola, sebbene avessero la stessa età, anche se alla lunga aveva capito che Miu non aveva bisogno di protezione. Era una mina vagante.Poi lei era dovuta partire, ma si sentivano spesso. Chattavano quasi tutte le sere via mail, e ogni tanto si sentivano anche via telefono, almeno una volta a settimana. Sebbene davanti facevano finta di nn sopportarsi, in fin dei conti si adoravano.
E adesso sarebbe andata al suo stesso liceo.

"Ma chi è quella?" disse Mitsui, mentre palleggiava per riscaldare un po' i muscoli. Hanamichi si volse a vedere in quale direzione l'amico stesse guardando.
"E' Miu" disse riconoscendo sua cugina.
"Tu conosci quella ragazza?" chiese ancora Hisashi, colpito che una pera cotta come Hanamichi potesse conoscere una ragazza come quella.
"Certo." rispose ancora Hanamichi "quella è mia cugina"
Mitsui aveva spalancato la bocca. Quella ragazza aveva gli stessi geni di quel demente? Beh, se non altro il colore dei capelli era lo stesso.
Miu nel frattempo si era tolta le scarpe, e scalza, con le calze bianche, camminava per la palestra, avvicinandosi ai ragazzi.
"Ciao" aveva sorriso, mostrando una dentatura perfetta. Teneva i capelli stretti in due chignon sulla testa, e aveva due enormi cerchi d'argento ai lobi. Aveva sempre desiderato essere come Juliette, ma non sapeva che il suo stile era quello che la rendeva così magnetica. "Io mi chiamo Miu"
"Io sono.." aveva tentato Mitsui
"No, no" aveva detto Miu "non dirmelo voglio indovinarlo..Vediamo...sei più grande di Hana, si vede. La cicatrice sul mento..Hisashi Mitsui!"
Mitsui aveva sorriso, e poi annuito
"Quindi tu,carnagione dorata, occhi scuri, basso..Myagi, vero?"
Anche in questo caso aveva annuito.
"Quello è Akagi, si vede ^_^" sorrise Miu, mentre il capitano si domandava che cosa volesse dire.
Poi si guardò intorno.
Qual era Rukawa?? Non vedeva nessuno di così orribile, come invece diceva Hanamichi. Via mail le aveva detto che non poteva neanche descriverlo, per quando era orribile. Aveva detto che se la tirava alla stragrande, ma che non ne aveva motivo.
"ciao" aveva detto Ayako avvicinandosi "e così tu saresti Miu, eh? Hanamichi mi ha parlato di te"
"ah si?" aveva sorriso Miu, dopo aver salutato. Era ovvio che quella fosse Ayako. "Spero non abbia messo in giro solamente voci tendenziose...!"
"Mi ha detto di tenerti d occhio, per non farti finire nei guai"
"Il bue che dice cornuto all'asino" aveva detto Miu, lanciando un occhiataccia al cugino
"^..^ la stessa cosa che ho detto io" aveva detto Ayako, nascondendo sotto i baffi una risata.
"Ragazzi..." Akagi aveva battuto le mani per attirare l'attenzione "Andiamo, è ora di cominciare gli allenamenti"
Miu aveva preso le scarpe e si era messa vicino ad Ayako. L aveva presa subito in simpatia.
"Posso stare qui?" le aveva chiesto
"certo, basta che non fai casino come tuo cugino!" aveva sorriso Aya
"^_^ cercherò di controllarmi!"
"Rukawa!!" aveva urlato Hanamichi "smettila di mettermi i bastoni fra le ruote!!" Aveva urlato Hanamichi, sbraitando sul campo "Non ti sopporto!"
Miu si era voltata di scatto.
Moriva dalla voglia di vedere quel ragazzo. Kaede Rukawa.
Si era voltata,e aveva visto il ragazzo che stava litigando con Hanakun
"*_* quello sarebbe Rukawa?" chiese ad Ayako, indicandolo.
La ragazza annuì, con aria perplessa.
"*_* io lo ammazzo mio cugino, mi aveva detto tutta un 'altra cosa!!" aveva detto Miu, stringendo i pugni "Mi aveva detto che era un mostro *____*"
Ayako aveva riso "Non sono molto amici"
"questo lo so anche io" aveva risposto Miu, mettendosi a sedere in modo rumoroso e plateale, con il broncio e le braccia incrociate "Ma poteva anche dirmelo che aveva il viso di un angelo *_* è splendido.."

continua...
 
Continua nel capitolo:


 
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