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Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: CI VUOLE CORAGGIO...
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: clyclu galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 04/09/2005 19:13:44

ci vuole coraggio per essere sè stessi... ci vuole coraggio per dire il proprio amore... per amare ed essere amati... ci vuole coraggio per vivere.
 
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CI VUOLE CORAGGIO...
- Capitolo 1° -

Ci vuole coraggio…



La dedico a tutti quelli che la leggeranno e in particolare alla mia migliore amica Annichan…



ClyClu



Spettinati capelli biondo cenere le ricadevano sulle palle ossute, grandi occhi sporgente di un colore indefinito fissavano davanti a se con sguardo confuso, pelle cerea e aria malaticcia.

Tutto di lei dava un’aria stramba, e lo stesso specchio che rifletteva la sua immagine sembrava volerle crudelmente dire tutto ciò.

Stramba.

Diversa.

Svampita.

Tocca.

Strana.

Picchiata.

Bislacca.

Matta.

… lunatica…

Luna Loovegood sospirò depressa come se capisse solo in quel momento quanto il suo modo di essere rifletteva egregiamente nel nome che molto malvagiamente le avevano affibbiato dal primo giorno alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

Luna ‘Lunatica’ Loovegood

Con gesto rabbioso si strappò di dosso le stoffe colorate che rivestivano solitamente il suo corpo asciutto e smunto, accentuando ancora di più questa sua magrezza, e davano l’impressione che fosse appena uscita dal circo, più precisamente dalla sezione dei clown.

Piccole lacrime di frustrazione le uscirono dagli occhi, perché improvvisamente si sentiva infelice della sua vita? Perché non si sentiva più in pace con sé stessa?

Fin da quando era bambina tutti la prendevano in giro per il fatto che suo padre dirigeva un giornale a loro parere strambo. E se il padre era pazzo, perché non doveva esserlo anche la figlia.

D'altronde non potevano mica comportarsi diversamente, le madri le parlavano con gentilezza, ma dietro quei sorrisi c’era disagio pazzesco, e gli altri bambini, vedendo il comportamento dei loro genitori, la evitavano per poi ridere di lei alle sue spalle.

Fu in quel momento che capì cosa volesse dire la parola ‘stronzi ipocriti’.

E fu anche in quel momento che decise che sarebbe stata diversa.

Suo padre le diceva sempre ‘sii te stessa’ e se stessa fu.

Così imparò a fregarsene del giudizio degli altri, indossava tutto quello che trovava grazioso, strano, diverso e a suo parere piacevole anche se non era una cosa usuale, e diceva tutto quello che le passava per la testa senza pensarci molto.

Non le importava se gli altri la trattavano con un sorriso per poi parlare male di lei quando non c’era il suo orecchio nei paraggi. Perché lei era sé stessa.

Luna voleva apparire diversa dall’enorme ammasso di gente che popolava la città e spiccare in mezzo a tutte quelle persone tutte uguali, che si nascondevano dietro alla falsa gentilezza.

E ci riuscì, perché non fingeva mai, nonostante intorno a lei aleggiava una forte incomprensione lei era trasparente, si vedevano tutte le sue emozioni. Ma era anche chiusa e misteriosa, nascosta nella sua stramberia così facile e allo stesso difficile da comprendere.

Lei era strana.

Solo così si poteva descrivere il suo modo di essere.

Luna la lunatica.

Ma ormai non aveva più dieci anni, stava per concludere il suo sesto e penultimo anno a Hogwarts e il suo carattere era diventato così incomprensibile e così pieno di mille facce che restava oscuro anche a lei.

Forse fu per quello che quel giorno, davanti allo specchio che le rimandava sé stessa, prese in considerazione per la prima volta in sedici anni di vita, di essere come tutti gli altri.

Magari bella e sensuale come la Chang, o intelligente e interessante come la Granger, avrebbe preferito perfino avere l’arroganza e la sicurezza di Pansy Parkinson pur di non essere sé stessa.

Luna la Lunatica…

Ne aveva abbastanza.

Decisa frugò nell’armadio alla ricerca di qualcosa che non la facesse sembrare un pinguino a festa come sempre, qualcosa di normale.

Qualcosa che non la facesse sembrare Luna la Lunatica.

Dopo svariati tentativi trovò solamente dei vecchi jeans rattoppati che aveva usato solo una volta tipo tre anni prima, e una maglietta un po’ stretta di quando aveva tredici anni.

Fu sorpresa del risultato, i pantaloni le scivolavano dolcemente sui fianchi ed essendo un po’ larghi – non era affatto cambiata nonostante fossero passati tre anni, anzi era dimagrita ancora di più – facevano intravedere l’elastico degli slip verde mela.

La maglietta nascondeva un po’ il fatto di avere poco seno e accentuava la vista sul suo ventre piatto.

Il tutto le dava un’aria relativamente normale, poteva decisamente sembrare una ragazza come tutte le altre, anche carina per lo più.

In quel momento la porta si aprì e ne comparve una Ginny annoiata che si fece subito attenta alla vista dell’abbigliamento sobrio della Corvonero.

“Wow…” fu l’unica cosa che riuscì a dire la rossa a quella vista.

“Wow? È l’unica cosa che sai dire?” domandò Luna leggermente isterica con voce rotta dal pianto “Non che sembro una cretina o…”

“Lu, calmati! Stai benissimo, davvero! Adesso non farti paranoie o seghe mentali, perché ti assicuro che non ne hai bisogno!” la rassicurò Ginny.

Ma Luna era tutto tranne che rassicurata. Calde lacrime le uscirono dai grandi occhi sporgenti, lacrime di dolore e frustrazione, e ribrezzo… ribrezzo per sé stessa.

Non ce l’aveva fatta, non era stata abbastanza forte. Non era riuscita a mantenersi sé stessa e ora voleva diventare come tutti gli altri, essere una della massa… e per cosa? Per un motivo futile come…

“Non capisco che cosa mi stia succedendo!” piagnucolò la ragazza.

“Neanche io, visto che non me lo racconti!” rispose dolcemente Ginny cercando di fare un tono scherzoso.

Vedendo che l’amica non si decideva a volersi confidare con lei, la Grifondoro si accomodò sul letto in attesa di una sua parola.

“Non demordi mai, eh?” sorrise la bionda.

“Mai!” ribatté Ginny indicandole di sedersi accanto a lei.

“… non sono più me stessa Gin, qualcosa mi dice che voglio cambiare, essere come tutti gli altri! E la cosa… mi disgusta!”

“E cosa ti spinge a farlo?” chiese l’ultima della famiglia Weasley, poi vedendo che l’amica arrossiva capì il problema “Vuoi farlo per… un ragazzo?”

“Non ci capisco più niente Gin! Aiutami mi sembra di impazzire! Io … non appena spunta fuori mi va in fiamme il viso… e mi batte fortissimo il cuore e quando mi tocca mi sembra che voglia uscire dal petto per quanto pompa… e… e… quando gli sono vicina mi attira, ho un’incredibile voglia di baciarlo e la cosa mi sconvolge completamente… sto per caso diventando una maniaca?” domandò tutt’un fiato la Coronero che sembra sul punto di una crisi isterica. “Sto perdendo la mia identità e la mia dignità solo perché voglio che lui mi veda come se fossi Luna Lovvegood, non Luna la Lunatica.… per un motivo così futile!”

“L’amore non è mai una cosa futile!” rispose Ginny con un sorriso.

“Amore…?”

“Si, tu ti sei innamorato di questo fantomatico ragazzo, che ho capito non mi vuoi assolutamente dire chi è, e te ne sei accorta, ma nel tuo piccolo non lo vuoi accettare…!”

Luna abbassò il capo sconfitta, dietro quelle parole c’era una profonda verità e non aveva senso ribattere.

“Ti do un consiglio” riprese Ginny prima di alzarsi e andare verso la porta “Sii te stessa, come hai sempre fatto, lo so che è difficile, io ad esempio faccio molta fatica, ma se ci sei riuscita fino ad adesso, non ha senso che getti la spugna perché se vuoi che lui si innamori di te, deve farlo di te Luna, non di te Luna uguale agli altri”

La Corvonero si buttò sul letto sconsolata, le parole dell’amica le rimbombavano ancora nelle orecchie, e sapeva che aveva ragione, ma era doloroso essere sé stessi. E lei lo sapeva bene.

Chiese gli occhi sospirando. Non era possibile, non poteva innamorarsi di lui… tutti ma non lui! Non aveva un minimo di possibilità!

Ma perché le era entrato nel cuore in questo modo?

Semplice: perché era stata la prima persona che l’aveva trattata come se fosse Luna, e aveva capito il suo essere più profondo, forse perché anche lui era come lei.

Perché anche lui era giudicato da qualcosa che non centrava niente con il suo vero io, era giudicato dal suo passato, dal suo nome, da quello che aveva fatto.

Perché lui era diverso, forse l’aveva trattata come una persona normale perché aveva visto che lei era l’aveva visto come Harry e non come il bambino sopravvissuto.

Si, era la triste realtà, il suo primo amore, il ragazzo di cui si era innamorata era proprio Harry Potter, e le sue possibilità di essere ricambiata, erano tante quanto ne aveva Neville di diventare Ministro. Sotto zero.

Sospirando si ricordò di quando aveva realizzato quanto le piacesse Harry, alla fine dello scorso anno scolastico.



Stava camminando, al culmine della felicità, nei silenziosi corridoi che portavano alla torre di Corvonero. Aveva appena preso un Eccellente in Trasfigurazione, che a suo parere, era tutto dire!

Il corridoi deserti le davano una dolce calma, provocata dal rassicurante silenzio che regnava per le stanze a quell’ora del pomeriggio. Era davvero rilassante.

Svoltato l’angolo sarebbe arrivata davanti al dipinto che la portava nella Sala Comune, dove avrebbe potuto leggere il Cavillo tranquillamente senza essere disturbata da nessuno.

Purtroppo una scena poco carina le si presentò davanti agli occhi: Cho Chang in lacrime (cosa ormai usuale) ed un Harry Potter piuttosto scazzato che le urlava dietro.

“Insomma Cho!” stava urlando il ragazzo con tutto il risentimento possibile “Non puoi continuare a piangere! Non è che appena mi vedi devi diventare una fontana pubblica solo perché ti ricordo Cedric! Non potremmo mai stare assieme se tu rivivi in me qualcun altro, e lo sai, solo che sei troppo cieca ed egoista percepirlo! Non capisci che io ti amo!”

Da dietro il muro in cui si era abilmente nascosta Luna sentì una fitta al cuore. Harry era ancora innamorato della Chang nonostante tutto ciò che era successo l’anno prima?

Luna sentì i singhiozzi della cinesina aumentare a livelli improponibili, livelli che stava raggiungendo anche la sua rabbia, e la sua voglia di andare lì, tirare una scarpata sui denti alla Chang, schiantarla, e…

Già, e poi…? Cosa avrebbe fatto?

Fra le lagne e i singhiozzi, comunque la ragazza era in qualche modo riuscita a rispondere all’affermazione di Harry, e la sua risposta fu facilmente interpretabile.

I gemiti che provocarono i due ragazzi mentre si univano in un bacio passionale erano comprensibilissimi.

Luna sentì che qualcosa si fosse rotto in lei.

Come un vetro di una fotografia, caduta, che va in pezzi, e tutti i sogni, i ricordi, le speranze di quello scatto sparivano, e si rompevano insieme alla cornice. E lei sapeva, che molte di quelle schegge erano entrate nel suo cuore, e il rumore sordo del vetro che si spezza risuonava nelle sue orecchie come un eco crudele.

Sapeva che sarebbe stato impossibile che la cornice si ricomponesse, i momenti immortalati in quello scatto erano ormai perduti, e la sua speranza era finita per sempre nel profondo pozzo della delusione.

Fu in quel momento che provò per la prima volta il fugace desiderio di non essere sé stessa. Non le importava chi, bastava qualcuno di cui Harry si potesse innamorare, anche una persona stupida, piagnucolona e ipocrita come la Chang.



‘E adesso ho ceduto…’ pensò con amarezza.

Chiuse gli occhi mentre il cuore cominciava a batterle, al pensiero di ciò che sarebbe successo da lì a poco.

Era l’ultimo giorno, e dovevano prendere l’Espresso di Hogwarts… e tornare a casa.

Quello, sarebbe stato l’ultima volta che avrebbe visto Harry Potter. Alla fine del suo settimo anno, lui non sarebbe più tornato a scuola, non avrebbe più fatto mirabolanti imprese per la squadra di Quidditch, non avrebbe più perso o guadagnato punti per la sua casa.

Avrebbe lasciato quel maniero per sempre, quel maniero che gli aveva dato così tanti ricordi, e avrebbe lasciato solo un vuoto, e Luna avrebbe aggiunto anche nel suo cuore, nella sua anima.

Un suono ruppe i suoi pensieri.

Era ora di partire.

Con un groppo al cuore prese il suo baule e uscì dalla sua stanza, per raggiungere quel mezzo che aveva amato per così tanti anni, che le aveva donato gioia di tornare e disperazione di andare… anche se sapeva che l’anno dopo l’avrebbe rivisto il vecchio Espresso.

Ma ora proprio quel treno che amava così tanto le avrebbe portato via la persona che teneva più al mondo, senza darle più la possibilità di rivederlo.



Riuscì a trovare uno scompartimento libero, e lo occupò.

Sapeva che l’avrebbero lasciata in pace, chi voleva passare il viaggio con Luna Lunatica Lovegood, anche se vestita normalmente?

Il treno partì e Luna poté sentire gli schiamazzi e gli urli di gioia dei ragazzi, felici che la scuola era finita, che un altro anno era finito, e presto un altro sarebbe cominciato.

Dallo scompartimento affianco sentì le risa di Ginny e di suo fratello Ron. Con un guizzo al cuore capì che di conseguenza c’era pure Lui. Infatti subito dopo sentì la sua voce.

Chiuse gli occhi, per potersi goder meglio le sensazioni che le provocava, mischiati al calore del sole, che entrava prepotentemente dal vetro della finestra, baciandola dolcemente e riscaldando il suo cuore e la sua anima.

Che bella voce che aveva…

Così calda, confortante, profonda.

Che ti sapeva scuotere l’anima.

Ti faceva nascere qualcosa dentro.

Una lacrima le scese fugace dagli occhi.

Non avrebbe più potuto ascoltare la sua voce, e non avrebbe più potuto fargli sentire la sua.

Pensò al suo bel sorrido, che le scaldava il cuore anche durante i giorni più freddi d’inverno.

La sua intelligenza, che la rapiva, e la costringeva ad ascoltare.

La sua dolcezza, che era meglio di tre barattoli di nutella.

La sua bellezza, che ti abbagliava, come un faro nella notte.

La sua bontà, che ti colpiva.

La sua testardaggine, che ti faceva sorridere.

La sua ira, che ti colpiva come un fuoco.

La sua permalosità, che irritava e divertiva.

La sua mani di fare l’eroe, che ti incatenava a lui e ti faceva venir voglia di seguirlo fino in capo al mondo, per qualunque missione.

Il suo dolore, che si poteva vedere dai suoi occhi.

Quei bellissimi occhi verdi, che avevano dovuto vedere cose raccapriccianti per la sua giovane età, e l’avevano costretto a crescere prima del tempo.

Si mise le mani davanti sul volto, per nascondere le lacrime che ormai sgorgavano a flotti.

Non avrebbe più rivista nessuna di queste cose.

Nessuna.

E lui non avrebbe mai saputo del suo amore.

Quanto l’amava.

Cosa sarebbe successo? Gli avrebbe riso in faccia?

Lei, Luna ‘Lunatica’ Loovegod innamorata di Harry Potter.

Eresia pura.

In quel momento il treno si fermò, ma Luna non si mosse.

Poteva sentire fuori gli alunni che scemavano fuori dagli scompartimenti per tornare a casa, per abbracciare la propria famiglia e i propri cari.

Ma lei non si mosse.

“Luna… vieni, scendiamo…” la voce di Ginny le arrivò alle orecchie come se fosse lontana chilometri.

Non rispose, e sentì l’amica andarsene, capendo che voleva stare sola.

Sola con il suo dolore, e la sua vergogna.

“Lo sai che le lacrime non stanno bene sul viso di una ragazza?” disse una voce calda e confortante dalla porta.

Luna saltò su, riconoscendo perfettamente quella voce.

Arrossendo capì che non c’era rimasto nessuno sul treno, solo lei e quel bellissimo angelo.

“V-vattene!” balbettò.

Non voleva che la vedesse così.

“Perché?” chiese Harry avvicinandosi.

“Perché ho rinunciato a me stessa, alla mia identità, non sono stata abbastanza forte e sono diventata una stronza ipocrita! E per cosa? Per qualcosa che non si avvererà mai!”

“Non sei ipocrita, perché tu sai e ammetti. Non ti nascondi, e so che tu ritroverai la via, ritroverai te stessa!” le disse avvicinandosi ancora.

Il cuore di Luna stava pompando in maniera spropositata, poteva sentire i battiti del suo cuore, che le rimbombavano nelle orecchie.

Tum.

Tum.

Tutto il resto non aveva importanza.

“Ho perso la mia identità per te! Perché ti amo! E tu non mi ami! Tu ami le persone belle come la Chang, non le Lunatiche come me!” urlò con le lacrime agli occhi.

Tum.

Tum.

Tum.

Il tempo sembrava essersi fermato.

L’aveva fatto.

Aveva fatto ciò che non aveva il coraggio di fare per un anno.

E la reazione del ragazzo era stata di spalancare gli occhi sorpreso.

Luna si strofinò gli occhi, smettendo di piangere. Non voleva fare la figura della Chang.

Un silenzio opprimente calò fra i due ragazzi.

Finché lui non si mosse.

“Sii te stessa, e cambia solo per te, perché io preferisco la solita Luna. Quella trasparente, dalle mille sfaccettature, un giorno sorridente un giorno misteriosa, un giorno fredda, un giorno arrabbiata. Perché io ti vedo come sei, esattamente come tu vedi me. Siamo trasparenti uno all’altro.” Le sussurrò all’orecchio abbracciandola.

Poi la baciò.

Luna sentì il suo cuore sbalzarle fuori dal patto per quanto pompava.

In quel momento lei fu sé stessa.

Le labbra di Harry erano così calde e morbide.

Fu un bacio casto, dolce e soffice, ma che sembrò durare eternamente.

Le emozioni che Luna provò furono molteplici, troppe per poterle descrivere, ma che solo una persona innamorata può capire e provare.

Perché l’amore è tutto.

Quando si staccarono Harry le sorrise e uscì dallo scompartimento.

Luna sapeva che quel bacio era un addio.

Sapeva che non l’avrebbe più rivisto.

Lo fissò raggiungere i suoi amici Weasley e la Granger, e scomparire con loro fra la folla.

In quel momento capì.

Che ci voleva coraggio…

Coraggio per essere sé stessi, per continuare a vivere la vita senza farsi condizionare, senza dar conto ai pregiudizi.

Coraggio per non cambiare.

Coraggio per dire il proprio amore.

Coraggio per amare ed essere amati.

Coraggio per vivere.

Guardando Harry Potter che scompariva fra la folla capì tutto questo, mentre il suo primo vero amore se ne andava, e lei non l’avrebbe rivisto mai più, lo sapeva.

Ma lei sarebbe tornata la Luna trasparente e dalle mille sfaccettature che nemmeno conosceva.

Perché ora aveva ritrovato il coraggio, e non avrebbe più violato sé stessa.

Con un sorriso prese il suo baule, e uscì dal treno.



FINE



Ok… non mi è venuta come volevo. L’inizio era bello, ma la fine…. Terrificante!!

Ho sempre pensato che ognuno di noi sia come un una cipolla.

Tanti strati e lati che nemmeno conosciamo di noi stessi.

Forse non è così.

Ma fanculo la filosofia, che poi mi deprimo!!!

Faccio gli auguri a tutte le donne, anche se in ritardo! Spero vi abbiano regalato le mimose. Io ho passato tutto il giorno con i fiori fra i capelli!!

Ringrazio tutti quelli che leggeranno questa fic e vi prego… COMMENTATE!!!! Voglio sapere come vengono i miei lavori!

Grazie a tutti un mega bacio

ClyClu

 
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