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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Dejimon adobenchâ (Digimon)
Titolo Fanfic: LE CINQUE SPADE
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: alex-chan91 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 11/08/2005 18:08:30 (ultimo inserimento: 05/01/07)

salve!! dopo una fanfic fantasy su beyblade, eccovene sfornata una sui digimon! aspetto i vostri commenti!
 
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CAP.1
- Capitolo 1° -

Renamon agitò la coda e il suo corpo affusolato si mosse in direzione della Roccia delle Spade. Sfiorò delicatamente la roccia grezza con una zampa. Terriermon le planò accanto, gonfiando le orecchie:
- Allora sei sicura che sarà questa notte?-
- Gli astri non mentono-
- Siamo seri... domani sarà l'Equinozio d'Autunno: potremo rivedere i ragazzi! Non rovinarci la festa con i tuoi oscuri presagi!- esclamò Guilmon schioccando le fauci.
- Questa volta sarà diverso- borbottò Renamon. -Non verranno tutti-
Lopmon si avvicinò:
- Che vuoi dire?-
- Di solito si apre un Portale che può far passare chiunque. Questa volta i Portali saranno cinque, uno per un singolo Digiprescelto-
Marinangemon svolazzò fino a raggiungere l'enorme testa di Guilmon:
- Allora non potrò vedere Kenta...?-
Renamon scosse il muso:
- No, a meno che lui non sia uno dei cinque predestinati-
"Purtroppo, stavolta non sarà un'allegra rimpatriata. Si torna a combattere" pensò il Digimon-volpe, preparandosi a interrogare di nuovo le stelle.

Ryo si stiracchiò, tentando invano di mettersi comodo sulla sedia di fronte alla scrivania. Erano le 21 del 22 settembre, e doveva finire al più presto i compiti di matematica.
- Oh, al diavolo quell'arpia della Honaki!- borbottò, afferrando la calcolatrice.
- Lo sai che non devi...- gli disse Hikari.
- Non sei la mia coscienza! E poi... cavolo, sono le nove di sera, non riuscirei ad azzeccare un calcolo neanche se avessi già i risultati-
Il suo compagno di stanza sogghignò:
- Se proprio non riesci... 'Notte!-
Ryo sospirò. In quel momento, tutto passò in secondo piano: il college, il compito di matematica...
Insomma, mancavano tre ore all'Equinozio d'Autunno! Solo tre ore e avrebbe rivisto Monogramon... Erano passati già tre anni dalla loro ultima lotta contro il Male: Digiworld e la Terra erano finalmente salvi. Lui aveva ormai 17 anni e frequentava uno dei più esclusivi college di Hokkaido. Non andava mai a Tokyo, se non durante i mesi estivi. Solo due mesi per stare con i suoi vecchi amici... Sorrise, ripensando ai ragazzi.
Takato, 16 anni, era sempre iperattivo: tra il calcio, il tennis, la scuola e il corso di fumettistica rimaneva ben poco tempo per il resto. Già, forse per un ragazzo normale: ma Takato era tutt'altro che normale, e riusciva magicamente a trovare il tempo per tutto: le carte, lo studio, e soprattutto Jeri. La ragazza, anche lei sedicenne, non era cambiata parecchio: certo, era più alta, più carina, con i capelli più lunghi, più matura, ma il carattere... be', all'esterno tentava di apparire solare e spensierata, ma dentro di sé portava ancora il ricordo di Leomon. Di notte aveva ancora degli incubi riguardanti il suo coraggioso Digimon, in cui riviveva quegli attimi di terrore e disperazione... Takato questo lo sapeva molto bene, ed era sempre più protettivo nei confronti della ragazza.
Per quanto riguardava Henri, il ragazzo si era impegnato seriamente negli studi, e sembrava molto più maturo e intelligente della maggior parte dei suoi coetanei. Era alto, slanciato e molto carino: aveva una lunga schiera di ammiratrici, ma per lui non era certo motivo di vanto. Anzi, cercava in tutti i modi di sfuggire agli attacchi delle ragazze più intraprendenti, ma non sempre ne usciva del tutto intero... Sua sorella Suzie aveva appena compiuto 11 anni e andava molto fiera di lui. Spesso tentava di suggerirgli metodi assurdi per farsi lasciare in pace dalle fans, ma lui non riusciva a metterli in atto perché troppo gentile. La piccola sentiva molto la mancanza di Lopmon, ma non lo dava mai a vedere per non dare motivo a Kazu di prenderla in giro.
Kenta era goffo come al solito, ma veniva considerato il più affidabile. Di lui si diceva una cosa che Ryo trovava molto importante: "Se cerchi un amico affidabile, Kenta è l'ideale". Kazu era sempre il solito: non aveva perso il vizio di correr dietro a Jeri o a Rika, anche se negli ultimi mesi lo faceva sempre più di rado e con molto tatto. Lui e Suzie litigavano ogni volta che si incontravano, ma sotto sotto lui le voleva molto bene, e la considerava una sorta di sorellina.
Rika era il solito maschiaccio: a scuola portava la divisa femminile e teneva i capelli sciolti, ma appena aveva un momento libero... jeans e look da maschio, e in più era diventata un asso del calcio, tanto da far invidia a molti ragazzi della scuola.
Durante i fine settimana i sette ragazzi si riunivano al parco per una partita con le loro vecchie carte, quelle che ormai non erano più in commercio e venivano considerate pezzi da collezione.
Ogni estate Ryo si riprometteva di andare da loro almeno una volta al mese, ma poi non riusciva a mantenere l'impegno: per allontanarsi dal college per più di tre ore serviva un permesso speciale firmato dal preside, ma lui aveva sempre preferito non chiederlo.
Sbadigliò vistosamente, dimenticandosi di mettere la mano davanti alla bocca.
- Sembri un ippopotamo- commentò Hikari.
- Ma tu non stavi dormendo?- domandò Ryo.
- Ah, già. È che non mi va di vederti così... incasinato- ironizzò il ragazzo.
- Ma che gentile! Non ti dovevi disturbare, tanto ho finito- replicò Ryo, chiudendo il quaderno. Si sedette su un cuscino del letto e aspettò, paziente.

- ...infin che il mar fu sopra noi richiuso-. Alex finì di leggere il canto di Ulisse e guardò l'orologio: quasi le 13. Ancora pochi secondi e sarebbe finita la quinta ora di lezione.
Alex aveva quasi 14 anni e frequentava la prima del liceo linguistico. Italiana al 100%, aveva deciso da tempo che voleva girare il mondo, e per farlo nel migliore dei modi voleva imparare qualche lingua straniera. Inglese, francese e tedesco, per cominciare; poi, magari, anche lo spagnolo. Sbadigliò e si stiracchiò le braccia. La professoressa di italiano strinse le labbra, ma non le disse nulla. Alex non si reputava niente di speciale: capelli castani lunghi fino alla fine della schiena sempre legati in una coda di cavallo; occhi marrone tendenti al verde, ma che tutti consideravano marrone; alta circa 1,65, non era molto sportiva; portava gli occhiali fin dall'infanzia a causa di un ormai leggero astigmatismo; e purtroppo, i segni dell'età adolescenziale si facevano vedere, soprattutto nei brufoli sulla fronte. Una delle migliori allieve delle scuole medie, ora aveva deciso di sondare il terreno prima di rivelare le sue vere capacità. Non si atteggiava a star solo perché sapeva sfruttare il suo cervello meglio di molti suoi coetanei, anzi: appena poteva, correva nelle retrovie. Detestava le gonne e dover lasciare i capelli sciolti, soprattutto quando doveva tenere anche gli occhiali. Era allergica all'ambrosia e al polline, cosa che le procurava un sacco di fastidi da aprile a ottobre; le faceva comodo dire di essere allergica alle verdure, al trucco e al materiale di molti orecchini, se non altro quando doveva mangiare verdure, o quando le sue compagne di classe le chiedevano perché non si truccasse (la cosa che detestava di più al mondo) o perché non si facesse i buchi alle orecchie. Timida fino all'eccesso, appena vedeva qualcuno che non conosceva che andava nella sua direzione si nascondeva dietro a Giulia, di una buona spanna più alta di lei. La sua passione erano i libri fantasy, e naturalmente... i cartoni animati. Non si vergognava neanche un po' di preferire un pomeriggio davanti alla tv a un giro per negozi. Voleva diventare una doppiatrice, per coltivare questa sua passione ancora più concretamente. Intanto, suonava la chitarra e faceva un corso extra di recitazione un pomeriggio alla settimana a scuola.
La ragazza si scrocchiò le vertebre del collo e ricontrollò l'orologio: il tempo passa lento, troppo lento... soprattutto il giorno prima del tuo compleanno. Rivolse lo sguardo alla prof, che nel frattempo aveva cominciato a spiegare l'allegoria di Dante. In teoria, dovevano ancora analizzare i canti precedenti, ma non appena la prof aveva scoperto, per puro caso, che il padre di Alex si chiamava proprio Ulisse, aveva deciso di fare prima il canto XXVI e poi tornare indietro.
Alex fece il conto alla rovescia: " ...cinque...quattro...tre...due...uno..."
La campanella suonò, e la prof si dovette fermare. Alex preparò la cartella e avvertì Giulia di fare lo stesso. Loro due non facevano religione: potevano andare in biblioteca. Alex si alzò:
- Ancora 11 ore... e poi avrò 14 anni- borbottò, mettendo in spalla lo zaino.

 
Continua nel capitolo:


 
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