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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: MITOLOGIA NORDICA
Titolo Fanfic: BROTHER`S LOVE
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: sarfa galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 09/08/2005 14:52:04

thor e baldur, due fratelli che non si sopportano ma che a causa di un gigante, si trovano ognuno nel corpo dell`altro.
 
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MA CI CREDERETE????????
- Capitolo 1° -

un'altra pazzia di sarfa!!!!!!!!!
ciao a tutti come state! io magnificamente!!!!!
questa ff è una storia che dovevo scrivere per un amico mami piace tanto che ho deciso di postarla anche sul manga.it

sero che vi piaccia!!!

TANTI COMMENTI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
by sarfa!
buona lettura



Once upon a time…

Era un rigido mattino d’inverno, uno come tanti nella penisola scandinava, o almeno per i miseri esseri umani.
Quei comuni mortali non potevano comprendere il peso che gravava sul cuore di Frigg, sposa del padre del mondo, Odino, e madre di Thor, dio guerriero dei lampi e dei tuoni, e di Baldur, dio della bontà, la giustizia e la giovinezza.
La signora, infatti, era molto in ansia per i propri figli, partiti quella stessa mattina, prima che il cielo annunciasse l’aurora, alla volta delle montagne finlandesi per combattere contro un villaggio di giganti rivoltosi. Solitamente se ne occupavano Thor e i suoi soldati scelti, ma quella mattina il tranquillo e placido Baldur aveva insistito per unirsi alla compagnia e il fratello, seppur con riluttanza, si vide costretto a cedere.
Baldur non era mai stato adatto al campo di battaglia, ma ogni tentativo di farlo desistere era stato inutile e in quel momento il suo figlio prediletto stava marciando verso le paludi della Finlandia.
La donna si nascose il volto tra le mani e pianse amare lacrime silenziose.

Intanto, ad oltre mille miglia di distanza dal Walhalla, Thor, Baldur e tutto l’esercito si erano accampati in un piccolo spiazzo erboso, il primo praticabile dopo miglia e miglia di suolo acquitrinoso; davanti a loro si ergevano le imponenti montagne dove vivevano i giganti, creature alte più di cinque metri, capaci di una forza e un’irruenza molto temute, ma anche estremamente sciocche.
Thor era più che deciso, se non si fossero inchinati al volere di Odino li avrebbe uccisi tutti. Stava elaborando un piano, quando la terra prese a tremare e, dalla nebbia che aleggiava lì attorno, apparvero una ventina di giganti, capitanati da un mastodonte alto più di nove metri ricoperto da una folta pelliccia animale.
Thor si alzò, prese il suo martello, e, seguito dai soldati e il fratello, andò loro incontro.
“Bene! Ci avete risparmiato la fatica di cercarvi!” esclamò con un sorriso maligno. Dai giganti si elevarono alcuni grugniti, ma fu il capo ad urlare: “via!”
“non ci penso!” rispose Thor, poi minacciandolo con il suo martello, il Mjöllnir, ordinò: “Inchinatevi ad Odino!” al cenno di diniego del capo, Thor lo colpì violentemente e quello cadde a terra esanime.

Fu così che la battaglia ebbe inizio. Uomini e Dei contro giganti che, in netta minoranza, vennero in poco tempo decimati, i pochi rimasti erano ormai ad un passo dalla morte. Dopo aver estratto il martello da uno dei corpi a terra, il dio dei lampi accorse in aiuto del fratello provocando una profonda ferita al suo avversario.
“come ti sei permesso, Thor? Quel gigante era mio” “sei uno sciocco Baldur! Stava per ucciderti! Dovresti ringraziarmi!” “non lo farò mai! L’avrei battuto se non ti mettevi in mezzo” “e smettila di frignare, stupida femminuccia!” “come ti permetti? Violento” “donnicciola” “insensibile” “debole” “acefalo” “passa meno tempo sui libri e più a combattere, Baldur” “e tu dovresti passarne di meno nei bordelli e più con nostra madre”
Durante il battibecco, i due erano guardati con aria di sufficienza dal gigante che, stufo di essere ignorato, li prese e…
♥ ♪ STONK ♫ ☼

Quando si risvegliarono era buio, Thor si tirò su e si guardò intorno. Come c’era arrivato nella camera del fratello? Se lo avevano portato a casa perché era in quel letto?
Guardò con ribrezzo la tinta ovattata dei muri, si alzò ed uscì in corridoio, fino alla sua stanza. Aprì la porta e si ritrovò davanti… se stesso!
“eh?” “cosa diamine…”
Nel corridoio risuonarono dei passi e le voci dei loro genitori: “Thor! Baldur! Perché siete in…” ma Odino si dovette fermare quando vide Baldur prendere il fratello per il collo e urlare: “Cosa diavolo ci stai a fare nel mio corpo?” “è la stessa cosa che potrei chiederti io!”
“che succede?” chiese Odino “Thor! Rispondimi.” “io non sono Thor, padre. Lui è Thor” rispose indicando l’altro “esatto, io sono Thor, nel corpo di mio fratello”
“per le valchirie! Ma questo è terribile” esclamò Frigg “Odinuccio caro, non si può fare nulla?” “mmm… se c’è stato uno scambio di anime… la cosa migliore è che voi due andiate nel regno dei morti”
“io ci sto!” esclamò il corpo di Baldur, ma quello di Thor lo contraddisse: “Nel regno dei morti? Non posso andare, padre mio. Non è il luogo per il dio della bontà e la bellezza!” “perché è adatto al promotore della vita e della fecondità?” lo rimbeccò il vero Thor “perciò smettila di fare la donnicciola e andiamo” “non chiamarmi donnicciola!” “e come lo chiamo uno che va in giro con uno specchio in una mano e un pettine nell’altra?” “solo perché, a differenza tua, curo il mio aspetto non vuol dire che…” ma furono interrotti da Frigg che urlò: “basta, Baldur smettila! Anche tu, Thor. E ora, forza, chiedetevi scusa!”
Baldur strinse i denti di Thor e ringhiò: “Perdonami”
Ma l’onore del dio dei lampi era troppo grande, così si voltò e disse: “Non prendo ordini da una donna che si finge mia madre” a quelle parole crudeli Frigg scoppiò a piangere e, nonostante i richiami del padre, Thor si diresse verso la porta e urlò al fratello: “Ti vuoi muovere? Non intendo essere te in eterno. E prendi il mio martello, il tuo corpo è troppo debole per sollevarlo” poi continuò in tono più basso “sarà la volta buona che impari a combattere seriamente”

Fu così che Thor e Baldur cominciarono il loro viaggio per le impervie terre dell’Oltremondo, passarono valichi, passi tra le montagne, percorsero centinaia di miglia a piedi tra foreste, paludi, ghiacciai perenni e sabbie infuocate; finché non giunsero all’oscura apertura del regno dei morti: una grotta buia ove non cresceva alcun tipo di pianta e dove gli animali non riuscivano a sopravvivere. Vi entrarono e continuarono a camminare per una galleria oscurata, l’unico suono che si percepiva oltre i loro passi era l’infrangersi cristallino di gocce d’acqua sulle rocce e gli stridii acuti dei topi alati dagli occhi sensibili alla luce.
La percorsero tutta solo quando fuori la luna aveva lasciato per la terza volta il cielo al sole, si trovavano oramai nella viscere della terra, in una grotta gigantesca, il suo pavimento era squarciato e un largo buco vi si apriva, controllato dalle valchirie nere, le guardie del regno dei morti.
I due dei si avvicinarono e una di loro, uno strano essere dall’essenza femminile dalla pelle rosso scuro vestita di nero, del medesimo colore erano poi i capelli e le grandi ali dietro la schiena, si voltò e chiese diffidente: “Perché due dei sarebbero giunti qua?”
Come avevano già programmato prima, Thor rispose: “Siamo Baldur e Thor, figli di Odino. Dobbiamo parlare con il re dei morti” “perché?” “ci ha mandato Odino, i nostri motivi ci appartengono” rispose secco.
La valchiria li guardò infastidita, poi si girò e si avvicinò a una valchiria dai capelli particolarmente lunghi e gli occhi blu, le due parlottarono per un po’ poi quest’ultima li raggiunse e li salutò: “benvenuti figli del signore del mondo. Io sono Brunilde. Posso sapere perché siete qui?”
Fu di nuovo Thor a parlare: “siamo qui per discutere con il regno dei morti”. Lei annuì: “Vi condurrò da lui. Seguitemi.”
E loro la seguirono, scesero nella voragine infinita dove erano custodite le anime dei morti, scesero finché giunsero in una lunga sala scarsamente illuminata, le pareti di pietra erano celate dietro lunghi drappi neri che sfioravano il terreno. A terra vi era un lungo tappeto anch’esso nero che le percorreva tutta fino a un imponente trono circondato da lingue di fuoco rosse e nere, su di esso vi era seduto un giovane dall’aspetto attraente, dai lunghi capelli nero tenebra e gli occhi di un marrone che si avvicinava molto al rosso acceso, la sua carnagione era vagamente mulatta e la vista del corpo era celata da lunghe e larghe vesti nere.
“finalmente siete arrivati! Benvenuti, figli della terra, nel regno ove la morte regna sovrana” Thor e Baldur si inginocchiarono poi si rialzarono “so già perché siete qui. I corvi di Odino sono molto efficienti. L’unico modo per tornare ognuno nel proprio corpo è che voi due rendiate felice l’altro. Dovete diventare più uniti”.
“cosa?” urlò Thor
“è l’unico modo, Thor. Fuori la mia porta troverete le due guide che vi accompagneranno e che vi condurranno nel luogo dove vi rincontrerete, alla fine di questa avventura. Ora andate e che Njordhr (la madre terra) vi protegga, figli della terra”.
I due uscirono dal castello e trovarono lì ad aspettarli un cavallo e una tigre bianca.
I fratelli si separarono per dare inizio ognuno alla propria avventura.

Thor doveva recarsi nel luogo dove erano custodite le anime delle donne e dei bambini morti in guerra o ingiustamente e trovare Siglinda, colei che in vita era stata la donna di Baldur. Ma nel Walhalla vigeva una legge inderogabile: agli dei era impedito innamorarsi di un comune essere umano, e Baldur aveva sfidato questa legge innamorandosi di quella donna e prendendola come sposa. A Thor era capitato l’infausto compito di ucciderla, e ora doveva recarsi da lei e chiederle di seguirlo per aiutare entrambi; Thor era convinto che non avrebbe mai accettato.

Baldur doveva scendere negli abissi più profondi e oscuri del regno dei morti per recuperare una scatola, uno scrigno contenente le anime dei guerrieri più forti e coraggiosi che Thor aveva ucciso durante le numerose battaglie a cui aveva fatto parte e riportargliela. Tale oggetto era stato affidato dallo stesso Thor a Tyr, il dio della guerra, che per proteggerla l’aveva rinchiusa in una caverna nel regno dei morti, controllata dal gigante più forte e possente che si fosse mai visto.

Guidato da quel cavallo tutto bianco, Thor raggiunse in poco tempo un villaggio circondato da prati coperti dai fiori multicolori e nuvole candide, le case erano di paglia e tutt’intorno si potevano sentire le grida di gioia dei bambini e i canti rilassanti delle madri. Smontando da cavallo, Thor cominciò a guardarsi intorno alla ricerca di Siglinda, non sarebbe stato affatto facile convincerla, soprattutto nel corpo di Baldur. Quel posto aveva il potere di calmarlo, così si avvicinò ad una bambina che stava cogliendo dei fiori e le disse pacato: “ciao, sai dove posso trovare Siglinda?”
La piccola si voltò e guardandolo con curiosità gli rispose che avrebbe potuto trovarla nella sua capanna, quella con i fiori rossi alle finestre. Grazie a quell’informazione, Thor la individuò senza difficoltà, bussò ed entrò. La donna era inginocchiata accanto al focolare e controllava il contenuto di una pentola, appena lo sentì entrare si voltò verso di lui, guardandolo stupita.
“t-tu?” balbettò “Baldur?”
“No. Non sono Baldur” replicò duramente “io sono Thor”
Esprimendo diffidenza e rabbia, quella gridò: “cosa?”
“ascoltami, Siglinda. Posso spiegare” “non voglio ascoltare nulla! Mi hai uccisa, impedendomi di vivere serenamente con Baldur! Vattene! Non voglio sentire niente!” “e invece dovrai ascoltarmi, donna! Non ho scelto io di venire qui. Avrei preferito sgozzarmi piuttosto, sfortunatamente il tuo caro sposo non è capace di abbattere un gigante senza creare guai e ora mi ritrovo a dover riparare il suo errore.”.
Stupita da quello sfogo così aperto, Siglinda lo guardò con occhi nuovi, allora anche il freddo e glaciale Thor era capace di provare dei sentimenti. “ti ascolto.”

La tigre era veloce, Baldur quasi stentava a seguirla nonostante corresse il più velocemente possibile. Lo stava guidando in luoghi che il dio della bellezza non avrebbe mai voluto vedere, tutto intorno non si percepiva altro che anime mutilate, l’odore della carne bruciata, le grida di persone che attendevano con angoscia la morte, incoscienti di essere già morti e che avrebbero continuato a soffrire per l’eternità. Tutto ciò era insostenibile per lui, abituato alla luce e alla bontà sotto l’ala protettiva della madre non aveva mai pensato alle pene che soffriva chi moriva in battaglia. Thor aveva a che fare con cose del genere tutti i giorni, in quel momento sentì un moto di pena e simpatia per il fratello maggiore abituato a quel genere di patimenti. Ora comprendeva anche perché il fratello era sempre stato così freddo e disgustato verso di lui che viveva negli agi e nelle ricchezze del Walhalla ogni giorno da sempre.
Raggiunse la tigre che intanto si era fermata e distesa davanti l’entrata di una grotta e capì: da qui doveva procedere da solo, lei lo avrebbe atteso fuori. Entrò, stringendo tra le mani il martello del fratello; nonostante non sapesse usarlo, avere tra le mani un oggetto che sprigionava una forza così portentosa gli infondeva sicurezza. Continuò a camminare finché non sentì un boato, sussultò e si fermò, il secondo causò un lieve terremoto e piccole quantità di rocce e polvere franarono, fece un respiro profondo e continuò a camminare raggiungendo una caverna molto grande e… il suo abitante: un gigante dalle proporzioni enormi che, non appena lo vide, lo caricò. In preda al panico, Baldur tentò di farlo -ragionare- (se è possibile far ragionare un gigante).
“fermo! Ti propongo una sfida!” il gigante lo guardò stupito “sei pronto, gigante? Allora… carta-forbici-sasso!”
Baldur espose la mano stretta a pugno, invece il gigante le forbici!
“ah-ha! Ho vinto io! Allora mi devi dare la scatola che proteggi!” umiliato e abbattuto il gigante gli porse uno scrigno di legno poi si distese e si addormentò, Baldur uscì sussurrando: “Dormi bene!”
Fuori ritrovò la tigre dal manto bianco che, non appena lo vide si alzò, Baldur gli si avvicinò e le disse: “forza, guidami nel luogo dell’appuntamento”

“… così il re dei morti ci ha detto che dovevamo compiere una missione per rendere felice l’altro ed è grazie al cavallo che io ho trovato te” finì il suo racconto Thor.
Siglinda lo guardò con gli occhi lucidi: “Io sono l’unica che può rendere felice Baldur?”
“credo proprio di si. Avresti dovuto vedere la sua reazione, quando ha scoperto che eri…” ma non terminò la sua frase, capendo di essere stato totalmente privo di tatto.
“… morta.” Terminò per lui Siglinda “puoi dirlo sai. Ho accettato da tempo la mia morte.”
“non mi era sembrato dalla tua reazione non appena mi avevi visto”.
“scusami ma…”
“non mi devi scuse. Ti trovi davanti il tuo sposo che afferma di essere l’uomo che ti ha ucciso. Deve essere stato un brutto colpo.”
“si, lo è stato” dopodichè tra i due calò un pesante silenzio che Thor ruppe chiedendo: “allora? Cosa intendi fare?” Siglinda non lo guardava “mi aiuterai?”
Lei alzò lo sguardo e lo incrociò con quello del dio. In fondo non aveva più niente da perdere se accettava, fece un respiro profondo e disse: “D’accordo. Andiamo.”

Il luogo dell’incontro era una grande distesa erbosa piuttosto isolata. Quando Thor e Siglinda vi giunsero, Baldur era già lì; sentendoli arrivare il dio si alzò e percepì una stretta al cuore vedendo la donna. I due fratelli si squadrano e le due guide li spinsero uno contro l’altro, non sapendo cosa dire Thor fece la cosa che gli sembrava più corretta: tese la mano al fratello, Baldur gli sorrise e gliela strinse, ricevendo a sua volta un sorriso. Fu allora che i due percepirono una sensazione di gelo in tutto il corpo, sussultarono chiudendo gli occhi e, quando li riaprirono ognuno si trovava al posto giusto.
Thor nel corpo di Thor, e Baldur nel proprio.
I due fratelli si guardarono negli occhi e strinsero maggiormente la presa sulle mani dell’altro; Thor allora si scansò lievemente e permise al minore di vedere Siglinda e, ad un cenno del capo del dio, Baldur le si avvicinò.
Vedendolo così vicino dopo tanto tempo, Siglinda sentì che, se fosse stata viva, si sarebbe messa a piangere; lui le si fermò proprio di fronte e la giovane tese una mano per carezzargli la guancia, ma non poté farlo, la mano passò attraverso la sua carne, divenendo trasparente. Entrambi, addolorati, distolsero lo sguardo.
“Baldur” il giovane dio si voltò e guardò il fratello “dobbiamo tornare” lui annuì e si volse di nuovo verso la ragazza, anche lei annuì tristemente e li seguì con lo sguardo, mentre si allontanavano e mentre sparivano dietro la porta nera del palazzo del re dei morti.

Passarono due mesi da quell’avventura, due mesi in cui Baldur non fece altro che pensare a Siglinda, ogni pensiero, ogni secondo, era dedicato alla donna amata che aveva perso per la seconda volta nella vita. Era troppo anche per un dio.
Thor lo vedeva, giorno dopo giorno, passava il tempo a logorarsi nel pensiero di un amore che era stato, e che non potrà mai più essere. Non riusciva a sopportare quel comportamento, Baldur avrebbe finito col uccidersi se avesse continuato ad indebolirsi in quel modo.
Fu così, che un giorno, thor decise di compiere il più grande atto d’amore fraterno che avrebbe potuto fare in tutta la sua lunga vita: scese di nuovo nel mondo dei morti e chiese di parlare col re. Il sovrano lo accolse nuovamente, già cosciente delle sue intenzioni.
“ti do nuovamente il benvenuto, Thor.” “mio signore, vorrei chiedervi una cortesia.” “si, lo so” “fareste tornare in vita Siglinda?”
Il re dei morti sospirò: “Sai bene thor che mi è impossibile. Io posso togliere la vita, non renderla.” “allora… prendete la mia. E lasciate andare quella di Siglinda! Non potete prendere Baldur, non ancora! È troppo giovane perché muoia!” “cosa ti succede, Thor? Cosa è quest’amore fraterno improvviso?” “l’avventura che abbiamo avuto due mesi fa mi ha cambiato, signore. Non posso sopportare la vista di mio fratello che deperisce e la sensazione d’inutilità che sento! Devo fare qualcosa! E questa… è l’unica cosa che credevo giusta.” “da parte tua è lodevole… ma… cosa ne penserebbe tuo padre?” “la mia vita è mia. Posso giocarla come voglio”
Il re dei morti schioccò le dita e nella sala entrarono due valchirie che accompagnavano l’anima di Siglinda.
“siglinda, davanti a questi testimoni io ti permetto di ritornare a vivere” “grazie mio signore” si inchinò lei ma lui la interruppe: “però non potrai vivere tra i comuni esseri mortali. Sei già morta una volta siglinda.” Guardando di soppiatto Thor, poi continuò con voce imperiosa: “D’ora in avanti, tu vivrai nel Walhalla, tra gli dei e i cavalieri defunti.”
A quella notizia Thor sorrise alla giovane:
“e in quanto a te, Thor. Continua pure a vivere, il tuo giorno è ancora lontano. Ora andate!”
Thor e Siglinda uscirono e il signore dei morti si appoggiò pesantemente allo schienale del suo trono e sospirò: “Vivi felicemente insieme a Baldur, Siglinda, figlia della vita”

Neanche una settimana dopo, Baldur e Siglinda si sposarono, questa volta non di nascosto, e fu Odino in persona a dare il suo consenso.
Vedere il proprio figlio così felice dopo tanto tempo era la gioia più grande che dei genitori potessero chiedere. Il pranzo e i festeggiamenti si protrassero per un intero mese lunare. E in uno di questi giorni, Thor prese in disparte la madre, Frigg, per parlarle.
“madre… io devo chiedere il vostro perdono”
“perché Thor?”
“per le cose orribili che vi ho detto”
“oh Thor non ti preoccupare! Ho già dimenticato! E comunque ti ho perdonato” Thor guardò stupito la propria genitrice, lei annuì con un sorriso. “hai reso Baldur felice, tu sei cambiato… in meglio. So che ciò che mi hai detto lo pensavi seriamente, però so anche che non sei più quello di due mesi fa”
Thor le sorrise caldamente e, dopo averle dato un tenero bacio sulla guancia, le sussurrò: “Grazie madre” dirigendosi poi verso il fratello per un ennesimo brindisi.
A quel gesto così intimo e sincero, Frigg sentì le lacrime solleticarle gli occhi, con un sorriso sospirò: “Odino benedica quel gigante!”


ciao ciao a tutti!!!
allora che ve ne pare??

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