01_REMEMBER - Capitolo 1° -
COME WHAT MAY
Capitolo 1
REMEMBER
“Scappate, tutti fuori, FUORI PRESTO!!!!”
“AAAAAAAHHH!!!”
“No, lasciale stare, maledetto!!”
“Ahahahahahah!!!”
“Arthur, fermo!!! Arthur, NO!!!”
“Papàààààààà!!!”
***
“Professor Silente, io devo farlo, lei deve aiutarmi, devo imparare a combattere, LEI E’ L’UNICO CHE PUO’ AIUTARMI!”
“No Harry. Ne abbiamo già parlato. Io capisco i tuoi sentimenti, ma non posso fare ciò che mi chiedi, è troppo pericoloso! E tu sei ancora un ragazzo!”
“Beh se la pensa così…allora vuol dire che non è in grado di capire i miei sentimenti! Io dentro di me sto soffrendo come un cane! Ogni giorno la vita delle persone a cui voglio più bene, è in pericolo! Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni dannatissimo secondo…”
“Harry, io capisco benissimo, ma…”
“NO! Lei non capisce, NON CAPISCE! Perché non posso imparare a difendere me stesso e gli altri? Che importa se ho solo sedici anni? Ho superato tante di quelle difficoltà che penso sia ora che impari a rendermi utile! Posso farcela!”
***
“Harry, HARRY!!!! Hanno… hanno…”
“Hermione cosa è successo? Hermione calmati e dimmi tutto!”
“Harry! I… i Mangiamorte!!!”
“Cosa? Che cos’hanno fatto? HERMIONE PARLA!”
“Harry…i M- mangiamorte ha- hanno distrutto l-la Tana!”
Harry si svegliò di soprassalto…aveva sognato…di nuovo.
Erano ormai due mesi che, ogni volta in cui si addormentava, tutti i terribili momenti passati
durante tutto l’anno trascorso gli tornavano alla mente. Si era addormentato nel parco di Magnolia
Crescent, come ormai capitava spesso. La notte non riusciva quasi mai a dormire e il giorno cercava di tenersi
occupato per non pensare a tutto il rancore che serbava nel suo cuore. Provava un irrefrenabile
voglia di vendetta contro il suo acerrimo nemico, Voldemort e tutti i suoi seguaci, i Mangiamorte.
Non avevano avuto pietà nell’ultimo periodo, si erano dimostrati più agguerriti e spietati che mai.
Per circa sei mesi avevano attaccato Hogsmeade e la Londra Babbana, senza risparmiare la vita di
nessuno. L’Ordine, fortunatamente era riuscito a placare in parte la loro smania di uccidere ma la
malvagità di Voldemort aveva mietuto ormai vittime dappertutto. Improvvisamente, proprio quando
l’Ordine stava riuscendo ad anticipare i loro attentati, i Mangiamorte cessarono di attaccare. Per
circa tre mesi andò avanti una precaria situazione di tranquillità, ma il mondo magico era sempre
all’erta, soprattutto l’Ordine, che poteva contare solo sulle proprie forze, dato che gli Auror del
ministero della Magia ancora non si decidevano ad intervenire seriamente. Tutti i componenti
dell’Ordine della Fenice si aspettavano quindi un qualche attacco a sorpresa da parte del Signore
Oscuro. E infatti avvenne proprio questo.
Era l’ultimo giorno di scuola ad Hogwarts e i membri dell’Ordine si erano concentrati solo sulla
stazione di Hogsmeade e su quella di King’s Kross, per proteggere gli alunni di Hogwarts. I
Mangiamorte avevano previsto tutto e, sotto preciso ordine di Voldemort, si erano appostati alla
Tana per distruggere la famiglia Weasley: Voldemort sapeva bene che se Harry non avesse avuto
accanto a sé la presenza dei suoi amici sarebbe stato più vulnerabile ai suoi attacchi, ma aveva
anche provato sulla sua pelle che Harry non era un maghetto qualunque.
Durante l’attacco erano rimasti coinvolti Arthur, Molly, Ron e Ginny. Da ormai più di due mesi
Harry non riceveva notizie dal suo migliore amico. Aveva avuto la certezza che i quattro fossero
vivi da Hermione, anche se papà Weasley era stato preso di striscio da un Avada Kedavra
indirizzato alla piccola Ginny ed era entrato in uno stato di coma che non accennava a cambiare.
Harry era riuscito a tenersi costantemente in contatto solo con Hermione.
Non potendo fare altro, Harry scaricava la sua ira mettendosi sotto sforzo da quando aveva saputo
dell’attacco. Tutte le sere scappava da casa Dursley e correva finché le gambe glielo
permettevano, correva il più lontano possibile, voleva scappare, fuggire da quella realtà opprimente
e così frustrante.
Si alzò in piedi e dopo essersi stiracchiato un po’ si diresse verso casa dei Dursley. Era una serata
non troppo afosa, infatti tirava un venticello piacevole, che scompigliava i capelli già spettinati e
ribelli del ragazzo.
Aprì la porta della villetta degli zii e, ignorando le urla petulanti della zia Petunia si diresse in
camera sua. Si chiuse dentro a chiave e si gettò sulla sua branda, non vedeva l’ora di andarsene da
quella topaia e rivedere i suoi amici. Improvvisamente udì un piccolo fruscio di ali: Edvige era
tornata ed era appollaiata nella sua gabbia, sul suo trespolo. Doveva essere già lì da un po’ perché
aveva la testa nascosta sotto un’ala, evidentemente stava riposando ed Harry l’aveva infastidita con
il suo arrivo.
Il ragazzo sorrise. Diede un buffetto alla civetta e si accorse che sulla sua scrivania c’era una lettera.
Qualcuno gli aveva scritto. Aprì la busta e riconobbe subito la grafia ordinata e chiara della sua
migliore amica.
“Ciao Harry! Come stai? Io abbastanza bene. Ho una proposta da farti. Dopodomani vado a Dyagon
Alley per finire di fare le ultime spese per la scuola, ti andrebbe di venire? Si tratta di dormire solo
una sera lì, poi partiremmo direttamente, che ne dici? Fammi sapere presto! Un bacio, Hermione.”
Wake me up
Wake me up inside
I can’t wake up
Wake me up inside
Save me
Call my name and save me from the dark
Wake me up
Bid my blood to run
I can’t wake up
Before I come undone
Save me
Save me from the nothing I’ve become
Bring me to life - Evanescence
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Continua...
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