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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Digimon (Dejimon adobenchâ)
Titolo Fanfic: UNA LETTERA PER TE
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: sedna90 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 12/08/2005 20:46:45 (ultimo inserimento: 13/08/05)

sistemata, nn è fantasy/horror^^ -. come facciamo a cambiare le conseguenze di un passato che non conosciamo?-
 
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INCONTRI
- Capitolo 1° -

Incontri



Ti prego, fa che si sia sbagliato, fa che Koori abbia sbagliato tutto…il ragazzo, sedicenne, il viso pallidissimo e l’andatura stanca, bussò a una porta incrociando le dita. Guardava l’entrata di quella porta come se si trattasse dell’ entrata per l’inferno. Chissà, magari sul campanello poteva esserci scritto “ Lasciate ogni speranza, voi che entrate ”. Non si curò di constatarlo. Conosceva il nome scritto su quel campanello. Purtroppo. O per fortuna? In fondo Kari era felice di essere lì… lei voleva cambiare tutto… ma si può cambiare il destino?
Ken aprì. Vedendolo, lo sconosciuto impallidì ancora di più.
-. Posso esserle utile?- chiese Ken, vedendo il ragazzo in quello stato. Portava i capelli lunghi fino alle spalle, il loro colore era di un nero scurissimo, il che risaltava il viso pallido. E, stranamente, senza che avesse fatto nulla di particolare, gli stava simpatico. E non aveva ancora detto una parola… “Ma cos’ho oggi?” si chiese l’ex-imperatore
Lo sconosciuto si sentì mancare il fiato. ‘ No… non può essere vero…’ si disse, più volte.
-. Si sente bene?- chiese il tredicenne -. I – io… sì.. credo…- sentì che le gambe non lo reggevano più: cadde in ginocchio, ma prontamente Ken lo aiutò.
-. Aspetti!- disse, facendolo entrare.
-. Io… no…- balbettò prima di svenire.
Quando si svegliò sentì nascere in sé la speranza di aver vissuto un incubo. Certo, un incubo durato tre anni era improbabile, ma il cervello gioca brutti scherzi… la camera, dolce e accogliente, sembra dirgli: sei a casa, va tutto bene, sei a casa, ora… Tutto bene… non… non andrà mai… bene…
-. Ti sei svegliato.- notò Ken, uccidendo senza saperlo ogni speranza del giovane. Sorrise tra sé. Sperare… chi, lui? Ahahahah…
-. Grazie.- prese fiato.
-. Nulla. Vuoi del te?-
Scosse la testa.
-. Scusa se sono indiscreto, ma…-
-. Mi chiamo Ke…- si fermò di colpo. -. Keri –
L’altro sgranò gli occhi
-. Keri?-
-. Non mi credi?-
-. No, no io…-
-. Devo andare.- sospirò l’ospite, più a sé stesso che al ragazzo, sedendosi sul letto.
-. Non ti sei ancora ristabilito, se vuoi chiamo qualcuno, e…- Ma l’ospite sembrò non sentirlo: si alzò, vacillando un po’, poi si diresse verso l’uscita con Ken al seguito.
-. Ehi! Non ti puoi alzare, devi…- erano davanti alla porta, sembrava che quel ragazzo conoscesse già la casa, o, molto probabilmente, ha usato l’intuito si disse Ken.
-. Sì che posso. Non vedi?-
-. Ehi… aspetta… io…-
Ma il ragazzo era già in strada. La voglia di seguirlo era enorme, ma sapeva di non poter fare nulla.

-. Miyako! Aspettami!- supplicò Hikary, alla ragazza intenta a correre per le vetrine.
-. Hikary! Guarda che bel vestito!- strillò, fermandosi davanti a un negozio.
-. Farò una statua a qualunque cosa riesca a fermarti!- la prese in giro lei, guardando il vestito.
Oh… no…
Un abito da sposa.
-. Ah…- sospirò la ragazza dai capelli color lavanda, trasognante -. Che meraviglia…-
-. Già…- la mora non aggiunse altro, un po’ perché non aveva nulla da dire un po’ perché… scosse la testa. No, oggi non doveva pensarci… oggi…
-. Ehi! Hikary, Miyako!- le due chiamate si voltarono istintivamente e videro due ragazze venir loro incontro
-. Le conosci?- chiese Hikary. L’altra scosse la testa. Quando si fermarono davanti a loro Hikary poté studiarle meglio: una portava la coda, capelli lunghi lisci marroni, una maglietta bianca come i pantaloncini, l’altra aveva i capelli sciolti leggermente ondulati, dello stesso colore di quelli di Miyako, portava una gonna di jeans forse un po’ troppo corta e un top bianco.
-. Voi siete Miyako Inoue e Hikary Yagami ?- chiese la ragazza con la gonna
Le due annuirono.
-. E ovvio che sono loro! Sei diventata cieca Mia?-
-. Hai detto tu che non sia… erano loro… cioè… sono loro-
-. Sai benissimo perché ho detto quello che ho detto…-
Ma la ragazza non ascoltava più l’amica: stava guardando svariati coetanei che passavano per la strada.
-. Mia! Mi farebbe piacere che tu mi ascoltassi ogni tanto quando parlo!- urlò improvvisamente la mora.
-. Il giorno in cui dirai qualcosa di interessante, Kari, lo farò. occupati tu delle bambine. Io qualcosa di interessante l’ho trovato.- aggiunse, riferita ad un ragazzo moro. Alla fine non era un granché, ma quelle due… mocciose… le davano sui nervi. Si avviò. Ricordava… scosse la testa. No. Niente ripensamenti. E poi non poteva stare troppo vicina a quella… cosa… Kari… blech! Se non fosse stato per... di nuovo! Basta! Basta pensare al passato! Un sorriso le si formò sul volto: come diavolo faceva a non pensare al passato? Poco ma sicuro: la compagnia dei perdenti le faceva perdere l’uso del cervello.
-. Bambine a chi?- Adesso, ad urlare, era Miyako. Ma Mia la ignorò,ormai lontana. Sbuffò.
-. Chi siete?- chiese Hikary rivolta alla ragazza con la coda
-. Non lo so…- rispose quasi istintivamente Kari, ma si riprese subito.
-. Il mio nome è… Kari Kamiya.-
-. Come conosci i nostri nomi? Cosa vuoi da noi? Perché…-
-. Ehi, ehi! Miyako-chan calmati!- rise Kamiya, si fermò di colpo.
-. Ma come ti permetti di darmi tutta questa confidenza!- urlò ancora Miyako
-. Io… scusa…-
-. Miyako, calmati, ti prego…- la ragazza sbuffò, ma lasciò correre, poi si rivolse alla quindicenne (almeno, così dimostrava): -. Perché ci avete chiamato?-
Ops… Ma porc…! Kari maledisse ogni divinità esistente. E ora? Come poteva… un pensiero le balenò in testa… beh, erano lì per cambiare le cose, giusto?
-. Voi due siete amiche di… – si fermò. Cambiare tutto… sì… però…
-. Di chi?- esortò Miyako. Ah, beh, non che avesse molta scelta… che dire? Cambiare… o no…
-. Di Ken… s – siamo due sue… fan… potreste salutarcelo?- chiese in modo sbrigativo. No, non avrebbe cambiato nulla. Doveva prima parlare con Koori, Keri e Ookami. -. Certo…- rispose Hikary
-. Bene grazie!- esclamò, scappando.
-. Ma cosa diavolo volevano quelle pazze?- chiese ad alta voce Miyako, come a voler sottolineare l’antipatia che provava nei loro confronti.
-. Non lo so….- la scusa non la convinceva… chi era quella Kari?
-. Ehi… dobbiamo andare- disse Miyako, guardando l’orologio
-. Già… io devo andare da Tk…- si ricordò lei, improvvisamente.

Improvvisamente Daisuke si ritrovò una palla in faccia.
-. Motomiya! Smettila di pensare alle ragazze e concentrati!- urlò l’allenatore. Stranamente il ragazzo non rispose, si limitò ad alzarsi con la mano sulla fronte, dove la palla aveva colpito, borbottando un ‘scusi’ all’uomo che guardandolo, sospirò.
-. Senti,- gli disse, quando il ragazzo si avvicinò. -. Oggi non è la tua giornata: si vede che hai la testa altrove, torna a casa, risolvi i tuoi problemi e domani ritorni pimpante e allegro come sempre, ok?-
Il tredicenne annuì. Non aveva nessun problema a casa, e nemmeno aveva problemi con Hikary. Il suo problema era quel ragazzo sulle panchine che continuava a fissarlo. Ma chi era? Uscì dal campetto senza nemmeno cambiarsi. Voleva tornare a casa il prima possibile. E poi doveva andare da Tk, a trovare la SUA dolce Hikary… Intanto, quel ragazzo, aveva visto il rosso andare via, sorrise. Le cose stavano cambiando. Si alzò e iniziò a vagare per la città, così bella e crudele ai suoi occhi. Non sapeva quanto tempo aveva speso nei ricordi quando tornò al suo presente. Prese il suo cellulare e compose un numero. -. Pronto?-
-. Koori, sei tu?-
-. Sono io, Ookami.-
-. Sta cambiando tutto.-
-. Lo so. Sono con uno di loro.-
-. Con Takeru?-
-. Sì, ci sono anche Yamato, Sora, Taichi e Hikary.-
-. Ah… mi dispiace…-
-. A me no. Mi sto divertendo un mondo.-
-. Ehi… guarda che è pericoloso…-
-. Uf… parli come mia nonna.-
-. Allora, cosa dobbiamo fare?-
-. Il leader sei tu. Decidi tu.-
-. No, caro… non ho alcuna intenzione di mettermi di nuovo il vostro peso sulle spalle.-
-. Va bene. Allora te lo dico io cosa faremo: nulla.-
-. Lasciamo le cose come stanno? Ma…così…-
-. Lo so. Però qualcosa è già cambiato, non possiamo spingerci oltre. Avvisa gli altri.-
-. A me non danno più ascolto, Koori, lo sai…-
-. Uf… va bene… allora vediamoci tutti alle… mh… quattro al parco.-
-. È vero… oggi c’è la prima coltellata.- sorrise, amaro
-. Non è nulla rispetto a quello che succederà dopo.-
-. Giusto. Ma mi chiedo… è un bene o un male?-
-. Un bene. Scoprire di che pasta sono fatti quei cosi… è un bene. Ci evita inutili sofferenze.-
-. Ma magari…-
-. No. Li ho davanti agli occhi. Non cambierà nulla, D… Ookami.-
-. Già… ti lascio…-
-. Ci vediamo.-
Il ragazzo chiuse il cellulare e si passò una mano tra i folti capelli rossicci. Le cose sarebbero andate come sempre… sorrise. Non era quello che voleva Kari, e lei, per avere quello che desiderava, avrebbe combattuto. Contro Koori. Come sempre… guardò la strada e un sorriso gli illuminò il volto. Daisuke poteva essere felice, ancora un poco…

-. Allora torni alle 10?- chiese alla madre, Takeru.
-. Sì, devo finire alcuni lavori…- la donna sospirò. Si era lasciata indietro davvero tante cose a lavoro, doveva recuperare al più presto se voleva tenere il posto. Il ragazzo le si avvicinò mentre sistemava la sua borsetta sulla tavola da pranzo.
-. Posso invitare alcuni amici?- chiese
-. Niente feste- rispose lei, sorridendo. – Dillo a Yamato, quando arriva. Di te mi fido, ma Yamato…- sospirò, sempre sorridendo
-. Yamato? Ma è da Sora…-
-. Gli ho detto di venire qui-
-. Non lascerebbe mai Sora per il sottoscritto…- rispose sicuro Takeru. Era vero: Yamato non avrebbe mai lasciato per nulla al mondo la sua ragazza in casa da sola, come appunto ora era, tranne per il fatto che c’era anche lui.
-. Lo so. Per questo ho invitato anche Sora.- prese la borsa e si avviò all’uscita. In quel momento Takeru capì.
-. Cosa?! Ma farò la figura del terzo incomodo, mamma!- la seguì verso la porta quasi urlando.
-. Perché, volevi invitare qualche ragazza di nascosto?- chiese, innocentemente.
-. C-cosa?- balbettò il figlio
La donna trattenne una risata, poi aggiunse:
-. Non ti farei mai fare la figura del terzo incomodo, tesoro.-
-. Allora lasciami a casa da sol…- non poté finire la frase, perché la madre lo precedette:
-. Ma non posso lasciare Sora e Yamato soli.- Takeru sospirò. Ecco qual’era il vero problema. Probabilmente la madre di Sora e la sua si erano messe d’accordo per non far lasciare soli i due fidanzati.
-. Per questo ho invitato Hikary – disse, uscendo. Per un secondo Takeru pensò di aver sentito male. Cosa aveva fatto sua madre?
Uscì dalla porta, guardandola scendere le scale, e prima che potesse dire qualunque cosa lei aggiunse: -. Naturalmente verrà anche Tai.- ecco, Yamato lo avrebbe ucciso…
-. E Daisuke –
Aveva una voglia incredibile di fare una scenata alla madre, ma quello non era né il posto né il momento giusto. Però gliela avrebbe fatta pagare! In qualche modo… sì, certo. Sospirando entrò in casa, chiuse a chiave la porta e si avviò in cucina. Daisuke e Taichi, appena arrivati, avrebbero sicuramente reclamato cibo.
In quel momento sentì il rumore della serratura. Sua madre aveva dimenticato qualcosa? Yamato non poteva essere già arrivato. Entrò in sala chiedendo:
-. Cos’hai dimenticato mam…- si fermò di colpo vedendo un ragazzo dai capelli biondi e occhi azzurri guardarsi in giro. Non si era accorto della sua presenza, e si stava osservando la casa con stupore e… felicità?
-. Non ci credo…- gli sentì sussurrare. Portava pantaloni neri come le scarpe, e una camicia bianca con tre bottoni slacciati. Chi diavolo era? Era strano, ma non provava paura verso quel ragazzo, sicuro che non gli avrebbe fatto nulla, come se non ne fosse in grado.
-. NON CI CREDO!- urlò il ragazzo iniziando a saltare. Corse per il soggiorno, ed andò al piano superiore, tornò giù, e Takeru si risvegliò solo quando vide che stava per far cadere un quadro a cui la mamma teneva moltissimo.
-. Ehi!- urlò contro lo sconosciuto. Il ragazzo si voltò di scatto verso di lui, e sbiancò. Takeru si rese conto che doveva avere l’età del fratello… ma cosa diavolo ci faceva in casa sua? Sembrò riprendere coscienza delle sue azioni e continuò:
-. Ma chi diavolo sei? Come sei entrato?- si voltò verso la porta: aperta. Ma lui l’aveva chiusa, ne era certo…
si voltò nuovamente verso l’intruso, che sembrava aver perso ogni forma di entusiasmo e, col morale a terra, si stava avviando alla porta.
-. Aspetta!- urlò improvvisamente Tk, aveva paura che il biondo avesse potuto rubare qualcosa. Come se gli leggesse nel pensiero, disse:
-. Non ho preso nulla, tranquillo.- con una voce che, a Takeru, suonò fin troppo familiare. Non sapeva bene perché, ma gli credette.

-. Dobbiamo proprio andare?- chiese Yamato -. Oramai siamo qui.- gli fece notare Sora. I due erano arrivati davanti al condominio.
-. Potevi benissimo rispondere no, a mia madre- sbottò infastidito.
Sora rise: - Ma come? Non vuoi passare un pomeriggio con le persone più importanti della tua vita?- chiese
-. Certo, un moccioso e un maschiaccio. Che prospettiva.- la prese in giro.
-. Cafone! – rispose lei, dandogli un piccolo pugno sulla spalla. Entrarono nell’edificio ed aspettarono che le porte dell’ascensore si aprissero.
Sora rimase sbalordita dal ragazzo che si ritrovò di fronte, biondo e o occhi azzurri, una camicia bianca sbottonata e pantaloni neri. Oltre ad essere davvero bello, aveva un’incredibile somiglianza con Yamato… anche Yamato lo stava fissando. Gli ricordava qualcuno, era sicuro di averlo già visto… ma dove? Il ragazzo invece parve non curarsi dei due, uscì dall’ascensore e si avviò per l’uscita.
-. È un tuo cugino?- chiese Sora
-. No… però ha qualcosa di familiare… non saprei…- disse entrando nell’ascensore. Proprio quando le porte si stavano per chiudere il ragazzo tornò indietro, Yamato riuscì a bloccare l’ascensore. Aveva un sorriso giocoso sul volto, quasi crudele, e disse ai due: -Scusate, ho dimenticato una cosa, posso?- chiese entrando nell’ascensore. Yamato era sicuro di averlo già visto: anche la sua voce non aveva nulla di nuovo…
-. Certo- rispose Sora: -A che piano?-
-. Fate prima voi. Non ho fretta.-
Yamato abbracciò la ragazza e le baciò la base del collo. -. Yamato…- lo rimproverò lei, imbarazzata. Di solito il biondo non la coccolava in pubblico, ma era come se conoscesse quel ragazzo da sempre, eppure era la prima volta che lo vedeva.
-. No, non preoccupatevi- li tranquillizzò lo sconosciuto, poi prendendo un pacchetto di sigarette dalla tasca chiese:
-. Posso fumare?-
-. No!- urlò Yamato lasciando Sora. La ragazza guardò il fidanzato sconvolta: perché aveva reagito così?
-. Yamato!- lo riprese.
Il ragazzo si voltò verso di lei, e capì di aver esagerato. Ciò che gli dava fastidio non era il fatto che lo sconosciuto fumasse nell’ascensore, ma il fatto che fumasse in generale… non sapeva il perché, alcuni suoi amici fumavano, e la cosa non lo toccava minimamente…
-. Cioè, voglio dire… non è salutare fumare alla nostra età… ecco…avrai al massimo quindici anni, ti rovini la vita…- cercava delle parole che potessero convincerlo a smettere, non sapeva bene perché.
Lo sconosciuto alzò le sopracciglia come per dire “Parli come mio nonno” oppure “La tua ramanzina l’ho già sentita sulla bocca di un vecchio. Taci che è meglio” sospirando decise di seguire quest’ultimo consiglio e si appoggiò alla parete davanti alle porte.
L’altro lo guardò, quasi deluso, poi si mise una sigaretta in bocca e prese l’accendino, ma prima di accendere guardò i due ragazzi ed esclamò:
-Ho capito! Lei è incinta e vi seccava dirmelo! Allora non c’è problema!- sorridendo mise in tasca sigarette e accendino. In un primo momento né Sora né Yamato reagirono, troppo stupiti, ma poi urlarono contemponearamente: -COSA?-
L’altro (che stava per crollare a terra dalle risate, ma non lo mostrava minimamente) chiese:- Non è così?-
-. Ma cosa diavolo vai a pensare? Si può sapere? Per chi ci hai preso?- urlò Sora
-. Come diavolo ha fatto a venirti in mente una cosa del genere?- le fece eco Yamato
-. Oh… allora posso fumare- riprese il pacchetto di sigarette, ma prima che potesse fare qualunque cosa Yamato glielo rubò dalle mani.
-. Ehi!- l’ascensore si fermò.
-. Tu, ora, ti vai ad disintossicare, sono stato chiaro?- prese Sora per la mano e uscirono dall’ascensore con il pacchetto di sigarette del ragazzo, che li guardava stupiti.
-. Ma… il pacchetto…- gli sentì sussurrare Sora

Yamato bussò nervosamente alla porta.
-. Takeru, apri! Ho dimenticato le chiavi!-
-. Perché gli hai portato via le sigarette?- domandò la rossa
-. Non lo so, Sora…-
La porta si aprì, senza nemmeno salutare il fratello Yamato si piombò in casa.
-. Ciao Takeru.- disse educatamente Sora, ma il ragazzo parve non sentirla.
-. Ehi!- disse entrando -. Ti ho salutato!-
-. Oh… ciao Sora… ah, già devo dirvi una cosa… ehm… Yamato!- chiuse la porta
-. Che vuoi?- si affacciò dalla cucina
-. La mamma…-
-. Cos’ha combinato?-
-. Ha… invitato Daisuke…- Yamato alzò le spalle, sospirando, stava per fare qualche battutina, ma ricevette un’occhiata da parte di Sora e si trattenne.
-. Sì… ehm… verrà anche Hikary…- il ragazzo arretrò
-. Ma bene! Un triangolo in piena regola!- prese in giro il fratello, senza trattenersi più.
-. No…- Takeru arretrò ancora. -. I triangoli saranno due…- I fidanzati si scambiarono un’occhiata
Poi, tutto d’un fiato disse: -. Viene anche il fratello di Hikari!- per poi scappare in camera sua. Per un secondo fu silenzio.
Poi scoppiò.
-.TAAAAAAKERUUUUUUUUUUU!!!!!!!!!!!!!! TI UCCIDOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!- Yamato corse davanti alla porta del fratello, invitandolo amorevolmente ad uscire con queste parole:
-. Esci, ti devo ammazzare! Takeru, esci, così potrò mettere fine alla tua inutile esistenza! Esci! Così tornerò a essere figlio unico! E – s – c - i!-
-. Ma è stata la mamma! Pensi che mi faccia piacere stare sia con Dai che con Kari?-
-. Sì, se la tua mente è abbastanza perversa!-
-. Ma il perverso in famiglia sei tu…-
-. Cosa hai detto? Esci!-
Sora sospirò rumorosamente: ora sì che era nei guai… avevano già detto a Taichi della loro relazione, ma aveva paura nell’affrontarlo… rassegnata si sedette sul divano, ma si rialzò subito sentendo la porta aprirsi, e non potete immaginare il suo stupore nel vedere entrare il tipo dell’ascensore.

-. Tu?-
-. Ah, la fidanzata del ladro di sigarette!- esclamò lui.
-. Chi?-
Yamato e Takeru, sentendo la porta aprirsi, decisero di ‘ riparlarne ’ dopo (anche se Takeru non era d’accordo) e andare al piano di sotto. Si fermarono di colpo vedendo il ragazzo con la camicia bianca.
-. Il ladro di sigarette!- esclamò
-. Ancora tu!- poi si voltò verso il fratello
-. Lo conosci?- chiese
-. Sì- rispose Takeru, istintivamente
-. Sono un suo amico. Mi chiamo Koori. Koori Saotome. Piacere.-
-. Piacere un corno!- urlò Yamato, si voltò verso il fratello-. Tu hai amici che fumano?-
-. Anche tu!- si difese Takeru. Ma perché aveva coperto quel ragazzo? E poi… fumava?
-. Ne hanno ancora per molto, Sora?- chiese Koori
-. Come sai il mio nome?- chiese, diffidente.
Lui alzò le spalle. -. L’avrò sentito in ascensore-
-. No, Yamato non ti ha mai detto il mio nome…-
Il ragazzo si strinse nelle spalle e entrò in cucina.
-. Dove lo hai conosciuto?- chiese Yamato
-. Lo sai, non voglio vederti frequentare brutte compagnie…- disse queste parole sicuro che Saotome non lo sentisse.
-. Beh, perdonami se non sono perfetto.- esclamò uscendo dalla cucina. Yamato si sentì avvampare -. No, ecco, vedi…-
-. Credo che Takeru sia capace di scegliere da solo chi frequentare e chi no.- disse, in tono piatto. Il tredicenne venne pervaso dallo stupore: era da tempo che voleva dire a Yamato quelle parole… chi diavolo era quel ragazzo? Yamato avrebbe tanto voluto rispondergli di farsi gli affari suoi, ma si fermò sentendo bussare. Sora andò meccanicamente ad aprire, e i due fratelli scesero dalle scale.
Tai e Hikary si mostrarono sulla soglia.
-. Ehilà…- disse senza entusiasmo Taichi.
-. Ciao ragazzi…- salutò Hikary, anche lei leggermente imbarazzata dalla situazione.
-. Ciao… Hikary… Tai…- li salutò Sora a voce bassa. Taichi non rispose, e non rispose nemmeno al saluto di Yamato: andò vicino a Koori, lo squadrò e gli chiese: -. E tu chi saresti?- -. Ciao Hikary, ciao Taichi!- li salutò allegramente Takeru, poi prese il novello per un braccio, come a volerlo allontanare dai due, e disse: -Lui è Koori Saotome. Un mio amico.- non sapeva il perché, ma gli era sembrato che Saotome si sentisse… a disagio, con Tai e Hika.
-. Ah. Ciao Koori, il mio nome è Taichi Kamiya.-
-. Io sono Hikary, sua sorella.-
-. Piacere Tai.- rivolse un sorriso radioso al ragazzo, mentre ripensava al suo passato. Poi, si voltò verso la ragazzina e, guardandola, si sentì morire. Non riuscì a parlare, ma non poteva nemmeno fare la figura del cretino, quindi per salvarsi disse: -. Piacere… ehm… scusa, sono una frana con i nomi!- -. Hikary – disse la ragazza, sorridendo.
-. Hikary – ripeté lui, come per memorizzarlo.
Luce.
-. Allora,- disse Tai. Koori gli stava simpatico, assomigliava a qualcuno che conosceva già, ne era sicuro, come era sicuro che in quel momento si trovava in difficoltà. -. Cosa dobbiamo fare?-
-. Aspettare.- sentenziò Takeru
-. Chi?- chiese la tredicenne
Qualcuno bussò alla porta.
-. Vado a prendere i vassoi- disse Koori, evasivo. -. Aspetta, vengo con te…- intanto Yamato aveva aperto a Daisuke che stava già urlando:
-. Hikary-chan, tesoro!-
No, era stato un errore. Doveva andarsene di lì, prima di impazzire.
Corse in cucina, con Takeru alle spalle. Quando entrarono, il ragazzo chiuse la porta, e rivolto all’ospite chiese: -. Chi diavolo sei?- lui non rispose, prese un vassoio e i biscotti – senza chiedere nulla, sapeva già dov’erano – e iniziò a metterli dentro al contenitore. Takeru si avvicinò.
-. Chi sei…- ripeté
-. Te l’ho detto, son…-
-. No.- lo interruppe -. Non esiste nessuno Koori Saotome, lo so, non chiedermi come, lo so e basta. Devi dirmi chi sei, me lo devi. Sei entrato in casa mia urlando felice, hai litigato con mio fratello, gli hai detto le stesse cose che sto cercando di dirgli da tempo, hai guardato Tai come se per te fosse una specie di fratello e la sorella come se fosse stata la cosa più dolorosa della tua vita. E da quando sei arrivato che mi pongo una sola domanda: Chi sei? Pretendo la risposta.-
Il ragazzo alzò il viso sorridendo.
-. Prepara le bibite, bambino. Non sei ancora pronto per sapere.- l’altro scosse la testa, e ripeté la domanda: -. Chi sei?-
-. Ho bisogno di un posto per dormire. Puoi ospitarmi?- Takeru annuì.
-. Grazie.- prese il vassoio, e prima di uscire dalla cucina gli chiese di portare le bibite.
Uscì dalla cucina con un unico pensiero in testa, un pensiero che gli faceva male e gli toglieva il fiato.
“Non mi possono aiutare, non mi possono aiutare, non mi possono aiutare…”
I pensieri furono bloccati al primo ostacolo che si trovò: il silenzio. Portarono i vassoi e si sedettero in cucina. Koori era sicuro che, se si fosse azzittito, nessuno se ne sarebbe accorto. Invece la rimpatriata non si prospettava fantastica: Tai non parlava né con Matt né con Sora, Takeru era troppo impegnato a capire chi fosse in realtà, Daisuke sparava a raffica complimenti a Hikary, che ringraziava sospirando. Koori li guardò. No, così non poteva andare… dovevano ritrovarsi…
-. Takeru non mi ha detto nulla di voi… parlate…- Subito Daisuke si alzò.
-. Io sono il miglior giocatore di calcio del mondo, caro! Ah ah! E, come avrai capito, il fidanzato di Hikary!-
-. Com’è che nemmeno io lo sapevo?- chiese Hikary, più divertita che arrabbiata.
-. TU saresti il miglior cosa?- lo schernì Taichi.
-. Credo di averti detto fin troppo.- osservò Takeru
L’altro non rispose, si limitò a fargli l’occhiolino.
Una silenziosa preghiera:
Fidati di me-. E tu Sora, cosa mi dici?- chiese sorridendo. Di colpo Taichi si azzittì.
-. Eh? Io?- la ragazza si indicò.
-. Certo!-
-. Oh… beh… sono cresciuta con Tai… siamo come fratelli… e … sono la ragazza di Yamato… non c’è molto da dire…-
Fratelli.
Taichi nascose una nota di disgusto, che però Sora intuì.
-. Ma di te non sappiamo nulla…- disse a Koori: - parla.- Il ragazzo alzò le spalle.
-. Cosa vuoi sapere?-
-. Sei fidanzato?-
-. No, lo ero.- abbassò lo sguardo
-. Nessuno di importante, in realtà. Solo un modo per dimenticare…-
-. Dimenticare chi?- chiese Yamato incuriosito. Ora tutti lo ascoltavano, ma il ragazzo era assente, perso in un ricordo che ancora oggi bruciava di odio e rassegnazione.
-. Le persone più importanti della mia vita.-
-. Mi dispiace…- disse Sora, riportandolo così alla realtà Lui alzò lo sguardo e le sorrise, rassicurante
-. Non fa più così male.-
-. Non si può dimenticare un tradimento.- sentenziò Takeru, fissandolo negli occhi
-. Infatti. Non li perdonerò mai. Ma non posso smettere di volergli bene.-
-. Erano tuoi amici?- chiese Taichi, senza accorgersi di usare il passato.
-. Sì..- Cosa poteva dire e cosa no? Non lo sapeva… -. Anche mio fratello… Non ci parliamo da…- si fermò. E ora? Mentire… logico…. -. Una settimana-
Anni...
Degli schifosissimi anni di merda, senza le persone che più amo.
Devo fermare tutto… se solo potessi…no. Non posso.
-. Beh, non è poi così tanto- Sora sorrise, rassicurante -. Si sistemerà tutto.-
-. Tra fratelli non si può litigare per sempre.- disse il prescelto del coraggio, guardando la sorella.
Koori sorrise guardandoli “Tra fratelli non si può litigare per sempre, ma si può litigare fino alla morte di uno di loro…” Il sorriso si spense “ Devo farli felici. Almeno per un po’, voglio che siano felici.” D’improvviso riuscì a far animare la sala: riuscì a farli scherzare e ridere fra loro, riuscì a scogliere il ghiaccio che era sorto, senza capire come. Solo Takeru si rifiutava di farsi travolgere da quell’entusiasmo che aveva pervaso la stanza. Una domanda riecheggiava, e Koori la lesse nei suoi occhi.
Chi sei?
Per un secondo Takeru intuì una risposta, in quegli occhi tanto simili al ghiaccio, come voleva il nome.
Non lo so.
Il biondo si alzò.
-. Koori, sono finite le bibite. Vieni, mi aiuti a portarle di qui.- Lui annuì, lasciando le risa dei ragazzi. Andarono in cucina senza parlare, di nuovo Takeru chiuse la porta, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, Koori lo precedette.
-. Hai ragione.- prese le bibite -. Non mi chiamo Koori Saotome. Il mio nome è…- come per volerlo far tacere, il suo cellulare squillò.
-. Scusa…- disse al tredicenne che, sospirando, uscì dalla cucina.
-. Pronto?-
-. Koori, sei tu?- sentendo la voce dell’amico, tutte le preoccupazioni, tutte le incertezze smisero di esistere. Sapeva quello che doveva fare.
-. Sono io, Ookami.-
-. Sta cambiando tutto.-
-. Lo so. Sono con loro.-
-. Con Takeru?-
-. Sì, ci sono anche Yamato, Sora, Taichi e Hikary.- evitò di parlare di Daisuke. Non sapeva bene perché, ma era sicuramente meglio così…
-. Ah… mi dispiace…-
-. A me no. Mi sto divertendo un mondo.-
-. Ehi… guarda che è pericoloso…-
-. Uf… parli come mia nonna.-
-. Allora, cosa dobbiamo fare?-
-. Il leader sei tu. Decidi tu.- era una battuta, che il rosso non colse.
-. No, caro… non ho alcuna intenzione di mettermi di nuovo il vostro peso sulle spalle.-
-. Va bene. Allora te lo dico io cosa faremo: nulla.-
-. Lasciamo le cose come stanno? Ma…così…-
-. Lo so. Però qualcosa è già cambiato, non possiamo spingerci oltre. Avvisa gli altri.-
-. A me non danno più ascolto, Koori, lo sai…-
-. Uf… va bene… allora vediamoci tutti alle… mh… quattro al parco.-
-. È vero… oggi c’è la prima coltellata.- sorrise, amaro
-. Non è nulla rispetto a quello che succederà dopo.-
-. Giusto. Ma mi chiedo… è un bene o un male?-
-. Un bene. Scoprire di che pasta sono fatti quei cosi… è un bene. Ci evita inutili sofferenze.-
-. Ma magari…-
-. No. Li ho davanti agli occhi. Non cambierà nulla, D… Ookami.-
-. Già… ti lascio…-
-. Ci vediamo.-
Chiuse il cellulare… in quel momento Yamato si affacciò alla cucina.
-. Senti, un nostro amico ci ha invitato alle quattro per andare a casa sua, in pratica tra una mezz’oretta. Vuoi venire?- chiese
-. Mi piacerebbe, ma ho un appuntamento.- mostrò il cellulare -. Anzi, se non voglio ritardare è meglio che mi avvii…- uscì dalla cucina, entrò in salotto e salutò i ragazzi Sora e Taichi (Takeru, Daisuke e Hikary erano nella stanza del primo per fare i compiti). E uscì per la strada come Ookami, senza una meta.


Allora, un paio di note: * Koori significa ghiaccio 1 Keri significa ‘calcio’ (non il gioco credo O.o ho usato un nome a caso giapponese o…o) 2 Mia è un nome italiano molto più usato in America 3 Kari significa Oceano 4 Ookami significa Lupo Adesso passo ai ringraziamenti… mickey, yuki-kushinada, Sora89 e fanci-chan per aver commentato, spero che continuerete a seguire questa pazzia ^_^ allora, so di aver fatto molta confusione con questo capitolo… ma vi prometto che tra qualche capitolo sarà tutto più chiaro… o forse lo è già, e non sono riuscita a tenervi in suspance XD volevo fare di questo capitolo la famosa lettera… ma per quella c’è tempo. So che la parte dedicata a Koori/Takeru è la più lunga, ma infondo gli altri sono ‘scappati’ (Keri, Mia &Co) vi ho dato un’informazione nel primo capitolo su chi siano Koori e compagnia bella… ma dovreste leggere sopra le righe… basta fine =^-^= no spoiler. Miyako si è arrabbiata quando Kari l'ha chiamata 'Miya-chan' perchè è una cosa molto confidenziale. I cognomi li ho messi a caso, so che Saotome è il cognome più famoso in Giappone, come Rossi in Italia °° Ho tolto il prologo perchè, anche se in poco tempo, ho stravolto tutto ^^""" ed ho spostato di un anno la ff. Domani metterò il secondo cap, x farmi perdonare ^_^ besos Alla prox!

 
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