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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Saiyuki
Titolo Fanfic: IL PROFUMO DI UN SOGNO
Genere: Sentimentale, Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: -aya-chan- galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 22/08/2005 20:38:00 (ultimo inserimento: 12/05/07)

Cambiare il proprio destino anche sapendo che è impossibile... E' una contraddizione? O una speranza... Una speranza fievole come un sogno...?
 
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CAPITOLO 0 - IL PROFUMO DI UN SOGNO
- Capitolo 1° -

E’ la cosa più triste che abbia mai scritto.

Ho pianto scrivendola, sul serio.

In alcuni punti ho fatto fatica a proseguire.

Magari esagero. Ma vi chiedo solo una cosa, prima di iniziare: prendete la canzone più triste che conoscete, e ascoltatela mentre leggete.

Grazie.



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•IL PROFUMO DI UN SOGNO•





Era immerso completamente in una candida nuvola soffice, distante dal resto del mondo.

Non avrebbe mai pensato che una nuvola potesse essere così calda.

Mai.

E invece era tiepida e soffice…

Come un morbido cuscino e lenzuola profumate…

…Un profumo così dolce…



…Goku aprì gli occhi.

«Ehilà, scimmia» lo accolse una voce che conosceva bene. Gojio era seduto su una sedia accanto al suo letto, con una sigaretta accesa tra le dita.

«…Ho fame…» disse Goku dopo qualche istante di silenzio.

«Sapevo che lo avresti detto» commentò il mezzodemone con un sogghigno. «Non ti preoccupare, ho già mandato a prendere la tua cena»

«…? Non sento il solito profumino…» si accorse in quel momento Goku, annusando l’aria. «Dov’è che sta cucinando Hakkai?»

«Ma come, non ricordi?» chiese Gojio, sogghignando appena. «Non siamo accampati»

«…Eh?» fece Goku, confuso. Solo a quel punto si accorse di avere un soffitto sopra la testa, e di trovarsi realmente nelle profumate lenzuola che aveva creduto solo un sogno. «M-Ma cosa…?» balbettò, sedendosi di scatto.

«Sei stato atterrato» gli spiegò Gojio con una nota divertita nella voce. Goku fece tanto d’occhi. «Dopo che siamo entrati in quella caverna per ripararci dalla pioggia…» continuò Gojio, sempre più allegramente. «…e dopo che siamo stati attaccati da quei demoni e li abbiamo eliminati, tu ti sei distratto per un secondo… E il risultato è stato che sei stato colpito alle spalle con una roccia di almeno una ventina di chili. Dovresti avere il bernoccolo proprio sul retro della nuca»

Goku, ancora incredulo, si tastò i capelli e costatò che effettivamente c’era un bernoccolo, e che se sfiorato si rivelava anche molto doloroso.

«Chi è stato…?»chiese allora, anche se con tono ancora non del tutto convinto.

«E’ qui il bello» rispose Gojio, con aria eccitata. «Non lo immagineresti mai…!»

In quel momento si aprì la porta, e Gojio venne interrotto.

Sulla soglia comparve una ragazza con in mano un vassoio su cui erano appoggiati un piatto, un bicchiere e delle bacchette. Capelli mossi, biondo-ramati, le arrivavano fino alle spalle esili; gli occhi verdi spiccavano sull’incarnato leggermente scuro, quasi timidi.

«…Ecco il tuo aggressore» fece Gojio, con un ampio sorriso di scherno. Goku spalancò la bocca. «Incredibile che una ragazza graziosa come lei abbia potuto buttarti in testa un masso da venti chili, vero?» proseguì il mezzodemone, con l’aria di divertirsi un mondo. Si alzò dalla sedia e si avvicinò alla ragazza, prendendole il vassoio dalle mani.

«Non ce n’è bisogno…!» protestò lei, restia a cederglielo. Le sue guance si imporporarono appena.

«Non sia mai che una leggiadra fanciulla sia costretta a trasportare un simile peso…!» ribatté Gojio, con il suo miglior tono da seduttore. Detto ciò prese delicatamente il vassoio dalle mani della ragazza e con poca finezza lo appoggiò sulle ginocchia di Goku.

«Toh scimmia» disse sbrigativo, ogni sua attenzione catalizzata dalla nuova venuta. «Ti lasciamo mangiare senza disturbarti, okay?» con un sorrisetto, lanciò un’occhiata eloquente alla ragazza. «Andiamo a farci un giro, noi due?» chiese poi, facendole l’occhiolino.

«Ehm, ma io veramente…» disse lei, facendo un passo indietro. «…Dovrei ancora scusarmi per il… il masso…»

«Ah… Non ce n’è bisogno!» si affrettò ad assicurare Goku, scuotendo una mano. «Davvero, in fondo non… Non è stato niente di grave…»

La ragazza lo guardò incerta, poi lanciò uno sguardo preoccupato a Gojio, e insisté nuovamente per rimanere.

«…Se… Se proprio insisti…» si arrese Goku a quel punto, arrossendo appena.

«Va bene, allora ti aspetto» annunciò Gojio con sguardo indagatore. Sembrava proprio che la ragazza volesse evitarlo… Ma no, era impossibile. Decisamente impossibile.

«Credo che sarà una cosa lunga» disse però la ragazza, un po’ troppo in fretta. Gojio inarcò un sopracciglio. «Non vorrei mai tenerti qui dentro, a-ad annoiarti con noi…!»

Entrambe le sopracciglia di Gojio raggiunsero nuovi picchi di inarcamento. Goku passò lo sguardo da lui alla ragazza, ma non osò aprire bocca.

«Beh…» fece Gojio, infilando le mani in tasca. «…Capisco quando non sono desiderato»

«Non è co…» tentò di protestare la ragazza, ma lui sollevò una mano per farla tacere.

«No, non importa… Non sai cosa ti perdi, certo, ma non fa niente. Davvero, mi cercherò qualcos’altro da fare qua intorno… Conosci qualche bella ragazza per caso?» i suoi occhi brillarono di nuovo interesse.

«Ehm… no» fu costretta ad ammettere la ragazza.

«Non fa niente, mi arrangerò» Gojio mise una mano sulla maniglia della porta. «Divertitevi, voi» con un sogghigno fece la sua uscita trionfale, e lasciò Goku e la ragazza da soli.

Scese il silenzio, poi lei si voltò e lanciò uno sguardo preoccupato a Goku.

«Pensi… Pensi che si sia offeso?» chiese.

«Naa…» la tranquillizzò subito Goku. «Probabilmente è già a caccia!»

«A… A caccia?» ripeté la ragazza, stranita.

«Sì, di donne» spiegò Goku, iniziando a mangiare. «E’ un donnaiolo incallito» aggiunse, con la bocca piena.

La ragazza sorrise.

“Ha un sorriso molto carino”, si trovò a pensare Goku, con sua grande sorpresa. Ma non si sarebbe certo interrotto solo per dirglielo.

«Il mio nome è Narie» disse a quel punto la ragazza, sedendosi sulla sedia occupata poco prima da Gojio. «Ecco… Mi dispiace davvero di averti colpito. Pensavo che fossi compagno di quei demoni…» a quelle parole la sua espressione si fece cupa.

Goku ingoiò ciò che aveva in bocca, poi disse:

«Io sono Son Goku. Ma che ci facevi in quella caverna?»

«…» Narie parve esitare un istante, rivolgendo lo sguardo altrove. «Sono stata rapita. Mi trovavo nel bosco, e quei demoni mi avevano sorpresa da sola…» spiegò dopo un attimo. Al ricordo rabbrividì, stringendosi tra le braccia.

Goku sentì l’improvviso impulso di abbracciarla, e tese una mano verso di lei, sfiorandole un ginocchio prima ancora di rendersene conto. I loro sguardi si incontrarono per un istante.

«Scusa… Forse dovrei andare…» mormorò la ragazza rapidamente, abbassando gli occhi in fretta, e fece per alzarsi.

«A-Aspetta!» la fermò però Goku, rovesciando il vassoio che aveva sulle ginocchia.

La ciotola di riso che c’era sopra, per fortuna semivuota, rovesciò il suo poco contenuto sul legno del pavimento, con un rumore sordo, poi rotolò su se stessa fino a fermarsi capovolta. Il bicchiere invece ebbe meno fortuna: pieno, andò a frantumarsi sotto il peso del vassoio, versando tutta l’acqua che conteneva.

«Oh, cavolo…» imprecò Goku, scostando le coperte per alzarsi. «Mi dispiace, io…»

«No, non ti muovere» si affrettò a dire Narie, chinandosi immediatamente. «Faccio da sola, stai tranquillo» Sollevò lo sguardo e gli rivolse un timido sorriso.

Goku rimase a guardarla anche quando lei distolse gli occhi, sentendosi vagamente stordito. Non capiva cosa fosse, ma si sentiva strano. Avvertiva una specie di rimescolamento dalle parti dello stomaco, ma non gli sembrava dovuto al cibo.

Narie si rialzò dopo poco, stringendo in mano i cocci della tazza e del bicchiere, ma per sbaglio uno dei frammenti la ferì a un dito, e lei lo lasciò cadere in terra lasciandosi sfuggire un lamento.

«Ti sei fatta male?» le chiese subito Goku.

«E’ solo un graffio…» tentò di dire lei, ma il demone le aveva già afferrato la mano.

Con le dita, sfiorò la ferita della ragazza, lieve, ma in un punto ricco di capillari. Già una goccia di sangue era ferma sul bordo del piccolo taglio, pronta a scivolare verso il basso da un momento all’altro.

Senza quasi rendersene conto, Goku portò il dito di Narie alle labbra, impedendo alla goccia di scivolare via.

Narie non si oppose. Non fece nulla nemmeno quando Goku prese a baciare le sue dita una a una, dolcemente, né quando l’attirò a sé. Lasciò docilmente che lui la baciasse, quasi esitante, incerto; che le sue mani percorressero lentamente i contorni della sua schiena.

Chiuse gli occhi, e fece scivolare le braccia attorno al suo collo, stringendolo piano, quasi avesse paura di fargli del male. Il profumo delle lenzuola avvolgeva entrambi come un manto, un profumo dolce, rassicurante.

E si lasciarono andare.



«…Credi che abbiamo fatto uno sbaglio…?» mormorò Narie, facendo scorrere un dito lungo il petto nudo di Goku. Avvertiva una strana sensazione, come di una felicità completa, ma rigata da una vena d’ansia.

«…Hn?» fece lui, aprendo gli occhi. Le sorrise. «No. Affatto»

Anche Narie sorrise. Nei suoi occhi non c’era più la timidezza di quando era entrata nella stanza, ma un qualcosa d’altro che Goku non riuscì a definire.

«Forse dovrei andare…» sussurrò la ragazza, tristemente.

«Resta ancora» mormorò Goku di rimando, baciandole la fronte. «Resta con me»

Narie sospirò, scivolando dolcemente nel suo abbraccio.

«Vorrei che tutto questo potesse durare per sempre…» sfuggì alle sue labbra.

«Anche io…» mormorò Goku, accarezzandole i capelli. Piegò la testa, fino a sfiorare con le labbra una delle spalle esili della ragazza. «Vorrei poter restare qui con te ancora e ancora… E accarezzarti, sentire il tuo profumo…»

«Queste sono le lenzuola, Goku»

Entrambi risero a quelle parole, avvolti da una soffice nuvola di felicità.

«Allora questo sarà il profumo che mi ricorderà te» disse Goku, con un sorriso.

Narie inspirò a fondo, accoccolandosi contro di lui.

«Mi piace sentirti accanto…» mormorò, avvertendo il rassicurante battito del suo cuore. «Mi sembra di conoscerti da molto tempo… Eppure ci siamo incontrati solo poche ore fa…»

«Anche per me è così» ammise Goku, per nulla impensierito. «Penso che sia una cosa meravigliosa…»

Narie chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal battito del cuore di Goku e dal profumo delle lenzuola. Un dolce torpore l’avvolse, finendo per farla addormentare.

Goku la osservò dormire, accarezzandole dolcemente i capelli, facendo scivolare le dita lungo il suo viso.

Era bellissima. E non capiva come avesse potuto scegliere proprio lui.

Si sentiva così calmo, stringendola tra le braccia. Desiderava proteggerla da ogni cosa dolorosa, voleva disperatamente renderla felice, permettere che dormisse sempre così, tranquilla come in quel momento.

Ma evidentemente non era destino.

In quel momento qualcuno spalancò la porta con violenza, e Hakkai si affacciò sulla soglia.

Goku si voltò a guardarlo, e Narie si svegliò d’improvviso, sollevandosi sui gomiti per vedere cosa accadesse.

Hakkai rimase interdetto per un istante, poi decise che le notizie che portava erano più importanti di ciò che aveva visto.

«Goku, siamo stati attaccati!» disse rapidamente, con espressione insolitamente grave. «Sono troppi, fa presto! Gojio e Sanzo non resisteranno!»

Goku per un istante non comprese quelle parole. Poi, all’improvviso, avvertì le voci che provenivano dall’esterno, e, di tanto in tanto, un colpo di pistola.

Il cuore prese a martellargli nel petto, e lanciò uno sguardo allarmato a Narie.

«Vai» gli disse lei immediatamente, con sguardo deciso.

Goku sentì lo stomaco contrarglisi al pensiero di lasciarla, ma non poteva lasciare che i suoi compagni venissero uccisi. Non poteva.

«Hakkai, inizia ad andare!» disse rivolto verso la porta. Hakkai annuì e scomparve lungo un corridoio, e lui tornò a parlare a Narie. «Tornerò il prima possibile» le disse, fissandola negli occhi. «Te lo prometto»

Lei annuì.

Sapeva che non sarebbe andata così.

Sapeva che non era destino che loro stessero insieme.

Lottò per trattenere le lacrime, mentre Goku scendeva dal letto e si rivestiva in tutta fretta.

Quando fu pronto per uscire, lei lo fermò afferrandogli una mano.

«Ti amo» disse soltanto, ormai incapace di impedire agli occhi di vedere un Goku sfocato.

Goku fece una smorfia di dolore, poi si chinò e l’abbracciò stretta.

«Anche io… Anche io» mormorò, stringendola spasmodicamente.

«Ora vai!» gli disse Narie, allontanandolo da sé. Ormai le sue guance erano irrimediabilmente rigate di lacrime. «Vai!» ripeté.

Goku esitò ancora un istante; si chinò, la baciò, poi si staccò definitivamente da lei. «Ti prego, stai attenta. Chiuditi nella stanza» le disse, la voce incrinata, ma doveva andare. Si voltò e corse via, prima che la sua decisione si affievolisse.

Corse lungo un corridoio che scricchiolò sotto i suoi passi, raggiunse le scale e scese i gradini due a due. Non fece caso a ciò che lo circondava, ma si diresse in fretta verso la porta che conduceva all’esterno, guidato dal vociare sempre più intenso che avvertiva ad ogni passo. Si chiese come non lo avesse udito prima, quando stava con Narie, ma non ebbe il tempo di domandarselo a fondo, perché raggiunse l’esterno.

E si trovò davanti l’inferno.

Fin dove il suo occhio poteva spaziare vedeva solo demoni… In alcuni punti erano ammassati l’uno sull’altro, come intenti su un unico obiettivo, altrove si limitavano a devastare tutto ciò che incontravano.

Non appena videro Goku, quelli più vicini gli si avventarono addosso. Fece appena in tempo a evocare la Nyoibou, che dovette parare gli attacchi di non meno di cinque demoni. Cercò di superare con lo sguardo la marea di teste che incombevano davanti a lui, alla ricerca dei suoi compagni, ma non li vide.

Con un grido ricacciò indietro la prima fila di demoni e spiccò un salto, atterrando molto più avanti, nel folto del gruppo. Abbatté alcuni demoni attorno a sé, poi si guardò attorno freneticamente e individuò un punto in cui sembravano più numerosi.

Facendosi largo a spallate e calci, riuscì a raggiungere il centro della calca, e vide Gojio che contrastava a malapena gli attacchi che provenivano da ogni direzione. Il suo corpo era coperto di ferite, aveva tagli sulle braccia e un profondo sfregio sul viso, e un ginocchio non sembrava più in grado di reggerlo.

«Sei in ritardo» disse comunque, con uno dei suoi soliti sorrisi. Con lo sfregio che ora gli deturpava il viso sembrò quasi una smorfia. «Eri con lei, giusto?»

Un demone lo colpì alla schiena, facendolo cadere in ginocchio.

Goku gridò e fece roteare la Nyoibou, colpendo i demoni più vicini e facendo arretrare gli altri. In un attimo fu accanto a Gojio, e lo aiutò a rialzarsi.

«Non stare qui a perdere tempo…» gli disse il mezzodemone, con una smorfia di dolore.

«Che diavolo vai dicendo?!» gli urlò Goku.

«Sanzo… Vai da Sanzo!» continuò però Gojio, allontanandolo da sé bruscamente.

Il sangue nelle vene di Goku si ghiacciò.

«Cosa gli è successo?» chiese, gli occhi sbarrati.

«E’ messo peggio di me. Vai, Goku. Vai ad aiutarlo» Gojio fece un ultimo sorriso. «E’ il tuo sole…»

Un attimo dopo il coltello di un demone venne piantato nella sua schiena, strappandogli un urlo di dolore. E fu seguito da un altro, e un altro ancora.

«NO!» gridò Goku, avventandosi con ferocia sui demoni che infierivano su Gojio. Li colpì con una violenza terribile, sentì più volte il secco rumore di ossa che vanno in pezzi, ma sembravano infiniti, venivano continuamente sostituiti da altri compagni…

E quando si rese conto di avere le mani e il viso coperti di sangue, si rese anche conto che non avrebbe più potuto fare niente per Gojio.

Fu allora che il pensiero di Sanzo gli si affacciò alla memoria. Con orrore, si rese conto di essere rimasto accanto a Gojio terribilmente a lungo. Disperatamente, colpì i demoni attorno a lui, si fece strada nella calca fino a un altro capannello di demoni, li allontanò con rabbia, la vista appannata dalle lacrime, e vide Sanzo a terra, in una pozza di sangue. Diversi demoni erano sopra di lui, infierivano sul suo corpo ormai inerte, i loro artigli penetravano nella sua carne…

Con un urlo selvaggio, Goku scagliò a terra quelli che circondavano il corpo del suo sole, e si inginocchiò accanto a lui, gli sollevò il capo. Chiamò il suo nome, incurante dei colpi che i demoni gli davano, incurante del sangue, del suo sangue, che iniziava a impregnargli i vestiti.

Ma Sanzo non si mosse. Non aprì gli occhi.

Il suo corpo, le sue mani… Erano coperti di sangue, orrendamente sfregiati dagli artigli dei demoni… I suoi capelli, i suoi capelli d’oro, non rilucevano più. I suoi occhi color ametista non si sarebbero più aperti, non lo avrebbero più scrutato. Mai più.

Goku se ne rese conto e gridò il suo nome, scoppiando in singhiozzi. Strinse a sé il corpo di Sanzo, lo strinse convulsamente. Il profumo di tabacco e sapone che di solito lui emanava era scomparso, sopraffatto da quello nauseabondo del sangue.

Si ricordò all’improvviso di Narie.

Con le mani che tremavano, fece scivolare al suolo il corpo del suo sole. Si morse le labbra fino a farle sanguinare; non pensò alle proprie ferite.

Solo, rivolse uno sguardo terribile sui demoni che gli stavano attorno.

«Levatevi di mezzo!» gridò, cieco di rabbia. La Nyoibou giaceva accanto al corpo di Sanzo, sporca di sangue e polvere, ma gli bastarono mani e piedi per esternare tutto il proprio furore. Colpì indistintamente, con l’unico obiettivo di tornare nella piccola abitazione che vedeva poco distante. Era sola, isolata. E Narie era là.

Spiccò un ultimo salto, riuscendo a raggiungere l’ingresso. Attraversò di corsa il piano inferiore, raggiunse le scale e le salì sfiorando appena i gradini, poi si precipitò lungo il corridoio, fino alla stanza in cui doveva trovarsi Narie.

Ma ciò che vide fu l’avverarsi di ogni suo peggiore presentimento.

Tre demoni erano chini a terra, un lembo di lenzuolo sporgeva da sotto le loro ginocchia, il bianco immacolato del tessuto tinto del rosso cupo del sangue.

Goku gridò di nuovo, un grido pieno di rabbia e disperazione. I demoni non fecero in tempo a voltarsi che incontrarono la morte, l’ultima cosa che videro un ragazzo dagli occhi dorati e le guance rigate di lacrime e sangue.

Goku si chinò in fretta su Narie, l’esile corpo nudo coperto da segni di artigli. Un lungo squarcio andava dalla spalla sinistra al fianco destro, deboli fiotti di sangue sgorgavano dalla profonda ferita.

Sfiorò tremante il taglio, avvertendo il corpo di Narie freddo come non mai. Senza motivo, la coprì con il lenzuolo impregnato di sangue, quasi quello avesse potuto donarle il calore che sembrava averla abbandonata. Pronunciò il suo nome, ma lei non si mosse. Lo ripeté, più e più volte, mentre le lacrime riprendevano a sgorgare copiose dai suoi occhi.

Scoppiando in un pianto disperato, appoggiò la fronte a quella di lei, mormorando scuse e altre parole incoerenti, dicendo che avrebbe dovuto essere lì per lei, che avrebbe dovuto salvarla…

«Go…k…» mormorò a un tratto Narie, in un sussurro tanto flebile da essere quasi inaudibile.

Goku staccò immediatamente il viso e la guardò incredulo. Gli occhi di lei erano socchiusi, il respiro debole, ma c’era. Sembrava non avere forze per fare nient’altro che fievolissimi sussurri, ma era viva.

«Io… Lo sape…vo…» continuò lei, con un tenue sorriso che parve costarle un immenso sforzo. «La… promes…sa… non po…tevi…»

«Shh!» la azzittì Goku premendo il lenzuolo sul suo petto in un vano tentativo di arginare l’emorragia. «Non parlare, non parlare…» la implorò con gli occhi pieni di lacrime. «Andrà tutto bene…»

«No…» mormorò però lei, mentre gli occhi verdi si facevano vacui.

Inspiegabilmente, un sorriso le si dipinse sul viso. Non sapeva nemmeno lei dove, trovò la forza di sollevare una mano e afferrare il polso di Goku.

«…Ho capito…» mormorò, con una strana luce negli occhi. «…Ora… Ho capi…to…»

«Cosa?!» chiese Goku, guardandola dritto negli occhi. Per un attimo la speranza si riaffacciò nella sua mente.

«Non… ave…re paura…» mormorò Narie, improvvisamente come fiduciosa. «Non ave…re… pau…ra… Fi…dati…» I suoi occhi si spensero. La mano che gli sfiorava il polso scivolò al suolo, inerte.

Goku l’aveva persa. Per sempre.

Come aveva perso Sanzo, il suo sole; come aveva perso Gojio e probabilmente anche Hakkai.

Rimase immobile, in ginocchio, a premere un lenzuolo intriso di sangue su un corpo morto.

Tutto gli sembrò all’improvviso una follia.

Non poteva essere vero.

Doveva essere un sogno; un incubo.

Ora si sarebbe svegliato e sarebbe stato nel letto dalle lenzuola profumate, Narie sarebbe stata accanto a lui, lo avrebbe baciato, gli avrebbe detto “sono stata bene con te”… Doveva essere così.

Tutto gli appariva così irreale…

Si alzò in piedi, sentendosi distante mille miglia dal proprio corpo. Per un istante contemplò Narie, che appariva seduta contro il muro, gli occhi socchiusi, un manto cremisi avvolto attorno al corpo snello. Sembrava tranquilla. Sul punto di addormentarsi.

Goku distolse lentamente lo sguardo; le voci all’esterno si erano notevolmente affievolite. Con passo pesante si avvicinò alla finestra, sentendo all’improvviso tutto il peso delle ferite infertegli dai demoni, ma solo come un dolore sordo, distante; alieno.

Posò una mano coperta di sangue sul vetro, lasciando una traccia vermiglia la dove le sue dita si erano posate, e guardò fuori.

Vide il corpo di Gojio. I demoni lo avevano orrendamente deturpato, ma i capelli del mezzodemone insistevano nel loro splendore cremisi, quasi fossero ancora vivi. Si mescolavano al sangue sul terreno, ma spiccavano molto di più…

Spostò lo sguardo; ecco il corpo di Hakkai. Anche lui era morto. Un braccio mancava dal resto del corpo, perso nella calca o forse preda di qualche demone. Doveva aver lottato a lungo con il ki, perché attorno a lui c’erano diversi corpi di demoni, ma alla fine anche lui aveva ceduto, stremato. Di Hakuryuu non c’era alcuna traccia.

Forse, se non si fossero trovati soli, ce l’avrebbero fatta. Se fossero stati tutti insieme, se lui fosse stato con loro… Se…

…E infine il corpo di Sanzo. Devastato. I suoi capelli dorati erano intrisi di sangue. Non avrebbero più brillato per lui, né per nessun altro.

Goku si rese conto di avere le guance rigate nuovamente di lacrime. Strinse il pugno, lasciando tracce rossastre sul vetro trasparente, e sentì delle voci farsi sempre più vicine.

‘Non avere paura’

Si voltò, lo sguardo vacuo sulla porta.

‘Fidati’

Un gruppo di demoni si affacciò sulla soglia, lo individuò, rise.

‘Non avere paura!’

Tutti assieme si avvicinarono, lo circondarono.

Goku chiuse gli occhi.

“Io non ho paura”



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«…Ehi… Eddai, apri ‘sti dannati occhi…»

Qualcuno lo colpì in viso, non troppo leggermente.

Goku aprì gli occhi.

Impiegò un po’ di tempo per mettere a fuoco ciò che vedeva, ma quando lo fece scoprì che si trattava semplicemente del soffitto di una caverna. Soffitto umido, dovette constatare quando una goccia d’acqua fredda gli cadde sulla fronte.

«Buongiorno» disse una voce familiare, in tono sarcastico.

Goku voltò a fatica la testa, avvertendo il suolo spigoloso sotto la nuca. Sembrava che della stoffa gli facesse da cuscino, ma era tanto sottile da non essere quasi percepibile.

Vide Gojio che lo fissava. Poi lo vide voltarsi e gridare qualcosa a qualcuno alle sue spalle.

«Ehi, si è svegliato! Possiamo partire!»

Goku gli lanciò un’occhiata confusa. Eppure… Era certo di averlo visto… Cadere… Però… Anche lui avrebbe dovuto essere morto; e invece tutto ciò che avvertiva era un lieve dolore pulsante sul retro della nuca.

Nel suo campo visivo apparve Hakkai.

«Ben svegliato» gli disse con un sorriso gentile. «Come ti senti?»

I ricordi di Goku erano talmente nitidi… però Hakkai era lì. Gojio era lì.

«Cosa… Cosa è successo?» chiese, incapace di comprendere.

«Sveglia!» rispose Gojio. «E’ successo che ti sei fatto colpire alle spalle. Come un completo idiota. E io sono dovuto restare tre ore con il sedere a bagno per farti la guardia!»

Goku gli rilanciò uno sguardo confuso.

Gojio levò gli occhi al soffitto.

«Non ricordi? L’acquazzone;la caverna; i demoni che ci hanno attaccato… La botta ti ha rincretinito più di prima, per caso?»

«Potresti essere un po’ più gentile…» lo ammonì Hakkai.

«Se tu fossi stato tre ore seduto su uno spuntone di roccia umido, saresti anche tu “poco gentile”!» ribatté Gojio seccato, alzandosi in piedi.

Goku fissò la parete dietro di loro.

Lentamente, tutti i ricordi riaffiorarono alla sua memoria…

Stavano viaggiando, come sempre. Poi era scoppiato un temporale improvviso, ed erano stati costretti a ripararsi in una caverna… Che però avevano scoperto essere il covo di un nutrito gruppo di demoni. Che naturalmente li avevano attaccati.

Dovevano averlo colpito a combattimento finito. Alle spalle.

«Te la senti di alzarti?» Hakkai interruppe i suoi pensieri.

«S…Sì» rispose Goku, sollevandosi a sedere. Tese una mano verso il demone, ma lui gli lanciò uno sguardo strano.

«Che cos’hai?» gli chiese.

Goku rimase sorpreso dalla domanda, poi si portò una mano al viso. E sentì le lacrime bagnargli le guance.

«Che ti prende, scimmia?» gli chiese anche Gojio, vagamente preoccupato.

«N…Niente…» balbettò Goku, incapace di fermare le lacrime ma anche di capirne il motivo. Vide Sanzo che lo osservava, poco più in là. I suoi capelli rilucevano, più brillanti che mai anche nella fioca luce della caverna.

Sorrise, asciugandosi le lacrime.

«Credo… Di essere solo contento…»

Hakkai e Gojio si scambiarono sguardi interrogativi.

«Contento?» ripeté poi il mezzodemone inarcando un sopracciglio.

Goku annuì.

«Ho fatto un sogno» spiegò. «Anzi, un incubo»

«Ah sì?» fece Gojio con un sogghigno. «Restavi senza cibo?»

Goku si limitò a sorridere.

«Qualcosa del genere» rispose poi.

Gojio ne rimase sconcertato.

Ma Goku non aveva detto una sciocchezza; li guardò tutti e si rese conto che senza di loro non avrebbe proprio saputo come andare avanti. Gli erano indispensabili, più dell’aria che respirava, più del cibo che lo nutriva. Erano tutto per lui.

«Alzati, và… Sarà meglio andarcene da qui, non mi sembra un posto salubre…» borbottò Gojio, tendendogli di nuovo la mano.

Goku la afferrò, e si tirò in piedi.

E per quanto riguardava Narie, provava una strana sensazione.

Gli sembrava quasi di sentire il suo profumo, il profumo di un sogno.

Sentiva che esisteva, da qualche parte. Lo sapeva.

E sapeva che stava bene.

E che un giorno l’avrebbe sicuramente incontrata di nuovo.



Le avrebbe dimostrato che stare insieme era il loro destino.









•FINE...
...Del capitolo.



TO BE CONTINUED...





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•POSTILLA•



Probabilmente avrete notato anche voi che le cose vanno piuttosto “in fretta”; beh, il motivo è che non sono reali, non che io sono impazzita all’improvviso. Quindi prendete tutta la vicenda solo per quello che è: un semplice sogno.



A proposito.

Forse, se riesco (cioè se trovo tempo, voglia e ispirazione), potrei tirare fuori una fanfic da questo capitoletto… Voi che ne direste?

Il punto è che questa storia mi ispira un sacco…

Mah…

Dite voi.



Finito di scrivere alle 2.20 (non 14.20…) di giovedì 18 agosto 2005.







By -aya-chan-
 
Continua nel capitolo:


 
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COMMENTI:
Trovato 1 commento
-ranco- - Voto: 08/04/09 18:53
E' semplicemente magnifica! Conta che l'ho letta questa mattina(dalle 5 alle 9), tutta dun colpo! Complimenti davvero, scrivi in maniera divina. Ora scappo a leggere anche le altre.. un bacio, ranco.
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