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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: RIVOLUZIONE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: usagi00 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 05/08/2005 11:28:25

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RIVOLUZIONE
- Capitolo 1° -

Quella strana sensazione di lieve agitazione sempre presente in fondo al cuore, come quando va tutto bene ed hai l’impressione che qualcosa di brutto distrugga l’equilibrio facile della vita.
Proprio quando nella mia testa mi ripeto “ Va tutto bene” qualcosa a distanza di giorni, accadde, e tutto crolla come un castello di sabbia.
La mia vita è sempre stata tranquilla, piena di gioie e dolori come qualsiasi persona su questa terra eppure, adesso che ero diventata adulta tutto sembrava così diverso, così quieto e statico. Vedevo tutto diversamente rispetto alla mia adolescenza. L’impressione che il diventare adulta fosse solamente quella di avere maggiore fiducia nelle proprie capacità e di possedere la fermezza dei sentimenti come quella di una roccia.
Ero convinta che il diventare maturi o grandi, stava solo nel fatto che raggiunta una certa esperienza, il cuore si sarebbe placato come il mare dopo un forte tifone.
Ero convinta di tutto ciò, fino al momento in cui non ho vissuto e non ho provato il primo amore da donna. Qualcosa che non avevo mai immaginato. Un amore diverso da quello puro dell’adolescenza, ma forte allo stesso modo.
Diverso perché durante la mia adolescenza anche se provavo dei forti sentimenti verso qualcuno, riuscivo a controllarli, adesso e il mio corpo che decide per me.
Perché la differenza sta proprio in questo, è come se il corpo che fino ad allora aveva dormito si fosse svegliato e fosse lui a dare le direttive del corpo. Per questo non riuscivo a smettere di pensare ad Aron, il mio migliore amico.
Lo conoscevo da anni e da che ero ancora una ragazzina non mi era mai successo di provare la benché minima attrazione verso lui, pura e semplice amicizia. Ma tutto era cambiato quando lui era ritornato dal suo viaggio di studio dall’America, era durato tutto circa un anno e mi era mancato molto. Ci sentivamo tramite e-mail o telefono, ma era una sana amicizia nata tra i banchi di scuola.
Mi ero appena lasciata con il mio ragazzo, un bastardo patentato che mi aveva tradito con una ragazzina piccolissima, sicuramente se i genitori della “bambina” l’avessero scoperto l’avrebbero denunciato per pedofilia. Ma assicuro che quando sono andata a casa sua per fargli una sorpresa gli ho scoperti in chissà quale posizione del Kamasutra e lei non sembrava proprio così piccola.
Era stato come una di quelle scene da film, ma al contrario di quello che pensavo di rompere nella mia testa, scappai via senza dire niente, affranta e disgustata dagli uomini, lui aveva 28 anni e lei 13. Uno schifo totale!
Continuavo ad uscire con i miei amici e a comportarmi come se non fosse successo niente, raccontavo che l’avevo lasciato perché non c’era più amore, ma in realtà appena potevo e stavo da sola piangevo, come avessi un lago dentro di me da prosciugare. Le lacrime sembravano non finire mai.
Mi sentivo sola anche se ero circondata da molti amici che mi volevano bene, ma quando Aron ritornò fui felice e sollevata come una bambina. Era apparso davanti a me nel peggior momento della mia vita e solo lui sarebbe stato in grado di riportarmi la ragazza serena di un tempo.
<<Ciao Diana!!>> aveva gettato il borsone per terra e mi aveva abbracciato con tanto calore, lo stesso che mostrava quando abitava ancora nella mia stessa città e adesso sarebbe ritornato tutto come un tempo.
Ma avevo dimenticato quando era dolce e confortante il suo abbraccio, come mi era mancato il particolare profumo della sua pelle e qui mi accorsi di qualcosa di nuovo, che non avevo provato per nessun altro.
Era il sentimento d’amicizia misto a qualcosa di nuovo che si era appena risvegliato e solo quando alzai gli occhi verso quelli castani di Aron seppi dare il nome a questa nuova emozione, era semplice…lo desideravo .
Era stata veramente una scoperta che mi aveva fatto riflettere assai e mi accorsi anche che ormai il mio cervello e quello che provava il mio corpo andavano in due direzioni diametralmente opposte.
Mentre assaporavo quel lungo abbraccio ero rimasta sorpresa io stessa dei miei sentimenti. Chiusi gli occhi e lascia che accarezzasse i miei ricci corvini con le sue mani grandi.
<<Bentornato…>> dissi quasi con la voce commossa <<Mi sei mancato tanto>> aggiunsi staccandomi da lui.
<<Anche tu…>> rispose lui guardando i miei occhi verdi.

<<Che cosa hai?>> la voce tiepida e cristallina di Aron tocco la fibra più remota del mio cuore.
Spostai lo sguardo da quel cielo azzurro al suo volto <<Niente, perché?>> mi sembrava strana la sua domanda. Stavamo guardando la televisione a casa sua, come facevamo quando andavamo ancora al liceo.
La tenda bianca ondeggiava avanti e indietro, era una calda giornata ventosa in quell’estate strana.
Prese il telecomando e cambiò canale con fare distratto <<Mi sembri pensierosa, e non mi parli tanto come fai di solito>> buttò il telecomando sopra il divano. Eravamo distanti in quel momento, il mio cuore era in subbuglio e cercavo di non darlo a vedere. Pensavo che era meglio non vederlo, non dargli troppa confidenza come facevo di solito, l’indifferenza avrebbe aiutato me stessa a far passare questa strana forma d’attrazione.
Ma il solo fatto di rifiutare le sue abituali attenzioni era per me qualcosa di più che difficile. Se lo facevo mi pentivo di non aver corrisposto a quegli abbracci ma pensavo anche che era la cosa giusta da fare.
Il mio cuore diceva una cosa mentre il mio cervello un’altra. Era difficile ed io senza che me ne rendessi conto, stavo sempre più male, mi tenevo occupata. A lavoro facevo gli straordinari, ma quando mi fermavo la mia mente volgeva sempre verso lui ed io non potevo fare assolutamente niente.
<<Ti assicuro che sono normale…sono solo un po’ troppo stanca. Con il caldo che sta facendo e sempre più difficile mantenere le energie>> presi una bottiglia di menta dal frigo e la mischiai con l’acqua fresca che avevo tirato fuori prima di iniziare a vedere il telefilm.
Aron sollevò le spalle <<Sarà stata solo una mia impressione…>> appoggiò la testa al divano, il suo volto era illuminato dai colori vivaci dei cartoni animati che stava seguendo.
Mi avvicinai e mi sedetti accanto a lui. Nella sala c’era silenzio, solo le voci della televisione e il fruscio della tenda accompagnava il profumo lieve delle margherite piantate in un grande vaso.
Quella tranquillità era la cosa che mi rendeva triste, il fatto di stare accanto a lui senza poter liberare il mio animo dal peso che avevo nel cuore. Guardando le scene vivaci di Tom e Jerry che si inseguivano, non potei fare a meno provare una forte malinconia che si allargava sempre di più maggiormente.
Si stava addormentando, i suoi occhi di facevano sempre più pesanti e la mia vista si annebbiava. Il respiro di Aron si faceva più regolare e profondo mentre io scivolavo in un pianto muto.
Continuai a guardare la televisione con la persona che amavo che riposava accanto a me e con l’umore a terra.

Avevamo appena finito di pranzare.
Della musica rock riempiva la stanza calda di casa di Kimiko. La mia migliore amica che avevo conosciuto durante un viaggio di studio di breve durata, era venuta a trovarmi. Era giapponese ma parlava benissimo l’inglese.
L’università era chiusa ad agosto e aveva deciso di venire a stare in Inghilterra per due settimane. Avevamo già un bel rapporto, con lei era nata quasi subito una strana complicità e in breve tempo gli avevo rivelato parte dei miei segreti, cosa che facevo abbastanza di rado.
Gli avevo parlato naturalmente anche del rientro di Aron dall’America e del grande mutamento che era avvenuto in me.
<<Molto particolare…ma ogni tanto capita di innamorarsi improvvisamente di un amico che fino a quel momento avevi visto solamente sotto quella luce…>> i suoi perfetti occhi neri a mandorla, scrutavano dentro il mio animo come poche persone sapevano fare.
Io caddi dalle nuvole e scoppiai a ridere. Una risata echeggiante e quasi sguiata, mi sembrava un’enorme sciocchezza quello che aveva appena detto. Kimiko mi guardò con pena mentre continuavo a ridere.
<<Ma cosa dici??!!>> non avevo mai pensato che quello che provavo per lui fosse amore. Ricominciai a ridere con la stessa forza di prima. <<Guarda che non c’è proprio niente da ridere! Dovresti piangere se mai…>> la sincerità quasi brutale di lei era stato come una doccia fredda. La osservai per qualche istante mentre il sorriso mi stava morendo sulle labbra.
Mi strinsi le braccia. Il ricordo della sua voce nella mia testa e la sensazione del suo abbraccio sulla mia pelle era qualcosa di difficile da dimenticare. Mi rimisi a ridere portandomi le mani sopra il volto coprendolo, sentivo lo sguardo di Kimiko sempre fisso su me. La mia risata di trasformò lentamente in un pianto di dolore, la consapevolezza che avevo messo chiarezza nei miei sentimenti e la certezza che nel medesimo istante l’avevo perduto per sempre.
Lei si alzò dal letto e si sedette accanto a me, sentivo i suoi lunghi capelli scuri scivolare sulla mia schiena nuda, non disse niente e non mi chiede altro. Mi stette accanto ascoltando i miei singhiozzi proprio come un’amica doveva saper fare. Era qualcosa di strano quello che era avvenuto. L’idea che non sarebbe stato mai mio, era qualcosa che attraversava il mio cuore e faceva male, come se un ago mi stesse attraversando da parte a parte.
Come avrei dovuto comportarmi? Come avrei potuto ascoltarlo adesso senza guardarlo con quegli occhi di adorazione pura?
I miei occhi verdi erano cristallini e non riuscivamo mai a nascondere quello che il mio cuore cercava di celare.
Non ero mai stata una grande mentitrice, forse la nostra amicizia sarebbe cambiata perché nel mio atteggiamento si sarebbe notato quello che provavo realmente.
L’odore del caffè appena fatto riempi le mie narici, una fragranza che mi rincuorava e che quasi mi dava forza.
Kimiko sciolse con delicatezza l’abbraccio fraterno che ci teneva unite e mi domando con voce limpida e bassa <<Vuoi del caffè?>> fissai per un attimo la sua figura esile dentro quella stanza chiara. Annuì mentre mi sdraiavo sulla poltrona della sala.



 
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