PUNISHMENT
- Capitolo 1° -
Mentre sono seduta scompostamente qui, su questa poltrona, mi vedo alzarmi in aria, senza peso, senza gravità, senza sogni. Vuota nel cuore come nello sguardo.
Più immateriale dell’aria, penetro le travi del soffitto, i mattoni, le tegole, e salgo in alto come una bolla fredda. Non più di pochi metri sopra al tetto di casa mia, con la mente rivolta alle stelle splendenti nella notte. Poi, bruscamente, come se fossi una marionetta appesa a un filo che parte dalla cupola del cielo, e come se quel filo si spezzi, precipito.
Attraverso di nuovo il tetto, e per un fotogramma maledettamente infinito resto sospesa, così, a un metro e mezzo dal pavimento di coccio. Poi la caduta riprende e io attraverso il pavimento, il piano terra, ancora il pavimento, e tutti gli strati della terra scura, giù, giù, giù. Mentre prosegue questa discesa verso il cuore del mondo, vuoto forse più del mio, sento gli occhi sgretolarsi dentro le orbite e disperdersi in una polvere bianca e misteriosa. Dalle mie palpebre ormai vuote non piango più lacrime, ma sangue. Sulle mie labbra inizia ad aleggiare un sorriso che poi si accende in un grido straziato, in cui si avverte tutto il mio desiderio di dissolvermi come i miei occhi, ma anche la consapevolezza dell’impossibilità di ciò: questo è il mio castigo.
Sentire intorno a me l’aria rodermi le carni senza mai consumarle.
Sentire il sangue sgorgare dalle orbite senza mai fermarsi.
Sentire la nausea straziarmi la gola, costringendomi a estrarre la lingua dalla bocca e consentire che anch’essa si sciolga e svanisca.
Questo è il requiem del mio dolore.
Questo è il mio castigo divino.
Anche questa strada l’ho scelta io.
Nota della Magnifica Autrice: Pezzo autobiografico, da un mio periodo nero in cui soffrivo tanto che credevo di stare subendo una specie di punizione per qualcosa di orribile che avevo fatto. Non è un sogno: a volte mi capita di immaginarmi queste cose stranissime a occhi aperti. Ciauz! ^_^
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