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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Saiyuki
Titolo Fanfic: LA LUCE DORATA
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: supernene galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 22/08/2005 10:04:30

la mia prima fic sentimentale...un passato che mi ha colpito.
 
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PENSIERI DI GOKU
- Capitolo 1° -



Tutto intorno a me era freddo.
Mi ero convinto di essere freddo a forza di stare all’ombra. Perfino il mio cuore sembrava freddo come una roccia.
Già…Come le rocce che mi imprigionavano nell’unico luogo al quale mi era concesso di appartenere.
L’unica cosa che mi sembrava emanasse calore era il sole, ma non potevo raggiungerlo.
Sembrava quasi che stesse davanti a me per il puro scopo di farsi desiderare…
Mi capitava di chiedermi se ci fosse qualcun altro oltre a me che sapesse apprezzare quella luce abbagliante che scandiva i ritmi della vita.
Sì. Ne ero sicuro.
Presto o tardi avrei incontrato qualcuno che mi avrebbe teso una mano per guidarmi al di fuori di quella oscurità che tanto mi opprimeva.
Qualcuno che, circondato da una luce abbagliante avrebbe spezzato le fredde catene che mi trasmettevano un forte senso di colpa. Ma quale colpa, dopotutto? Ero stato rinchiuso lì senza un perché…o forse un motivo c’era? Ormai non me lo ricordavo più…

Proprio mentre mi soffermavo su questi pensieri carichi di amarezza, sentii un suono debole e piacevole provenire da “fuori”.
Alzai lo sguardo incuriosito e notai che più o meno all’altezza dei miei piedi un uccellino zampettava incerto nella mia direzione.
Mi misi seduto.
Aveva un piumaggio dai toni delicati, leggermente giallo, ma la prima impressione che mi pervase la mente fu quella che davanti a me si trovasse una creatura molto fragile.
Mossi qualche passo verso le sbarre di pietra che fin’ora avevano controllato così bene che io non potessi conoscere la libertà.
Anche lui si avvicinò a me e con un piccolo balzo si adagiò sulla mia mano.
Che sensazione! Il suo corpo era caldo… Respirava, volava, viveva!
Emise ancora una volta il suo debole verso e posò il suo sguardo su di me.
Io sorrisi. Anche questo era nuovo per me. Tanto che mi fece quasi male la mascella.
All’improvviso mi avvolse.
Successe lentamente, senza alcuna fretta.
Un tepore che spazzò via ogni dubbio, ogni paura, ogni ombra.
Io quel giorno riacquistai la voglia di vivere.

Tornava ogni giorno.
Quando sorgeva il sole lui era già davanti a me trasmettendomi la sua voglia di vita.
A poco a poco mi accorsi che volevo proteggerlo, volevo che lui ci fosse sempre.
E io con lui.
Quel giorno in particolare giocò con me a lungo, più a lungo del solito…
E io ridevo divertito dai suoi buffi tentativi di salirmi sulla spalla e sulla testa.
Lo presi con delicatezza fra le mani e cominciai ad accarezzargli le piume.
Strano.
Mi sembrava molto più esile rispetto alla prima volta che lo tenni fra le mani.
Ma impegnato com’ero a rispondere al suo pigolio, non ci feci caso.

La mattina dopo quando mi svegliai lo vidi ancora.
Solo che non era vicino a me, ma “fuori”, dove le mie mani non potevano arrivare.
Ma perché se ne stava disteso per terra a quel modo?
Dov’era finita la sua energia?
Ad un tratto capii.
Capii che lui era là fuori, freddo e solo, esattamente come lo ero io lì dentro.
Mi misi in ginocchio contro le sbarre di pietra.
Allungavo le mani verso di lui senza riuscire neanche a sfiorarlo.
Non ricordo neppure quanto tempo rimasi lì a tentare di ottenere l’impossibile.

Poi mi arresi.
Detti un pugno a quelle maledette sbarre. In fondo per una volta potevano anche lasciarmi uscire. Sarei tornato dentro, lo avrei promesso, ma con l’uccellino.
Tutt’a un tratto un liquido caldo cominciò a scorrermi lungo le guance, senza che io potessi fare niente per fermarlo.
Gli occhi mi bruciavano e sentivo la gola chiudersi in un nodo ogni volta che il mio sguardo offuscato dal pianto si posava su di lui.
Dannazione!
Gridai.

La morte.
Non avevo mai conosciuto la morte prima d’ora e quando scoprii della sua esistenza ne soffrii terribilmente.
In fondo il suo corpo inerme ora non era costretto a pensare più a nulla…
Perché io invece dovevo essere tormentato da quei pensieri?
Il suo cadavere stava davanti a me. Come una punizione.
Perché non veniva qualcuno portarlo via?
Non riuscivo più a resistere…


Poi una frase mi attraversò la mente, come il guizzo di un lampo…

…vivrò e combatterò solo per me stesso, perché nel momento in cui si muore per qualcuno, il dolore di chi resta è insopportabile…

Un’ immagine veloce… Dei lunghi capelli dorati… Due profondi occhi viola…



Svenni.






-Ehi scimmia! Svegliati!- la voce del kappa mi giunse all’orecchio come un rumore molesto.
-Mffggghh…-mi voltai dall’altra parte nel cuscino. Il sogno era talmente vivido che a stento riuscivo a capire cosa succedeva. Dei ricordi da tempo messi da parte.
Come avevo potuto dimenticare?
-Goku! Gojyo! La colazione è pronta!- la voce di Hakkai mi giunse al di là della porta come un suono armonioso.

Presi posto davanti a Sanzo.
-Buongiorno Sanzo- dissi sorridendo.
-Buongiorno- mi disse lui leggendo il giornale.
Al solito, con la sigaretta in bocca. Quell’aria sfrontata usata per nascondere ciò che di lui non voleva che fosse rivelato.
-Beh? Che hai da guardare, scimmia?-
-Niente! E non chiamarmi scimmia!-

Sì. Ne ero sicuro. Un giorno sarei riuscito a farlo sorridere e a diventare la sua fonte di luce, come lui lo era per me.
Ma nel frattempo….

-Ehi Goku muoviti! Ti lasciamo qui!
-Scimmia pigra! Datti una mossa!-
-Arrivo. E non chiamarmi scimmia!-


…il viaggio continuava. Verso Ovest…

 
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