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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Beyblade (Bakuten Shoot Beyblade)
Titolo Fanfic: REMINDERS
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: kia-hikotaru galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 07/09/2005 17:12:04

eccolaaaaaa qua ^^ dopo namida, il ritorno delle kai x yuriy ù.ù
 
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RICORDI
- Capitolo 1° -

Eccovi nuova Fic sarà colpa del caldo ma non è KaiTakao! ^_^ (ç_ç ndTaka) Enjoy yourself, if you can! (noooooo la sindrome di Max noooooo ndKai_tipo Jean Claude di ''sensualità a corte (mai dire Lunedì)'')


REMINDERS


**Camminava solo, come al solito, in una strada buia e silenziosa. Faceva freddo, molto, molto freddo, aveva le mani affondate nelle tasche del giubbotto. Si strinse nella sciarpa, mentre un fiocco gelido gli si posava sul naso, seguito poi da molti altri. La neve cominciò a scendere dal cielo, e lui si rifugiò sotto un portone, imprecando in quindici lingue diverse. Appoggiò la schiena al legno massiccio della porta, sospirando tristemente, il suo fiato creò una nuvoletta che fluttuò verso l'alto, dissolvendosi poi a contatto con la pietra della volta. Si sentì privare dell'appoggio, qualcuno aprì la porta e lui cadde all'indietro. Si alzò, guardando l'interno di quel palazzo con curiosità. C'era un porticato lungo i quattro lati del palazzo, un grande cortile scoperto al centro, dove migliaia di ragazzi su per giù della sua età lanciavano delle trottoline, incuranti del freddo, sotto la stretta sorveglianza di alcune guardie incappucciate armate di frustini. Gli passò accanto e questi non fecero una piega, ignorandolo completamente. Proseguì, mentre la neve scendeva più fitta, entrando nel palazzo, constatando che era un monastero. Gli era così familiare... Posò una mano sulla fredda parete di pietra, poi una voce lo fece sobbalzare. Era sconosciuta, eppure gli parve di averla sentita tante volte... si girò, vedendo una figura alta avvicinarsi, la voce doveva appartenere a quella persona...**

"Kai... Kai, svegliati..." Il giapponese lo stava scuotendo da qualche minuto, era preoccupato, il suo compagno di stanza si stava agitando nel letto.
Kai si drizzò a sedere, svegliandosi di soprassalto e dando una capocciata a Takao, era coperto di sudore freddo e tremava.
"Ahio >_<" si lamentò il giapponese, massaggiandosi la fronte.
Kai respirava profondamente, lanciando occhiate spaventate alla camera, Takao lo guardò perplesso.
"Kai...? Va tutto bene?" domandò, sfiorandogli un braccio. Il russo lo ritrasse subito, sobbalzando.
"Ta-Takao..." sussurrò, vedendo per la prima volta il giapponese.
"Già, sono io... hai fatto un incubo?"
Il russo annuì, normalmente l'avrebbe mandato al diavolo ma adesso era troppo sconvolto per reagire come al solito.
Takao gli sorrise, abbracciandolo, cercando di calmarlo. (sicura che non è meKai? *ç* ndTaka) (sì sono sicura XD ndKia)
"Su, su, è passato... dai, calmati..." gli disse, accarezzandogli la schiena. Kai annuì, ricambiando l'abbraccio mentre da fuori si sentì un tuono e la luce improvvisa di un fulmine illuminò la stanza per pochi secondi.
A Takao scappò un urlo, si rintanò tra le braccia forti di Kai che gli accarezzò i capelli, stringendolo a sé.
"Non è niente, soltanto un temporale..."
"I-io ho... il terrore dei temporali..." fece il giapponese, spaventato, e Kai sorrise, appoggiando il mento sulla sua testa.
"Ci sono qua io, calmati, capitano..." disse, mentre Takao si arrampicava sul letto e si accoccolava tra le sue braccia.
"Posso... dormire qui, Kai? é.è" domandò, temendo che il compagno gli ridesse in faccia, mandandolo a quel paese, ma la risposta che ricevette lo lasciò totalmente spiazzato.
"Va bene..." disse Kai, sdraiandosi con Takao sul petto, chiudendo gli occhi.
"Non... non credevo che tu fossi così gentile, Kai..." disse Takao, tutto d'un fiato, arrossendo.
"L'apparenza inganna..." sussurrò, amaramente, accarezzandogli una guancia, poi voltandosi su un fianco, sentendo il giapponese cedere lentamente al sonno.
Invece a lui ci volle molto di più per addormentarsi, due ore dopo era ancora sveglio, stava ripensando a quel sogno...
E quella voce...
Di chi era?
Era dolce, apparteneva a un ragazzo, gli sembrava familiare eppure non riuscì a collegarla con nessuno dei ragazzi che conosceva.

Stava per arrendersi anche lui al sonno, catturato dalle braccia di Morfeo (oddio Mimi Hiwatari ha infettato anche me con questa frase OO ndKia), in una fase di dormiveglia un nome affiorò dolcemente dalle sue labbra.
"...Yuriy..."


**Era ancora in quel monastero, stavolta però era mattina, il sole era forte e illuminava tutti i corridoi, compreso quello dove stava camminando. I suoi piedi, a contatto con la pietra del pavimento, non producevano alcun rumore, nessuna delle persone che incontrò parve accorgersi della sua presenza. Passò davanti a molte porte, dovevano essere le stanze dei ragazzi, proseguendo notò che il soffitto si faceva più alto, le finestre non avevano più sbarre e tra una porta e l'altra c'era più spazio. Una di queste porte era aperta, Kai vi si accostò, spiando l'interno, non c'era nessuno. Entrò senza un fruscio, guardandosi attorno, perché gli sembrava di esserci già stato? Sentì dei passi nel corridoio, erano sempre più vicini, poi un ciuffo di capelli rossi fare capolino dalla porta e la stessa voce della sera prima, che pareva rivolgersi a qualcuno là fuori, aveva detto 'Allora a dopo, am... capitano...'. Stava finalmente per vedere il viso cui quella meravigliosa voce apparteneva quando qualcun altro lo chiamò**

"Che... che diamine vuoi, cinese del cazzo...?" domandò, con la sua solita finezza, riaprendo gli occhi e trattenendosi dal dargli un pugno.
Rei aveva appena interrotto quel sogno sul più bello.
"Solo dirti che siamo quasi arrivati, Kai... scusa se ti ho svegliato forse preferivi rimanere nel mondo dei sogni >_>" rispose Rei, offeso.
"Sì, decisamente..." mugugnò Kai, grattandosi la nuca con un dito, gettando un'occhiata al paesaggio là fuori.
Erano nel mezzo della steppa, le montagne innevate erano abbastanza lontane, si chiese come avesse fatto quel pullmino sgangherato ad arrivare fin lì.
Un rumore lo distolse dai suoi pensieri, erano le pale di un elicottero o una roba del genere.
Che ci faceva un elicottero in quel posto sperduto?!?
"Che diamine...?!" l'autista imprecò in russo, soltanto Kai capì la sua frase e ridacchiò fra sé e sé, pensando che se lo avesse riferito al signor Daitenji probabilmente quell'autista non avrebbe guidato più un bel niente. Nonno Jay (o Ryu... nonno Drago XD ndKia) guardò fuori dai grossi finestrini, lanciando un grido.
"Nonno, che succede?!?" domandò Takao, balzando in piedi, mentre suo nonno estraeva la katana (spada di legno che se usa per il kendo! Ayà! ndKai) e infrangeva il vetro.
"Ehi! Ma che le prende?!?" esclamò l'autista, distraendosi.
Grosso errore, il pullmino scivolò sul ghiaccio e cominciò una rotazione su se stesso che avrebbe fatto venire il mal di mare anche al più esperto ammiraglio del mondo.
"Presto, uscite di qui!" esclamò il vecchio, spingendo fuori dall'abitacolo Max, poi Takao, il professor Kappa e Rei, tese una mano verso Kai che però era rimasto al suo posto, fissando il sedile davanti.
"HIWATARI!!" ruggì il nonno, dopo che anche l'autista fu sceso, facendo per andare da Kai, ma questi lo fermò con un gesto.
L'anziano si fidò di lui, gettandosi fuori dal finestrino appena un attimo prima che l'elicottero che li stava seguendo schiacciasse il pullmino.
"Nonno! Stai bene?!" domandò Takao, poi guardò alle spalle del vecchio e non vide nessuno.
"Dov'è Kai???" esclamò, contemporaneamente a Rei, mentre Max aiutava il nonno a rialzarsi.
Jay scosse la testa, sembrava tremendamente afflitto.
"No... no... no... KAAAAAAAAAAAAAI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!" gridò Takao, in preda alla disperazione più profonda.

Dall'elicottero, i quattro membri dei Demolition Boys udirono il grido di Takao, uno di loro sobbalzò, chiedendosi cosa fosse accaduto al 'piccolo' Kai.

"Porca puttana, Takao, perché devi gridare così?!" esclamò Kai, emergendo da un cumulo di neve un po' più avanti, scuotendosi quella roba bianca (cocaina XDDD ndKia) (quella che hai sniffato tu prima di metterti a scrivere Oo''' ndKai) (ehi >_<*** ndKia) dal pantalone.
"KAI!"
Takao si gettò verso di lui, facendolo cadere tra la neve, abbracciandolo e ripetendo in continuazione il suo nome, seguito da uno 'stai bene!!' o da un 'come sono felice di vederti!! Mi sono preoccupato così tanto!!'.
"Maledetto ragazzino... TI SEMBRA IL CASO DI SCARAVENTARE LA GENTE NELLA NEVE, EH, BRUTTO CRETINO?!?" urlò Kai, in preda a una crisi di nervi.
"Scusa..."
"Sta davvero bene ^-^" fece Rei, con un sorriso, mentre Max annuiva al suo fianco, sorridendo anche lui.
"Blade Breakers!" esclamò una voce minacciosa, i presenti si voltarono in direzione della provenienza di quella voce, tutti tranne Kai, impegnato a togliersi la neve da dosso, imprecando sottovoce contro Takao.
"Chi siete?!?" domandò il giapponese, a bruciapelo.
"Noi? Siamo i Demolition Boys! E siamo qui per sfidarvi!" esclamò uno di loro, un ragazzo coi capelli di un indefinito grigio lilla.
"Cosa?! Volete sfidarci? E credete anche di avere delle possibilità contro di noi?!? Siamo i campioni nazionali, tra i Blader più forti del mondo, e io non vi ho mai sentiti nominare, come credete di... MAX!!!"
Il più basso dei loro avversari aveva lanciato il Bey contro una gamba dell'americano, il suo dispositivo di lancio somigliava un po' a un bazooka e aveva la stessa potenza, considerato il fiotto di sangue che stava scorrendo dalla ferita provocata.
Rei, Takao, Nonno Jay e l'autista del pullman si affrettarono attorno al ragazzo, tempestandolo di domande, cercando di fermare l'emorragia, mentre invece Kai si ripuliva con nonchalance.
"Ehi, tu - abbaiò uno dei Demolition Boys, un tipo molto alto e con una voce profonda - non vai dal tuo amico?"
Kai non lo degnò di uno sguardo, lo ignorò con grande stile, continuando la sua operazione di pulizia, onde evitare che gli si bagnassero gli abiti.
"Ehi, sto parlando con te!!!"
"Ma chi gliel'ha insegnata l'educazione a quello?!?"
"Lo stesso uomo che l'ha insegnata a te, Bo'..." ribattè una voce pacata. Nel sentirla, Kai spalancò gli occhi, fermò immediatamente ogni movimento e continuò a fissare la propria sciarpa candida che svolazzava sotto la spinta del vento freddo della steppa.
Quelle parole gli rimbombavano nella mente, ma non per la frase in sé... ma per la voce...
"Perché non vai dal tuo amico, ragazzino?" il gigante riprovò con la stessa domanda, ed ottenne lo stesso risultato.
"Kai... Sargay sta parlando con te..." sussurrò la stessa voce calda di prima, Kai non ebbe più dubbi.
Era quella del suo sogno.
Alzò la testa di scatto, incrociando due pozzi azzurrissimi, spalancando i suoi occhi, mostrando completamente il rosso delle sue iridi.
"Y... Yu..."
"Come va? ^_^" fece il ragazzo che aveva di fronte, con un sorriso. I muscoli di Kai si rilassarono, chinò la testa, fissando la neve.
"Yuriy, lo conosci?" domandò Sargay.
"Di vista..." rispose Yuriy, sarcastico, ma il gigante non afferrò la battuta.
"EHI, VOI!" intervenne Takao.
"Sì?" Yuriy si rivolse a lui, con tono affabile.
"COME VI SIETE PERMESSI DI FARE DEL MALE AL MIO AMICO?! ADESSO ME LA PAGHERETE! IN POSIZIONE!" urlò, tutto d'un fiato, estraendo il dispositivo di lancio, imitato da Rei e poi da tre dei Demolition Boys: Sargay, il tappetto e il ragazzo coi capelli di un colore indefinito (uhuhuh se mi legge la Lucre x°°° ndKia).
"Yu, tu non combatti?" gli chiese il tappo, preparandosi a lanciare il suo Bey.
"Potete farcela benissimo da soli..." rispose Yuriy, lo sguardo però rivolto verso Kai.
I cinque Blader lanciarono i loro Bey Blade e si gettarono subito in una lotta accanita.
L'albino-moro sollevò un po' la testa, gli occhi nascosti dai capelli argentei e lo sguardo puntato sul rosso, era quasi impossibile vederlo ma era certo che Yuriy sapeva che lo stava guardando.
"Sei tornato, finalmente..." sussurrò il rosso, con un leggero sorriso.
"Non ancora..." fece Kai, estraendo Dranzer e lanciandolo in mezzo ai Bey degli altri, facendo fermare Dragoon e Driger ma anche Falborg, Seaborg e il Bey Blade di Ivan (che si chiama...? Oo'' ndKia).
"Grazie, amico ^-^" gli disse Takao, recuperando il suo Bey.
Kai sorrise a Yuriy, che ridacchiò piano, poi si chinò, mentre Dranzer raggiungeva la sua mano.
"Ci rivediamo..."
"Puoi contarci" rispose, e guardò depresso i quattro russi correre via, mimetizzandosi perfettamente col paesaggio.
"E adesso... che facciamo?!??" esclamò Takao, in preda alla disperazione.


**Era di nuovo in quella stanza, ma stavolta non da solo. C'era Yuriy con lui. Lo stava baciando, erano abbracciati, stretti l'uno all'altro, cercando di far fronte al gelo che filtrava dalle numerose fessure delle finestre e della porta. In quello schifo di monastero avevano un riscaldamento da fare pietà, per di più in quei giorni c'era stato un black out in tutta Mosca, così erano rimasti al freddo. Tutti, tranne loro due, perché nulla riscalda come l'amore**

Per la prima volta da quando erano in Russia e per la prima volta da parecchi mesi a quella parte, Kai si svegliò di buon umore, con la voglia di farsi una risata. Rimase un po' stupito, era tanto che non gli capitava, doveva essere stato condizionato da quel sogno...
Erano miracolosamente riusciti ad arrivare a Mosca, avevano occupato tre camere nell'albergo affibbiatogli da Daitenji ed erano subito andati a dormire, il giorno dopo avrebbero visitato la città.
Si passò una mano tra i capelli, scendendo dal letto e andando davanti alla grande finestra, passando accanto a Rei che dormiva placidamente, acciambellato come un micio.
Ammirò il paesaggio là fuori, aveva nevicato quella notte, ma il cielo era terso, il sole stava facendo capolino dalle montagne, doveva essere molto presto.
Aguzzò la vista, distinguendo le cupole del Cremlino e sorrise.
Mosca...
La sua Russia...
Per quanto gli avevano raccontato era lì che era nato e lì aveva passato i primi dodici anni della sua vita.
Finché non era stato vittima di quell'incidente e aveva perso la memoria, e suo nonno l'aveva portato con sé in Giappone, addestrandolo per essere un perfetto teppista.
Sospirò a mezza voce, la sua infanzia in quella città così stupenda doveva essere stata bella...
Andò in bagno, sciacquandosi la faccia, poi si cambiò e uscì dalla camera, il fidato Dranzer in tasca.

In giro c'era poca gente: qualche ragazzino, panettieri, edicolanti, insomma tutti coloro che potevano permettersi di girare alle sei del mattino o che, per un motivo o l'altro, erano costretti a farlo.
Era talmente distratto, perso nei suoi pensieri, che non si accorse nemmeno di essere in rotta di collisione con il muro di un edificio.
Sbattè la fronte contro la dura pietra, cadendo all'indietro.
Si massaggiò il punto dolorante, imprecando contro chiunque avesse avuto la brillante idea di costruire un muro in mezzo alla strada, poi, aprendo gli occhi, si accorse di essersi allontanato parecchio dal centro della città.
Doveva essere in periferia, il suo cuore saltò un battito quando riconobbe il portone dell'edificio contro cui era sbattuto.
Lo stesso del suo sogno...
C'era una targa in russo, lesse velocemente.
Monastero di Vladimir Borkov, da anni alleviamo giovani ragazzi dotati per lo sport.
Borkov...
Una fitta alla tempia lo costrinse ad appoggiarsi a un albero lì vicino, alzò lo sguardo al cielo, ansimando.
Cos'era quella sensazione?
Cos'erano tutte quelle immagini che sfornava la sua mente a velocità impressionante?
Lui e una donna bellissima, lui piange, la donna lo abbraccia, lui sorride, è felice, poi la donna sparisce e viene un uomo, un uomo cattivo, lo porta via, in un posto molto freddo, e lui è solo, piange, è triste, poi smette di piangere e diventa cattivo, diventa forte, odia, poi all'improvviso incontra Yuriy, con Yuriy torna a sorridere, gli dice 'Ti amo', Yuriy gli dice 'Anch'io ti amo', un bacio, è di nuovo felice, vive felice, sorride, ride, ma poi un'ombra nera, una luce accecante e la fine di tutto... Soltanto un nome...
"Yuriy..."
"Hiwatari, va tutto bene?"
Kai sobbalzò, chi cacchio...?
"S-sì..."
Alzò lo sguardo, incrociando un viso magro e pallido con due occhi freddi.
Borkov.
"Vieni dentro, Kai, devo parlarti" disse l'uomo, voltandosi con un fruscio del mantello che indossava, Kai lo seguì in silenzio, mentre i ricordi gli affollavano la mente fino quasi a fargli male.
Pochi attimi prima il suo passato era un baratro buio, non ricordava niente, ora invece gli esplodevano miriadi di immagini, sensazioni, pensieri, ricordava ogni singolo attimo passato in quel monastero, ogni singola volta che i suoi piedi avevano calpestato quel terreno...
Ricordava tutto, ogni lancio con Dranzer, ogni percossa subita, ogni... ogni bacio dato a Yuriy, ogni carezza, ogni sorriso, ogni parola, ogni cosa...
Quando finalmente rialzò lo sguardo, lui e Borkov erano nei sotterranei del castello, in una sala rotonda, dalle pareti azzurre o più semplicemente ammuffite, fiocamente illuminata da delle torce.
Al centro, una roccia avvolta da delle catene che scendevano dal soffitto. Kai si avvicinò cautamente, sapeva cosa lo aspettava.
Nel mezzo esatto dello spuntone di pietra c'era un foro circolare, nel foro, un Bey Blade.
"Black Dranzer..." sussurrò, mentre Borkov annuiva.
"Sì, Black Dranzer. Quando avevi undici anni l'hai visto in azione e sei rimasto abbagliato dalla sua potenza... hai deciso di utilizzarlo, ma era troppo potente per te, e... sei svenuto, coma profondo durato sei giorni, al tuo risveglio avevi perso completamente la memoria... nemmeno riconoscevi tuo nonno..."
"Questo Bey... mi ha umiliato..." sussurrò, posandoci una mano sopra.
"Prendilo in mano, se vuoi..." fece Borkov, liberando il Bey dalle catene, e Kai lo prese tra le dita, portandolo più vicino al proprio viso.
"Black Dranzer... e l'Aquila Nera..."
"Cosa vuoi fare, Kai?" gli chiese Borkov.
Kai ci pensò a lungo.
Molto a lungo.
Rimase a fissare Black Dranzer per parecchi minuti, poi alzò lo sguardo, posandolo sul viso scarno e quasi repellente che aveva di fronte (ehi io sono bellissimo! >_< ndBorkov) (sì come no -.- ndTutti).
"Voglio questo Bey Blade" dichiarò.
Borkov ghignò.
Perfetto.


"Che vuol dire che non posso vederlo?!?"

"Che vuol dire che non è in camera?!?"

"Quello che ho detto, Kai"

"Che non è più qui, Takao"

"E perché, di grazia?!"

"E allora dov'è, santo cielo?!??"

"Yuriy è fuori, in allenamento con gli altri Demolition Boys"

"Non lo sappiamo, probabilmente è uscito..."

"Anch'io sono uno di loro! Perché non manda anche me?!"

"Perché non ha detto niente?!"

"Per te ho un programma di allenamento diverso, Kai..."

"Dai, non te la prendere, Kai è fatto così..."

"Umpf... quando saranno di ritorno?"

"Sì, sì... quando tornerà secondo voi?"

"Non prima di domani sera"

"Non saprei, probabilmente oggi pomeriggio..."

"E io fino ad allora che dovrei fare?!"

"E noi che facciamo?"

"Allenarti, è ovvio!"

"Andiamo in giro per la città, è ovvio!"

Kai lasciò la stanza, sbattendosi la porta alle spalle, con uno sbuffo stizzito.
La ragione fondamentale per cui aveva accettato di tornare tra le righe di Borkov aveva i capelli rosso fuoco, due meravigliosi pozzi azzurri, una voce dolcissima e rispondeva al nome di Yuriy.
E adesso quel deficiente di un simil monaco con tanto di proboscide gli diceva che non poteva vederlo?!
Aprì la porta della palestra con un calcio, sfondandola quasi, poi diede un pugno al muro, mentre una ragnatela di crepe si allargava attorno alla sua mano.
"Devo sfogarmi, magari pestando qualcuno... oppure..."
Il suo viso si sciolse in un sorrisino malizioso, pensando alle 'attività alternative' cui il suo compagno lo sottoponeva quando non avevano nient'altro da fare.
Appoggiò la fronte al muro scheggiato, chiudendo gli occhi e sorridendo, pregustando il momento in cui l'avrebbe rivisto.
Gli venne in mente un'idea geniale, si fiondò fuori dalla palestra e corse verso gli alloggi relativamente di lusso, insomma quelli destinati ai più forti, ed aprì violentemente la porta della camera di Yuriy.
Le stanze erano sempre aperte per eventuali ispezioni che però non avvenivano mai, lo sapevano, servivano solo a spaventare i novellini.
Si chiuse la porta alle spalle, appoggiandoci la schiena, guardando con nostalgia l'ambiente in cui si trovava.
Quanti bei momenti in quella stanza, con il suo dolce tesoro.
Emise uno sbuffo divertito, separandosi dal legno della porta, avanzando a passi lenti verso la scrivania, sfiorandola con un dito nostalgicamente, appoggiando una mano su un'anta dell'armadio, baciando una fotografia di lui e Yuriy, poi rivolse le sue attenzioni al letto.
Vi si gettò, affondando il viso nel cuscino dove, ignorando la puzza stantìa di naftalina, riuscì a percepire il dolce profumo speziato di Yuriy.
Abbracciò il cuscino, seppellendoci la faccia, respirando soltanto quel vago odore che gli riportò alla mente attimi stupendi.
Si voltò a pancia all'aria, spalancando le braccia sul materasso, fissando il soffitto.
Guardando con attenzione riuscì a distinguere l'incisione che vi avevano fatto anni prima, era piccola ma ben visibile.

***
"Ahio... Kai muoviti!" esclamò Yuriy, riacquistando l'equilibrio che aveva perso per qualche attimo.
"Un secondo, Yu-chan, ho quasi finito..."
"K-Kai..."
"Che c'è?"
"Sto per cad... aaaaah!!"
Il rosso perse definitivamente l'equilibrio, cadendo dal letto e con lui anche Kai, che stava in piedi sulle sue spalle.
Si schiantarono sul duro pavimento, fortunatamente erano entrambi allenati a certe cadute e gli unici danni che riportarono furono un paio di lividi ciascuno.
"Ahia..."
"Scusa, Kai-chan, mi dispiace..."
"Non importa, è passato ^_^" fece, sorridendogli.
"Sicuro? é.è"
"Ma sì!" Anche Yuriy sorrise, e Kai gli appoggiò una mano su una guancia, avvicinandosi al suo viso.
"Mh..."
Il rosso mugugnò, mentre l'albino-moro gli accarezzava le labbra con la punta della lingua, per poi affondare in un bacio dolcissimo.
***

Ridacchiò sommessamente, ogni momento passato con quel rossino era meraviglioso.
Chissà se ne avrebbero avuti altri...
Con un colpo di reni si sedette, incrociando le gambe sul letto, sorridendo ancora una volta, poi fece per uscire, ma la sua attenzione fu attirata da un quaderno posto su una mensola, sporgeva un po', come se Yuriy lo avesse messo lì in tutta fretta.
Scostò la sedia dallo scrittoio, sedendocisi sopra, e prese il quadernetto.
Ne studiò attentamente la copertina, era rigida, rossa con delle sfumature argentate.
In un angolo c'erano due lettere: Y.I.
Yuriy Ivanov.
Lo aprì, sorridendo nel leggere la prima pagina, quella dei dati anagrafici.
Yuriy l'aveva compilata con quel suo solito senso dell'umorismo da far accapponare la pelle.
Nome: IL MIO.
Cognome: QUELLO DI MIO PADRE.
Classe: QUELLA DEL MIO COMPAGNO DI BANCO.
Materia: NESSUNA.
Indirizzo: QUELLO DEL MIO VICINO DI STANZA.
Numero di telefono: TI PIGLI TROPPA CONFIDENZA, CARO QUADERNUCCIO.
La calligrafia era inconfondibilmente la sua, anche se in quella pagina era tutto maiuscolo.
Sfogliò un po' il quaderno, i fogli erano leggeri, intrisi di parole scritte in penna nera, blu e a volte anche rossa, in alcune parti sembravano pensieri connessi, in altre frasi buttate giù in pochi secondi.
Doveva essere il diario segreto di Yuriy.
Lo richiuse, mettendo a tacere la sua curiosità dicendosi che non era giusto frugare nei segreti del suo compagno, lo ripose al suo posto e poi un'idea ancora gli balenò nella mente.
Strappò un foglio da un altro quaderno, afferrando la prima penna che gli capitava tra le mani, e scrisse le prime parole che gli vennero in mente.
Kai Hiwatari è stato qui, devi esserne onorato, mi manchi, ti amo.
Sorrise, piegando il foglietto e mettendolo nel libro di latino, lasciando che sporgesse un po', sperando con tutto se stesso che Yuriy lo trovasse.
Diede un'ultima occhiata affettuosa alla stanza e poi uscì definitivamente, dirigendosi alla palestra, un po' triste ma anche soddisfatto.
Aveva lasciato una parte di sé in quella camera...

L'elicottero personale di Borkov andò a riprenderli in quei campi alla periferia di Mosca, i quattro ragazzi vi salirono e in pochi minuti furono di nuovo nel monastero.
Ad attenderli c'era il grande capo in persona.
"Dunque, ragazzi - cominciò Borkov, camminando avanti e indietro davanti a loro - molto probabilmente sarò costretto ad apportare alcune modifiche allo schieramento per i mondiali, forse avremo un nuovo membro dei Demolition Boys... non voglio farvi false speranze - guardò palesemente Yuriy - ma è probabile che sia così... non per questo però siete esonerati dagli allenamenti. Ora tornate nelle vostre camere e andate a dormire, anche se, come sapete, domani sarà vacanza per tutti" lo disse con un tono visibilmente deluso, il giorno dopo e anche il successivo sarebbe dovuto andare a San Pietroburgo per sbrigare delle faccende urgenti e aveva deciso di dare un po' di riposo ai ragazzi.
Non per niente, ma in quei giorni aveva saputo che l'ente russo per la protezione dei minori teneva sotto controllo il suo monastero.
I quattro percorsero insieme un ampio tratto di corridoio senza dire una parola, poi si separarono, ognuno imboccò una direzione diversa.
Yuriy fu il primo ad entrare in camera, si lasciò andare sul letto, era esausto, due giorni di riposo gli avrebbero fatto bene.
Chiuse gli occhi, percependo un odore strano.
Si concentrò, cercando di capire di cosa si trattasse, ci riuscì, e il suo cuore saltò un battito.
Ebano.
Scattò in piedi, guardandosi febbrilmente attorno, e si rese conto di piccoli particolari che prima non aveva notato.
L'armadio era leggermente aperto e ricordava benissimo di averlo chiuso prima di uscire.
Una delle foto di lui e Kai disseminate per la stanza era spostata rispetto al solito.
C'era una penna abbandonata sullo scrittoio.
Un foglio sporgeva dal libro di latino.
Il cuscino era spostato.
Tornò indietro con lo sguardo, soffermandosi su un particolare.
UN FOGLIO SPORGEVA DAL LIBRO DI LATINO!!!
Corse alla scrivania, afferrando il testo con entrambe le mani, facendo cadere tutti quelli accanto, lo sbattè sul ripiano di legno, sfogliandolo febbrilmente (checchezz stai facendo un sacco di errori! >_< ndKai_che corregge mia ortografia) (mi lacrima un occhio c'è entrato qualcosa! >_< ndKia) (povera piccola vieni qui é.è ndTakao) (vattene via lo so che cerchi di comprarmi così la prossima fic la scrivo teKai >_<;; ndKia_con occhio che lacrima) (oh no mi ha scoperto XP ndTakao) (Oddio è drogata come quello di Cowboy Bebop! OO ndKai) (il Bloody Eye *ç* uff non sono drogata! >_< ndKia).
Strappò il foglietto dalla pagina in cui era incollato, tenendoselo davanti agli occhi.
Gli tremavano le mani dall'emozione, sentì le lacrime riempirgli gli occhi mentre leggeva quelle poche parole.
"Kai..."

Starnutì, non per via del freddo.
Evidentemente qualcuno stava parlando di lui.
Sorrise, pensando che magari era Yuriy.
Sapeva che non sarebbe tornato fino a due giorni dopo, ma lo avrebbe aspettato per tutta l'eternità pur di riaverlo.
"Piccola belva..." sussurrò, con un sorriso.
Si voltò su un fianco, chiudendo gli occhi, lasciandosi pervadere dal piacevole torpore dei ricordi appena recuperati.


Aveva trascorso un'intera giornata in camera, sul letto, il biglietto di Kai stretto sul cuore, era troppo felice, troppo stanco, troppo.
Non riusciva ancora a crederci, il suo tesoro era passato di lì, maledetto Borkov e il suo allenamento fuori sede (fuori di testa... ndTutti), se non fosse stato per quell'uscita avrebbe di sicuro rivisto il suo Kai, ma poco importava; era sicuro fosse lui il nuovo arrivo e, quando sarebbe tornato un Demolition Boy a tutti gli effetti, non avrebbe permesso a un paio di stupide trottoline di separarli.
Ridacchiò piano, al pensiero della faccia che avrebbe fatto Kai se avesse sentito i suoi pensieri.
Chissà dov'era adesso...

Non ne poteva più di stare a poltrire, non era così pigro, probabilmente, però, se ci fosse stato Yuriy tra le sue braccia sarebbe rimasto a letto anche per un anno.
Si sedette sul bordo del materasso, fissando distrattamente il pavimento, mentre un pensiero faceva capolino nella sua testolina.
Da quando aveva riacquistato la memoria i suoi pensieri erano stati tutti per Yuriy, ma c'era anche un'altra persona, quasi altrettanto importante, che meritava un degno saluto.
Uscì dalla stanza attraversando i corridoi silenziosamente, sapeva che le guardie erano da qualche parte nel monastero a fare baldoria e non voleva certo dar loro motivo di abbandonare i loro giochini.

Il suo sguardo venne attirato per caso da qualcosa, o meglio qualcuno, che si muoveva giù, nel cortile.
Chi poteva essere così scemo da uscire a quell'ora di mattina, per di più avendo l'occasione di poter stare in camera a bighellonare?!
Aprì l'imposta, affacciandosi, e quasi gli venne un'infarto quando riconobbe quella sagoma.
Come non riuscirci?
L'aveva visto così tante volte...
I capelli argentei che il primo sole della giornata faceva splendere, l'andatura fiera, quell'alone di potere che sembrava aleggiargli attorno...
"Kai..." sussurrò, era come se qualcuno gli avesse aspirato via tutta l'aria dai polmoni con un'aspirapolvere o un marchingegno del genere.
Corse fuori dalla stanza, afferrando il cappotto, certo andava di fretta ma non voleva beccarsi qualche malattia!!

Si guardò attorno prima di scavalcare il muretto con un agile balzo, poi proseguì, guardingo, per le strade deserte.

Lo seguiva a distanza, era impossibile perderlo di vista, c'erano solo loro due per strada.
Avrebbe voluto saltargli al collo, ma voleva vedere dove fosse diretto, sembrava immensamente triste, forse aveva capito dove stava andando...

Camminò per un quarto d'ora abbondante, ignaro che Yuriy stesse seguendo ogni suo passo, ripetendolo identico, poi si fermò davanti al cancello argentato.
Il cimitero.
Sospirò, spingendo le alte sbarre di metallo per entrare, e riprese a camminare lungo il sentiero ghiaioso, le mani affondate nelle tasche del giubbotto, si fissava i piedi, poi gli venne in mente che non aveva nulla per lei.
Alzando lo sguardo vide un'anziana signora ferma davanti a una tomba, aveva con sé due grossi mazzi di fiori, uno era di rose.
Si voltò, lo vide e gli sorrise gentilmente, lui ricambiò il gesto, si sentiva un po' imbarazzato, intruso nel suo dolore.
"Sei venuto a trovare qualcuno?" domandò la donna, dolcemente. Kai annuì.
"Mia madre" rispose, fissando un punto indefinito sopra la spalla della signora.
"Oh... mi dispiace molto... non hai niente per lei?"
"No... in realtà non..."
Non gli lasciò finire la frase, sfilò una rosa blu da uno dei due mazzi e gliela porse, Kai sobbalzò, stupito.
"Oh, no, non ce n'è bisogno, io..."
"Dai, non fare complimenti, sono sicura che le piacerà..."
"Sì... mia madre amava le rose blu..." disse, ricordando una volta che gliele aveva mostrate, erano in campagna, era la prima volta che lui vedeva una rosa blu, sua madre gli aveva sorriso, dicendogli 'Queste sono le rose più pregiate, sono molto rare... sono bellissime, non trovi, Kaichi?'. Aveva annuito, sorridendole.
"Allora su, prendila!" gli disse, sorridendo più apertamente.
"La ringrazio..." fece, prendendo quel fiore bello e profumato dalla mano della donna.
"Bene... sono molto contenta, sai, i giovani d'oggi non sempre vanno al cimitero dai loro cari..."
"Già..."
"Adesso vai, non farla aspettare troppo, sarà ansiosa di vedere che bel giovanotto è diventato il suo figliolo ^-^"
Kai ricambiò il sorriso, ringraziandola con un cenno del capo, poi proseguì velocemente per il sentiero, sentendo dei passi allontanarsi, probabilmente la donna di prima se ne stava andando.

Lo vide fermarsi a parlare con un'anziana signora, lei gli porse un fiore e lui, dopo un po', lo accettò, poi si allontanò.
Yuriy lo seguì velocemente, Kai aveva cominciato una rapida marcia.

Non era mai stato lì, eppure qualcosa gli diceva che stava andando nella direzione giusta.
"Oh, ci rivediamo!"
La stessa anziana di prima.
"Ehm... già..."
Era ferma davanti a un'altra tomba, in cima a una collinetta, era isolata rispetto alle altre, all'ombra di una quercia.
Kai si rigirò la rosa tra le mani, posando poi un palmo sulla corteccia dell'albero, percependo uno strano calore, quasi materno.
"...mamma..." sussurrò, mascherando un singhiozzo con un sospiro.
"Non devi vergognarti del tuo dolore, ragazzo, è una cosa normalissima soffrire per la perdita di un genitore..." gli disse la donna, con un sorriso gentile.
Kai alzò il volto, mentre una lacrima scendeva timidamente lungo una sua guancia, e annuì, cercando di sorridere.
Avanzò un po' verso la lapide davanti alla signora, era una semplice lastra di marmo bianco, tutt'attorno erano spuntati molti fiori, erano ordinati, si chiese se qualcuno li avesse piantati apposta.
Non lesse il nome della persona sepolta, ma si rivolse alla donna, stranamente ebbe voglia di farle una domanda.
"Era... un suo parente...?" domandò, cercando di essere il più dolce possibile.
L'anziana signora distolse lo sguardo dalla lapide, posandolo sugli occhi di Kai, spalancando i suoi per un attimo.
"Tu... hai i suoi stessi occhi..." disse, stupita.
Kai era più stupito di lei.
"C-cosa?"
"Qual è il tuo nome, ragazzo?"
"K-Kai... Kai Hiwatari..." rispose, un po' spaventato dal comportamento di quella donna.
La vide sorridere, poi i suoi occhi farsi lucidi, mentre accennava alla lapide.
Kai la guardò, e il suo cuore saltò un battito nel leggere quel nome.
Kira... Hikari... Hiwatari...
"M-ma..."
"Tua madre..."
"Mamma..."
Cadde in ginocchio, un fiume di lacrime calde gli bagnava le guance, cadendo a bagnare il marmo candido della lapide di quella donna... sua madre...
Ripeteva in continuazione la parola mamma, tante volte quanti erano i singhiozzi che gli scuotevano dolorosamente l'anima, sua madre era lì, davanti a lui...

Yuriy vide Kai parlare ancora con quell'anziana, si chiese se fosse una sensitiva.
Probabilmente lo era, perché Kai dopo qualche minuto di conversazione cadde in ginocchio, piangendo, quella doveva essere la tomba di sua madre.
"Kai..." sussurrò il suo nome, avvicinandosi a lui e alla donna, voleva consolarlo, dirgli di smettere di piangere, era straziante vedere il suo tesoro soffrire.
L'anziana signora alzò lo sguardo, lo vide, diede prova dei suoi poteri extrasensoriali e capì, sorrise a Yuriy, lui si avvicinò silenziosamente.
"Prenditi cura di lui..." sussurrò la donna, con un sorriso, allontanandosi piano da quella collinetta, Yuriy osservò la sua schiena allontanarsi ancora un po' prima di posare una mano sulla schiena di Kai, scossa da terribili singhiozzi.
Lo abbracciò dolcemente, sussurrando il suo nome all'orecchio, lo sentì sobbalzare, poi l'albino-moro si avventò su di lui, stringendolo forte, piangendo sul suo petto, lasciando cadere la rosa blu sulla lapide della madre.
Il fiore coprì in parte il nome e l'incisione.
Kai non l'aveva letta, era una frase che sua madre aveva richiesto, nel testamento, che venisse incisa sulla sua lapide.
"Kai... cucciolo, calmati..." sussurrò Yuriy, accarezzandogli i capelli piano, baciandogli una guancia, cercando di calmarlo.
"Y-Yuriy... amore..."
"Sono qui, piccolo, sono qui..." gli disse, abbracciandolo più forte, rassicurandolo.
Piano piano i singhiozzi di Kai si calmarono, il russo smise un pochino di piangere, Yuriy gli asciugò le ultime lacrime, appoggiandogli le mani sulle guance.
"Va tutto bene, piccolo mio, adesso ci sono io..."
"Yuriy..."
Gli sorrise, accostando il viso al suo, sfiorando le sue labbra calde e morbide, umide in quel preciso istante, sentendo una miriade di emozioni esplodergli dentro, sconvolgendogli l'anima.
Kai si sporse un po', baciando il suo adorato Yuriy, permettendogli di intrufolare la lingua nella sua bocca, cominciando a giocare un po' con il suo muscolo.
Quando si separarono, Kai gli rivolse un timido sorriso.
"Ti amo, Kai..."
"Anche io ti amo, piccola belva..." disse, sorridendo più apertamente.
Yuriy lo guardò fingendosi arrabbiato, lui gli fece una linguaccia dispettosa, poi appoggiò la fronte al suo petto, tornando a guardare la lapide della madre.
Il rosso lo strinse forte, posando il mento sulla sua testa, accarezzandogli la schiena.
"Mi manca così tanto..."
"Lo so, piccolino..."
"Ma adesso... ci sei tu, no? ^_^"
"^-^ sì... che dici, torniamo?"
"Mmmmh... se proprio dobbiamo..."
"Sì, dobbiamo... dai, vieni..."
Lo aiutò ad alzarsi, poi Kai si chinò di nuovo, spostando la rosa blu e posandola accanto alla tomba, regalando un bacio alla madre, sussurrandole una frase che non le aveva mai detto.
"Ti voglio bene, mamma..."
Poi Yuriy gli indicò l'iscrizione sotto il nome.
Kai lesse, sentendo gli occhi gonfiarsi di nuovo di lacrime, ma erano lacrime di gioia.
Si alzò, sorridendo a Yuriy, prendendolo poi per mano.
"Andiamo..."


****Non piangere per me, Kaichi, un giorno ci rivedremo... ti auguro tutto il bene del mondo, spero tu sia felice. Ti voglio bene, mamma****


OWARI


KIA: Che ci posso fare, quando scrivo della madre di Kai non riesco a non piangere... non so nemmeno io bene il perché... non credo nemmeno sia normale che un'autore pianga scrivendo...
KAI: su, su, coraggio... tanto tu non sei normale in nessun caso XP
KIA: ah per la cronaca l'anziana signora è la nonna materna di Kai, forse ne parlerò in qualche altra Fic
KAI: Davvero? Oo
KIA: Sì, e probabilmente è una sensitiva
KAI/YURIY: Ce n'eravamo accorti! oOo
KIA: Ho messo Yuriy non solo perché ho riscoperto le YuKai ma anche perché odio vedere Kai
succube di Takao >_< :me fa flebo di mamma di Kai: ç_ç
TAKAO: Però non ha senso...
KIA (sotto flebo): Che cosa? ç_ç
TAKAO: La Fic! Non è coerente con le altre serie di Bey!
KIA (stacca la flebo e ruba la bacchetta a HP) (ehy! >.< ndHarry) (dài solo per un attimo): :me punta bacchetta contro Kai e Yu: Oblivion! XDDD
KAI/YURIY: @_@ chi siamo? Cosa siamo? Che siamo venuti a fare qui?
KIA: oppisi mi sa che ho esagerato ^^'''
TAKAO: ma flebati con la mamma di Kai, va'... >_>
KIA (sotto flebo): ç_ç
MAMMA DI KAI: Commentate sennò questa mi raggiunge...
KIA (vedendo mamma di Kai): Uhaaaaaaaaaaaaaa!!! Signoooooooooooooooooooooooora! Anzi Kira Hikaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaariiiiii! ç__ç che bello vederla... çOç ;____;
MAMMA DI KAI: Aiuto OO''''

 
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