CAPITOLO 1
- Capitolo 1° -
CAPITOLO1
La luna era spenta, il buio di quella notte senza stelle sembrava aver inglobato quel cerchio perfetto al centro del cielo. Guardando attentamente, si potevano scorgere scure nuvole muoversi veloci, rincorrersi allegramente tra loro. Una fresca aria estiva penetrava nella stanza attraverso la finestra aperta nella notte. Si era dimenticata di chiuderla, prima di addormentarsi. Un brivido la scosse, facendola sobbalzare tra le lenzuola di seta. Quelle lenzuola che sua sorella le aveva portato come regalo dopo uno dei suoi viaggi ai confini del mondo.
La sua anima era vuota, nel buio assoluto della sua mente, si celava un’oscura tristezza che non le permetteva di vivere. Le esperienze troppo sconvolgenti, le esperienze di tutta una vita l’avevano cambiata più di quanto lei si volesse rendere conto. A volte si chiedeva cosa la legasse a You-chae, si domandava perché sua sorella era costantemente tra i suoi pensieri e urlava dentro di se, piangeva disperata mentre la malediva per quel rifiuto che le aveva sconvolto l’esistenza.
Era forse per quel suo temperamento mite, per quel carattere dolce e pacato… era forse per la sua insensata voglia di normalità e quotidianità, che odiava You-chae.
L’odiava ma allo stesso tempo l’amava. Con la testa la allontanava, la rifiutava e l’insultava, ma col cuore la teneva sempre più vicina, sempre più stretta affinché non potesse scivolare via, non potesse andarsene definitivamente, sparire per sempre e non tornare mai più.
Una stella apparse nel cielo, e poi un’altra ed un’altra ancora. Le nuvole si diradavano piano mentre la luna si dimenava dall’oblio del buio e diventava sempre più accesa, più luminosa.
Alle cinque del mattino, Yukio si svegliò. Aprì gli occhi lentamente, finché la vista non si fu abituata alla debole luce che filtrava dalla finestra e si insinuava nella stanza come nebbia. I lunghissimi capelli neri erano sciolti sul cuscino e le lasciavano scoperto il piccolo viso pallido e scarno. La ragazza richiuse gli occhi. Un altro giorno stava cominciando a Hogwarts. Un altro giorno di bugie e sensi di colpa. Si sentiva come se dovesse nascondere qualcosa, un segreto di cui si vergognava enormemente senza sapere perché. Un segreto che sopportava da sola da quando aveva scoperto di essere una strega. E l’esserlo, rappresentava per lei la peggior punizione che il destino potesse infliggerle.
Ma era inutile tormentarsi, tormentarsi giorno dopo giorno, tormentarsi sbriciolandosi a poco a poco il cuore, quel cuore che ormai conosceva solo odio e dolore, e rancore e senso di colpa e voglia di morire. Voglia di sentirsi leggera, di allontanarsi da tutto e tutti e di ricominciare, priva dei ricordi che le stavano logorando la vita.
Non sapeva dove guardare, a volte, dove trovare un briciolo di esistenza, dove nascondere il dolore, lo sconforto e lo smarrimento che le pesava sul cuore. Era stanca ormai, stanca di quel mondo in cui era costretta a vivere e che la inglobava in una realtà che non era la sua, la imprigionava lentamente ed impercettibilmente in una prigione da cui non sapeva uscire.
Nei suoi diciassette anni, tutto era così grande e complesso, sembrava l’inferno, quella vita.
Una vita che non aveva chiesto, una vita di cui non capiva niente, una vita vuota, buia e fredda. Quel freddo che la avvolgeva in una gelida coperta e la cullava nel suo oblio, nel suo dolore.
Ma l’avrebbe fatta finita presto, non avrebbe sofferto più. Si sarebbe tagliata i polsi, e tra lacrime di gioia sarebbe morta, guardando il suo sangue scivolarle via dal corpo, liberandola del peso della vita. Gli occhi le si richiusero, e tra lacrime di ghiaccio ripiombò nel mondo dei sogni.
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