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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Digimon (Dejimon adobenchâ)
Titolo Fanfic: UNA GIRANDOLA DI EMOZIONI
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: memi11 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 13/07/2005 15:25:14 (ultimo inserimento: 03/08/05)

in una girandola di emozioni, si snodano le avventure di taichi, yamato, sora e i loro amici
 
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CAPITOLO 1: A SPECIAL SONG
- Capitolo 1° -

Una girandola di emozioni

Capitolo 1: A special song



(NdA: Volevo solo dire che questa storia, visto che molti di voi me lo hanno chiesto espressamente, è incentrata ancora una volta sul trio di sempre: Taichi, Yamato e Sora. L’età dei tre protagonisti principali si aggira attorno ai sedici anni! Comunque anche le storie degli altri digiprescelti, specialmente quelli della prima serie, verranno trattate, non temete, e faranno da sfondo all’intera vicenda. Inoltre dopo estenuanti ricerche, ho finalmente trovato l’ordinamento scolastico giapponese, che adotterò nella mia storia. Allora, stando alle notizie da me rinvenute, la scuola in Giappone è divisa in cinque gruppi: dai 3 ai 6 anni si frequenta la scuola materna; dai 6 anni ai 12 c’è la scuola elementare; dai 12 anni ai 15 la scuola media inferiore; dai 15 ai 18 la scuola media superiore; infine dalla maggiore età per circa 4 anni c’è l’università. Inoltre la scuola inizia ad Aprile, nello stesso periodo in cui sbocciano i fiori di ciliegio, e termina a Marzo dell’anno successivo. Le vacanze estive durano circa sei settimane e sono previste due settimane di festa a Capodanno e in primavera. Le materie studiate sono all’incirca le stesse di quelle italiane, con l’aggiunta di materie come erboristeria, economia domestica, agricoltura, artigianato, cucito ed altro. Bene, fatte queste brevi premesse, vi lascio alla mia fanfiction, che dedico a tutti coloro che me l’hanno chiesta e che la leggeranno! ^__- )



I’ve heard there was a secret chord
That David played, and it pleased the Lord

But you don’t really care for music, do you?

It goes like this

The fourth, the fifth

The minor fall, the major lift

The baffled king composing Hallelujah (1)



Sora Takenouchi sorrise nel riconoscere la canzone che l’aveva accompagnata per tutta la durata di quel periodo invernale. Non ne capiva le parole, non riusciva ad intenderne il senso perché inglese, ma le piaceva. Le piaceva molto. Forse era quella sua dolce malinconia a colpirla tanto, o quella voce a tratti quasi struggente. Non lo sapeva, ma ogni volta che la sentiva si rendeva conto di quanto fosse bella quella canzone. Le sarebbe piaciuto saperne il significato, tanto per capire cosa di quelle parole l’avesse a quel modo colpita. E forse, chissà, un giorno l’avrebbe saputo.



Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah


Con ancora il sorriso in volto, Sora si alzò dalla sedia della sua scrivania, accantonando gli ultimi compiti assegnateli. Ormai l’estate era alle porte e solo la settimana successiva, dopo il memorabile concerto dei Teen-age Wolves indetto in tale onore, lei si sarebbe potuta definire in vacanza. Sora non vedeva l’ora. Quell’anno era stato stancante e lei ora desiderava solo godersi il meritato relax. Quell’estate sarebbe rimasta in Giappone, però non le dispiaceva. In fondo, lì c’erano tutti i suoi amici. O quasi. Solo Mimi mancava. La sua migliore amica, infatti, era ancora in America, a New York. Ma presto o tardi sarebbe ritornata e allora…di nuovo insieme!



Your faith was strong but you needed proof

You saw her bathing on the roof

Her beauty and the moonlight overthrew you

She tied you

To a kitchen chair

She broke tour throne, and she cut your hair

And from your lips she drew the Hallelujah



Mentre la musica proveniente dallo stereo si diffondeva sinuosa in tutta la camera, Sora si lasciò andare sul letto, distendendosi stancamente.

Era strano come erano cambiate le cose in quel periodo. Il tempo era volato via senza concedere il lusso di essere percepito e con sé aveva portato via emozioni che un tempo mai avrebbe immaginato potessero cambiare così radicalmente. Non si riferiva solo agli amici, alle nuove storie che si erano venute a formare all’interno del ristretto gruppo di digiprescelti. Dopotutto, tutti si erano aspettati che un giorno Takero e Hikari si dichiarassero, diventando una coppia. E, probabilmente, anche Daisuke l’aveva sempre saputo, per questo forse quando era venuto a saperlo aveva accettato la situazione. Anche la storia di Ken e Miyako non li aveva sorpresi più di tanto. La digiprescelta era da sempre innamorata di lui, e Ken…beh, lui era rimasto praticamente folgorato dall’esuberanza di Miyako!

No, quando parlava della fugacità delle cose, Sora non si riferiva propriamente a loro. Ma a lei.



Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah


Se appena l’anno precedente le avessero detto che si sarebbe trovata in quel modo, a quell’ora, lei non ci avrebbe creduto. In fondo, non poteva biasimarsi. Come avrebbe potuto credere, infatti, che un giorno sarebbe diventata la ragazza di Taichi? Del suo miglior amico?

No, non l’avrebbe mai creduto. Però…lo era. Da circa un mese lei e Taichi facevano coppia fissa. Sembrava incredibile, considerato che solo quell’inverno lei era innamorata di Yamato, l’altro suo più grande amico. Ma poi la loro storia era finita e lei ben presto si era accorta di provare ancora qualcosa per il giovane Kamiya. Qualcosa che andasse oltre la semplice amicizia, proprio come era successo nel periodo della loro avventura a Digiworld. Anche se allora lei aveva appena undici anni, mentre adesso aveva ormai quasi varcato la soglia dei sedici. E così, quando lui le aveva confessato di essere ancora innamorato di lei a poco più di due mesi dalla sua rottura con Yamato, lei non aveva esitato a baciarlo. Da allora la loro amicizia aveva superato quei confini ed era sfociata in una dolce storia d’amore.



Maybe I’ve been here before
I know this room, I’ve walked this floor

I used to live alone before I knew you

I’ve seen your flag on the marble arch

Love is not a victory march

It’s a cold and it’s a broken Hallelujah



“Sora! È arrivato Taichi!”, la voce della madre proveniente dal soggiorno la riscosse dai suoi pensieri.

La giovane Takenouchi sobbalzò dal letto e, con gesti meccanici, spense lo stereo e si piombò nell’altra stanza. Le sue labbra scarlatte si dipinsero in un sorriso meraviglioso non appena i suoi occhi nocciola incontrarono la figura familiare del ragazzo. Del suo ragazzo.

“Ciao!”, lo salutò con un sorriso, mentre la madre scompariva in un’altra camera.

“Buongiorno principessa!”, Taichi si alzò e, dopo averle circondato l’esile vita con le sue braccia, le depositò un piccolo bacio a fior di labbra.

La risata cristallina che Sora si lasciò sfuggire gli inebriò per un istante le orecchie, melodiosa come il canto di quei piccoli uccellini di ritorno dalla migrazione invernale.

“Come mai sei di così buon umore, oggi?”

“Ma io lo sono sempre quando ti vedo!”, ribatté con un raggiante sorriso Taichi, stringendola ancor più dolcemente a sé.

Ma Sora si sottrasse da quella stretta, rivolgendogli poi un’occhiata severa.

“Taichi, ti ho detto mille volte che non voglio che a casa mi stai così vicino! Lo sai: c’è la mamma!”

“E allora?!”

“Umpf!”

“E va bene”, di fronte all’espressione leggermente corrucciata della ragazza, Taichi non riuscì a non cedere, seppur a malincuore.

Mentre si allontanava da lei, però, non poté fare a meno di sorridere a sua volta nel notare il volto della ragazza animarsi di un’espressione grata. In fondo, lui non riusciva ad avercela con lei per più di due secondi.

“Dove andiamo?”, si informò d’un tratto Sora, avviandosi verso l’esterno dell’abitazione.

“Dove vuoi tu! L’importante è che sto con te, non mi interessa dove!”

Le parole di Taichi la fecero arrossire inevitabilmente, ma Sora non poté nascondere di averle apprezzate. Certo, a volte le sembrava ancora piuttosto strano ricevere quel tipo di complimenti proprio da lui, dal suo miglior amico, ma poi si riscuoteva dicendosi che ora loro due stavano insieme e che quindi era normale. Strano, ma normale.



###



Il basso strimpellò qualche nota, che si intensificò ancor di più attraverso gli amplificatori. Senza tuttavia notare gli sguardi inorriditi sui volti dei quattro ragazzi che lo stavano ascoltando seduti dietro a un grosso tavolo quadrato, il ragazzo si cimentò in un pezzo a tratti rock con il suo fedele strumento musicale, dai toni talmente alti e stonati che per poco non rischiò di far scoppiare le casse.

“Non posso vedere quel povero basso ridotto in quello stato…”, mugugnò Yosuke, guardando atterrito il giovane che si esibiva davanti ai loro critici occhi. (2)

“Vi prego: fermatelo per pietà!”, Hikaru si prese la testa castana tra le mani, supplicando con lo sguardo i suoi tre compagni.

Accanto a lui Yamato Ishida sospirò, prima di mettersi composto a sedere sulla sua sedia e appoggiare ambo le braccia sul tavolino.

“Grazie, è a sufficienza”, la sua voce irruppe in quel frastuono per mezzo del microfono, interrompendo così quel penoso spettacolino.

“Siete sicuri? Voglio dire: se volete io posso ancora continuare a…”

“No!”, il ragazzo venne bruscamente interrotto da quattro cori di diniego.

“O…ok”, mormorò allora, perplesso, prima di uscire dall’auditorium.

Rimasti soli i quattro ragazzi tirarono un profondo sospiro di sollievo.

“Non ne potevo più!”, mormorò spossato Yosuke, passandosi stancamente una mano nei ricciuti capelli biondicci.

I quattro componenti dei Teen-age Wolves si trovavano nell’auditorium già da un paio d’ore, intenti a fare i provini. Da quando il bassista del loro gruppo se ne era andato perché si era dovuto trasferire in un’altra città, si erano subito messi all’opera per trovare un degno rimpiazzo. Ma, almeno stando alle ultime venti persone che avevano ascoltato, non c’era nessuno che potesse anche solo coprire per un istante quel ruolo. Si trattava per lo più di giovani novellini che si apprestavano ad imparare, ma che al momento risultavano ancora inadatti a ricoprire quel ruolo. La prova più tangente era stato l’ultimo che si era esibito, il quale aveva rischiato quasi di spaccare i loro già provati timpani.

“Non possiamo continuare così!”, sentenziò d’un tratto Hisaki, alzandosi di scatto dalla sedia su cui era seduto.

Subito tre paia di occhi stupiti si voltarono verso di lui, che in risposta si riavviò una ciocca dei suoi lucenti capelli castani.

“Il concerto è tra poco meno di una settimana e noi non abbiamo ancora trovato un bassista degno di questo nome. Forse…forse dovremo annullare lo spettacolo”, sentenziò con voce ferma Hisaki, seppur anche a lui piangeva il cuore al pensiero.

“Ma…non è giusto!”, piagnucolò allora Yosuke, avvicinandosi alla sua preziosa batteria.

Senza dire nulla, si sedette al suo sgabello e iniziò a suonare qualcosa, per smettere subito dopo con un sospiro disperato.

“In fondo Hisaki ha ragione”, capitolò infine anche Hikaru, altrettanto dispiaciuto. “Non possiamo suonare senza un bassista”

“Ma se anche annulliamo il concerto, saremo comunque al punto di partenza per il prossimo visto che non abbiamo ancora un bassista!”

“Yosuke ha ragione, però…”, Hikaru sospirò indeciso, prima di volgere le sue attenzioni al cantante del gruppo. “Tu che ne pensi, Yamato?”

Il biondino ci pensò per un lungo istante, incurante degli sguardi ansiosi degli amici su di sé. In effetti l’obiezione di Yosuke aveva del ragionevole. Se avessero annullato la data dell’imminente concerto, che coincideva con la chiusura delle scuole, come avrebbero fatto al prossimo? Rimaneva comunque il problema del bassista.

Yamato stava giusto cercando una soluzione a quel problema, quando una voce a lui familiare lo distolse dai suoi pensieri.

“Disturbiamo?”

I quattro ragazzi si voltarono verso l’ingresso già pronti a sbranare il prossimo novellino che si sarebbe presentato con l’intento di strimpellare loro qualcosa, ma la loro furia scomparve non appena incrociarono due figure sorridenti avanzare verso di loro.

“Taichi! Sora!”

“Come mai da queste parti?”, si informò Yamato incuriosito, mentre la coppietta li raggiungeva.

“Stavamo camminando e, passando di qui, abbiamo pensato di venire a vedere come procedevano le ricerche”, gli rispose con un dolcissimo sorriso Takenouchi.

“Allora? Avete trovato un bassista?”, li osservò divertito Taichi.

“Nemmeno uno!”

“Davvero?”

“Yosuke non scherza! Tra tutti quelli che abbiamo ascoltato, nemmeno uno sapeva suonare correttamente il basso!”, confermò a sua volta Hikaru.

“Oh, mi dispiace…”

“E cosa pensate di fare ora?”, chiese invece Sora.

“Non lo sappiamo ancora”, le rispose Hisaki per tutti.

“Credo che saremo costretti ad annullare il prossimo concerto se non troviamo nessuno”, aggiunse anche Yamato, passandosi nervosamente una mano nei capelli biondi.

“Oh, no!”, sospirò dispiaciuta la digiprescelta dell’amore.

“Ma non potete fare nulla per impedirlo?”

“E cosa possiamo mai fare, Taichi?! I nostri pezzi sono tutti costruiti in modo che tutti gli strumenti servano. Se leviamo il basso…beh, non sarebbe più lo stesso”, Hikaru si lasciò nuovamente sedere sulla sua sedia, spossato.

“E se anche annullate la prossima data, cosa contate di fare, poi?”, insistette il giovane Kamiya.

“Non lo so”, gli rispose in tono abbattuto l’amico del cuore, che ancora predicava in una possibile soluzione.

Tra i sei calò un istante di abbattuto silenzio, che però venne ben presto fugato da un’esuberante Sora.

“Ho trovato!”, esclamò d’un tratto, riuscendo con poche parole ad avere l’attenzione di tutti su di sé.

“Di che si tratta??”, chiese subito Yosuke, speranzoso.

“Yamato, tuo fratello non aveva per caso fatto qualche lezione di basso?”

Il biondino ci pensò su, prima di alzarsi di scatto dalla sedia con espressione raggiante in volto.

“Hai ragione!! Takero sa suonare il basso!!”

“Come?! Tuo fratello??”, Hikaru pareva sorpreso.

“Ma perché non ce lo hai detto subito, scusa?!”, si lamentò invece Yosuke.

“Non ci avevo pensato!”, si difese il giovane Ishida, leggermente imbarazzato.

“Beh, allora è fatta!”, sorrise Hisaki, contento.

“Sì! Corro subito da Takero!”, Yamato fece per andarsene ma si fermò per un breve istante sull’uscio. “Ah! Grazie Sora, sei un angelo!”

La fanciulla arrossì lievemente per quell’insolito complimento, ma non fece in tempo a replicare che l’amico era già corso via per andare dal fratellino.



###



“Andiamo, Takero! Non ti puoi rifiutare!”, Yamato seguì il fratello minore nell’ingresso, guardandolo con espressione supplice in volto.

“Te l’ho detto, Yamato: non posso! Ho già il club di basket a cui dedicarmi, senza contare che Hikari già si lamenta che passo poco tempo con lei. Cosa le dico se accetto anche di entrare a far parte della tua band?!”, ripeté per l’ennesima volta il giovane Takaishi, sedendosi sul gradino antistante l’ingresso per allacciarsi le scarpe.

“Ma noi abbiamo bisogno di te!”, replicò l’altro, disperato.

Yamato si morsicò nervosamente il labbro inferiore, non sapendo più che dire per convincere il fratellino. In effetti a ben guardare quello non aveva tutti i torti, però…nemmeno loro dopotutto, no?

“E le audizioni? Non avete trovato nessuno, possibile?!”

“No”, il più grande dei due fratelli scosse il capo, abbattuto. “Nessuno”

“Ma…come…come è possibile?”

“Si sono presentati tutti novellini e quelli che hanno un po’ di esperienza…beh, di certo non hanno aspettato noi!”

“Capisco”, Takero si fece pensoso.

Non voleva dire di no al fratello, però non sapeva che altro fare. Era già abbastanza impegnato di suo, con il basket ed Hikari, e di certo non aveva bisogno di altri carichi. Tuttavia…voleva aiutare Yamato, anche se nemmeno lui sapeva di preciso come.

“Sei sicuro che non ci sia proprio nessuno che possa rimpiazzare il posto da bassista?”

“Sì, te l’ho detto. Purtroppo abbiamo cercato senza troppo successo fino ad ora e se anche prendessimo uno di quei novellini”, Yamato fece una smorfia, “dubito che sia in grado di imparare gli spartiti nel giro di una settimana, in tempo per il concerto. Tu eri la nostra unica speranza perché già conoscevi parte dei brani e perché sei piuttosto bravo con il basso. Ma se non puoi…”

Yamato si voltò, facendo per andarsene. Takero, dopo essersi passato nervosamente una mano nei lucenti capelli biondi, si alzò dallo scalino su cui era poggiato e si voltò verso di lui. ‘Me ne pentirò, lo so!’, si disse tra sé e sé, ma ormai deciso.

“Se anche accettassi di unirmi a voi…e sottolineo se accettassi…chi lo direbbe a Hikari? Mi ammazza!”, sospirò con tono avvinto, fingendosi sconfortato.

“Grazie, Takero!! Sapevo che avresti accettato!”

L’abbraccio caloroso che però gli riservò Yamato bastò a fugare ogni suo dubbio. In fondo, organizzandosi meglio, sarebbe riuscito a svolgere egregiamente tutte e tre le cose.

“Non devi preoccuparti per il tempo, perché tanto le prove ci sono una o due volte la settimana e sono di sera. Quindi, come vedi, hai tutto il tempo che ti serve!”, lo tranquillizzò subito Ishida.

Il digiprescelto della speranza sorrise contento di sentirglielo dire. Era felice, perché sapeva di aver reso orgoglioso il fratello.

“D’accordo, però a Hikari lo dici tu, ok?”, insistette.

“Va bene, glielo dirò io!”, lo rassicurò Yamato, aumentando la presa attorno alle sue spalle e arruffandogli affettuosamente i capelli.

Takero, però, non si sottrasse alla presa. Perché sapeva che quel gesto spontaneo significava che Yamato era contento. E per questo non poteva che esserlo a sua volta.











(1) La canzone citata è © di Rufus Wainwright. Ma forse la ricorderete meglio pensando a Shrek. Le parole in italiano di questi versi mi presterò a riportarli nei prossimi capitoli! Non dovete preoccuparvi!



(2) Li riconoscete? Se qualcuno di voi ha già letto la mia fanfiction “La fioritura dell’amore”, allora non faticherà a capire chi sono!! Hikaru, Yosuke e Hisaki sono infatti già precedentemente apparsi in un’altra delle mie fanfic e sono personaggi totalmente inventati da me, per cui mi appartengono di diritto.



 
Continua nel capitolo:


 
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