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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Bakuten Shoot Beyblade (Beyblade)
Titolo Fanfic: CRISTALLI DI NEVE
Genere: Romantico, Fantasy, Soprannaturale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: AU, Yaoi
Autore: schwan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 25/09/2005 19:12:28 (ultimo inserimento: 25/01/07)

ciao a tutti!! allora vi dico soltanto che come ff è un po` particolare, yaoi e... beh il resto scopritelo leggendo!!!!
 
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UNO FRA TANTI (GIORNI DI SCUOLA)
- Capitolo 1° -

Salve a tutti!!! Prima di tutto volevo avvisare del fatto che non sono esperta di computer, quindi se dovesse succedere qualcosa... perdonatemi! Poi volevo precisare che è la prima ff che scrivo e non sono affatto abituata a ricevere dei commenti sulle mie storie (la verità è che mi vergogno tantissimo, è per questo che non ho mai fatto leggere niente a nessuno!!!!!) ma sarei stra-felicissima di riceverne!!!! Positivi o negativi non importa, basta che siate buoni, vi prego!
Adesso passiamo alla storia. Buona lettura!


CAP 1

Il vento scorreva libero tra le foglie, agitato, caldo: soffiava limpido tra i mille colori autunnali e gli odori grigi che riempivano l’aria. Il rosso, l’oro, il marrone e quel bellissimo arancione: quelli erano i suoi colori, i colori della terra, i colori della natura che questa regalava all’uomo. Come poteva vivere un cieco privato di tutto ciò? Come poteva semplicemente esistere senza le splendide creazioni che, sicuramente, qualcuno di superiore a loro aveva donato agli umani? Questo aveva pensato Yuri quando era venuto sulla Terra e appena si era reso conto di quello che lo circondava. Quale Essere aveva potuto creare simili meraviglie? E per quale ragione donare tutto ciò a della gente che probabilmente non si rendeva neanche conto di cosa li circondava?
Che spreco!
Yuri sospirò, osservandosi intorno. Era inutile pensare a quelle cose, non riusciva a tirarne fuori niente in ogni caso.
Il suo sguardo si soffermò sul caro compagno al suo fianco.
Che razza di capelli che aveva!
Ma lui lo apprezzava ancora di più per la sua pettinatura. Ci voleva comunque del coraggio per andare in giro conciato in quel modo...
I suoi occhi ametista però erano la sua maggiore attrattiva: potevano incendiarti sul posto oppure ipnotizzarti e attrarti come due calamite di fuoco, dipendeva dal momento. Quanto adorava quei due splendidi pozzi in cui gettarsi e dove poter cercar conforto! Troppo, anche se non lo avrebbe mai confessato.
Lo guardò ancor un po’ chiedendosi se c’era un colore che si addiceva al suo compagno: se a Yuri appartenevano il rosso, il giallo e l’arancione allora a lui poteva accostare benissimo il blu o l’azzurro: chiaro, limpido, freddo qualche volta ma anche bellissimo e splendente.
Basta! Yuri scosse con forza la testa. Stava per arrossire! Peggio, stava per arrossire pensando a quello che avrebbe dovuto essere solo e unicamente suo amico. Questo non andava, no proprio per niente. Si costrinse a girare lo sguardo e a concentrarsi su altre persone, ma quello che vide non gli fece molto piacere.
Ragazzine che emettevano gridolini eccitati nel rivedersi, compagni che scherzavano tra di loro dandosi pacche sulla schiena, insegnanti che entravano a scuola sorridendo.
Ma dov’era finito? Su un altro pianeta, in un’altra galassia? Come potevano essere felici di andare in un posto buio, chiuso e desolato come la scuola? Forse era davvero lui l’unico ad odiarla con tutto il cuore, l’unico a non sopportare quella odiosa copertura che, per la cronaca, non era molto utile!
Tanto erano ingenui quegli umani che avrebbero potuto fingere di essere i fantasmi dei trapassati imperatori dell’antica Roma! Forse, pensò sempre Yuri con un ghigno, ci avrebbero persino creduto.
- Cos’hai da ghignare in quel modo? –
Una voce lo fece trasalire dallo spavento e il ragazzo si voltò a guardare il suo interlocutore.
- Niente, stavo solo pensando. – disse con indifferenza
- Ah si? – ribatté Kei fissando i suoi occhi azzurri – E a che cosa stavi pensando, se posso interessarmi dei tuoi affari? –
- Uhm, ai colori. A come una persona può essere definita con uno di essi.- mentì, ma non era una grossa bugia.
-Secondo me questo mondo è troppo colorato, i suoi abitanti non sanno quanto sono fortunati... probabilmente uno qualsiasi di loro impazzirebbe se immerso in un universo nero, bianco e grigio... i colori che non si possono definire tali.–
- Perché ti è venuta in mente una cosa simile? –
- Sinceramente non ne ho idea, stavo osservando gli alberi che perdono le foglie... sono talmente belle! –
Kei scoppiò a ridere sistemandosi meglio in spalla lo zaino ingombrante: stavano percorrendo il tragitto per andare a scuola e più andavano avanti più sulla strada incontravano alunni che si ricongiungevano dopo le vacanze estive.
- Perché stai ridendo? Cosa ho detto di divertente?-
-Oh, no niente...- rispose Kei sorridendo ma subito dopo divenne serio – Se un anno fa mi avessi detto che le foglie in autunno sono belle ti avrei portato da un medico! No sul serio, poco tempo fa non avremmo mai fatto una conversazione del genere. Ti rendi conto di quanto stiamo cambiando da quando siamo insieme, noi tre? Tu stai diventando romantico e questo è tutto dire mentre io... –
- Tu sei in grado di ridere! – esclamò una nuova persona piazzandosi di fronte a loro.
Lunghi capelli neri legati in una funzionale coda, gli occhi ambra, i canini pronunciati e il fisico esile ma non per questo debole.
-Ciao Rei. – salutarono i due.
Il ragazzo neanche sembrò sentirli, stava con l’indice puntato su Kei e la sua espressione era sbalordita – Non pensavo di certo che tu potessi riuscirci: credevo ti avessero tolto i muscoli facciali da piccolo, per non farti sorridere!-
Yuri faticò a tenere la sua solita aria indifferente.
-O che appena nato avessi sbattuto la faccia contro il muro, con il risultato di avere un perenne broncio.-
Sulle sue labbra comparve un sorrisino.
-Oppure, ma questa è l’ipotesi meno realistica, tu avevi nelle tue vite passate un così orribile senso dell’umorismo che gli dei ti hanno concesso una grazia e per questa volta te l’hanno tolto del tutto!-
Yuri non ce la fece più e rise guadagnandosi un’occhiata indignata di Kei che affrontò subito l’altro ragazzo.
Lo sgridò per bene, spiegandogli con più ironia del previsto che lui non doveva rivolgersi in quel modo arrogante al suo, finto, sempai. Dovevano pur sempre mantenere in piedi quella finzione, e lì in Giappone i più piccoli trattavano con rispetto quelli più grandi.
-Si, ho capito. D’ora in poi cercherò anche di non venire più con voi a scuola, dato che oggi non mi avete neanche aspettato... ho dovuto correre per la metà della città per potervi raggiungere.-
Yuri scambiò un’occhiata con Kei.
I tre erano stati affidati a due tutori e vivevano insieme in una bellissima villetta alle periferia della città, non comunque troppo distante dalla scuola. Tutto quello era necessario alla loro copertura, nonostante loro non fossero molto felici di ingannare due persone buone come i loro genitori addottivi.
Quella mattina i tre si erano alzati presto e, dopo aver fatto colazione, erano quasi pronti per partire quando Yuri era ritornato in
camera dicendo di aver dimenticato un quaderno: Kei, esasperato dopo dieci minuti di attesa, lo aveva poi aiutato.
Alla fine riuscirono nella grande impresa, cioè ritrovare il quaderno scomparso, ma per poi perdere Rei!
Infatti appena si ripresentarono sull’uscio della porta di casa il ragazzo dai lunghi capelli era già lontano, o almeno secondo loro.
-Vi ho aspettato per mezz’ora per quello stupido quaderno e poi voi anche mi lasciate indietro. Bel ringraziamento! E poi sei tu, Kei, che ti arrabbi se vieni preso in giro (tralasciando il fatto che le mie battute sono stupende)!-
-Ti chiedo scusa.- mormorò Kei fermandosi per la prima volta durante il tragitto. Tese la mano sul suo caro amico e con un gesto dolcissimo accarezzò lentamente i capelli neri e soffici di Rei. Si fermò sulla guancia e con una lieve e ultima carezza lo sfiorò, facendo tremare il ragazzo dalla chioma corvina. – Mi rendo conto che spesso vi tratto abbastanza male ma voglio anche che vi ricordiate che voi due siete le persone a me più importanti, senza la quale non saprei più che fare. Quindi vi prego di perdonarmi se alcune volte sono molto sgarbato.- disse con la sua voce profonda.
-Si...si, certo.- balbettò Rei ancora scosso dall’insolita gentilezza del compagno.
-In ogni caso stamattina pensavamo tu fossi già andato a scuola, non ti abbiamo più visto!- disse Yuri con un po’ di gelosia. Perché
con lui Kei non dimostrava mai una dolcezza così grande?
-Va bene, allora vi perdono... comunque ero andato un attimo a bere il mio succo di frutta... dalla prima volta che l’ho assaggiato non ne ho fatto più a meno!! Ho bisogno del mio succo giornaliero altrimenti mi tormento finché non lo bevo.-


Yuri guardò per la quindicesima volta l’orologio. Ma quando finiva quella interminabile, impossibile, noiosissima ora? Perché non si sbrigava la maledetta professoressa di inglese a spiegare ciò che avrebbero fatto durante l’anno (che tanto non gliene fregava niente a nessuno)?
Tic-tac, tic-tac, tic-tac.
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinnnn.
Yuri appoggiò la testa al banco alzando il braccio in segno di vittoria: ce l’aveva fatta, era sopravvissuto fino all’ora di pranzo.
Prese la sua roba da mangiare e con passo svogliato si diresse verso il cortile della scuola, dove avrebbe trovato sicuramente un bel luogo al fresco e all’ombra per mangiare e sonnecchiare. Finalmente lo trovò: sotto le fronde di un meraviglioso albero secolare.
Si coricò immediatamente posando la testa sopra le braccia incrociate e chiuse gli occhi assaporando quel momento tanto a
lungo sospirato.
Già da subito si perse nei meandri dei suoi pensieri, facendo vagare la sua mente nella memoria.
Si ricordava il primo giorno di scuola dell’anno prima, che era stato per lui anche il primo giorno fra i tanti su quel assurdo pianeta.
Proprio così, assurdo. Perché una ragione, una sua logica, gli umani non ce l’avevano e finivano per tramutare tutto quello che toccavano e usavano in cose prive di senso e significato.
Ancora oggi, per esempio, non riusciva a comprendere il bisogno degli umani di classificare tutte le persone che venivano ad incontrare: quello è tosto, quello è noioso, quello è uno straccione, quello è antipatico....
Dal mondo da dove lui proveniva ognuno si faceva i fatti suoi e non si sprecava tempo nel giudicare gli altri.
All’improvviso un rumore risvegliò la sua concentrazione: una persona si stava avvicinando lentamente a lui.
Yuri non aprì neanche gi occhi anzi, preferì lasciarli chiusi a fantasticare sulla persona che aveva a fianco.
- Allora- disse dopo qualche minuto di immobile silenzio – hai intenzione di stare lì senza fare niente per tutto il tempo?-
Ma la risposta non venne mai; infatti Yuri sentì prima qualcuno sedersi sul suo stomaco e poi baciargli lentamente il collo, allorché il ragazzo dagli infuocati capelli decise che era venuto il momento di osservare cosa stava succedendo.
Aprì gli occhi e quello che vide gi piacque molto.
Kei si trovava sulla sua pancia morbidamente seduto, che con una mano gli accarezza i capelli e con l’altra gli sfiorava il collo dove stava depositando leggeri baci.
- Uhmm.... non che non mi piaccia, Kei, al contrario ma... a cosa devo tutto questo interesse...? –
- Ho visto la tua faccia stamattina, quando ho dato una carezza a Rei. Non pensavo che il nostro Mister Freezer potesse essere geloso... – rispose Kei alzandosi dalla sua occupazione. –Quindi ho deciso di rimediare...-
- Non posso essere geloso di Rei, ma mi dispiace comunque per tutte quelle volte che a lui fai un gesto d’affetto e a me una pacca sulla schiena.- Yuri si alzò di scatto a sedere, quasi andando a sbattere contro la testa del compagno, e ristabilendo la sua espressione indifferente.
Kei si rabbuiò, convincendosi che il sentimento che stava provando Yuri era gelosia.
- Io provo lo stesso affetto per entrambi, non c’è uno che prediligo. Io ti voglio molto bene Yuri, solo che alcune volte faccio fatica a dimostrartelo.-
-Però con Rei non ti fai tutti questi problemi, o sbaglio?-
Kei gli mandò un’occhiata di fuoco e dopo si alzò.
-Lasciamo perdere questo discorso senza senso! Io me ne vado, ci rivedremo alla fine delle leziosi quando spero ti sarà ritornato un po’ di ragionevolezza!!- si voltò e si incamminò lontano fino a non farsi più vedere.
-Ma si, fai quello che ti pare...-


Era già passato un giorno di scuola, sicuramente, Yuri ci scommetteva, il più lungo e orribile degli ultimi tempi. Aveva avuto un brutto, anche se corto, battibecco con Kei, poi con una sua compagna di classe ficcanaso (che aveva visto i due insieme) e alla fine aveva anche litigato, ma in forma più lieve, con il professore di matematica.
Ma per quale assurda ragione esisteva la scuola? E perché doveva andarci anche lui?
Yuri prese la sua sacca da terra e decise di andare a casa da solo, al diavolo Kei!
Superò l’entrata di quel odiato edificio e con un diavolo per capello neanche si accorse delle due persone che lo stavano aspettando seduti su una panchina, tanto che quando si sentì chiamare da quella voce sobbalzò dallo spavento.
-Yuri! Ehi, Yuri, aspetta!-
Indeciso se continuare a correre o no il più lontano possibile alla fine optò per fermarsi e voltarsi con l’espressione più fredda che aveva.
-Si? Cosa volete?- chiese con una voce di ghiaccio.
Rei e Kei gli si piazzarono davanti e invece di rispondere il primo tra i due gli buttò le braccia al collo.
- Mi dispiace, non volevo farti soffrire...- sussurrò il bel ragazzo dai capelli neri sul suo collo.
-Cosa dici? – rispose allora Yuri addolcendosi un po’ all’amorevolezza del suo magnifico( più che) amico e ricambiando l’abbraccio – Non è mica colpa tua. -
-Questo lo so, tesoro. Infatti la maggior parte della colpa va al nostro testardo compagno che non capisce quando un’altra persona ha bisogno di affetto oppure, ed è ancora peggio, si crede così marmoreo da non volerne concederne una briciola. Allora Kei, cosa dici in tua discolpa? E che sia una spiegazione esauriente.-
Rei non si staccò del tutto dal corpo dell’amico ma permise anche a Kei di avvicinarsi.
Il giovane non si fece scappare l’occasione: abbassò la testa e mise una mano dietro al collo di Yuri baciandolo dolcemente.
Yuri non si oppose, anche perché in quel momento l’unico suo pensiero era quello di ricambiare al bacio favoloso che, quando finì, gli lasciò un buonissimo gusto di menta in bocca.
Kei e le sue mentine, classico, si disse sorridendo interiormente.
-Scusami, sono stato un mostro con te oggi. Spero di averti fatto capire finalmente in che modo e quanto io tengo a te. Ti voglio troppo bene per permettermi di perdere il tuo affetto, ti giuro che se accadesse ne morirei. Scusami, amore.-
Yuri sorrise e prendendo per il braccio uno e per la mano l’altro disse:
-Su, forza. Dobbiamo andare a casa.-

Più tardi erano nella loro camera, Yuri che studiava e Kei che cercava, invano, di vincere una partita di calcio alla playstation. Tra loro la situazione era diventata nuovamente normale ma al ragazzo dai bellissimi capelli rossi non dispiaceva affatto perché Kei lo aveva chiamato amore... Amore!
Era già accaduto che Kei lo avesse soprannominato con nomignoli stupidi ma in un certo senso anche affettuosi (un esempio era
“batuffolo”, il nome da Yuri odiato che l’altro gli aveva affibbiato quando gli aveva provato la morbidezza dei capelli appena asciugati.) ma mai e poi mai aveva osato chiamarlo “amore”.
A ripensarci si scioglieva. In effetti anche quando Rei gli aveva detto per la prima volta il suo adorabile “tesoro” gli era quasi venuta la tachicardia... che il detto che loro tre fossero davvero parte di un’unica cosa fosse vero?
Yuri non ebbe neppure il tempo di rifletterci su che un agitato Rei spalancò la porta facendo voltare entrambi gli occupanti.
-Cosa sta succedendo?-
- ... é il momento.-
Yuri, mentre si stava velocemente vestendo, ebbe modo di vedere che gli occhi di Rei erano incredibilmente e completamente bianchi.

CONTINUA....























 
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