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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: God Child
Titolo Fanfic: L`ANTIDOTO MORTALE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: meishin galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 05/08/2005 14:58:35

una storia di vendetta nello scenario dell`improvvisa morte di alexis.
 
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AL SORGERE DEL SOLE
- Capitolo 1° -


Nota: Questa fanfic è ambientata subito dopo il cambiamento di Riff, e dopo le vicende che hanno portato al tradimento di Micheila. Lo sviluppo è un pò diverso da quello del manga, come sarà subito chiaro in questo primo capitolo, chè spero di aggiornare più in la con il secondo e quindi con il terzo, che sarà il conclusivo.
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L'Antidoto Mortale


"Per quanto siano neri i tuoipeccati,
io li renderò candidi come la neve."
Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray



Capitolo 1: Al sorgere del sole

Notte.
Le prime ore del mattino si affacciano lente e buie sulla città addormentata. Una brezza gelida e densa fluttua sulle strade, come una folla di spiriti che la percorrono lentamente tenendosi stretti l'uno con l'altro.
In uno di quei vicoli, una figura umana avanza pesantemente, intabarrata in abiti grossi e scuri. Il volto semibacuccato in un cappello e nel colletto del cappotto, da cui si alzano piccole nubi di fiato condensato. Le mani in tasca,le spalle tese, gli occhi stretti, a nascondere la faccia dal freddo pungente.
Alla fine del vicolo, un uomo vestito alla stessa maniera, una lunga sciapra penzolante fino alle gambe, un mento e aguzzo e vecchio alzato verso l'alto, due mani ossute e sottili che reggono una lunga asta di legno, sta spegnendo uno degli ultimi lampioni accessi. Il passante gli si avvicina, alzando una mano guantata in segno di saluto, e rinfilandosela in tasca quasi subito.
"Buongiorno a voi, Von Morfine...mattiniero come al solito?" fa il vecchietto, sorridendo sdentatamente.
"Salute, Poiccart. Si, amo uscire di prima mattina, quando le strade sono vuote. Fa bene alla mia gola e alla mia tranquillità." risponde l'uomo, chinando lievemente il capo.
"E a me fa piacere incontrarla come al solito. Sa,con questo lavoro posso socializzare poco."
"Poiccart..."
"Sissignore?"
"Tu hai sentito parlare del mostro, vero?"
Il viso del vecchio si piega in un espressione dubbiosa.
"Il mostro...quello sui giornali?"
"Si" annuisce l'uomo "Quello che sembra aver ucciso 2 persone nell'East End, prima di spostarsi in questo quartiere, dove si dice abbia già ucciso un mendicante."
"Ah...si,si...ho letto qualcosa..."
"Sembra che prosciughi le vittime di tutto il loro sangue, e che proviun...piacere perverso ad abbandonarli sulle strade, incurante dei pericoli che potrebbe correre."
"Ah-Ah..."
"Poiccart..." continua l'uomo,avvicinando un pò il capo, come in tono confidenziale.
"Tu lavori in questo quartiere, di notte...non hai visto o sentito qualcosa di strano, ultimamente?"
Il vecchio sospira, un espressione a metà tra il serio e il preoccupato sul suo volto. Gli occhi aperti, limpidi.
"No, Lord Morfine, non ho visto nulla. Ma so che la gente ha paura, e non si fa più vedere in strada di notte come prima. Questo mi dispiace, perchè di notte le strade sono ancora più impressionanti se totalmente deserte, e molto spesso mi ritrovo solo,a sperare che qualcuno, anche un animale, anche un ombra, si faccia vedere anche solo un istante per rassicurarmi...e in verità...si, forse, in verità, c'è qualcosa. Nelle ore più buie, ogni tanto, cade improvvisamente il silenzio. Non si ode più il latrato dei randagi, il frullar d'ali dei pipistrelli, o persino il vento che soffia nei vicoli. E come se in quei momenti qualcosa passasse furtivamente sui tetti, e la natura intera si fermasse, come terrorizzata, in attesa che quel qualcosa vada via. Quando accade me ne accorgo subito, mi sento raggelare, e ho la terribile sensazione di essere inseguito. Anche se finora non mi è mai accaduto nulla. E' una brutta storia, Lord Morfine, di quelle che dovrebbero essere raccontate solo nelle fiabe, per far paura ai bambini e per non far aprir loro la finestra durante la notte. E non sono contento di esserne stato, forse, testimone."
L'uomo china il capo, stringendo gli occhi con aria comprensiva, forse con compassione.
"Si, Poiccart...credo di capire cosa intendi."

In quel momento, un vecchio foglio di carta svolazza per la strada, sospinto dal vento. Un improvvisa sferzata di aria fredda lo solleva, lo sorrege, lo spinge verso l'alto. Il foglio rotea, vola come una piuma, immerge il suo giallore sporco nelle tenebre lo che attendono subito dopo le punte dei lampioni, e subito dopo i tetti delle case più alte. La notte è ancora fonda e senza lun a e sulla città domina un mantello nero e freddo. Dall'alto si intravedono le luci dei lampioni allineati lungo le strade, che illuminano fiocamente sezioni di tetti, di balconi, di finestre, di portoni, di strade, di passanti rari e furtivi che si muovono proiettano lunghe ombre sulle pietre dei muri. Il foglio vola sempre più un altro, indifferente, quando un soffio più forte lo spinge con forza verso il basso, facendolo roteare con un rumore brillante e metallico. Il foglio scende rovinosamente, passa veloce di fianco a un tetto alto e nero, quando un mano sbuca all'improvviso dall'oscurità e lo afferra, al volo.

Si ode un rumore di qualcosa come bende che svolazzano al vento,mentre un altra mano compare, e dispiega il foglio ancora selvaggiamente sferzato dal vento. Alcune dita escono dall'ombra. Dita lunghe, nere, orribilmente artigliate e magre, avvolte in resti di bende giallastre e sporche. Il foglio diventa visibile, e spicca su di esso una lunga croce nera, e il segno degli annunci di morte.

E un nome.

Alexis Hargreaves

Una figura umana si staglia sul cielo nero. Numerose bende si staccano dal suo corpo, svolazzando al ritmo del vento. Si ode il rumore di un foglio che viene accartocciato,e che vola via.

La figura umana si accovaccia sul ciglio del tetto che la ospita, e alza il capo verso l'alto. Dal fondo della strada, una luce ne illumina fiocamente il volto, rilevandone un occhio rossastro, inettato di sangue, seminascosto da una benda, eppure, pervaso da un aria dubbiosa, e triste.

L'occhio si stringe, in un espressione feroce e seria. La figura si volta, e con un guizzo, scompare nel buio, lasciandosi dietro un silenzio abitato solo dal ruggire profondo e implacabile del vento.

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Una musica cupa e potente. La sala candida e imponente di una chiesa dalle colonne alte e dagli enormi affreschi. Una folla di figure incappucciate in lunghe vesti nere. Una file di persone in abito scuro ed elegante. Uomini. Donne. Vecchi. Figure mascherate. Volti nascosti sotto grossi cappelli neri. Mani guantate che stringono bastoni dal pomello luccicante e ingioellato. Dame che portano lunghi veri neri sul loro volto. La musica solenne che riempie la sala e rimbomba verso l'alto.

L'altare della chiesa è coperto da un panno nero, e officiato da tre figure incappucciate che stringono strani oggetti, e che recitano frasi prese da un grosso libro dalle pagine ingiallite. La voce voce è tagliente e inquietante, incomprensibile, come se in una lingua arcana e perduta. Davanti a loro è una grossa bara nera, chiusa, circondata di candelabri accessi e di oggetti dall'aria contorta e preziosa. Un fumo come di incenso si sparge nell'aria, mentre, nei primi posti davanti al sarcofago, un orchestra di uomini dal volto nascosto dirige la musica con potenza e solennità.

Gli uomini dietro l'altare alzano le braccia in gesti grotteschi e inquietanti, mentre la musica si fa più incalzante e profonda. Il pubblico osserva con sguardi seri e freddi, ma che si distorcono ogni tanto in timore, perplessità, paura, tristezza e indifferenza. Sussurri,sospiri e preghiere furtive si mescolano in un rumore di fondo muto e impercettibile, schiacciato dalla musica che ovunque scorre e si infrange come un ondata di piena in un giorno di tempesta.

Tra le tante figure che si perdono nella tinta nera e ombrosa delle loro stesse vesti, spicca quella di un uomo alto, immobile, vestito di bianco,le spalle circondate da una lunga chioma di capelli argentati, le braccia impuntate dietro la schiena, e gli occhi chiari e freddi incorniciati da due lenti brillanti e sottili. La sua espressione è terribilmente seria e fredda, con appena una sfumatura di tristezza che compare negli occhi, e sulle labbra sottile. Egli osserva la bara, le figura incappucciate che la circondano, e le persone che la osservano, immobili.

I suoi occhi colgono un improvviso movimento nella folla davanti a lui, e si spostano in quella direzione. Due uomini vestiti di scuro si stanno dicendo qualcosa nell'orecchio, e lo osservano. Egli li osserva per un instante, poi distoglie lo sguardo, e si volta, rientrando nella folla, alcuni volti della quale si girano stupefatti a seguirlo mentre, a caso chino, egli si allontana. Gli occhi stretti, e le labbra chiuse in una smorfia incomprensibile, forse di rabbia.

L'uomo si dirige verso un uscita sorretta da un piccolo arco di pietra, e sorvegliata da un uomo in completo nero. Questi lo guarda, sorpreso, e sta per dire qualcosa, ma egli lo supera rapidamente e si immette in una scala a chiocciola, stretta, illuminata fiocamente da torce. Egli ne sale furiosamente i gradini, come lasciandosi dietro qualcosa di insopportabile, ed esce in un corridoio deserto e buio, coperto da un grosso tappeto rosso e fiancheggiato da numerose e alte porte bianche. Egli ne apre una, rinchiudendosela velocemente alle spalle.

La stanza è grande e vuota. Un tavolo giganteggia al centro, e grossi dipinti dai colori neri e rossastri ne adornano le pareti bianche e spoglie. Due grosse finestre appuntite verso l'alto si aprono in un lato, facendo entrare la luce della notte. L'uomo si leva la giacca, nervosamente, e la getta sul tavolo. Afferra quindi una sedia, e ci siede, gettando immediamente il capo tra le mani. I suoi lungi capelli cadono verso il basso, nascondendone il volto, e le mani che lo racchiudono.

"Mi sarebbe piaciuto vederti piangere, Re della Morte".

Una voce bassa e cupa risuona si insinua all'improvviso nella stanza, come portata dal vento. Disleery alza di scatto il capo, sopreso,e fissa la finestra,dove una figura candida e nera è accovacciata, il corpo ricoperto di bende, il capo ornato di chiome rossastre e sfiorite che si agitano al vento, le vesti stracciate e sporche che rilevano un corpo nero e martoriato, dalle forme un tempo femminili, ma ora irriconoscibili, disumane.

La figura attende,fissando Disleery, gli occhi rossastri e accessi. Il volto quasi totalmente nascosto dalle bende, e, in quel poco che attraverso di loro si riesce a vedere, terribilmente corrotto, e nero.

"Micheila..." sussurra Disleery, il volto ancora pieno di una sorpresa a metà tra il terrore e la compassione.

Passa qualche istante, durante i quali nessuno dei due si muove. Disleery si ricompone, e si alza dalla sedia. Sui suoi occhi torna la freddezza, e l'indifferenza.

"Che ci fai qui?" chiede, la voce appena scontrosa, e carica di disprezzo.

La figura alla finestra aggrotta un pò le sopracciglia.

"Ho saputo. E ho pensato che dovevo vederti." risponde Micheila, la voce sottile, flebile, che nasconde dietro di se un tono rauco e duro.

"Perchè?"

"So quanto egli fosse importante per te, Re della Morte. Come sai, lo era anche per me, prima che..."

"Bada Micheila." la interruppe "Che se sei venuta qui a infangare la sua memoria, io..."

"Sono venuta per te, ti ripeto." interruppe di rimando Micheila, alzando un pò voce.

Disleert fece una smorfia di disprezzo, e si rimise a sedere.

"Perchè?" ripetè.

"...cosa farai adesso?" il tono di Micheila era gentile, quasi accomodante.

"Non lo so." rispose egli, secco.

"Lascerai la Delila?"

"Non lo so!" ripetè Disleery, alzandosi di nuovo, adirato. "Che te ne importa?" tuonò.

Micheila non si scompose. Rimase immobile, quasi glaciale. Un velo di tristezza cadde sui suoi occhi, e sulle sue labbra.

"So che stai soffrendo, Re della Morte."

"Ah!" Disleery sorrise, di scherno, e la sua voce assunse un tono di sfida. Cominciò a gironzolare nella stanza. "Certo che soffro, Micheila. Tutti lo sapevano, che avrei sofferto. Tutti soffrono per la morte del proprio padre. Ma che tu possa capirlo" e qui si voltò verso di lei "Mi riesce difficile crederlo. Magari tu soffri perchè non riavrai mai più un bel corpo, o perchè sarai per sempre costretta a condurre un esistenza miserabile. E dopotutto, che valore ha la tua sofferenza, se sopravvivi come un mostro, uccidendo gli altri per ottenere ciò che ti tiene in vita?"

Micheila evitò il volto di Disleery, come se cercasse da un altra parte la parole con cui rispondergli.

"Nessuno meglio di te dovrebbe capire" cominciò "quanto buio si nasconde dentro coloro che come noi sono nati e cresciuti nel nome della malvagità e del sacrilegio. Io stessa" e si mise una mano sul petto "Non riesco neanche a immaginare quanto possa essere blasfema la mia stessa esistenza, e non potrei farlo neanche se non avessi mai sparso il sangue degli altri...eppure..."e qui la sua voce si abbassò, fino a diventare quasi impercettibile, come non fosse sicura di voler davvero dire ciò che stava dicendo. "...eppure, io ho conosciuto un male terribile, che non è quello che vedi inciso sul corpo ne quello che è scritto mio destino. No. Esso è simile al tuo, e porta su di se il volto della persona che abbiamo amato, e che non abbiamo mai potuto avere...e che io non avrò mai."

Disleery si era calmato, e guardato ora Micheila con uno sguardo tra il pietoso e l'indifferente. Aveva seguito le sue parole con attenzione, e con palese sufficienza.

"Micheila, tu non sei come me, ma come Riffer. Lui era pronto a morire per l'uomo che tu ami,e sono bastati gli occhi della Giustizia per mostrargli come quella fosse solo una delle tante forme che poteva assumere il suo destino, e che egli non era legato in realtà a nessuna di esse, neanche a quella che l'aveva voluto assassino della sua famiglia. Noi tutti seguiamo noi stessi per schiavitù nei confronti del nostro stesso io,e non ci accorgiamo delle alternative che abbiamo. Ma per te è diverso perchè il tuo amore per mio fratello è stato costruito su volere di mio padre. Tu non hai mai avuto alcun motivo per coltivare un simile sentimento: siamo stati noi a volerlo, e, per di più, tu ci hai deluso e tradito. In un certo senso puoi esserne fiera: hai dimostrato di non voler essere un burattino nelle nostre mani, e di questo puoi stare tranquilla, non ti porterò rancore. Ma ora che sei libera, perchè persisti in questo amore che non ti appartiene?"

Micheila spalancò un pò gli occhi, come se non credesse a quello che sentiva.

"Re della Morte, mi stupisce di sentire simili parole proprio da te. Per quale motivo allora, tu avresti dovuto amare tuo padre, dopo che a tante sofferenze ti ha sottoposto e che sempre ha sfuggito il tuo amore, financo a morire senza lasciarti nè una parola, nè una maledizione? Noi, soltanto noi, Isabel,possiamo sapere quel che proviamo, non importa chi ci istruisce, e come. Tu hai potuto amare tuo padre nonostante quello che ti ha fatto fosse meritevole dell'odio più profondo. Nessuno può saperne il motivo, se non tu, e anche se non ci fosse, tu ti sei rifiutato di sacrificare il tuo cuore a ciò che tutti gli altri vedevano, e a ciò che a tutti pensavano tu dovessi provare. Allo stesso modo, io so di aver amato tuo fratello, perchè, nonostante la funzione che ho avuto nei vostri piani, io dentro di me ho sentito che quel sentimento era vero, alla pari dell'odio incredibile che ho provato dopo, e che non ho saputo dove dirigere se non verso lui stesso,verso gli altri...e infine verso di me. Ma qualcosa di quell'amore è rimasto, e mi tiene in vita quanto il sangue che strappo agli altri. So che non potrò mai essere felice, eppure..." e lasciò cadere la frase a mezzo.

Disleery attese per qualche instante, poi rispose.

"Eppure la tua stupidità ha avuto il sopravvento, Micheila. A cosa ti porterà il trattenere dentro di te i resti di questo sentimento disperato? Quando morirai, sarai sola, il tuo corpo non si reggerà in piedi, forse non sarai più in grado di vedere, ne di parlare. Morirai nell'oscurità, nel fondo buio e sporco di un qualche vicolo, e Cain in quel momento sarà nella sua villa, dietro ai suoi svaghi mondani, o tra i suoi veleni, credendosi forse il più tormentato degli uomini, mentre in realtà non avrà provato neanche la decima parte del dolore che stai provando tu. Lui vivrà anzi ancora molti anni, e ti dimenticherà, se non lo ha già fatto. E forse, chissà, sarà felice, come noi non lo siamo mai stati, e non saprà mai che tu stai vivendo quest'inferno per lui. Non lo saprà mai, Micheila. Poni dunque fine a questo tuo tormento: io so che orribile dissoluzione ti aspetta, e so che niente può eguagliarne il prezzo. Non ti rimane ormai nulla per cui vivere."

Micheila aggrottò le sopracciglia, e si artigliò al davanzale, il corpo teso e piegato su se stesso, come pronto a scattare in avanti. Strinse i denti in una morza acuminata e bestiale, ed emise un lamento strozzato, come se trattenesse qualcosa di incomprensibile, forse rabbia, o lacrime. La sua voce adesso sembrava il latrato di un animale impazzito dal dolore e dalla ferocia.

"E' a te che non resta niente per cui vivere, Re della Morte. Io ho vissuto per Cain come tu vivevi per tuo padre, nella speranza di un sogno irragiungibile. E a te è andata proprio come mi hai appena descritto: Alexei è stato crudele con te fino in fondo, ed è morto dopo averti trattato come un cane. Tu l'hai amato, per chissà quale motivo, ma la tua follia è stata ancora più grande della mia stupidità, e della sua cattiveria. Tu hai distrutto ogni parte di te, per lui. Guardati! Egli ti ha dato il potere, la ricchezza, un futuro tra le ombre calate sulla storia, e tu di tutto questo non sai che fartene. Sei stato il suo burattino, e ora non hai più chi tira i tuoi fili. Hai perso la tua libertà, e non avresti che da consegnarti a un altro padrone. Ma chi potrebbe mai cogliere il frutto del tuo amore insensato? Nessuno sarà mai così malvagio da esserne degno,e da ridarti il veleno per cui finora hai vissuto. Sei solo, Re della Morte. Quando ci reincontreremo, saremo tutti uguali,nel tuo regno."

Detto questo, Micheila saltò giù dalle finestra, senza emetterre un suono, così come era arrivata,come un uccello notturno. Disleery si sporse fuori, per seguirla con lo sguardo, ma non vide che il bianco sporco delle sue bande svolazzare per un instante nell'aria, prima si perdersi nel buio della città notturna. La notte volgeva al termine, e, nei pochi tratti di orizzonte liberi dalle sagome delle case, comiciava ad apparire un sottile linea luminosa.

Disleery chinò il capo. Sul volto un espressione cupa,e triste.

"...e invece nel mio regno non ci incontreremo mai,Micheila..." sussurò "...l'anima di Chouzette è già da tempo laddove deve essere... e ciò che attende te è solo un sonno senza fine..."

Qualcuno entrò in quel momento. Un ragazzo, giovane, vestito di nero e dai capelli biondi e ordinati.

"Arcano 13, il funerale ufficiale sarà domani sera, al Kensal Green Cemetery."

Disleery si voltò.

"Ho capito, grazie." rispose

Il ragazzò uscì dalla stanza. Disleery tornò alla finestra.

"Un senso c'era,invece... un senso così grande da far sembrare niente anche tutto ciò che lui mi ha lasciato..."

Rimase un pò li, pensoso, prima di voltarsi, per recuperare la giacca sul tavolo. Se la infilò, lentamente. Il suo sguardo diventò deciso,determinato, e freddissimo.

"...Cain..." sussurrò.

Disleery si avviò verso la porta, e se la chiuse alle spalle. Una raggio di sole illuminò all'improvviso i tetti più bassi della città, e si riversò nella stanza, adesso vuota.

 
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