torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: MAMMA
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: sedna90 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 13/08/2005 20:09:52

ispirata da popsy, di stephen king è crudele
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
MAMMA
- Capitolo 1° -

Parcheggio il furgoncino davanti al centro commerciale. Voi non avete la minima idea di quanti bambini si perdono davanti e dentro il centro commerciale.
Mi presento: sono Beatrice. Il mio cognome? Non ha importanza.
La mia età? Venticinque anni.
Giovane fuori, vecchia dentro.
Il mio lavoro? Rapisco bambini. Oh, no, non giudicatemi male. Io mi limito a rapirli e a portarli in un determinato posto. Poi non so cosa succede loro. Cercate di capirmi, dovrò pur guadagnarmi il pane, no? Esco dal furgoncino, chiudo la portiera. E la mia piccola vittima non ci mette molto per farsi vedere. È davanti al centro commerciale, si guarda smarrita. Poverina… occhioni neri, scurissimi, come i capelli corti, in mano ha una bambola. Somiglia alla mia prima vittima… e il pensiero torna a quel giorno…

Era una bellissima mattina di Maggio, il sole splendeva infondendo calore negli animi della gente, ma c’erano anime troppo oscure, anime come le mie, impossibili da schiarire. Io ero seduta su una panchina, di fianco a me un ragazzo con capelli biondo platino e occhi marroni.
-Quindi vuoi lavorare per noi?-
-Certo.-
Il ragazzo si sistemò meglio sulla panchina.
-Guarda che qui non giochiamo. Vogliamo gente seria, noi.-
-Io sono seria.-
-Niente istinti materni.-
-Odio i bambini-
-No, non è vero. È contro natura odiarli. Solo non li sopporti. Bene-
-Mi accetti?-
- No. Prima devi incontrare il capo.-
-Chi è?-
-Colui che prende i bambini.-
-Cosa ne fa?-
-Non lo so. E non fare mai più domande del genere, anzi: niente più domande-
-Va bene-
-Ora andiamo.-
Si alzò e io lo segui. Arrivammo in un condominio, terzo piano stanza 13.
-. È qui che porterai le vittime, se vieni ammessa-
Lui aprì la porta. La stanza non era arredata, c’era solo un tavolo con quattro sedie.
-Siediti- mi ordinò. Mi sedetti e lui entrò in un’altra stanza. Pochi secondi dopo dalla stanza tornò il ragazzo e un uomo molto vecchiocce subito riconobbi. Il parroco della chiesa che ho frequentato da piccola, quell’uomo mi aveva addirittura battezzata.
-Padre!- esclamai, alzandomi
-Cosa ci fate qui? È uno scherzo?-
Lui mi sorrise, benevolo.
-No cara, siediti-
-Senta, non inizi con la solita predica…-
- Beatrice, siediti- disse con un tono che non ammetteva repliche. Mi sedetti.
- Beatrice, ricordi quel giorno, quando ti offri di entrare a casa mia per mangiare un po’ di torta?- annui. Lo ricordavo perché mia madre mia aveva fatto una scenata colossale. ‘-Ma il prete non è uno sconosciuto, mamma!- -Non mi interessa! Non parlarci più, mi sono spiegata signorina?’
-Beh, se tua madre non fosse intervenuta, tu non saresti qui. Saresti una mia vittima. Devi ringraziare tua madre ogni giorno che passa, Beatrice. Ti ha salvato, quella donna- rimasi paralizzata dallo stupore.
-In un modo o nell’altro, Satana ti ha presa, piccola… si vede che era destino…-
- M - ma lei… è un uomo di chiesa, io non capisco come…-
-Non c’è più religione, figliola.-
Aveva addosso un’aria triste, come se gli dispiacesse. Ero troppo sconvolta per capire quant’era enorme la crudeltà di quell’uomo.
-Tu lavorerai per noi- disse, e mi porse le chiavi della stanza.
Le presi meccanicamente.
-Non cercare di prendermi in giro figliola…-
-No, Dio vede tutto- dissi senza pensarci: quella era una frase che il parroco mi ripeteva sempre.
-. Anche io e Satana.- disse lui con un sorriso maligno.

Perché, non siete la stessa persona, brutto stronzo? Mi trovo a pensare, mentre mi avvicino alla bambina. Cinque anni circa.
-Ciao piccola- le dico sorridendo
- Hai perso la tua mamma?-
Lei mi guarda diffidente, con gli occhioni umidi.
-Mamma dice che non devo parlare con gli sconosciuti-
- Oh, beh, io sono una sconosciuta. È una cosa diversa, gli uomini sono cattivi, le femminucce no.- non avete la più vaga idea di quante bambine ho catturato così. Da piccoli i bambini sono maschilisti, le bambine femministe, e quando crescono non cambia niente. Per questo non si capiscono.
-Vuoi dire che sei come la mia mamma?- dice con gli occhi spalancati e pieni di speranza. Cosa vuol dire ‘sei come la mia mamma?’
- Certo!- poi le sussurro: - Ma non dirlo a nessuno, è un segreto segretissimo!-
Lei ride, scuotendo la testa.
-Lo so sciocchina!-
- Senti, perché non entriamo in auto? La troveremo prima.- la diffidenza è completamente scomparsa dai suoi occhi.
-Sì, c’è troppa gente, qui non puoi. Meglio fare come tutti.-
Non capisco le sue parole, ma annuisco, sempre sorridendo.
Arriviamo davanti al furgoncino.
-Ti siedi dietro?- lei dice di sì, ed entra, docile.
Entro davanti, al posto di guida. Fine della commedia. Anzi, quasi. Devo uscire dal parcheggio senza farmi notare.
-Dove andiamo?-
-Sono sicura che la tua mamma è andata di qua!- esclamo
-Cosa? Ma come hai fatto? Sei fantastica, non ti ho neanche sentita!- cosa diavolo dice? Comunque riesco a uscire dal parcheggio.
-Ma sei sicura? Magari hai sbagliato e…- l’allegria è scomparsa dalla sua voce. Io non rispondo.
-Dove stiamo andando?- chiede
Non rispondo. La piccola inizia a singhiozzare.
-Tu non sei come la mia mamma! Bugiarda, bugiarda! La mia mamma ti troverà e ti ucciderà!-
-Ne sono sicura.- rispondo malignamente. Ci sono delle sbarre di ferro che separano me dalla bambina, e Dio solo sa quante miglia da sua madre. La bimba inizia a strillare.
-Taci- dico, sapendo che non mi ubbidirà. Non importa, ho preso una strada praticamente vuota.
-Ti troverà! Subirai l’Inferno! L’inferno!-
-Vuoi stare zitta?- dico, seccamente. Mi stupisco: si è azzittita. Guardo il suo viso dallo specchietto. E calma e composta, guarda anche lei lo specchietto, l’unica cosa che la tradiscono sono le lacrime. Poi un sorriso. È felice…?
- Mamma! è arrivata!- urla di gioia.
Spaventata guardo lo specchietto, nessuna macchina, né di fianco né dietro di me.
Scoppio a ridere
-Sì, nei tuoi sogn…- non posso finire la frase, qualcosa, anzi, delle mani (almeno credo) mi tappano la bocca e il naso. Ma davanti a me non c’è niente, e soprattutto, non vedo quelle mani. Non c’è nessuno, solo io e la bambina. Cerco di urlare. La macchina continua ad andare normalmente. Poi qualcosa si materializza, dietro di me. Una donna.
-Avresti dovuto lasciar stare la mia bambina-
-Brava mamma!- urla la piccola, contenta e felicissima. Intanto preme di più, cerco di colpirla, ma è inutile. Il furgone si ferma di botto, ma io non ho schiacciato il freno, allora cosa…?
-Non avresti dovuto metterti contro una strega- mi sussurra la donna, una nuvoletta nera si forma davanti a me. Provo di nuovo a urlare o a morsicare la donna me è inutile. Poi quella specie di nuvoletta mi entra nel naso, me sento soffocare, come se quella cosa mi stessa mangiando l’ossigeno. La donna mi lascia. Mi accascio sul volante, sentendo la bambina urlare di gioia, e vedo con la coda dell’occhio che sta abbracciando la madre.
E l’ultimo pensiero va al parroco e alla mia mamma.
Ci vediamo all’ inferno, bastardo.
E…mamma, ti voglio bene, grazie.


























commentate, por favor ç_ç
 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: