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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: ----
Genere: Commedia, Kid-fic (per bambini)
Rating: Per Tutte le età
Autore: piazza-la-bomba galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 20/08/2005 01:14:55

piu breve di così.
 
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MAH
- Capitolo 1° -

C'erano una volta due cavalieri erranti. Essi vagavano per i boschi e per le vallate in cerca di avventure; niente li

spaventava, ed il loro nome rimane ancora oggi un mistero, e una leggenda.
Il cavaliere piu anziano si diceva avesse nome Kal, e che fosse il piu abile combattente di tutta la Contea e delle Contee

circostanti. Si raccontava che avesse abbattuto piu di tremila Orchi, e che potesse abbattere un albero con un solo colpo

della sua spada; nessun esercito reale era riuscito a sconfiggerlo, nè ad arruolarlo nei suoi ranghi. Egli era ammirato per

la sua purezza d'animo non meno che per la sua forza e bellezza; tuttavia, questo prode cavaliere non eccedeva

nell'intelletto, e l'astuzia e la furbizia erano doti a lui sconosciute.
Il suo compagno, Winymo, era il suo perfetto contrario sia nell'aspetto che nella mente: era un ottimo arciere, agile e

svelto a muoversi e a nascondersi nei boschi, silenzioso come un elfo. I suoi occhi spesso vagavano nel vuoto mentre

pensava, a lungo.
Un giorno i due si trovarono nei pressi dell'orto di una strega, mentre davano la caccia ad una lepre. Proprio nel momento

in cui la freccia di Winymo la colpiva, essa entrò nell'orto e rimase nascosta dalle piante. Poichè quella strega era famosa

per essere particolarmente gelosa delle proprie cose, Winymo ritenne prudente lasciare la lepre dov'era, anzichè rischiare

di far arrabbiare la vecchia invadendo il suo orto.
-In fondo- disse Winymo, - di lepri possiamo averne quante vogliamo. Evitiamo di correre il rischio, ed allontaniamoci di qui

il più possibile.
Ma Kal, che aveva tanta fiducia nella sua morale, rispose:
- Ma cosa dici, fratello mio! La lepre ci appartiene, e la strega non potrà certo risentirsi se noi ci prenderemo ciò che è

nostro e che ci spetta! Non violeremo il suo territorio che per una giusta ragione, e se necessario ci scuseremo per aver

pesticciato qualche cavolo.
- Lascia stare, ti dico. A quella donna non importa cosa è e cosa non è giusto per gli Uomini, e se ella riterrà giusto nella

sua mente marcia che deve farti un incantesimo perchè le hai pesticciato qualche foglia di lattuga, lo farà senza esitare,

infischiandosene della tua morale e delle nostre scuse! In fondo, perchè rischiare tutto questo per una lepre? Col mio arco

ne posso cacciare quante ne voglio!
- Winymo, resta pure qui se ti pare. Ma io non ho paura della strega e delle sue foglie di lattuga, e andrò a riprendermi la

nostra lepre.
- Fratello Kal, il tuo coraggio si trasforma in incoscienza! Ti accecano forse i tuoi buoni principi? Torna indietro prima di

commettere stupidaggini!
Ma Kal non diede ascolto alle parole del compagno, e avanzò tra cespi di lattuga e pomodorini fino a che non scovò la

lepre morta, che doveva servire loro da cena.
In quel momento la strega stava giust'appunto uscendo dalla sua catapecchia per innaffiare i cavolfiori, vide le sue amate

verdure tutte pesticciate, e subito si mise a sbraitare come una matta.
Il cavaliere Kal, che era appena montato in sella, subito scese da cavallo per andare a scusarsi con la strega e spiegarle il

motivo di quell'ignobile calpestio, senza ascoltare Winymo che gli intimava di scappare subito, prima di causare i guai

tanto temuti.
Dopo che Kal ebbe parlato alla strega, ella si infuriò come non mai:
- Uomo impudente: non solo entri nel mio orto senza permesso e lo pesticci, ma osi addirittura venire qui a pretendere

che io accetti le tue scuse! Avrai da pentirtene, cavaliere insolente!
E, detto fatto, rinchiuse il cavaliere in una torre altissima, dotata di un unica finestra, senza scale e senza porte.
Il fratello, Winymo, che aveva visto e sentito tutto da dietro un cespuglio (furbo com'era si era nascosto prima che l'ira

della strega si riversasse anche su di lui), sbucò solo quando fece buio, e andò a parlare al fratello, che nel frattempo era

rimasto affacciato alla finestra della torre, sconsolato.
- Fratello Kal- disse il cavaliere, - guarda dove ti ha portato il tuo stupido coraggio!
- Non rimproverarmi, fratello mio! La mia era solo buona fede, e adesso vedo anche da solo il mio fallimento, poichè

resterò qui per sempre, senza poter scendere.
- Su, su, cavaliere Kal! Non disperate! E' vero, siete prigioniero, ma io vi farò liberare presto, non preoccupatevi!
- Cosa dici, compagno? La stanchezza ti da forse alla testa? Lo vedi anche tu che questa torre non ha porte, nè altre

finestre; nessuna chiave e nessun ariete possono farmi uscire da qui, e anche se mille uomini abbattessero la torre, io

crollerei con essa!
- Tu non hai abbastanza fantasia, e non pensi abbastanza! Mentre tu eri affacciato alla finestra a pensare alla tua fine, io

ho osservato la strega: ella crea pozioni che fanno crescere le piante in un baleno, e una piccola foglia diventa presto una

folta chioma. Domani, quando sarà nuovamente notte, io farò crescere uno di quesi alberi che vedi qui sotto a dismisura,

e tu sarai libero! Adesso ti lascio, fratello Kal, poichè la notte volge al giorno, ed io devo agire nell'ombra. Addio!
Quella mattina, quando la strega uscì per una delle sue commissioni, il cavaliere Winymo entrò di soppiatto nella sua

casetta, scovò la pozione magica e se la nascose sotto al giubba, nascondendosi nuovamente dietro il cespuglio ed

attendendo la notte. Finalmente essa giunse e, mentre tutto intorno era silenzio, il giovane cavaliere si piazzò sotto la

torre, e chiamò il fratello. Egli si affacciò, ed aveva un volto ancor piu sconsolato della sera prima.
- Fratello mio, non t'abbattere, che io sto per liberarti, come il principe la sua Raperonzolo!
- Oh, cosa mi tocca sentire!- disse Kal. - Non solo sono prigioniero a vita nella torre di una strega, ma vengo addirittura

paragonato ad una donzella dal mio fratello e compagno! Oh, povero me! Povera la mia forza inutile dentro questa

prigione!
- La tua è una prigione di rassegnazione, caro mio!- gli disse Winymo, - Adesso scostati e fa attenzione: guarda!
Così detto il cavaliere versò un po' della pozione sull'albero che più era vicino alla torre, ed esso crebbe per la metà della

sua altezza, e il suo tronco poteva essere abbracciato da cinque uomini. I suoi rami piu alti, però raggiungevano appena

la metà della torre, e il cavaliere non poteva scappare.
- Fratello mio, vedo che la tua prodigiosa pozione funziona! Ma io non riuscirò mai a saltare: l'albero è ancora troppo

basso!
- Non temere, Kal- disse Winymo. E detto questo, versò ancora della pozione sull'albero: esso crebbe ancora, fino a che i

suoi rami più alti toccavano la finestra della torre, ed il suo tronco poteva essere abbracciato da dieci uomini.
I rami che potevano essere raggiunti dal prigioniero, però, erano solamente le cime, che si sarebbero tosto spezzate se

Kal avesse tentato di aggrapparvisi.
- Fraello mio, la magia continua a fare prodigi, ma questi rami si spezzeranno se io anche solo proverò a fuggire!
- Non temere, compagno mio! Presto potrai fuggire-.
Detto questo, Winymo verso il resto della pozione sull'albero, ed esso crebbe, crebbe e crebbe, fino a che non superò di

gran lunga la torre, ed il suo tronco non avrebbe potuto essere abbracciato nemmeno da venti uomini robusti.
Finalmente il cavaliere Kal potè aggrapparsi ad un solido ramo, e alla svelta si calò giù dalla pianta, che ancora continuava

a crescere e a crescere. Crebbe tutta la notte, e quando, la mattina dopo, la strega si affacciò alla finestra della sua

catapecchia, trovò accanto alla torre un albero talmente gigantesco che l'altissima torre in confronto sembrava una pedina

degli scacchi, si dice ancora oggi che le sue radici ricoprano miglia e miglia. Inutile dire che ella andò su tutte le furie, e,

non trovando i cavalieri, che naturalmente erano fuggiti, cominciò a sfogliare tutti i libri di magia in cerca di un incantesimo

con cui punirli, fino a che non creò un orribile mostro a tre teste che desse la caccia ai due cavalieri per sbranarli.

Quest'animale non aveva un buon orecchio, e nemmeno un grande olfatto, ma poteva vedere a miglia e miglia di distanza

una formica con una zampetta rotta.
Così parì in cerca dei due fuggitivi, correndo veloce come il vento e ruggendo orribilmente.
I cavalieri, che non ne sapevano niente, sarebbero presto finiti nelle fauci del mostro insieme ai loro cavalli, ma

incontrarono per la strada un leprotto, che parlò loro:
- Nobili cavalieri, io sono il cucciolo della lepre che voi ieri uccideste. La strega vi ha mandato contro un mostro per

uccidervi, e dato che io non voglio farvi fare la stessa fine della mia povera mamma, se non mi ucciderete io vi renderò

invisibili, e vi salverò la vita.
I cavalieri, senza pensarci un momento, accettarono, dato che sentivano già i passi del mostro che li inseguiva, e

poterono scappare indisturbati.
Il mostro vagò e vagò per tutto il bosco, fino a che non raggiunse la pianura, e si dice che qualcuno lo avvisti ancora oggi

tra le acque dei laghi, o senta il suo tremendo ruggito vicino alle montagne.
In quanto ai cavalieri, nessuno li vide più, e forse continuano ancora oggi a vagare errabondi per i boschi.

 
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